Nuovi guai per il Governatore De Luca

Il Corriere della sera: “Dopo Expo spinta per l’intesa”. “Renzi sul centro di ricerca: no a lii di campanile. Maroni: la regia alla Statale”. “Incontro con atenei e industriali. Il ministero dell’Economia pronto a entrare nella società”.

In alto: “Parla Tim Cook. ‘Sulla privacy possibili disastri’”. Il numero uno di Apple dice che in futuro “ci chiederemo ‘perché abbiamo permesso tutto questo?’”.

A centro pagina: “’Verdetto truccato su De Luca’. Un’inchiesta scuote la Campania”. E poi: “Il presidente: ‘Parlo dei problemi veri’”.

A fondo pagina il quotidiano milanese dedica spazio alla morte di André Gluksmann e di Helmut Schmidt: “Addio al filoso e allo statista”.

In alto prosegue la vicenda doping e Russia: “Ora anche Obama contro la Russia” e poi “nuova bufera, tocca al Kenya”.

La Repubblica: “Indagato De Luca, ‘Favori al giudice per restare in carica’”, “Inchiesta sul salvataggio del Governatore campano. ‘Promise una promozione’. L’autodifesa: estraneo a tutto”.

La foto in evidenza è per la visita del Papa a Firenze: “Il Papa sferza la sua Chiesa, ‘Basta potere e ricchezza’”.

Una foto anche per il presidente del Consiglio, ieri a Milano per Expo: “Crescono i posti fissi. Renzi: 1,5 miliardi per il dopo Expo”.

A centro pagina: “Putin licenzia il capo dell’antidoping. Nel database migliaia di test sospetti”, “Si allarga lo scandalo degli atleti. Anche il Kenya nel mirino”.

In basso: “L’altolà di Israele alla visita di Salvini: ‘Non può venire’”, “Allarme per i rapporti con i neofascisti”.

Sulla colonna a destra: “L’ultimatum di Cameron: meno Europa o noi usciamo”, “Marcia indietro tedesca sui siriani: stop alla politica delle frontiere aperte”.

La Stampa: “Lavoro e produzione, segnali di ripresa. Al via il polo hi-tech”, “Il premier: 1,5 miliardi in 10 anni per trasformare l’area Expo”, “In nove mesi creati 469 mila nuovi posti”.

In evidenza una simulazione fotografica riferita a Londra, risultato di uno studio di Climate central: “Così le città rischiano di finire sott’acqua”, “Senza interventi entro il 2100 la temperatura aumenterà di 4 gradi e ci saranno 760 milioni di sfollati”.

In prima anche la visita del Papa a Firenze e Prato: “Il Papa: stop all’ossessione del potere”.

A centro pagina: “Corruzione di un magistrato, Campania, indagato De Luca”, “Il governatore Pd coinvolto nell’inchiesta sul capo della sua segreteria”.

Sulla colonna a destra, un “retroscena” di Maurizio Molinari sul presidente iraniano: “Rohani in Italia. Israele: Renzi sia coerente”.

In basso l’intervento pronunciato ieri a Milano dall’ad di Apple Tim Cook: “Fare impresa è servire il bene di tutti”.

Il Sole 24 ore: “Al via il bonus fiscale per marchi e brevetti. Opzione entro fine anno. Interpello in attesa di istruzioni”. “Anche in Italia debutta il ‘patent box’: possibile scegliere il regime di tassazione agevolato”.

Di spalla il futuro di Expo: “Venerdì le misure al Consiglio dei ministri. L’hub della ricerca nei piani del dopo Expo. Renzi: pronti 1,5 miliardi”.

In alto: “Il Papa a Firenze. ‘Mi piace una Chiesa inquieta non ossessionata dal potere’”.

Accanto: “Lo ‘speak up’ di Cook”.

Su De Luca un richiamo in prima: “Campani, inchiesta per corruzione. Indagati De Luca, l’ex capo dello staff e il giudice Anna Scognamiglio”.

A centro pagina: “Imu-imbullonati, lo stop non sarà retroattivo. Contante, i paletti del governo”. “Inps: 496 mila contratti stabili in più nel 2015”.

Il Giornale: “Trattativa Pd-magistrati. Expo, inchieste vietate”. “Renzi svela l’accordo con la procura di Milano: grazie per la vostra sensibilità”. E poi: “L’alleanza di Bologna fa paura: offensiva contro Forza Italia-Lega”.

A centro pagina: “De Luca indagato per corruzione. Nel mirino dei pm il suo braccio destro Mastursi e il magistrato che con una sentenza ha sospeso la legge Severino. E ha permesso al governatore di insediarsi”.

E poi: “Tagliano le mani a chi taglia gli sprechi. Lascia anche Perotti, la spending review è fallita. Rubare ai pensionati è più facile”.

Il Mattino: “Campania, terremoto su De Luca. Governatore indagato con il giudice che lo reintegrò: concussione. La Procura di Roma: il marito del magistrato avrebbe contrattato un incarico con il capo dello staff Mastursi per lo stop alla Severino”.

L’editoriale: “L’urgenza e il dovere della chiarezza”. In prima un “retroscena” parla di un “blitz che il delfino nascose al capo”.

A centro pagina, sulla legge di Stabilità e l’economia: “Sconti al sud per il lavoro. Bagnoli, venerdì il decreto”.

Il Fatto: “Indagato De Luca: ‘Fece pressioni sui giudici per salvarsi la poltrona’”, “Inchiesta per corruzione. I pm di Roma: telefonate, incontri e promesse”.

Più in alto: “Expo, Renzi ‘regala’ altri 1,5 miliardi. Ma è il solito spot”.

E di fianco un’altra inchiesta che ha coinvolto l’Abruzzo: “Scandalo terremoto, inquisito a L’aquila anche l’ad della Zecca”, “Tangenti e appalti”, “Arrestato il vice del sindaco Cialente”.

In basso, attenzione per il caso Saguto: “La Saguto: ‘Sto andando dal sottosegretario ferri’”, “Indagine di Palermo, l’incontro con il sottosegretario alla Giustizia per chiedere protezione rispetto a possibili sanzioni del Csm. Il ruolo di Virga, presidente del tribunale del capoluogo siciliano”.

In prima, la foto di un vocabolario di italiano sotto il titolo: “La Crusca contro gli anglismi”, “Rating, gate, hot spot: via le parole di importazione”.

De Luca

La Repubblica dedica le pagine 2 e 3 al caso del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, per via di un’indagine della Procura di Roma. Pagina 2, articolo di Concita Sannino: “De Luca indagato per corruzione, ‘Favori al giudice per rimanere in carica’”, “I pm: in cambio di una sentenza favorevole sulla Severino fu costretto a promettere un posto da dirigente al marito del magistrato”.

La Stampa: “’Corruzione di un magistrato’. De Luca indagato a Roma”, “Il suo capo segreteria avrebbe ricevuto in anticipo dal marito di un giudice l’esito della sentenza sulla legge Severino in cambio di una nomina nella Sanità”. Scruve Guido Ruotolo: “corruzione e concorso in rivelazione di atti coperti dal segreto. Un terremoto giudiziario e politico” scuote Palazzo santa Lucia. “Il più stretto collaboratore del governatore, Carmelo Mastursi, un giudice, Anna Scognamiglio, un avvocato, un manager della sanità pubblica, Guglielmo Manna, e altri membri dello staff” di de Luca “sarebbero implicati in una compravendita che -se confermata- getterebbe un’ombra sinistra sulla decisione del Tribunale civile di Napoli di sospendere gli effetti della legge Severino” su De Luca. Lo stesso governatore sarebbe indagato e si tratterebbe di un atto quasi dovuto, per verificare se fosse stato informato della trattativa in corso, oppure se questa si sia svolta a sua insaputa. Tornando all’inizio della storia: a luglio il neogovernatore della Campania, condannato dai giudici di Salerno per abuso d’ufficio, per la Severino dovrebbe essere sospeso. Il 2 luglio un giudice monocratico procede d’urgenza in questo senso. Il 16 luglio la prima sezione civile del Tribunale civile, presidente Umberto Antico, giudice relatore Anna Scognamiglio, discute la causa e deposita la causa e deposita la decisione il 22 luglio. In quelle settimane il telefono del marito del giudice relatore, Guglielmo Manna, un manager dell’ospedale pediatrico Santoboni, viene intercettato dalla Procura di Napoli nell’ambito di un’inchiesta sul malaffare. Gli investigatori ascoltano Manna che si rivolge a un avvocato avellinese chiedendo di essere messo in contatto con il capo della segreteria politica di de Luca, Carmelo Mastursi. Diverse telefonate che la Procura di Napoli trasmette a quella di Roma per competenza, essendo coinvolto un magistrato del distretto, Anna Scognamiglio, moglie di Manna. Il manager del Santobono avrebbe proposto nelle intercettazioni uno scambio: una nomina “pesante” nella sanità pubblica per rivelare l’esito della decisione di giudici sulla sospensione della Severino. Quindi il reato contestato sarebbe la corruzione nella formulazione aggiornata: articolo 319 quater del Codice penale, che punisce l’induzione indebita a dare o promettere utilità.

Scrive Concita Sannino su La Repubblica che nella rete degli inquirenti (pm Orano e Fasanetto coordinati dal procuratore Pignatone) finiscono soprattutto i presunti intermediari: Mastursi (che è anche responsabile del Pd regionale), alcuni avvocati collegati al mondo della Sanità , Giuseppe Vetrano, ex coordinatore delle liste a sostegno di de Luca. E si citano passaggi dei pm: la giudice Scognamiglio “in concorso con il marito Manna e con gli intermediari Poziello e Brancaccio (si tratta degli avvocati di cui sopra, ndr.), minacciava De Luca per il tramite di Vetrano e di Mastursi, di una decisione a De Luca sfavorevole da parte del Tribunale, con conseguente perdita della carica ricoperta”. La Scognamiglio, contattata da La Repubblica, dice: “se qualcuno, a mia insaputa, ha speso il mio nome, non ne ho alcuna responsabilità”.

Sul Corriere Fiorenza Sarzanini scrive che l’inchiesta su De Luca e il suo staff si riassume in questo:“la sentenza che ha consentito a Vincenzo de Luca di rimanere governatore della Campania potrebbe essere stata ‘truccata’”. Le indagini sono della procura di Roma perché sotto inchiesta c’è anche un giudice di Napoli, Anna Scognamiglio, relatrice del verdetto che ha accolto il ricorso di De Luca contro la legge Severino (che ne disponeva la sospensione). Insieme a Scognamiglio, è indagato suo marito Guglielmo Manna, manager dell’ospedale Santobono di Napoli. Il fascicolo, avviato un paio di mesi fa, è partito da una inchiesta della procura di Napoli che intercettava il telefono di Manna. Il manager “chiede a un amico avvocato di essere messo in contatto con Mastursi”, capo dello staff di De Luca, spiegando di poter dare “notizie sulla sentenza che entro qualche giorno sarà firmata dalla moglie”. “La trattativa viene avviata, l’uomo vuole un incarico in Regione, evidentemente gli viene fatto capire che c’è la possibilità di ottenerlo”. Circa tre settimane fa è stata diposta la perquisizione di alcuni uffici di palazzo Santa Lucia e l’appartamento di Mastursi, che proprio due giorni fa si è dimesso dal suo incarico in Regione motivando la scelta con “ragioni personali” oltre alla mole di lavoro (Mastursi ha anche un incarico di segretario organizzativo del Pd regionale).

Il Mattino riepiloga gli elementi anche se scrive che si tratta fino ad ora di “indiscrezioni”. “Il dossier sarebbe stato aperto dopo l’ascolto di una intercettazione nella quale il marito della Scognamiglio, parlando con Carmelo Mastursi, avrebbe chiesto ‘un favore’ spiegando che in cambio avrebbe fatto ‘intervenire’ la moglie su una vicenda che stava a cuore all’allora capo della segreteria del presidente della Giunta campana. Di qui una promessa, secondo il teorema dei pm, a conferire a Manna un incarico nella sanità regionale”

Su Il Mattino si legge delle dichiarazioni di De Luca che dichiara “senza nessun equivoco” la sua “totale estraneità a qualunque condotta meno che corretta”. De Luca annuncia per questa mattina una conferenza stampa a Napoli. “Ho già dato incarico al mio avvocato per chiedere di essere sentito dalla competente autorità giudiziaria. Per me, come per ogni persona perbene, ogni controllo di legalità è una garanzia, non un problema. E su questo, come sempre – conclude De Luca – lancio io la sfida della correttezza e della trasparenza”.

Anche sul Corriere: “’Mi occupo dei problemi, non di queste storie’. E il governatore ostenta tranquillità”.

L’editoriale del Mattino (“L’urgenza e il dovere della chiarezza”) è firmato da Alessandro Barbano. Si legge che “non si può rimanere a lungo con una ipotesi accusatoria di tale gravità sospesa sul capo del governatore”. Se l’ipotesi accusatoria “ha qualche consistenza e viene portata avanti” non possono bastare le parole di De Luca, tanto meno quelle usate in passato, quando ha anche fatto intendere che le inchieste sono “medaglie sul petto di ogni buon amministratore che non abbia paura di governare davvero”. Se invece “parliamo di una iniziativa improvvida oppure avventurosa o comunque non fondata su elementi concreti, allora tocca alla magistratura darci subito un taglio”.

Ancora sul quotidiano napoletano si parla dei riflessi della vicenda giudiziaria nel Pd. Si ricorda che Mastursi si è dimesso due giorni fa dal suo incarico in Regione per rimanere segretario organizzativo regionale del Pd. Alla motivazione di quelle dimissioni “nessuno ha creduto”, scrive il quotidiano perché era “ormai chiaro che ci fosse una indagine della Procura di Roma”. Dunque ci sarebbe “malumore per l’exit strategy decisa a Palazzo Santa Lucia”, ovvero far dimettere Mastursi lasciando però che mantenesse l’incarico nel partito, “un modo per allontanare le ombre” dalla Regione “buttandole praticamente addosso al partito”. “Chi ha incrociato ieri in Transatlantico” la segretaria regionale Pd Tartaglione “la descrive inviperita”

Ancora su La Repubblica: “La sfida del Governatore: ‘Estraneo all’accusa, pronto a chiarire tutto’”, “Per me come per ogni persona perbene ogni controllo di legalità è una garanzia non un problema”.

Sul Mattino – richiamato in prima pagina – si legge che “il delfino nascose a De Luca il blitz della polizia”. Il 19 ottobre il presidente della Regione era ad Expo a Milano. Nelle stesse ore “succede il finimondo tra Salerno e Napoli. Poco prima delle otto del mattino, una pattuglia della Squadra Mobile di Napoli, guidata da un funzionario, si sposta a Salerno e va suonare al campanello di casa di Carmelo ‘Nello’ Mastursi, ufficialmente senza un’attività specifica, politico di professione, capo della segreteria del presidente della Regione”. Si cerca il telefonino, il computer, l’agenda, alcuni documenti. Il quotidiano scrive anche che, “non cercate”, si trovano anche “sostanze in uso personale” che “creano imbarazzo”. Non si trova un computer e viene chiesto a Mastursi di andare a Napoli, nella sede della Regione, per continuare la perquisizione. Mastursi avrebbe inizialmente “nascosto” la notizia al presidente, scrive il quotidiano.

Su Il Fatto, pagina 3: “Metodo de Luca: ‘Pressioni al giudice per salvarsi il posto’”, “Legge Severino. Il governatore indagato: con il braccio destro Mastursi avrebbe pilotato la sentenza sulla sua sospensione”.

Il dopo-Expo, il dopo-Pisapia, Giuseppe Sala.

Sul Corriere. “Renzi: 1,5 miliardi per i poli di ricerca. Milano, il premier lancia il piano per il dopo Expo. ‘Un grande sogno’. Gli elogi a Sala. Maroni: ‘Ma la regia deve essere dell’Università Statale’”.

Sotto, un colloquio con il rettore della Università Statale, Gianluca Vago: “’No ai doppioni con le eccellenze già esistenti’”.

Il Sole: “Dopo Expo, pronti 1,5 miliardi. Il premier a Milano: venerdì al consiglio dei ministri le misure e i finanziamenti per lo sviluppo dell’hub di ricerca. Renzi: il governo o Cassa depositi e prestiti interverrà, se viene richiesto il suo aiuto”.

Il Giornale sottolinea un passaggio del discorso di Renzi di ieri: “Voglio ringraziare i magistrati di Milano, per il rispetto rigoroso della legge ma anche del sistema istituzionale”. E lo traduce così: “Toh, Renzi ringrazia le toghe che hanno salvato Expo e Sala”. “Insomma: meno male che non hanno sganciato inchieste bombe e fatto piovere avvisi di garanzia su Expo durante il semestre (proprio ieri il Giornale ha raccontato di una indagine su Sala aperta e subito archiviata dalla Procura di Milano)”. Al tema è dedicato anche l’editoriale del direttore Sallusti: “Non d doveva rovinare la festa al governo di sinistra, non scalfire l’immagine di Giuseppe Sala, capo di Expo e futuro candidato sindaco Pd a Milano. Altro che trattativa Stato-mafia. Qui siamo alla trattativa Stato-magistrati, che evidentemente – ce lo dice Renzi in persona – è andata a buon fine”.

Per tornare al Corriere un “retroscena di Enrico Marro: “Martina in missione tra atenei e industrie. ‘Spazi a tutti, progetti complementari’. Il tavolo per arginare le diffidenze e le rassicurazioni del ministro contro la sindrome della colonizzzazione”. Si parla dell’incontro di ieri mattina tra il ministro dell’agricoltura e i capi dell’Iit di Genova, della Statale di Milano, del Politecnico, di Assolombarda. La proposta di Renzi di costituire un polo scientifico di eccellenza dedicato all’allungamento e al miglioramento della vita umana, anticipato al Corriere domenia, sarebbe stata accolta con un “misto di freddezza e preoccupazione dalle istituzioni accademiche locali”, “restie a cedere il ruolo guida all’Istituto italiano di tecnologia di Genova, “realtà estranea alla città e alla Regione” Lombardia. Martina ha spiegato che “c’è posto per tutti”, che l’Iit occuperebbe 30 mila metri quadri e che le strutture della Statale ne occuperebbero 200 mila.

La Repubblica: “Expo, show di Renzi: ‘Per l’area 1,5 miliardi’. In salita la corsa di Sala”, “Il leader: ‘In 20 mesi varate riforme attese da 20 anni’. Elogi al commissario, ma il suo nome a Milano divide”. Ne scrivono Alessia Gallone e Oriana Liso: “Milano come la Silicon Valley, insomma. O come Boston e Berlino”. Si dà poi conto delle obiezioni avanzate dal governatore della Lombardia Roberto Maroni, che teme che la guida del progetto venga affidata all’Istituto italiano di tecnologia di Genova metta in ombra i centri milanesi. La risposta del premier: il disegno del governo è “sinergico” con gli altri, “non dobbiamo lasciare l’area Expo in mano ai campanili”. Poi si parla della possibile candidatura del commissario Expo Giuseppe sala a sindaco di Milano: la linea di Renzi sarebbe quella di puntare su di lui. Il commissario, per parte sua, non avrebbe messo in discussione le primarie: “ma con questo clima -scrive La Repubblica- e con una coalizione in subbuglio, che cerca in lui il nuovo Pisapia, lui non c’è. Sel, nella nuova formula Sinistra Italiana, sta decidendo tra mille dubbi se restare nella coalizione o uscire un secondo dopo un’eventuale candidatura Sala”, che -secondo i renziani- non guarda all’Ncd.

Su Il Fatto Wanda Marra scrive che “Pisapia è pronto a scegliere Sala”: sarebbe pronto ad appoggiarne la candidatura e avrebbe già siglato un accordo con Renzi, anche se non si è spinto a dichiararlo ufficialmente. Per questo la sinistra milanese sarebbe in gran difficoltà, poiché la neonata formazione Sinistra Italiana di Fassina e D’attorre avrebbe già voluto rompere sia con la candidatura di Sala che con lo schema delle consultazioni (che all’ex commissario Expo vedrebbe contrapposto Pierfrancesco Majorino, appoggiato anche da Sel), per cercare un candidato alternativo. Ma il problema è che a Milano la stessa Sel è spaccata, e gli arancioni di Pisapia sono su posizioni diverse rispetto a quella di Sinistra Italiana.

L’articolo su Renzi ieri a Expo, sulla stessa pagina 2: “’Vi porto la scintilla’. Ultima renzata per Expo”, “Il premier presenta ufficialmente la sua idea per il 2040: il tecnopolo suggerito dal fedelissimo Micheli (si tratta del finanziere Francesco Micheli, ndr.). Ma l’annuncio non fa breccia”, “Il rettore della Statale: ‘Tranne 2 o 3 persone nessuno sa che cosa vogliano davvero fare’”.

Su La Repubblica se ne occupa anche Stefano Folli: “Milano e Roma, i rebus del premier per tagliare la strada ai Cinque Stelle”, “In Lombardia Sala sarebbe un test per il partito della nazione”, “Il Pd fatica a schiodarsi da quota 33. E il secondo turno è una roulette”, “Il partito di Renzi ha bisogno di recuperare voti anche al centro”.

Pd (ed ex Pd)

Su La Repubblica, in un’intervista, il promotore di Sinistra Italiana Stefano Fassina, dice: “Niente di cui pentirmi, se il Pd perde i ballottaggi la colpa non sarà nostra”, “Attenti, non siamo la loro lista low cost”, “Annunciando l’appoggio ai 5Stelle ho rotto un tabù: il Pd di Renzi è incompatibile con il centrosinistra”, “Non sono il ledaer. Io interpreto solo il progetto di alternativa. Non accetto la scelta tra sistema e antisistema”.

La Stampa intervista Gianni Cuperlo: “Ci batteremo per correggere la legge di Stabilità”, “L’ex presidente Pd: sono contrario al Ponte di Messina”. Cosa pensa di Sinistra Italiana? “Non ha senso che il primo obiettivo di una nuova formazione di sinistra sia attaccare la parte sinistra del Pd”.

Centrodestra

Su Il Giornale: “La formula Bologna fa paura. Offensiva contro l’alleanza”. “Repubblica lancia Della Valle, ma Salvini: ‘Cav generoso. Noi meglio di Renzi’. Berlusconi: da quel palco un segnale forte”. Il quotidiano scrive che l’offensiva viee soprattutto dal gruppo editoriale Repubblica L’Espesso, che ha “pubblicato una doppia pagina sui malumori di Forza Italia post manifestazione” di Bologna ed ha pubblicato, sull’Huffington Post, una intervista all’azzurra Lara Comi che esprime l’auspicio di una discesa in campo di Della Valle. “Il tutto corredato da una intervista” alla sondaggista Alessandra Ghisleri che dice che “la manifestazione per ora non porta voti”. “Questa offensiva a Palazzo Grazioli viene vissuta come la prova che a Bologna si è colto nel segno”, scrive il quotidiano.

Il Mattino intervista Renata Polverini: “’Silvio è schiacciato su Salvini, parta dal sud la rivolta anti Lega”. Dice che era tra coloro che “non ritenevano utile” la presenza di Berlusconi sul palco di Bologna e che “piazza Maggiore ha rafforzato la mia convinzione”.

Lo stesso quotidiano scrive: “Patto con la Lega, Berlusconi teme i sondaggi”. “Rivolta in Forza Italia, il Cavaliere prova a calmare i ribelli. ‘Io obbligato ad andare a Bologna’”. Dove si legge che Berlusconi non è “pentito” della sua scelta, “non si può abbandonare l’asse con la Lega” e nello stesso tempo “non possiamo sbilanciarci troppo a destra”.

Il Corriere offre un “retroscena” di Francesco Verderami: “Fi e Lega, il rebus candidature. Toti vuole Salvini a Milano. La Russa: sì a un ticket con Meloni a Roma. Ma il leader leghista nicchia

Spending review

Su La Stampa: “Ecco perché in Italia la spending review è una missione impossibile”, “In otto anni sono cambiati 4 esperti incaricati di ridurre la spesa pubblica. Ma alla fine la politica si è sempre messa di traverso perché i tagli sono impopolari o costringono ad aumentare le tasse”. Ne scrive Paolo Baroni, ricordando la lista degli “ex mani di forbice”: Piero Giarda, Enrico Bondi, Carlo Cottarelli e, infine Roberto Perotti.

Su La Repubblica, attenzione proprio per Perotti: “’Scriverò perché in Italia non si taglia nulla’”, “Torno in Usa. Basta con la politica, torno un po’ negli Stati Uniti a fare ricerca, qui non mi sentivo molto utile”, “Si poteva arrivare facilmente ai 10 miliardi di risparmi, ma si sono fatti tanti pasticci”.

Sul Corriere una intervista a Piero Giarda, economista, ex sottosegretario ed ex ministro, ha coordinato anche il progetto di spending review con il governo Monti. “Ecco perché la spending review fallisce. ‘C’è un malinteso, serve più tempo’”. Spiega che la spending review è “un progetto di ampio respiro che richiede tempo per essere realizzato”, è “una forma di riesame delle attività dello Stato per adeguarle nei volumi, nei modi di produzione e nei prezzi per gli utenti. Non sono, o non dovrebbero essere, i bisogni finanziari a guidare, per lo meno nel breve periodo, la spending review”.

Il Fatto: “La spending review non c’è: Perotti è fuori, Gutgeld detta legge”, “Addio al tandem. L’economista della Bocconi aveva molto del lavoro pronto, ma il premier non ha voluto usarlo. Il deputato renziano all’opera su Cultura e Sanità”, “L’economista aveva un piano sule detrazioni più pragmatico di quello che ha detto Padoan”, scrivono Carlo Di Foggia e Stefano Feltri.

“Tocca ai politici il taglio della spesa”, scrive in prima su La Stampa Alberto Mingardi.

Su Il Giornale: “Fuga da Renzi: non taglia gli sprechi”. “Spending review a zero con l’addio di Perotti dopo Cottarelli. Il premier ha rinunciato a ridurre la spesa pubblica”. Il quotidiano scrive che il presidente del consiglio “ha bruciato due dei quattro commissari alla spending review che sono passati per Palazzo Chigi”. Ne parla anche Vittorio Feltri, sulla prima pagina: “Legano le mani a chi vuole risanare i conti”. Dove si legge che “il nostro Paese, per vari motivi (futili) non è in grado di stringere i lacci della borsa, impegnato com’è ad accontentare – a scopo elettoralistico – chiunque assicuri un pugno di voti: i burocrati, le corporazioni medievali, gli ordini professionali che difendono interessi di casta, clienti di ogni specie eccetera”.

Brexit

Sul Corriere “le quattro richieste di Londra all’Europa. ‘Limiti alla libertà di movimento’. Per Bruxelles sono ‘altamente problematiche’. Merkel su una linea aperturista”. Si parla della lettera che Dowining Street ha inviato al presidente del Consiglio europeo Tusk e del discorso di Cameron alla Chatam House. Le due cose”danno pr la prima volta l’impressione di una Londra non più schiacciata su posizioni preconcette di antieuropeismo e semmai disposta ad avanzare proposte concrete su come e cosa negoziare con i 27 partner dell’Unione”. I temi sono la governance (“meccanismi di salvaguardia per proteggere i Paesi non euro), la competitività e libera circolazione di capitali, beni e servizi, la protezione della sovranità anche con il diritto di gruppi di parlamenti nazionali di fermare le leggi comunitarie. Infine, i limiti alla libertà di movimento e accesso ai benefici del welfare per gli immigrati Ue: 4 anni di tasse pagate prima di averne diritto.

Ne scrive anche Sergio Romano: “Le 4 condizioni (impossibili?) di Cameron”.

Secondo Leonardo Maisano, che firma l’editoriale del Sole 24 ore, “se dal preambolo di ordine ideologico si scende alla sostanza” delle richieste di Londra “si scorgono muri più che ostacoli”, perché “chiedere che ‘gruppi di parlamenti nazionali’ abbiano nuovi strumenti per allearsi con l’obiettivo di frenare la legislazione comune – seppure nel contesto delle tutele ai Paesi non euro – rischia di risolversi in una fora indiretta di veto capace si sovvertire gli assetti istituzionali”. E “discriminare l’accesso al welfare” per i cittadini europei, seppur limitatamente, rischia di “innescare un meccanismo centrifugo delle regole del mercato interno e di quelle, non scritte, dalla solidarietà in Europa”.

Su La Repubblica: “Ultimatum di Cameron: ‘Le mie 4 condizioni per restare nella Ue’”, “Meno immigrati, più indipendenza politica. Referendum entro il 2017, ma ora si tratta”. Scrive Enrico Franceschini da Londra che l’argomento più complesso tra i quattro è quello dei benefici assistenziali di cui usufruiscono gli immigrati da altri Paesi della Ue: Cameron chiede che possano ricevere assistenza pubblica solo dopo quattro anni di lavoro nel Regno Unito. Una simile accezione, scrive Franceschini, violerebbe le norme comunitarie. Di fianco, “lo scenario” tracciato da Bruxelles di Andrea Bonanni: “’Niente welfare per i non britannici’. Lo scoglio più grande”, “Una mossa del genere verrebbe contestata davanti alla Corte di Giustizia” europea.

Il Sole dà anche conto della posizione di imprenditori e banche inglesi, “favorevoli all’Unione con qualche riforma”.

La Stampa intervista il filosofo basco Fernando Savater: “Così Londra boicotta il principio di solidarietà dell’Ue”, “Sfida pericolosa, come quella dei catalani”.

Russia, doping.

Sul Giornale due pagine di approfondimenti sulla vicenda doping-Russia, sotto il titolo “Torna la guerra fredda”. “Putin vuole fare piazza pulita. Ma rischia tutte le medaglie. Il leader russo richiama i capi delle federazioni, via il responsabile del laboratorio sotto indagine. Il Cio minaccia di cancellare i successi recenti”.

E poi Paolo Guzzanti: “Che grave errore isolare la Russia. Umiliare Mosca ad ogni occasione è pericoloso. Un’escalation sarebbe letale per tutti, Italia compresa”.

Su La Repubblica, alle pagine 52 e 53: “Doping, tremano in tanti, anche il Kenya nel mirino. Gli Usa: ‘bene l’inchiesta’”, “Il database che ha smascherato l’inganno: migliaia di test sospetti”, “Ecco il file che ha ispirato la Wada, 12 mila controlli su 5 mila atleti: i valori anomali, le coperture e la prova delle omissioni”.

Internazionale

Il Corriere pubblica un appello di Ban Ki-Moon, segretario generale Onu: “Le attuali politiche su rifugiati e migranti non sono adeguate. I leader della Ue devono lavorare davvero insieme per una risposta collettiva che rifletta i valori dei diritti umani, isolando chi alimenta la xenofobia con discorsi pieni di odio”.

Il Sole dedica spazio al rapporto della Commissione Ue sulla Turchia. “’A rischio la libertà in Turchia’. Critico il rapporto della Commisisone Ue nei confronti di Ankara”. “Difficile esercizio di valutazione dell’Europa che ha bisogno del Paese sul fronte immigrazione”

Addio a Schmidt e Glucksmann

Sul Messaggero: “Muore Schmidt, con lui Germania più europea. Aveva 96 anni. Socialdemocratico, sfidò i pacifisti appoggiando la Nato. La sua bussola: la Francia e la crescita comunitaria. Linea dura con i terroristi”. Dall’ascesa al governo, dopo la caduta di Brandt per lo scandalo della spia Guenther Guillaume, suo uomo di fiducia, attraverso il “terribile autunno tedesco” del 1977, con il terrorismo della Raf, agli euromissili degli anni 80.

Danilo Taino sul Corriere lo ricorda così: “Per arrivare al cospetto di Helmut Schmidt, morto ieri all’età di novantasei anni, c’erano due strade. Seguire le note di Mozart e di Bach che uscivano dal suo pianoforte. O farsi portare dal fumo delle sigarette al mentolo che alternava senza interruzione a prese di tabacco e a confetti balsamici”.

Il Giornale: “Addio a Helmudt Schmidt, padre dell’Euro e del G7. Aveva 96 anni. Contro le tempeste valutarie aveda dato il via al Sistema monetario europeo”. “Non trattò mai con i terroristi”.

Il Sole ricorda “Il cancelliere Spd che aiutò la nascita della moneta unica”.

Su La Repubblica ne scrive Andrea Tarquini: “Addio a Schmidt, l’europeo che anticipò la Terza via per la sinistra”, “Con Giscar D’estaing gettò le basi dell’euro. Impose la fermezza contro la Raf. La Spd non gli perdonò di aver chiesto il riarmo Nato per rispondere a Breznev”.

E sulla stessa pagina ne scrive Angelo Bolaffi: “Con lui nacque la potenza economica della Germania”.

Su La Stampa un articolo di Tonia Mastrobuoni: “Addio a Schmidt, il cancelliere che fece più forte la Germania”, “L’ex capo socialdemocratico aveva 96 anni. Ereditò il Paese da Brabdt. Duro contro il terrorismo e l’Urss, gettò le basi per l’asse con la Francia”.

Sul Sole Giuseppe Scaraffia ricorda André Glucksmann, “filosofo libero e indipendente, nemico di miti e totalitarismi”.

Il Messaggero: “Glucksmann, una vita contro. E’ morto a Parigi il primo dei ‘noveaux philosophes’, esempio di impegno morale e civile”. Allievo di Aron, in prima fila per il Vietnam, poi il Ruanda, Sarajevo, la Cecenia, “capace di sostenere Sarkozy per poi attaccarlo frontalmente, con libertà e rigore.

Su La Repubblica a ricordare Glucksmann è Anais Ginori: “Glucksmann, l’indignazione al potere”, “E’ morto a Parigi l’intellettuale che fondò con Bernard-Henry Lévy la corrente post-marxista dei ‘nouveaux philosophes’”.

E poi

Ieri l’amministratore delegato della Apple Tim Cook era a Milano per l’apertura dell’anno accademico dell’Università Bocconi. La Stampa riproduce ampi stralci del suo intervento.

Il Corriere ha una lunga intervista esclusiva allo stesso Cook. Della cosiddetta “app economy” dice: “prima dovevi creare un prodotto e andare a lavorare con i rivenditori in ogni singola nazione. L’App Store ha permesso a chiunque di premere un bottone e creare un’offerta globale”. Cita uno sviluppatore cinese il cui padre era carpentiere e gli ha insegnato l’arte dell’intarsio

L’Iphone è nato nel 2007. Immaginavano il seguito? “Non lo avevamo interamente previsto. Con l’App Store, che in effetti è arrivato un anno dopo, è cambiato il modo di fare innovazione”.

I tablet faticano. “Era solo una moda passeggera?”, chiede il Corriere. “Io ho profonda fiducia nell’iPad e nel mercato dei tablet”, risponde ovviamente Cook, che a Milano va in giro con il suo Ipad Pro.

La privacy: “Ci sono cose relative a te che sono criptate all’interno del dispositivo e non permettiamo che questi dati vadano nel cloud. Non lo facciamo perché ci sembra sia qualcosa che non abbiamo il diritto di sapere. Noi non leggiamo le vostre email né i vostri messaggi. Si possono fare grandi prodotti e insieme avere una adeguata protezione dei dati personali”. Ma aggiunge: “se io sapessi che cosa tu fai in diversi momenti della giornata. Se sapessi cosa compri. Quanto denaro spendi. Dove vai a mangiare. Con chi parli. Cosa scrivi nei tuoi messaggi”, “i tuoi dati sanitari”, “i tuoi investimenti”, “potrei elaborare molti altri ragionamenti sulla tua persona. Molte cose orribili succedono se si arriva a questo secondo livello, quando le persone hanno dato il permesso a chiunque di sapere cose di sé. Io credo che un giorno succederà qualcosa di disastroso. E allora faremo una pausa e diremo: ‘Perché abbiamo permesso tutto questo? Come è potuto accadere?’.

Su La Repubblica: “E mister Apple sprona i giovani della Bocconi: ‘Fate sentire la vostra voce’”, “L’azienda migliore è quella che serve il bene pubblico”.

Su La Repubblica Anais Ginori, da Parigi, racconta che una lista di musulmani si presenterà alle elezioni amministrative, sfidando i valori della République: “Un partito islamico al voto in Francia. Violato un tabù”.

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