L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Manifestazioni

Dalle notizie online del 16 gennaio e dei giorni seguenti si apprende che si sono svolte manifestazioni contro i giornali che hanno ripubblicato le vignette di Charlie Hebdo in Algeria, Sudan, Tunisia, Giordania, Gerusalemme Est, Pakistan, Afghanistan, Turchia, Iran, Senegal ed Egitto. Sarebbe interessante sapere se i sostenitori della tesi secondo cui forze più o meno identificabili del decadente occidente stanno conducendo una colossale campagna di costruzione del nemico ritengano che anche queste manifestazioni siano indotte, provocate, strumentalizzate dall’occidente capitalista privo di valori e di scrupoli.
La polizia del Niger si è scontrata con i manifestanti che protestavano a Niamey contro la pubblicazione di vignette satiriche sul profeta Maometto. Il 16 gennaio a Zinder, la seconda città del paese sono state uccise quattro persone in scontri tra manifestanti anti Charlie Hebdo e polizia: 45 feriti, incendiato il centro culturale francese e saccheggiate tre chiese. (Afp)
Proteste anche a Grozny, in Cecenia, contro Charlie Hebdo e la sua rappresentazione del profeta Maometto. (Reuters/Contrasto)
Il 18 gennaio circa ventimila musulmani hanno manifestato contro le vignette pubblicate sull’ultimo numero di Charlie Hebdo a Magas, una città nella repubblica dell’Inguscezia.
Notizie successive portano a 45 le chiese bruciate durante la manifestazione in Niger, oltre a 5 hotel, 36 ristoranti, un orfanotrofio e una scuola cristiana, tutti saccheggiati prima di essere incendiati. (Afp)
Ancora: proteste a Gaza da parte di palestinesi salafiti davanti al centro culturale francese, nel Pakistan nord-occidentale, a Karachi e a Islamabad, in Iran a Teheran davanti all’ambasciata francese.
Secondo un’agenzia del 31 gennaio, almeno 24 persone risultano ferite durante una manifestazione in Afghanistan, a Kabul. (Afp)
Possibile che dietro ci sia sempre l’empio occidente?
Vari e contrastanti sono stati i commenti della stampa araba, alcuni dei quali anche di dura condanna dell’attentato, ma non si riesce a trovare notizia di qualche manifestazione spontanea contro l’eccidio di Parigi.
Quanti non si sono sentiti Charlie e si sono domandati se davvero quelle vignette fossero da difendere, dovrebbero spiegare perché non continuano un attento esame dei giornali satirici in giro per il mondo, per segnalare quali assumano posizioni discutibili e offensive per qualcuno. Nell’arido occidente sappiamo da millenni che una argomentazione, secondo i canoni della retorica, deve tenere conto delle circostanze e allora sarebbe opportuno che le discussioni sulla libertà di satira venissero sviluppate in circostanze diverse dall’assassinio dei loro autori. Un’amica mi ha fatto notare che la discussione sulla questione se le vignette fossero davvero da difendere è come se, al momento dell’apertura del campo di Auschwitz, ci si fosse messi a discutere dei motivi storici che avevano portato all’ascesa del nazismo. Se ne deve certo discutere, ma in altre circostanze.
E intanto Charlie Hebdo sospende la pubblicazione della rivista e così sulle armi della critica ha prevalso nettamente la critica delle armi. Davvero sciocchi questi occidentali tesi solo all’avere e non all’essere: hanno venduto sette milioni di copie e sospendono le pubblicazioni!

  1. Ci è stata messa sulle spalle una carica simbolica che va un po’oltre ciò che siamo, ha dichiarato Luz, uno dei disegnatori superstiti della redazione di Charlie Hebdo. Io sono tra coloro che si sentono a disagio. In definitiva, la carica simbolica attuale è tutto ciò contro cui Charlie ha sempre lavorato: distruggere i simboli, far crollare i tabù, smascherare i fantasmi. Con la differenza che oggi il simbolo siamo noi. Come si distrugge un simbolo che siamo noi stessi? Le manifestazioni sono piene di paradossi e di ossimori, come nota Christian Salmon: in nome della pace e della civiltà si fanno dichiarazioni bellicose e belligeranti, si autorizzano misure eccezionali, si uniscono cose inconciliabili, pacifismo e militarismo, destra e sinistra, legge e trasgressione, ordine e anarchia, dominanti e dominati … Tutti uniti contro il nemico … Ma, mi chiedo, il nemico per i terroristi è proprio solo la satira che ridicolizza il Profeta?

  2. Mi scuso se intervengo di nuovo, ma mi viene in mente un’altra cosa. Dopo i fatti di Parigi esplodono le reazioni emotive; mentre direi all’amica di Massimo che l’apertura dei cancelli, a parte il fatto di non avere la diretta né dei video né dell’opinione pubblica coinvolta, ha prodotto un silenzioso e pesantissimo sgomento (oltre a qualcuno che ne nega l’esistenza o la relativizza al presente). I genocidi, da Pol Pot al Rwanda, sono talmente assoluti da far perdere la fede ai teologi, perdere la credenza nell’onnipotenza divina (Jonas): sconvolgono l’ordine del mondo e le sue leggi, ci pongono di fronte al fatto che l’universo è solo un errore: non sono relativizzabili.
    Ma per tornare al discorso di Massimo che sollecita una riflessione sulle condizioni che portano, in posti dove si presume non esista il complotto del grande Cocomero, a perpetrare atti che vanno oltre la blasfemia, oppure che equiparano questa a una giustificata reazione di violenza e di morte. Ammetto che, allora, mi sorge il dubbio che per la blasfemia valga il principio dell’occhio per occhio dove il secondo occhio è una chiesa bruciata, persone uccise etc. Tuttavia, mentre altrove avviene quello che tu Massimo descrivi – anzi che documenti, fonti locali alla mano – qui da noi l’indignazione cala, l’attenzione si distoglie (e intanto il giornale chiude): dopo la polvere da sparo, quella dell’oblio copre ogni cosa. Ma certo: è l’oblio l’arma del complotto dei mass media, i quali costruiscono un nemico dopo l’altro per far vendere copie – magari si fanno da sé gli attentati (ce lo insegnano i negazionisti) per poi obliarli, così che ogni cosa vale l’altra e tutto si confonde, ogni cosa si dimentica. Per questo una volta non capivo i ragazzi iscritti all’ANPI e mi sembravano come il signor Pipino che nasce vecchio e muore bambino e ora, invece, li stimo e li invidio per il valore della testimonianza e vorrei soffrire meno di ignavia oblivionalis, e ringrazio coloro che con la loro testimonianza ci bacchettano. Ma il potere dei media è fortissimo e il Grande Cocomero vuole l’oblio per continuare i suoi piani e la costruzione dei suoi nemici. Se, poi, nonostante tutto qualcuno continua, e fa come Massimo e documenta ciò che avviene a distanza in condizioni non dettate dall’emotività dell’evento e si chiede: perché continua? Be’ è un bel problema, ma temo che lo sia solo per noi che, ignavi, soffriamo per la sindrome oblivionale. Chi invece è affetto dalla sindrome del Cocomero troverà nella forza dell’oblio un’altra arma del complotto occidentale. E via con un altro giro di giostra, sino alla fine dei testimoni, quando saranno tutte opinioni.

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