L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Aurea mediocritas

Chissà quante volte abbiamo sentito dire e chissà quante volte abbiamo pronunciato espressioni come aurea mediocritas oppure in medio stat virtus. Suonano come banalità e forse lo sono, ma per essere banali devono avere un fondamento e infatti hanno un fior di fondamento: la tradizione aristotelica:

la virtú etica … ha per oggetto le passioni e le azioni, e in queste vi sono eccesso, difetto e il mezzo. Ad esempio, avere paura, esser coraggiosi, desiderare, adirarsi, avere pietà, in generale provare delle sensazioni e provare dolore ammettono un troppo e un poco, ed ambedue non vanno bene (Aristotele, Etica nicomachea II, 5)

Tommaso, come al solito. è più pignolo e analitico, con la sua mania scolastica di scandire ogni tema con obiezioni, precisazioni e risposte. Sembrerebbe infatti che la virtù si identifichi con uno degli estremi della scala che, in basso, parte dal vizio corrispondente: si è onesti se si sta nel mezzo o se si occupa l’estremo opposto della disonestà? D’altra parte è caratteristico di talune virtù proprio il tendere costantemente verso la massima realizzazione: la grandezza d’animo cerca sempre di andare oltre, verso la massima realizzazione di sé, così come l’amore del bello non si accontenta di un risultato mediocre a mezza strada tra brutto e bello. E infine alcune virtù morali si perfezionano proprio perché tendono al sommo risultato, e Tommaso cita ad esempio la verginità quae abstinet ab omni delectabili venereo, et sic tenet extremum, et est perfectissima castitas (Tommaso. Summa theologica Ia-IIae, q. 64, a.1, arg. 1-3).
Nelle risposte a queste obiezioni, sempre ispirandosi direttamente ad Aristotele, distingue con pignoleria la medietas riferita all’oggetto della virtù dalla medietas riferita alla regula o mensura: è questa seconda a non dover essere superata né per eccesso né per difetto.
Mi rendo perfettamente conto che si tratta di malattia professionale, ma riflettendo su questi passi di Tommaso, ho capito perché questa campagna elettorale mi piace di più delle ultime che avevano caratterizzato la cosiddetta seconda repubblica. Nostalgia del proporzionale? Sicuramente sì e non vale neppure la pena di domandarsi il perché; perché ero giovane e credevo che il proporzionale fosse un dato di natura, come la DC e l’Unione sovietica. E quanto mi divertivo a fare tutti i calcoli delle possibili coalizioni, dove uno 0.7 in più o in meno era assolutamente determinante!
Ma non è solo questo. Conta anche il fatto che si percepisce nell’aria un sia pur leggero spostamento di accento dalla sostanza delle virtù, che nelle campagne elettorali si promettono con grande facilità, alla regola, alla mensura: ogni candidato ci promette il bene e il giusto secundum substantiam, ma poi la complicazione della situazione politica lo costringe il giorno dopo a precisare che in realtà virtus moralis bonitatem habet ex regula rationis (Ivi, ad 1), e che i limiti, entro i quali va cercata la giusta linea di condotta, danno origine a un medio che varia secundum diversas circumstantias (Ivi, ad 2). Mi sento dunque autorizzato a concludere, con Tommaso, che anche quelle virtù che, per raggiungere la perfezione, devono tendere al massimo grado, vanno trattate con cautela in quanto lo stesso grado massimo può essere definito solo propter quod oportet, et secundum quod oportet (Ivi, ad 3).
Temevo molto che il virtuoso professore venuto a sostituire il vizioso cavaliere si comportasse coerentemente con la scelta di occupare l’estremità opposta della scala della virtù, facesse magari come Cincinnato e tornasse a coltivare le sue aule; e invece no: anche lui è caduto nella tentazione del quod oportet e del secundum quod oportet, dimostrandosi uomo e non eroe. Temevo che dopo il vizio qualcuno cercasse di far prevalere la virtù, perché chi si pone questo obiettivo è sempre più pericoloso di chi persegue il vizio (e anche meno divertente), dal momento che non può sottrarsi alla tentazione autoritaria, ricordata anche da Aristotele nel contesto sopra citato, secondo cui buoni … si è in un unico modo, cattivi in modi svariati.
L’aurea mediocritas della politica è bene sia il compromesso, perché il compromesso è ossigeno per la democrazia.

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