MEDIO ORIENTE IN FIAMME

Umberto De Giovannangeli

Il Piano del secolo partorisce uno staterello palestinese

L’invenzione di The Donald: lo staterello palestinese, la sorpresa dell’ultim’ora del  “Piano del secolo”. Un grande passo verso la pace”. Così Donald Trump alla Casa Bianca, accanto al premier israeliano Benjamin Netanyahu, annuncia il suo piano per la pace in Medio Oriente.  Trump dice che gli Stati Uniti riconosceranno uno Stato palestinese, che raddoppierà la propria estensione, ma che “Gerusalemme resterà la capitale indivisa di Israele”. Il futuro Stato palestinese – che per nascere dovrà sottostare ad alcune condizioni tra cui la “rinuncia al terrorismo”, potrà tuttavia avere “la sua capitale in una parte di Gerusalemme Est”, dove Washington “aprirà un’ambasciata”. “Oggi Israele sta facendo un passo gigantesco verso  la pace, un passo storico e coraggioso senza precedenti”, assicura Trump. “Gli Stati Uniti riconosceranno lo Stato di Palestina ma non chiederanno mai a Israele di rinunciare alla propria sicurezza”.

Quanto agli insediamenti in Cisgiordania, Trump chiede a Israele di congelarli per 4 anni ma fa capire che gli Stati Uniti ne accetteranno l’annessione al territorio israeliano riconoscendone il diritto alla sovranità. Poi si rivolge ai leader palestinesi, assenti da Washington, spiegando di aver scritto una lettera al presidente dell’Autorità nazionale Abbas: il territorio palestinese raddoppierà, ci saranno investimenti per 50 miliardi di dollari a loro favore, ma dovranno scegliere la pace perché “questa potrebbe essere l’ultima opportunità”.   “Voglio che questo accordo sia grande per i palestinesi, altrimenti non sarei giusto. Deve esserlo, è un’opportunità storica per loro, perché possano raggiungere un loro Stato indipendente”, aggiunge Trump, in conferenza stampa alla Casa Bianca. “I palestinesi devono fermare le attività di Hamas” e hanno bisogno di “leggi sulla corruzione e sui diritti umani”, ha detto il presidente statunitense. I palestinesi avranno “quattro anni per studiare l’accordo e negoziare con Israele”. Se sceglieranno la pace, ha aggiunto, “prevedo milioni di nuovi posti di lavoro per i palestinesi nei prossimi dieci anni”e si arriverà all’accordo tra le parti, Trump ha detto che gli Usa apriranno un’ambasciata a Gerusalemme est, confermando che quest’ultima potrebbe essere la capitale del futuro stato palestinese. Il presidente Usa ha poi annunciato di aver inviato una lettera al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen sul piano Usa evocando un tempo di 4 anni per negoziare. In questi quattro anni si fermerà la costruzione di nuovi insediamenti israeliani nei Territori occupati proprio per dare la possibilità alle due parti di negoziare. Non è chiaro se il congelamento delle colonie possa essere esteso se un accordo finale non sarà raggiunto in quattro anni. Inoltre, rivolgendosi al capo palestinese, Trump ha precisato: “Se scegli il percorso verso la pace, l’America e molti altri Paesi saranno con voi, in ogni passo che farete”. a pace non ha nulla a che fare con la politica. La gente in Medio Oriente, soprattutto i giovani, sono pronti per un futuro migliore. È giunto il momento per una svolta storica“, ha continuato il presidente prima di iniziare ad esporre parzialmente il piano: “La nostra proposta elabora soluzioni e tattiche per rendere più sicura e prospera la regione – ha aggiunto – Abbiamo pensato a una soluzione a due Stati che permetta di fare un grande passo verso la pace”.  Il presidente ha poi affermato: “Tutte le precedenti amministrazioni, fin da Lyndon Johnson, hanno tentato di trovare un accordo per la pace in Medio Oriente, ma hanno fallito miseramente. La mia visione della pace è fondamentalmente diversa dalle proposte precedenti”. Il suo piano, ha poi  sottolineato, “è molto dettagliato. Come ho visto nel corso della mia lunga carriera, i problemi complessi hanno bisogno di rimedi basati sui fatti. Per questo la nostra proposta fornisce soluzioni tecniche precise per rendere gli israeliani, i palestinesi e la regione più sicuri e molto più prosperi”.

Il premier israeliano ha commentato il piano di pace Usa dicendo che oggi parte “un viaggio straordinario”. Il piano, ha chiarito, “garantirà a Israele la sovranità sulla Valle del Giordano. Troppi piani precedenti avevano cercato di spingere Israele a ritirarsi dai territori fondamentali. Ora invece si riconosce che Israele deve avere la sovranità della Valle del Giordano e di altre aree strategiche della Giudea e della Samaria, in zone che permettano ad Israele di potersi difendere”. Gli Usa, ha ripreso, riconosceranno le colonie nei territori come parte di Israele, e “secondo il piano i rifugiati palestinesi non avranno diritto al ritorno in Israele”. Netanyahu ha poi aggiunto di essere pronto a negoziare con i palestinesi un “cammino verso un futuro Stato”, ma a condizione che questi riconoscano Israele come uno “Stato ebraico”. A dar man forte a Netanyahu è l’ambasciatore Usa in Israele, David Friedman, secondo cui “Israele è libero di annettersi gli insediamenti in qualsiasi momento”. Concessioni che hanno portato il premier israeliano a definire l’accordo un “sentiero realistico per un pace durevole” tra israeliani e palestinesi, non considerando però che le concessioni da lui elencate sono state fortemente contestate già in passato dai palestinesi e dalla Giordania. “Dalla sua nascita, Israele ha cercato la pace con i vicini palestinesi e il mondo arabo, ma questa pace si è dimostrata impossibile nonostante varie proposte di pace con buone intenzioni – ha aggiunto – Ma sono tutti falliti perché non trovavamo un equilibrio giusto tra la sicurezza israeliana e le aspirazioni di indipendenza palestinese”. Netanyahu chiederà domenica al suo governo di votare sulla estensione della legge israeliana nella valle del Giordano, nel nord del Mar Morto e nelle colonie ebraiche della Cisgiordania.

 

Ancora prima della presentazione del piano di pace alla Casa Bianca, tuttavia, i palestinesi – assenti a Washington al contrario del premier israeliano – sono scesi in piazza a Gaza per protestare contro un piano che ritengono sbilanciato a favore di Israele. Bruciate immagini di Trump e di Netanyahu .Il Piano di Trump “è aggressivo e provocherà molta ira”, dice  alla Reuters, riferita dai media israeliani, il portavoce di Hamas Sami Abu Zuhri secondo cui la parte del Piano che riguarda Gerusalemme “non ha senso”.
“Gerusalemme – ha proseguito – sarà sempre una terra per i palestinesi. I palestinesi fronteggeranno questo Piano e Gerusalemme resterà sempre terra palestinese”.

Un altro dirigente di Hamas, Hussam Badran, ha fatto sapere che venerdì è stata indetta una “giornata di collera” contro il piano che “si prefigge di liquidare la causa palestinese. La resistenza armata difenderà i diritti dei palestinesi”. Intanto a Ramallah in Cisgiordania sia a Gaza, non appena finito il discorso di Trump, molti giovani, dicono fonti locali, sono scesi in strada bruciando le immagini del presidente Usa e del premier israeliano.  Ed è solo l’inizio.

 

 

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