L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

De consolatione

Forse Teodorico disse: dobbiamo prendere una decisione e se l’imperatore d’oriente continua a ingerirsi nei nostri affari, dobbiamo dare un esempio, dobbiamo condannare quei senatori che hanno rapporti con lui, a cominciare da quello che io stesso avevo scelto come consigliere quando la mia politica lo richiedeva; ora le cose sono cambiate e una bella condanna a morte è senz’altro utile; dobbiamo prendere decisioni, non siamo mica un club di filosofi. E Boezio fu rinchiuso a Pavia e poi giustiziato.
Non voglio certo paragonare Teodorico a Matteo Renzi che proprio al club dei filosofi ha fatto riferimento, come a dire a un club dove la gente passa il tempo a sviluppare discussioni inconcludenti e sempre uguali a se stesse. Voglio solo ricordargli che neppure un decisionista che più decisionista non si può, come Teodorico, riuscì a fermare quella voce che è giunta fino a noi e quella immagine della filosofia che il condannato Boezio ci ha lasciato in eredità:

… una donna di aspetto venerando, dagli occhi sfolgoranti e penetranti oltre la comune capacità degli uomini. Il suo colorito era vivo e integro il suo vigore, benché ella fosse tanto carica d’anni da non potersi credere in nessun modo appartenente al tempo nostro. La sua statura era di incerta valutazione. Ora infatti si manteneva nei limiti della normale statura degli uomini, ora invece sembrava toccare il cielo con la sommità del capo …

E’ vero che con felice contraddizione descrive la sua veste come intessuta di fili sottilissimi di materia incorruttibile e, poche righe dopo, nota che appare lacerata da mani violente, cioè dalle famose dispute tra filosofi da cui non si riesce mai a uscire. Malgrado gli scontri e le opposte visioni del mondo, significa che la sua ricerca continua e sempre con lo stesso vigore.
Renzi mi è simpatico ma le metafore a volte rivelano più di quanto qualcuno pensa di avere detto. Un sommesso invito: la prossima volta sarebbe meglio ricorrere a una metafora diversa, considerato che neppure Teodorico è riuscito a impedire che quella voce giungesse fino a noi, ancora in grado di parlarci e commuoverci, mentre lui – il re decisionista – è andato ad affogarsi con tutto il suo popolo nel mare di una guerra insensata.

  1. Molto semplicemente io dico a Matteo Renzi che la filosofia è amore per la saggezza, ma soprattutto amore per le domande: appassionarsi alle domande e non accontentarsi mai delle risposte, che sono sempre provvisorie. Alla sua sfacciata sicurezza un po’ di frequentazione della filosofia credo che potrebbe giovare. Quanto al discorso, di vecchissima data, sulla inutilità della filosofia, gli farei semplicemente notare che le scuole di terapia attraverso la filosofia, nate in tutta Italia grazie al pensiero di Umberto Galimberti e di molti altri, battono le terapie farmacologiche di matrice neuroscientifica e pseudoscientifica.

  2. Non credo a tutti gli effetti che il De Consolatione sia un testo molto sfogliato da parte dei politici italiani. Credo che ne venga data ragione proprio nelle primissime pagine, là dove Boezio scrive:

    Atque philosophiae fas non erat incomitatum relinquere iter innocentis

    Aldilà dell’ironia un po’ banalotta (ma fino ad un certo punto, dato che poche pagine dopo Boezio dichiara come raramente a ruoli politici accedano persone oneste) anche noi avremmo forse qualche commento relativo alla metafora del Presidente del Consiglio, senza cadere nella tentazione di dire che se non fosse stato per Boezio, Renzi non sarebbe diventato un personaggio televisivo (vedi Ruota della fortuna).
    Riguardo all’(in)utilità della filosofia, e al fatto che in soldoni Renzi afferma che i filosofi non ne vengono mai ad una, noi provocantemente rispondiamo: meno male. Nessuno discute sul fatto che un uomo di stato non possa ammettere, a differenza di un filosofo, di non sapere che pesci pigliare. Il vantaggio di frequentare la donna dall’aspetto venerando di cui sopra, infatti, consiste proprio nel mostrare quanto le tue convinzioni possano essere, in realtà, del tutto infondate. Un vantaggio tutt’altro che scontato e certo scomodo da ammettere, che un Presidente del Consiglio in tempo di crisi non può dire in pubblico. Ma importante una volta che si comprenda quanto molte delle nostre affermazioni siano in realtà del tutto infondate. Se infatti sento il Renzi dire Dobbiamo ripartire dall’economia globale per risollevare il nostro paese, la mia domanda sorge spontanea: Ma ne siamo così tanto sicuri?, e ne segue una, nella forma MA NON NEL CONTENUTO, meno filosofica (o meglio, politica): Ci è o ci fa?
    Che la filosofia non sia una cosa frequentata da Renzi è in effetti cosa nota anche per altri punti di vista. Non solo egli si vanta di non aver mai letto Marx (cosa che io, che non sono mai stato un comunista per evidente ragioni storiche, mi vanto bene di affermare), ma nemmeno applica un bel principio filosofico di cui Boezio si fa portavoce. Nel IV libro del De Consolatione Filosofia impegna Boezio in una difficile dissertazione, ma ha cura di non procedere prima di una pausa vedendo Boezio affaticato:

    Vedo che tu, gravato dal peso dell’indagine e affaticato dalla lunghezza del ragionamento, aspetti con desiderio un poco di sollievo

    Filosofia, quindi, si preoccupa che la verità venga trasmessa al suo interlocutore nel momento in cui egli è in grado di intenderla perfettamente. Di ben altro avviso è Renzi: occupato a trasmettere, nel suo operato, gli ottanta euro alle neo mamme a pomeriggio cinque e il posticipo del pagamento delle pensioni al ventuno del mese… via radio alle quattro del mattino! Ma sono dettagli…
    In ogni caso, sembra proprio che il paragone Renzi-Teodorico regga.
    Con una domanda rivolta al prof. Parodi autore dell’articolo. Lei sopra scrive: le metafore a volte rivelano più di quanto qualcuno pensa di avere detto.
    Principio che è possibile applicare anche al suo parlare di imperi che si ingeriscono dei nostri affari… ed al fatto che Teodorico fu l’ultimo sovrano ad unificare sotto un’unica corona effettiva lo stato italiano? (Il titolo di Re d’Italia, infatti, dopo il dominio ostrogoto avrà soltanto valenza nominale e non effettiva).

      • Al prof. Parodi: beh, quando si apre un discorso, non si può impedire che uno si spinga dove vuole, come ha fatto Daniele Fumagalli con il suo ottimo commento. Anche Gesù Cristo, dicendo Chi è senza peccato scagli la prima pietra, non poteva prevedere che la sua frase sarebbe servita due millenni dopo come arma di delegittimazione. E poi: che senso ha preferire Renzi a Teodorico? A mio avviso è come preferire la Saint-Honoré agli spaghetti cacio e pepe, o viceversa. Non sono elementi comparabili.

          • In effetti le sue parole sono proprio all’inizio: Non voglio certo paragonare Teodorico a Matteo Renzi. In effetti … l’analogia l’ho vista (e provocatoriamente resa esplicita) io nei due punti finali in cui ho domandato un chiarimento 🙂 Sarebbe interessante capire se (su quel fronte) il parallelismo regge o può reggere

  3. Politica a parte, grazie della bellissima citazione. Se fossi ancora in servizio la proporrei il giorno d’inizio delle lezioni!

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