Cala ancora l’affluenza alle urne

 

Il Corriere della Sera: “Nelle città l’affluenza crolla. Giù di 8,5 punti al primo turno, oggi seggi aperti fino alle 15. Grillo attacca Boldrini”. “Vota il 34 per cento, a Roma solo il 32 per il duello Marino-Alemanno”. Un corsivo di Pierluigi Battista avverte: “Nessuno parli di ‘calo fisiologico’”. L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia è dedicato al Movimento 5 Stelle: “Se il carisma non basta”. A centro pagina, con foto, si parla del “29 enne che ha sfidato Obama”, Edward Snowden, il tecnico informatico ex agente Cia che ha rivelato al Guardian i piani di spionaggio antiterrorismo Usa.

 

Il Giornale: “Fuga dal voto, atto secondo. Crolla ancora l’affluenza. Per forza: i politici non riescono a risolvere i problemi veri. E i cittadini sono sempre più stufi”. “Seggi aperti fino alle 15. A Roma, l’ultima sfida di Alemanno alla sinistra”. Vittorio Feltri firma il commento di prima pagina: “A furia vi votare ci siamo stancati”, l’esordio. Di spalla: “La Germania anti-italiana porta a processo Draghi”

Il Fatto quotidiano: “Roma si dimentica il voto. Ai seggi solo il 32,3 per cento”

La Stampa: “Merkel più morbida sull’Italia. Alle elezioni amministrative cala ancora l’affluenza: -8 per cento rispetto al primo turno. Napolitano: ‘Riforme senza bandiere’. Renzi al Pd: ‘Primarie con regole diverse’”. Di spalla, dopo l’attacco a Farah: “Il ministro Bonino: ‘Nessun rientro anticipato dall’Afghanistan’”. A centro pagina una grande foto racconta: “Venezia si ribella ai ‘giganti del mare’”. E ancora, le tensioni in Turchia: “Erdogan sfida la piazza: ‘La pazienza ha un limite’”.

 

La Repubblica: “Renzi sfida Epifani sul congresso. Napolitano a Scalfari: ‘Alleanza a Termine, ognuno riprenderà la sua strada’. L’intervista del fondatore de La Repubblica per il Festival delle Idee del quotidiano romano è raccontata anche con una foto in prima pagina e con l’editoriale di Ezio Mauro: “La festa delle idee in nome del futuro”.

E poi, su Renzi: “Il sindaco alla festa di Repubblica: ‘Fissare data e regole certe, questa volta non mi faccio fregare’. Grillo insulta Laura Boldrini”.

A centro pagina “la talpa delDatagate: sacrifico tutto per difendere la privacy”, con una analisi di Federico Rampini: “Spie, Cina e Usa divisi, ma il clima li unisce”.

 

L’Unità: “Renzi scuote Pd e governo. ‘Stavolta non mi fregano con le regole del congresso’. A Letta: ‘basta commissioni, si cambi la legge elettorale’. I timori del Pd per l’Esecutivo. Intervista a Vendola. ‘Matteo fa bene a dirsi di sinistra’”. A centro pagina in evidenza il voto di ballottaggio, con la notizia del calo ulteriore dei votanti, e una foto di Ignazio Marino con la madre al voto. Sotto: “Imu, la riforma passa dalle detrazioni”. A fondo pagina la politica internazionale: sull’attentato in Afghanistan le parole del ministro della Difesa Mauro (“Non è stato un bambino”); sulla Turchia quelle di Erdogan (“La pazienza ha un limite”).

 

 

 

 

Il calo dei votanti

 

 

“Il calo dei votanti non è per forza un male”: sintetizza così il Corriere della Sera un’intervista al politologo Roberto D’Alimonte, esperto di flussi elettorali.Ci sono due prospettive da tenere presenti, secondo D’Alimonte: quella storica e quella comparata. Dal punto di vista storico, va considerato che dal 1979 ad oggi “è stato sempre un decrescere di partecipazione”. Dal punto di vista della comparazione, l’Italia rimane comunque il Paese europeo con la più alta affluenza alle urne e la democrazia non deve essere “messa n discussione per questo calo di votanti, perché “un alto livelli di partecipazione non è necessariamente una cosa buona”. Perché si vota sempre di meno? Vanno considerati, secondo D’Alimonte, il fatto che il voto di scambio si vada sempre più assottigliando (in Lombardia “solo il 13 per cento ha scelto di votare la preferenza” alle ultime regionali, mentre in Calabria è stato l’80 per cento), poi “la debolezza dei partiti che oggi non riescono più ad avere la forza per portare gente alle urne”. Né va trascurata “la debolezza dell’ideologia. C’è poi un altro fattore strutturale importante da considerare: l’invecchiamento della popolazione”. Perché, dice D’Alimonte, “le persone anziane spesso si recano malvolentieri a votare”.

Aulla prima pagina de Il Giornale, Vittorio Feltri scrive che “a forza di votare ci siamo stancati”, “ogni due per tre siamo in ballo con i certificati elettorali da recuperare in fondo a un cassetto”. E “dopo quasi 70 anni di frequenti esercizi elettorali, l’unica certezza che abbiamo ricavato dal voto è la seguente: chiunque vinca non riuscirà a fare neanche un decimo di quanto sogna di realizzare”.

 

 

Europa

 

“La Germania mette sotto processo l’euro”, scrive La Repubblica spiegando che nel mirino della Corte costituzionale tedesca sono gli acquisti di bond da parte della Bce. La Corte di Karlsruhe inizia l’esame dei ricorsi di diversi euroscettici contro la Bce per il suo sostegno con liquidità illimitata ai titoli sovrani dei Paesi in crisi: “è un processo all’euro, e ancor più alla linea Draghi, alla guida della Eurotower, quello che inizia tra 24 ore sullo sfondo della campagna elettorale tedesca e della crisi dell’eurozona, e potrebbe finire solo dopo le politiche federali del 22 settembre. Due idee della politica della Bce e della solidarietà europea, si scontrano” e si confronteranno nell’aula della Corte due amici: non ci sarà Draghi, infatti, a difendere le scelte della Bce, ma Joerg Asmussen, uno dei due rappresentanti tedeschi del board. Potrà parlare al massimo 15 minuti: la controarringa verrà pronunciata dal suo giovane amico e rivale, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Sulla stessa pagina, in un’intervista, l’economista Paul de Grauwe, consulente della Commissione Ue, invita la Bce a non farsi condizionare da un’eventuale bocciatura: “Draghi vada avanti comunque e resista al sabotaggio Bundesbank”, la Corte di Karlsruhe “non è la Corte europea di giustizia”.

Anche sul Corriere della Sera: “Se Karlsruhe tiene in ostaggio l’Europa”. Dove si legge che “si tratta di decidere, in ultima istanza, se fare crollare o lasciare sopravvivere il progetto di integrazione che ha portato alla nascita della moneta unica. Perché le conseguenze di un no alla Bce sarebbero catastrofiche”. E in un retroscena: “A Francoforte la prova dei due tedeschi tra lealtà a Draghi e interessi di Berlino”, si scrive, parlando di Weidmann e Asmussen.

 

Internazionale

 

Su La Repubblica, ancora attenzione per la situazione in Turchia: “Erdogan minaccia gli studenti, ‘La pazienza ha un limite’, nuovi scontri in tutto il Paese”, “Istanbul, si prepara lo sgombero di piazza Taksim”. Il quotidiano intervista Elif Batuman, giornalista del New Yorker di origine turca: “le proteste di questi giorni in Turchia -dice- sono contro Erdogan e contro l’islamizzazione del Paese. Ma c’è anche una corrente scettica verso l’Occidente. Erdogan deve ascoltare i manifestanti”. E’ una nuova primavera? “Non credo. La situazione è molto diversa qui. L’economia sinora è andata bene, siamo comunque in una democrazia. Ma c’è uno scollamento tra il governo di Erdogan e buona parte della popolazione, che non sappiamo dove porterà”. Ma Erdogan vuole davvero islamizzare la Turchia? “Non credo che possa arrivare al livello dell’Iran. Però vuole far diventare la Turchia una superpotenza capitalista in Medio Oriente, sbarazzandosi intanto di molti precetti del laico fondatore Ataturk”. Chi c’è in piazza? Inizialmente un gruppo ambientalista, poi “è arrivato di tutto: sindacati, gruppi femministi, ultras, vegani. Per ora si tratta di una massa molto orizzontale, stile Occupy”.

Su La Stampa il reportage di Marta Ottaviani racconta la protesta contro Erdogan nella periferia sciita di Istanbul: a Gazi Mahallesi, nelle ultime tre sere, si sono verificati gli scontri più violenti. E’ una zona dove vivono “soprattutto gli aleviti ( o alawiti), setta di derivazione sciita, che pratica un Islam più moderato di quello ufficiale sunnita e che, dopo essere stati perseguitati durante l’Impero ottomano, sono più vicini all’opposizione laica e kemalista e guardano Erdogan con sospetto. Ma, far le vie di Gazi Mahallesi, si incontrano quei movimenti che la Turchia pensava spariti, dimenticati, nella migliore delle ipotesi ridotti ad espressione di puro folklore, che hanno giocato un ruolo importante nelle tensioni con i militari negli anni Settanta e che adesso sono fra le voci più potenti della protesta: comunisti, maoisti, gruppi legati ai curdi, movimenti popolari anti-imperialisti”.

Sul Corriere della Sera si scrive che c’è stata una “manifestazione oceanica” ad Istanbul, proprio nelle stesse ore in cui Erdogan atterrava all’aeroporto di Ankara e diceva che “la pazienza ha un limite”. Il sindacato di polizia ha fatto sapere che nell’ultima settimana 6 poliziotti si sono suicidati. Non avrebbero retto alla pressione, ai turni di lavoro disumani e alle pesanti critiche che sono piovute su di loro.

Su La Stampa: “é un ex della Cia la talpa che ha rivelato il Datagate”. La talpa che ha smascherato il sistema di spionaggio del governo americano ha una faccia e un nome: si chiama Edward Snowden, ha 29 anni e rivendica la sua azione come un atto di giustizia, scrive il quotidiano, spiegando che è stato lui stesso a rendere pubblica la propria identità, attraverso il britannico The Guardian. “Potevo vendere questi documenti e far un sacco di soldi -ha detto al giornale- ma ho scelto di pubblicarli per provocare un dibattito sulla politica americana”. Si è rifugiato ad Hong Kong. Spiega: “Avevo una vita confortevole, una casa, uno stipendio da 200mila dollari e una fidanzata, ma ho deciso di rischiare tutto perché credo nella scelta di giustizia che ho compiuto”.

Il Corriere della Sera scrive che Snowden ha chiesto asilo all’Islanda.

Su La Repubblica segnaliamo anche un reportage di Fabio Scuto da Gaza: “Ronde islamiche anti teenager, no a creste e jeans a vita bassa”, “i poliziotti di Hamas nella Striscia vanno a caccia di giovani ‘sospetti’, li picchiano e poi li arrestano. Proibita qualsiasi moda ‘all’occidentale’: dai capelli lunghi alle cuffie per la musica sulle orecchie”.

Il ministro degli Esteri Bonino, nel corso della trasmissione “In mezz’ora” ha fatto sapere che sarebbe “propaganda dei talebani” la notizia che ad uccidere il capitano Giuseppe La Rosa in Afghanistan sarebbe stato un adolescente di 11 anni. Lo racconta L’Unità spiegando che La Rosa ha perso la vita per un ordigno esploso nel suo Lince. Il ministro Bonino ha anche precisato che il rientro delle truppe italiane dall’Afghanistan in anticipo rispetto alla data prevista del 2014 non è all’ordine del giorno: “non ci sono elementi che portino a un’accelerazione”, “forse ci sono elementi per pensare a una diversa dislocazione sul terreno delle forze, per continuare ad assecondare un processo, ma adattandosi a quel che succede sul territorio”, ha detto la Bonino, aggiungendo che è in corso una riflessione su “come rimodulare la presenza dei militari italiani in Afghanistan”. Io credo -ha detto ancora il ministro- “che le missioni internazionali siano un impegno che un Paese credibile deve mantenere”.

 

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