Il teorema dell’Occidente “decadente”
che ha spinto Putin alla guerra

Cancel culture, deriva morale: le ossessioni del conservatorismo russo dietro l'attacco

In queste ultime settimane molti analisti – soprattutto quelli che cercano di trovare una giustificazione logica alla guerra russa in Ucraina – hanno sostenuto che il Cremlino stava reagendo a quella che aveva considerato una minaccia di intrusione della NATO e alla spinta dell’alleanza occidentale nella sfera d’influenza della Russia.

Anche se così fosse, queste spiegazioni non afferrano un punto importante. Le élite conservatrici russe attualmente al potere hanno sostenuto la guerra perché vedono il potere occidentale come decadente e in declino. Quest’immagine dell’Occidente fa sentire la Russia forte e invincibile.

 

Gay pride e cancel culture

Nel suo sermone del 6 marzo, a circa due settimane dall’inizio della guerra, il patriarca della Chiesa Ortodossa russa giustificò l’invasione dell’Ucraina in quanto necessaria alla difesa dei cristiani ortodossi contro i valori occidentali e le parate del gay pride. Il 24 marzo durante un incontro con giovani artisti il presidente russo Vladimir Putin protestò contro la cancel culture, sostenendo che così come J.K. Rowling era stata criticata per la sua opposizione ai diritti transgender, l’Occidente adesso stava “cercando di cancellare tutta una cultura di 1000 anni, la nostra gente … adesso si cancellano scrittori e libri russi.”

La Russia si presenta come il paese in prima linea nelle guerre culturali globali, alla guida della resistenza ai valori liberali. L’antioccidentalismo russo ha implicazioni religiose: secondo la sua stessa narrazione, la Russia sta salvaguardando la vera fede cristiana, incarnata nella chiesa ortodossa orientale, dai tentativi occidentali di distorcerla, nel ventesimo secolo con il marxismo e nel ventunesimo secolo con il liberalismo.

L’Ucraina gioca un ruolo importante in questa storia. Viene ritratta come parte del “mondo russo,” culla della civiltà russa, che per molti secoli aveva ruotato attorno non a Mosca ma a Kyiv, capitale dell’odierna Ucraina. La scelta dell’Ucraina di orientarsi verso l’Occidente e conciliare un’identità slava ortodossa con i valori democratici liberali è quindi pericolosa per questa visione di sé russa.

 

Destra cristiana globale

Le tesi sulle libertà di genere e la cultura della cancellazione che ci arrivano oggi dal patriarca Kirill e da Putin non sono originali russe. Derivano dall’ideologia della destra cristiana globale, che i conservatori russi appresero negli anni Novanta.

Subito dopo la fine della Guerra Fredda, attivisti della destra cristiana, provenienti soprattutto dagli Stati Uniti, si riversarono in Russia; tra di loro c’erano Focus on the Family, CoMission e il World Congress of Families. Dagli anni Novanta in poi, conservatori russi sostengono che la frustrazione della loro società che va a rotoli è il risultato di dolorose riforme socioeconomiche liberali. La loro tesi combina elementi di un ethos sociale conservatore tardo-sovietico, tradizionalismo ortodosso russo ed enormi influenze transnazionali.

Il discorso russo odierno sui valori tradizionali è un ibrido di idee della destra cristiana, dalle guerre culturali globali, e di nostalgia del grande passato sovietico e dell’ancor più grande passato imperiale e cristiano ortodosso russo.

 

L’eccentrico Occidente

Questo tipo di conservatorismo culturale russo rimase marginale fino al 2010: cominciava intorno a quest’anno a migrare verso il centro della vita politica russa – in maniera decisiva durante il terzo mandato da presidente di Putin. Per Putin il discorso dei valori tradizionali era un buon pretesto di repressione politica – esemplificato nel trattamento delle Pussy Riot – e uno scudo contro la crescente opposizione che chiedeva maggiori libertà.

I valori tradizionali e la difesa della cristianità erano basi idonee alla nuova missione politica estera russa: diventare leader di tutti quei paesi e attori che non erano, non erano più o non avevano mai voluto essere “liberali”.

Nel processo di “apprendimento” delle guerre culturali globali, i conservatori russi non solo definirono la propria identità nazionale in relazione al conservatorismo cristiano globale, ma acquisirono anche una visione precisa di un Occidente vuoto dal punto di vista spirituale e in crisi. I conservatori cristiani affluiti in Russia trasmettevano l’immagine di un Occidente incerto, debole, destinato a fallire, perché non faceva più figli, non aveva più valori e non sapeva più nemmeno distinguere tra un uomo e una donna. Di conseguenza, molti conservatori cristiani statunitensi ed europei guardavano con speranza alla Russia.

L’immagine che avevano i conservatori cristiani di un Occidente in crisi e destinato a fallire iniziò a dominare le idee delle élite conservatrici russe verso la fine degli anni 2000. Per le élite russe però i partner conservatori occidentali appartenevano a quell’Occidente in crisi: anch’essi erano deboli e miseri araldi di un Occidente in declino.

 

Il trionfalismo russo

Questa descrizione dell’Occidente aiutò a dar vita a un nuovo trionfalismo russo. I media russi si riempirono di programmi televisivi e “documentari” su “Gayropa” e “Sodom.” Programmi che evocavano caricature di maschi occidentali deboli, “un po’ gay,” e di donne che hanno perso la loro femminilità e fanno concorrenza agli uomini in sfere da cui non ricaverebbero niente di serio.

Spesso i media russi facevano notare la bizzarria di molte democrazie occidentali che nominavano ministre della difesa donne, come se si trattasse della prova definitiva che l’Occidente avevano perso la sua capacità di difendersi. In questa immagine collettiva di un Occidente debole, la Russia raffigurava se stessa (dentro e fuori) come il paese della forza, il baluardo delle famiglie tradizionali: con uomini forti, donne fertili e bambini protetti adeguatamente dalla sovversiva propaganda omosessuale.

Un’immagine che non ha alcun fondamento empirico, ma ciò non importava. Così la Russia veniva percepita al suo interno come messia del mondo, una forza in grado di evitare che il mondo scivolasse nel caos del male, con la speciale missione di salvare il mondo dalla depravazione liberale. Il sermone del 6 marzo del patriarca esprimeva proprio questa visione del mondo.

Affascinate da questa lusinghiera visione della Russia, le élite sembra abbiano sopravvalutato la forza della nazione e sottovalutato la forza dell’Ucraina. Il Cremlino pare anche aver sottovalutato la forza e l’unità dell’Occidente collettivo, che così corrotto e debole come aveva immaginato la Russia non pare. J.K. Rowling, che Putin aveva citato come vittima di cancel culture occidentale, ha esplicitamente rifiutato la caratterizzazione di Putin e lo ha invece accusato di uccidere civili.

 

Kristina Stoeckl e Dmitry Uzlaner sono rispettivamente professoressa di sociologia e senior postdoctoral fellow all’Università di Innsbruck (Austria). 

Quest’articolo è stato pubblicato originariamente sul Washington Post.

Traduzione: Marta Visentin. Foto: Aleksey Nikolskyi / Sputnik via AFP.

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