COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Lettera aperta al direttore di “Avvenire”

Caro direttore,

abbiamo ritenuto di rivolgerci a te per via della stima e della considerazione che l’associazione dei giornalisti amici di padre Paolo Dall’Oglio ha sempre nutrito nei confronti tuoi e di Avvenire.

Cercare di portare avanti il ricordo e la riflessione su ciò che Paolo ha fatto per il dialogo con e nel mondo arabo vuol dire per noi ricordarci sempre dell’importanza della verità e della libertà. Per questo abbiamo pensato di sottolinearti un aspetto relativo all’intervista che avete pubblicato con il presidente siriano Bashar al Assad.

L’intervista, come sai, è stata pubblicata il 14 marzo. Quel giorno è anche l’anniversario della più grande mobilitazione islamo-cristiana della storia recente. Proprio il 14 marzo del 2005 infatti un milioni di libanesi, musulmani e cristiani di ogni rito e appartenenza, si diedero appuntamento in Piazza dei Martiri per invocare in modo nonviolento , nel trigesimo dell’assassinio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri e di 22 persone che viaggiavano con lui, il ritiro siriano dal Libano occupato in flagrante violazione degli accordi di pace del 1990.

Quel delitto, ha indicato l’inquirente ONU Paul Bremmertz, sarebbe stato ispirato proprio dal regime siriano ed eseguito da cinque miliziani, rinviati a giudizio, tutti di Hezbollah, alleato libanese di Assad. Purtroppo il sangue del sunnita Hariri è stato seguito dal sangue di molti altri martiri libanesi, tra i quali molti cristiani. Non sono ricordati spesso nel tormentato Medio Oriente, ma lo meritano ancora. Sono l’ex segretario del Partito Comunista, Georges Hawi, l’intellettuale di fama mondiale Samir Kassir, l’editore Gebran Tuéni, il ministro Pierre Gemayel, il deputato Antoine Ghanem. Tutti spietatamente freddati per le strade di Beirut. E’ anche grazie al loro sacrificio se oggi il Libano è ancora uno Stato sovrano.

La ferocia assassina di quel 2005 merita di essere ricordata anche a così tanti anni di distanza perché aiuta a capire, a nostro avviso, come mai l’alta onorificenza della nostra Repubblica conferita a Bashar al-Assad sia stata la sola della nostra storia repubblicana ad essere ritirata per indegnità. E come mai magistrati di fama mondiale, come Carla Del Ponte, incaricati di tale compito dall’Onu, abbiano scritto nel rapporto datato 3 febbraio 2016 che “il governo siriano ha commesso il crimine contro l’umanità di sterminio, assassinio, stupro o altre forme di violenza sessuale, tortura, sparizione forzata e altri ancora. A causa della medesima condotta sono stati commessi anche crimini di guerra”, indicando quindi la natura di quel regime che, nel “chi è” di accompagnamento all’intervista, emerge chiaramente dall’inciso che ricorda come sin dal 2000 sono rimaste “del tutto inascoltate le richieste di mettere fine alla legge marziale e di liberare i prigionieri d’opinione.”

Tutto questo è importante perché, a nostro avviso, ha ragione il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, che, in occasione del Concistoro sul Medio Oriente, ha detto: “I cattolici, come un piccolo gregge, hanno la vocazione di essere lievito nella massa. Essi, uniti tra di loro e con i fedeli delle altre Chiese e confessioni cristiane, e collaborando con gli appartenenti ad altre religioni, soprattutto con i musulmani, sono chiamati ad essere artefici di pace e di riconciliazione e, senza cedere alla tentazione di cercare di farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno per “garantire” la propria sopravvivenza, devono offrire un contributo insostituibile alle rispettive società che si trovano in un processo di trasformazione verso la modernità, la democrazia, lo stato di diritto e il pluralismo.”

Con amicizia,

Riccardo Cristiano

Amedeo Ricucci

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