L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Extra ecclesiam nulla salus

Se state leggendo questo post significa che siete davanti al monitor di un computer, se siete davanti al monitor, con ogni probabilità possedete un computer, e allora quasi sicuramente avete vissuto qualche momento di sofferenza come quello che sto vivendo in questi giorni. Il computer nuovo. Anni fa era una festa: l’oggetto avveniristico, la tecnologia avanzante, la tastiera sempre più bella di quella precedente, il monitor più chiaro. Poi fu Windows e il passaggio da un pc all’altro è divenuto un rito esoterico e iniziatico: nessun possibile trasferimento di programmi, ma importa, reinstalla, concedi l’accesso, conviene fare un backup e altre litanie del genere.

Alcuni sanno come si possono fare queste cose e sono i sacerdoti di questa nuova forma di sacralità che si manifesta soprattutto nei momenti di passaggio, nelle epoche di mezzo, nei nostri personali evi medi. Ricompare la simonia – se mi aiuti ti invito a cena -, la dottrina delle indulgenze – dai, vieni da me che cerco di sistemare i danni che hai fatto -, la dialettica fede/ragione – fai come ti dico io e non cercare di capire -. Ma la cosa peggiore è che ricompare la tentazione, il fascino dell’eresia: quasi quasi passo a Linux oppure mi compro un Mac. Vade retro. L’eresia è appunto la scelta, di abbandonare la tradizione, la storia con le sue contraddizioni, per semplificare, per convincersi che si può comunicare direttamente con il principio (un dio o la cpu) senza bisogno di mediazioni, senza dover passare attraverso il mistero e i sacerdoti.

Ma l’eretico, dopo averci sedotto con la promessa di libertà e di comprensione, finisce quasi sempre per dogmatizzare. Si comincia con Jan Hus (Guccini avvicina il suo rogo a quello di Jan Palach che lotta per la libertà contro l’invasione sovietica) e si finisce con Calvino. Si passa a Mac perché è più facile (una delle pubblicità di qualche anno fa diceva “il computer per chi non sa usare il computer”) e poi non si tenta minimamente di comprendere; si esegue e basta. Si passa a Linux perché i programmi sono open source (come dire il libero esame dei testi sacri) e poi di fatto non si esamina assolutamente nulla.

Ho sempre pensato che, se decidessi di dedicarmi a una vita religiosa, vorrei diventare benedettino, respirare una tradizione di quindici o sedici secoli, con quel giusto distacco di chi ha visto tutto nella storia e non ha bisogno di essere ufficialmente dissidente per essere un po’ dissidente. E allora sia ancora Windows: rimango nella ortodossia, soffro ma mi sento sulla retta via, posso parlare male di Bill e dei suoi sacerdoti, ma non voglio cadere nella illusione di poter saltare le mediazioni, le sconfitte, il male. Ce la devo fare, perché so che extra ecclesiam nulla salus.

  1. Caro Professore,
    la scelta tra dogma ed eresia è tale solo per coloro che non sanno praticare la doppia verità. Linux, nelle sue distribuzioni più diffuse, è magnificamente averroista. Consente di partizionare facilmente il pc e di conservare quindi windows. All’accensione del pc si sceglierà poi tra fede e ragione. 🙂

  2. Mi viene da chiosare (pardon, glossare) che, visti i problemi di compatibilismo tra il libero arbitrio dei word processor Windows e la Grazia di quelli Mac, extra ecclesiam etiam nulla veritas (scriptorum).

  3. convengo quasi su tutto, anche se fatico un po’ a pensare al computer come materia religiosa … ma debbo essere fra i pochi. Ma consiglierei di aspettare ancora un po’ prima di recitare il mantra “extra ecclesiam nulla salus”: è molto più fondato e molto più ambiguo e molto più fondativo di quanto sembra, diamo tempo al tempo. E vediamo quanto a lungo sopravviverà questo tipo di tecnologia.

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