Il Pd perde Venezia

Il Corriere della Sera ha in apertura ima grande foto di profughi a Ventimiglia: “Così manderemo i migranti nell’Ue”, “Il piano B. Permessi rapidi dall’Italia”.
Il grande titolo a centro pagina: “Il Pd perde anche Venezia”, “Un’altra battuta di arresto dopo la Liguria. Serracchiani: abbiamo bisogno di riflettere”, “I democratici sconfitti ad Arezzo e Matera, vincono a Mantova e Lecco”. “Un segnale d’allarme per il partito e per il governo”, è il titolo dell’analisi di Massimo Franco. Su Venezia Aldo Cazzullo racconta la “fine di un’epoca”: “La città delusa che vuole cambiare”.
Sulla crisi greca: “Trattative fallite. Cresce il timore di un’uscita della Grecia”.
A fondo pagina, su Mafia Capitale: “Il Campidoglio ignorò l’allarme degli ispettori”.
E un articolo di Enrico Marro: “Il buco dell’Inps arriverà a 56 miliardi”, “Il passivo del patrimonio nel 2023”.

La Repubblica: “Pd, nuova frenata, perduta Venezia. Renzi: una sconfitta”, “Casson battuto, il sindaco è Brugnaro. Affluenza al 47%. Al centrodestra anche Arezzo, città della Boschi. La sinistra vince a Mantova, Lecco, Macerata e Trani”.
A commentare i dati e in particolare quelli di Venezia è Stefano Folli: “Il simbolo capovolto”.
E il “retroscena” di Francesco Bei: “Berlusconi esulta: ‘Cambia il vento’”.
Sull’emergenza profughi e il piano del governo: “’Migranti, accordi separati con Parigi, Londra e Berlino’”.
E in prima il richiamo ad un’intervista a Zygmunt Bauman di Wlodek Glodkorn: “La nostra paura nasce dall’ignoranza e dal benessere fragile”.
Di spalla a destra: “Atene, fallisce il negoziato, incubo greco sull’Europa”, “Tsipras: ‘Troppi sacrifici’. Alta tensione sui mercati. Juncker: io spero ancora”.
A fondo pagina, un reportage con copyright del quotidiano britannico “The Guardian”: “Così il Califfo tradì Al Qaeda, la vera origine della Jihad”.

La Stampa: “Migranti, scontro con Parigi. Si lavora a un piano rimpatri”, “Il governo vuole potenziare i Cie e ridiscutere le regole Ue”, “Il premier: il regolamento di Dublino va rivisto. Continuano i blocchi a Ventimiglia”.

In prima un reportage di Maurizio Molinari: “Nel Marocco degli imam che sfidano gli estermisti con i predicatori anti-Jihad”.
A centro pagina: “Sconfitto Casson, dopo 22 anni il Pd perde Venezia”.
E sulla Grecia: “Tra Grecia e Ue fallisce il negoziato”.
A centro pagina anche la foto di un ippopotamo in giro per la capitale della Georgia: “Tbilisi invasa dal fango e dalle belve”, “Alluvione in Georgia, almeno 12 morti. Dallo zoo scappano leoni e ippopotami”.

Il Messaggero: “Profughi, contromossa italiana”, “Renzi pronto a concedere visti a eritrei e somali per impedire alla Francia di respingerli. Parigi: mai sospeso Schengen. Nella trattativa con la Ue anche la partita delle sanzioni russe”.
Sul tema, un’intervista all’ex ministro francese Jack Lan, che si dice “sconvolto dalla linea francese”.
A centro pagina: “Venezia, vince il centrodestra. Il Pd perde anche in Toscana”, “Ballottaggi: Brugnaro batte Casson. La sinistra prende Mantova”.
Di spalla a destra, “la crisi di Atene”: “Grecia, falliti i negoziati. Default vicino”.

Il Giornale, su “Le conseguenze dell’immigrazione”: “In Italia duemila spose bambine”, “Sono le giovani che ogni anno vengono forzate a matrimoni islamici. Ne salviamo 150, le altre perdono il futuro”, “Ventimiglia, lite con la Francia. Renzi promette: ‘C’è un piano B.’. Ma dov’è?”.
A centro pagina, sul ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Il ministro delle tasse paga tardi le tasse”, “Le fatture lente di Padoan”. E poi un titolo sulle elezioni amministrative: “Amministrative, a Venezia vittoria a sorpresa di Forza Italia”.
La foto in prima è per il presidente francese: “La vendetta di Hollande. Taglia i fondi alle riviste”, “Crociata contro il gossip”.

Elezioni amministrative. Il caso Venezia.

A Venezia il candidato sindaco del centrodestra Luigi Brugnaro ha sconfitto con il 53,2% Felice Casson, candidato Pd, che si è fermato al 46,8%. Affluenza alle urne: 49 per cento.

Il Corriere, pagina 2: “Casson crolla. L’avanzata del centrodestra nei Comuni”, “La sconfitta netta a Venezia del Partito democratico che prende Mantova e Trani ma perde anche Arezzo, Matera, Nuoro e Fermo”.
E tutta la pagina 3 è dedicata a Venezia e al vincitore Luigi Brugnaro: “Il trionfo dell’imprenditore e re del basket”, Luigi Brugnaro. Che dice: “Io non consumerò vendette”. “Gli avversari lo chiamavano ‘il campagnolo di Mirano’: adesso apriremo la città ai privati”. Brugnaro viene descritto come un candidato “trasversale”: “il sindaco neoeletto, a cui piace anche Renzi, ‘Darò una mano a Zaia e una al premier”. Per la sua corsa sono bastati 83 giorni: il fondatore di “Umana” (azienda che si occupa di lavoro internale, ndr.) è sceso in campo -racconta Marco Cremonesi- “dopo la vittoria alle primarie di Felice Casson, senatore Pd dal profilo distante dalla ‘parrocchia’ di partito. Veemente, esuberante, ricco come Creso e incapace di perdere (dicono i suoi), Brugnaro al ballottaggio ha messo in fila le schegge di un centrodestra disperso. La Lega non ha fatto la schizzinosa: si è accordata con lui nonostante la presenza del gruppo di Area popolare, come dire l’Ncd. Risultato, avrà il vicesindaco: Gian Angelo Bellati”. Si legge poi che gli elettori di Cinquestelle, corteggiati da Casson, alla fine hanno deciso di stare fuori dal duello.
A pagina 5, l’articolo di Monica Guerzoni suona così: “Ha perso Felice Casson, un ‘gufo’ della sinistra. Ma di certo non ha vinto Matteo Renzi. ‘Un risultato luci e ombre’, ammette che è notte Lorenzo Guerini. Il ribaltone di Venezia è un’umiliazione bruciante per i dem, che hanno governato la Serenissima per 22 anni e ieri hanno dovuto cedere un’altra roccaforte a un ousider come Brugnano. Uno che, sospirano al Nazareno, ‘potrebbe tranquillamente stare con noi’. Magra consolazione per un partito che paga a caro prezzo il coinvolgimento di alcuni suoi esponenti nelle inchieste, dal Mose a Mafia Capitale. Una batosta. Il premier è andato a Venezia due volte per fare sentire il suo appoggio a Casson, ma l’effetto Renzi non c’è stato. La sconfitta è destinata a pesare anche sui rapporti con la minoranza”.

In prima su La Repubblica l’analisi di Stefano Folli che, a proposito di Venezia, parla di un “simbolo capovolto”, poiché è stata un “laboratorio politico” che con Massimo Cacciari sindaco ha vissuto l’esperimento di un centrosinistra “che conteneva i voti alla marea montante leghista, nel tentativo di suggerire un cambio di passo al partito romano (prima Ds, poi Pd) e di imporre la ‘questione settentrionale’ come problema politico cruciale che la sinistra non poteva ignorare”. “Venezia -scrive Folli- ha smesso di fidarsi del Partito Democratico dopo anni di disillusioni. E non si è fidata nemmeno di Felice Casson, l’ex magistrato, il candidato scelto attraverso il solito meccanismo delle primarie. Personaggio connotato come anti-Renzi”.
Su La Repubblica, a pagina 2, il “retroscena” di Francesco Bei che dà conto della reazione del premier-segretario, inizia con una frase che Renzi avrebbe rivolto ai dirigenti del Pd: “Questo voto conferma quello che cerco di spiegare da un po’ di tempo ai miei amici del Pd: il centrodestra non è affatto morto, anzi è un avversario temibile quando si unisce”. Sulla sconfitta a Venezia, Bei ricorda che Casson è un senatore “civatiano” ed è sempre stato “un osso duro” per Renzi. E aver condotto la campagna elettorale senza mai accostare il suo nome a quello del premier pare non gli abbia portato fortuna: “al contrario di Luigi Brugnaro, una sorta di Guazzaloca ‘in saor’, che ha fatto di tutto per strizzare gli occhi agli elettori renziani. Eppure la sconfitta di Venezia, per il presidente del Consiglio, deve servire da monito anche e soprattutto per la sinistra interna. Quella, per intenderci, che sosteneva in cuor suo il civatiano Pastorino in Liguria ‘dicendo di votare Paita turandosi il naso’. Per Renzi la perdita del capoluogo veneto dopo 21 anni di centrosinistra è la dimostrazione che spostare il partito a sinistra, con un candidato che ha fatto dell’opposizione al governo la sua cifra in Parlamento, non è la carta per recuperare consensi. ‘A Venezia abbiamo perso voti al centro -osservano laconici al Nazareno- senza guadagnarne a sinistra e tra i Cinque Stelle. Un disastro’”.
E sul tema un’intervista a Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd: “Pesano le inchieste ma il voto in laguna è bruciante”. Sugli astenuti: “Sapevamo che nella città del Mose era difficile, anche per come si era conclusa l’esperienza della giunta di Orsoni”.
E a pagina 4: “Brugnaro batte la sinistra. ‘Ma apro ai renziani’. Tra i dem è resa dei conti”.

La Stampa, pagina 4: “Tracollo del Pd a Venezia. Casson battuto da Brugnaro”, “Dal 1993 era sempre stata governata dal centrosinistra. Il vincitore: ‘Renzi? Mi piace’”. E l’articolo di Jacopo Jacoboni da Venezia inizia con una dichiarazione di Brugnaro: “Non sono di destra o di sinistra, sono con i veneziani. Renzi? Confermo che mi piace”. “Sono queste – scrive Jacoboni – paradossalmente, le parole del vincitore, clamoroso, del ballottaggio di Venezia: Luigi Brugnaro, imprenditore, sostenuto dal centrodestra. Non si può neanche dire che abbia compiuto lui il delitto perfetto: sul cadavere del Pd veneziano ci sono tante mani, tutte abbastanza riconoscibili, prima delle sue. Mani interne al Pd, ai suoi disastri politico-giudiziari, ma anche alle sue faide, e ai tanti suoi delusi che non votano più. E mani esterne, quei voti del M5S che non sono mai arrivati al grande sconfitto, Felice Casson”.

Il Giornale, pagina 7: “Venezia va al centrodestra. Brugnaro travolge Casson”, “Storica prima volta in Laguna, la sinistra vinceva dal ’93”. Si sottolinea che il dato “ha davvero del clamoroso”, anche considerati i numeri di un’astensione record. “L’unica via d’uscita per Renzi -scrive Matteo Basile- sarà quella di attaccare la minoranza dem per aver scelto alle primarie un candidato debole soltanto perché non sponsorizzato da lui”.

Il Corriere intervista l’ex sindaco Giorgio Orsoni, dimessosi nel giugno 2014 dopo il coinvolgimento nell’inchiesta sul Mose: “Brugnaro epocale. Bocciato chi a Venezia parlava di legalità da ripristinare”.
E, ancora sul caso Venezia, sul Corriere, un’analisi di Aldo Cazzullo: “Fine di un’epoca in Laguna. Effetto Mose fatale al Pd”.

Amministrative 2

La Repubblica, pagina 4: “Il Pd sconfitto ad Arezzo, la città della Boschi”, “A casa del ministro il secondo turno ribalta il risultato e il renziano Bracciali perde contro Ghinelli, sostenuto da Fi e Lega”.

Il Corriere: “Arezzo. Cade anche il feudo del ministro Boschi”, “Rimonta a sorpresa, Ghinelli sindaco. Dopo nove anni il centrodestra di riprende la città di Fanfani”.

Su Mantova: “La breve parentesi del centrodstra. L’ex leader Arci riprende il Comune”, “La vittoria del giovane Palazzi, che ha sorriso solo alla fine: ‘Siamo pronti a cambiare tutto’”.

Lecco: “La conferma del renziano Brivio (anche col contributo dei voti di Cl)”, “Negrini, sostenuto da Fi e Lega: è stata un’avventura positiva. Libertà di voto per i Cinque Stelle”.

La Stampa, pagina 4: “Il centrosinistra perde anche Arezzo e passa da sette capoluoghi a quattro”, “Il Pd conquista Trani e Mantova. Tre nuovi sindaci per i Cinque Stelle”. I tre sindaci M5S sono quello di Venaria, in Piemonte (Roberto Falcone passa dai 2.577 voti del primo turno ai 9.159 del ballottaggio), quello di Quarto, in provincia di Napoli (Rosa Capuozzo) e quello di Porto Torres Sean Wheeler.

Mafia Capitale

Sul Corriere due intere pagine firmate da Giovanni Bianconi: “Mafia Capitale”, “In questi mille pagine l’analisi della commissione prefettizia. L’accusa: così il Campidoglio ignorò l’allarme sugli appalti del ministero dell’Economia”. Si legge che nel gennaio 2014, gli ispettori del Ministero dell’Economia avevano scritto parole chiare sugli appalti assegnati alla Eriches 29, una delle cooperative di Salvatore Buzzi: “va rilevato come l’affidamento sia avvenuto in via diretta, in assenza di qualsivoglia procedura concorrenziale, sebbene l’importo del servizio sia largamente superiore al limite previsto dalla legge” ed erano “espressamente vietate” proroghe e “rinnovi taciti dei contratti” che invece andavano avanti da tempo.

Su La Repubblica ad occuparsene è Concita De Gregorio, con focus sul Pd, però: “Soldi, corruzione, potere, tutto in cinque regole, così è finito il Pd romano”, “Nel partito capitolino c’è un filo trasversale che lega le correnti. Ma tutto nasce con la vittoria di Alemanno”.
Sul tema, si raccolgono anche le dichiarazioni di Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario del partito a Roma: “Tesseramento avviato, va meglio del previsto”. “È chiaro che è stato un errore consentire che entrasse in questo partito chi non ci doveva entrare”.

Immigrazione

La Stampa, pagina 2: “Il piano di Renzi: nuove regole nell’Ue e procedere più veloci per i rimpatri”, “Il governo vuole ridiscutere il regolamento di Dublino. L’idea di potenziare i Cie”. Si tratterebbe quindi di “una stretta sulle espulsioni”, con procedure veloci di rimpatrio, da attuare grazie ad accordi economici con i Paesi di provenienza dei migranti. Poi un potenziamento dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione, ridotti oggi al lumicino, scrive Guido Ruotolo: verrebbero portati a una capienza di almeno 2.000 posti letto. Nel piano sarebbe previsto anche un investimento sulle caserme abbandonate, da requisire e rendere praticabili per ospitare centri di accoglienza. Infine, ridiscussione del regolamento di Dublino, che prevede che i migranti debbano restare nel Paese in cui vengono identificati, se non ci sarà accordo al prossimo vertice europeo. Queste, spiega Rutolo, sono le “contromisure” italiane per fronteggiare la crisi dell’accoglienza dopo le chiusure delle frontiere da parte di Francia e Germania. A pagina 3: “Scontro con la Francia per il blocco alla frontiera”, “Continuano i respingimenti al confine. Parigi: non violiamo Schengen”. Scrive il quotidiano che i migranti continuano ad essere respinti a Ventimiglia da polizia e Gendarmeria francese e che l’emergenza potrebbe sbloccarsi oggi, con la riapertura delle frontiere in Germania (dopo la chiusura in concomitanza con il G7 della Baviera) . Perché è in Germania che è diretta gran parte dei migranti che aspira ad attraversare il territorio francese. Le autorità francesi negano che vi sia una violazione del trattato di Schengen. L’alto responsabile della prefettura delle Alpes-Maritimes dice: “Chiunque abbia il diritto di circolare nello spazio Schengen può continuare a farlo liberamente, mentre sono ammessi il controllo e il riaccompagnamento alla frontiera italiana degli stranieri in situazione irregolare sulla base degli accordi franco-italiani di Chambéry”.

Il Corriere, pagina 12: “Profughi, cresce la tensione con la Francia”, “Alfano domani incontra gli altri ministri europei: equa distribuzione e rimpatri, o vedranno un’Italia diversa. Per il Viminale, la polizia d’Oltralpe ha violato il Trattato di Schengen. La replica: controlliamo gli irregolari”.
E a pagina 13: “Permessi a tempo e stretta sulle navi. Cosa prevede il ‘piano B’ di Renzi”, “Chi soccorre i migranti dovrà portarli nel proprio Paese. Charter per i rimpatri in Africa”.

La Repubblica: “Italia-Francia: tensione su Schengen”, “L’ira del Viminale per il muro anti-immigrati di Ventimiglia: ‘Hanno reintrodotto i controlli fissi alla frontiera’. La replica da Oltralpe: ‘Nessuna sospensione del trattato, chi ha il diritto di circolare può continuare a farlo’”. E un “retroscena” racconta “la carta segreta del governo: accordi a parte coi big europei”. Circola anche l’idea della protezione temporanea, “una misura spalanca frontiere finora mai applicata”.
E ancora La Repubblica intervista il sociologo Zygmunt Bauman, che dice: “Siamo ostaggi del nostro benessere, per questo i migranti ci fanno paura”, “Anche se il prezzo dei sacrifici che pagheremo sarà molto alto, la solidarietà è l’unica strada per arginare futuri disastri”. Gli stranieri, dice Bauman, “Ci sembrano messaggeri di forze globali su cui non c’è nessun controllo”. E la sinistra “troppo spesso ammicca alla destra nella sua retorica”.

E poi

Su La Repubblica, due intere pagine dedicate all’inchiesta del britannico “The Guardian” firmata da Shiv Malik, Ali Younes, Spencer Ackerman e Mustapha Kalili: “Così il Califfo pugnalò Al Qaeda, il tradimento che ha creato l’Is”. “Nelle parole di due dei teorici jihadisti più temuti dalle intelligence, il racconto dall’interno della genesi dello Stato islamico. Dal divorzio da al-Zawahiri all’arruolamento degli ex generali di Saddam, storia di un mostro, mentre il mondo guardava altrove”.

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