Il recente dibattito sulla natura “di parte” del Manifesto di Ventotene ha generato un’accesa polemica politica sulle fonti storico-culturali del federalismo europeo. La natura pluralistica e multi-vettoriale del processo di integrazione, che non è certo solo di sinistra, è passata così in secondo piano. Sullo sfondo delle recenti esternazioni di esponenti dell’amministrazione americana che presentano l’Unione Europea come passivamente tributaria della protezione militare degli Stati Uniti e come un’organizzazione regionale concepita per approfittare economicamente del partenariato con Washington, si staglia il recente intervento di Jürgen Habermas “Per l’Europa”. Il filosofo tedesco evidenzia la marginalità dell’Europa nei negoziati sull’Ucraina e auspica che gli Stati membri mettano in comune le loro capacità di difesa per evitare di contare sempre meno in un mondo frammentato e geo-politicamente turbolento. In quale misura ciò costituisce una nuova, realistica frontiera del cammino federale o, al contrario, una deviazione dall’idea originaria di un’Europa erasmiana e kantiana, o di quella di stampo confederale e intergovernativo dell’Europa degli Stati-nazione? Il seguente dossier è frutto della tavola rotonda di Reset su questi temi. L’intero evento si può rivedere qui.

 

Immagine di copertina: dettaglio del murales di Aielli, L’Aquila. (Foto di Wikimedia Commons)

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