CROCE E DELIZIE

Corrado Ocone

Filosofo

La deriva estetica italiana: da Croce a Fiorito

Apparentemente la deriva estetica di cui si parla in questi giorni con particolare riferimento alle feste trimalcionesche organizzate dai consiglieri della Regione Lazio con i soldi del finanziamento pubblico dei partiti (quindi nostri), poco o punto hanno a che vedere con l’estetica come disciplina filosofica che studia l’esperienza artistica e come categoria spirituale o forma a priori dell’attività umana di cui parla Benedetto Croce nell’opera che è sicuramente ancora la sua più conosciuta, diffusa e tradotta nel mondo. Eppure, quando, nel 1902, il filosofo pubblica L’ estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale si propone, contestualmente, soprattutto attraverso una nuova rivista da lui fondata (“La Critica”) e con l’aiuto dell’amico e sodale Giovanni Gentile, di dare una cultura e un’anima, cioè una filosofia e una letteratura, alla “nuova Italia” (quella emersa dalla costruzione unitaria). Ora, le basi di questo progetto culturale e civile poggiavano sull’estetica prima di tutto perché quella che Croce chiama conoscenza intuitiva o del particolare è la base della formazione della personalità; dall’altro perché solo attraverso un sentire raffinato e un gusto coltivato sarebbe stato possibile “educare” gli italiani a quella modernità laica o secolare a cui anni di dominazioni e signorie (e relativi vassallaggi) li avevano resi inadeguati. L’estetica si slargava perciò in Croce, come in realtà tutte le categorie, fino a rappresentare il modo di essere di ognuno, il mondo di sensibilità che ognuno deve avere. In una unità e distinzione delle categorie spirituali che tende a fare delle nostre capacità di cogliere il bello non una questione di gusto personale ma di cultura (e etica) generale. Ecco, perché la deriva estetica che si segnala nell’Italia odierna, suona, a un secolo di distanza, come un campanello d’allarme: se non si ha la capacità di cogliere il bello, difficilmente si potrà avere quella di cogliere il giusto e di distinguere il bene dal male. E’ strano che tutto ciò che c’è di bello e positivo nella modernità secolarirazzata, a cominciare dalla liberazione di dimensioni come la sessualità e il corpo, rischi in Italia di inquinarsi con il gusto trucido che emerge nelle alcove e nello stile cafonal del potere. A tutto questo bisogna porre di necessità rimedio, cominciando dal nostro piccolo.

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