Sintonia

La Repubblica: “Crescita, l’asse Monti-Hollande”. E poi: “La legge anticorruzione passa tra le polemiche: astenuti record nel Pdl”.
Di spalla: “Caos in Egitto. Parlamento chiuso. ‘E’ un golpe'” (sono le dichiarazioni dei Fratelli musulmani, ndr.).
In taglio basso: “Sanità, indagato per aste truccate il braccio destro di Formigoni”.

Il Corriere apre con le parole del presidente della Bundesbank Weidmann: “‘Italia sulla strada giusta’”. Di spalla: “L’Egitto torna ai militari. Gli islamici gridano al golpe”.
In taglio basso: “Appalti su misura nella sanità lombarda. Indagato il direttore”.

La Stampa: “La terapia anticrisi di Monti”, “Tagli per 30 miliardi ai ministeri e bonus edilizia più alti: oggi il decreto”.
Sotto la testata: “L’Egitto a un bivio. Sciolto il Parlamento. ‘E’ un colpo di Stato'”. Anche qui ci si riferisce all'”ira dei Fratelli musulmani”. “Elezioni annullate, tensioni in piazza”.

Il Sole 24 Ore: “Effetto Grecia, tregua sui mercati”, “L’attesa di un avittoria dei conservatori greci (pro euro) dà fiato ai listini: Atene +10%, Milano +1,47%”.
Di spalla: “Hollande da Monti: forte convergenza, l’euro non è al riparo”.

Il Giornale punta su un sondaggio del suo sito Internet: “Tanta voglia di lira”, “Monti ottiene la fiducia di Hollande e Merkel, ma l’euro perde quella degli italiani: 7 lettori su 10 sognano il vecchio conio”. E poi: “Il ddl corruzione passa, però in 120 non lo votano. Prove tecniche di sfiducia”.

Europa: “Asse Francia-Italia, a Berlino Spd e Cdu restano rigoristi”, “Accordo ‘Grosse Koalition’ sul fiscal compact, i socialisti strappano poco”.

Crisi

Il Corriere della Sera intervista Jens Weidmann, presidente della Bundesbank ed ex consigliere economico di Angela Merkel. E’ vero che si sono aiutate le banche spagnole perché si temeva il contagio anche per l’Italia? “Non credo nella teoria del prossimo in fila. Ogni Paese è diverso dall’altro, ci sono differenze molto significative, come per esempio il fatto che l’Italia è vicina all’avanzo primario (prima di pagare gli interessi). E sono scettico sul fatto di fissarsi sulle elezioni greche come fossero l’unica questione sul tappeto”. E’ soddisfatto di come l’Italia sta attuando le riforme? “Il premier Mario Monti negli utlimi mesi si è impegnato in riforme importanti. Ora si tratat di implementarle, ed è un processo che prende tempo prima che dia i suoi frutti”. Se la Grecia non rispettasse gli accordi sarebeb obbligata ad uscire dall’euro? “Il mancato rispetto degli accordi conduce all’interruzione dei finanziamenti. e questo può avere ripercussioni sulle sue possibilità di rimanere nell’euro”. Perché la Bce non può diventare prestatore di ultima istanza? Se facesse questo “ridistribuirebbe i rischi di solvibilità fra i contribuenti nazionali -senza avere una legittimazione democratica- cosa severamente proibita dai tratti della Ue”.  Sulla proposta di una vigilanza comune e di una unione bamncaria: “i legami tra i governi e le banche dovrebbero essere spezzati con un’unione bancaria”.
Su La Stampa, un intervento firmato dal presidente della Commissione Ue Barroso e dal commissario europeo alla programnmazione finanziaria e al bilancio, Janusz Lewandowski: “Un’agenda per crescere”. Ricordano che la proposta della Commissione per il bilancio per l’Unione 2014-2020 è focalizzata su una nuova governance europea, fatta di “una nuova politica di coesione che collega strettamente l’accesso ai fondi strutturali e di coesione e l’attuazione di riforme strutturali per la crescita mediante i cosiddetti ‘contratti di partenariato'”. Le riforme strutturali, però da sole non bastano per la crescita, ma in pochi sanno “che il bilancio dell’Ue è uno dei principali motori degli investimenti in molti Stati membri. La sola politica di coesione attiva un aparte importante del bilancio degli investimenti pubblici a tutti i livelli dell’amministrazione. In alcuni Paesi dell’Europa del Sud tale quota corrisponde al 35-50% di tutti gli investimenti pubblici, per molti nuovi Stati membri arriva al 70% e in alcuni casi va anche oltre”. La Commisssione propone che i futuri bilanci Ue investano molto di più in ricerca e innovazione, efficienza energetica, istruzione e infrastrutture.

Sul Corriere della Sera Maurizio Ferrera dà conto dei dati di un sondaggio Pew Research Center secondo cui la maggioranza degli elettori Ue (e di quelli tedeschi) sembrerebbe disponibile e interessata ad una soluzione davvero “europeista” all’attuale crisi. Nei grandi Paesi dell’eurozona, “schiaccianti maggioranze desiderano che l’euro sopravviva. Maggioranze puiù risicate (ma sempre tali) appoggiano l’idea di offrire assistenza finanziaria per ‘salvare’ i Paesi periferici in difficoltà. In Germania, il Paese pagatore per eccellenza, i favorevoli sono il 49%, i contrari il 48%. Una spaccatura in due campi, non c’è dubbio. Ma il sostegno è preponderante fra gli elettori del centrosinistra, proprio quelli di cui la cancelliera dovrebbe preoccuparsi per i prossimi appuntamenti elettorali. I più ostili ai bailout (salvataggi) sono i francesi (565 di non). Ma, di nuovo, gli elettori di sinistra che hanno votato Hollande, sono in maggioranza favorevoli”. Quel che manca, secondo Ferrera, è una leadership europeista, quel che Angelo Panebianco ha denunciato come una debolezza progettuale delle attuali élites europesite, sintomo di distanza dai cittadini, di incapacità di entrare in empatia con le aspirazioni, le simpatie e le paure dell’europeo comune.
Sullo stesso quotidiano, Antonio Puri Purini firma un commento sotto il titolo: “La vera malattia europea è la cecità dei suoi leader. Ognuno pensa per sé, a partire da noi. Invece serve un piano ambizioso: con la Germania, non contro”.
Dando conto dell’incontro ieri tra il presidente francese Hollande  e il nostro premier Monti, La Stampa parla di un “sospetto franco-italiano” secondo il quale Berlino “vuole mollare al Grecia”. Si evidenzia quindi in questa analisi una sintoni dei due protagonisti dell’incontro. Parole di Monti: “il popolo greco ha già fatto sforzi enormi che in situazioni normali avrebbero richiesto una generazione”. Poi sottolinea che Francia e Italia da sole rappresentano quasi la metà della massa critica del sostegno ai Paesi in affanno: “I nostri due Paesi contribuiscono per circa il 40% per l’assistenza alla Grecia e agli altri Paesi”. Come dire: non pensi Berlino di procedere contro Parigi e Roma. Hollande: “L’Europa deve fare il suo deovere in termini di crescita rispetto alla Grecia”, assicurando “fondi strutturali che possano avere ricadute” concrete su quel Paese.
Sullo stesso quotidiano, in una corrispondenza da Atene si legge che sondaggi riservati darebbero quasi alla pari, nelle elezioni domenica, il centrodestra di Nuova Democrazia e l’estrema sinistra di Syriza (entrambi intorno al 27 per cento).

Internazionale

Una doppia sentenza dell’Alta corte costituzionale egiziana “sembra aver messo fine in pochi minuti al sogno di potere dei Fratelli musulmani”, scrive il Corriere.  Secondo la Corte è incostituzionale il Parlamento eletto, dove la Fratellanza e i salafiti controllano quasi il 70 per cento dei seggi: un terzo dei candidati, infatti, avrebbe dovuto esser scelto tra gli ‘indipendneti’, mentre molti erano uomini di partito. Incostituzionale è anche la legge che avrebbe proibito all’ex generale ed ultimo premier di Mubarak, Ahmed Shafiq, di presentarsi al ballottaggio per le presidenziali perché coplluso con il vecchio regime. Il Corriere scrive che Shafiq è dato per favorito rispetto al candidato dei Fratelli musulmani, Morsi: ma si troverà presidente di un Paese senza Costituzione, né Parlamento (poiché l’intera assemblea è stata ieri sciolta). Resta il controllo sul Paese della Giunta guidata dal maresciallo Tantawi.
Su La Stampa Vittorio Emanuele Parsi parla di “sindrone algerina” che minaccia Il Cairo. Il foglio parla di sondaggi segreti in mano alla Casa Bianca, secondo cui il candidato dei Fratelli musulmani avrebbe ottenuto oltre il sessanta per cento e anche qui si evidenzia il “rischio latente” che si crei una situazione simila all’Algeria del 1992, quando i generali annullarono le elezioni e seguì la violenza.
Sullo stesso quotidiano, il corrispondente da New York dà conto delle reazioni Usa alla situazione egiziana: “Washington teme il collasso”. Parla Charles Dunne, direttore del Middle East and North Africa Programs alla Freedom House: “Questo è un colpo di Stato. I giudici, d’accordo con i militari, stanno cercando di restaurare il regime di Mubarak con un altro nome. Gli Stati Uniti devono seguire con attenzione gli sviluppi delle prossime ore e rimarcare i principi su cui si basa il nostro rapporto col Cairo. Io, però, temo che a breve dovremo considerare di bloccare i nostri aiuti economici al governo”.
Il Corriere intervista Saad Eddin Ibrahim, storico dissidente degli anni Mubarak. Dice: “Ma quale colpo di Stato, le due sentenze dell’Alta Corte sono finalmente un segno che la legge e la magistratura sono rispettate anche in Egitto, sono un passo che nel lungo termine si rivelerà positivo per il nostro Paese e che tutti dovrebbero accettare in nome della democrazia e della Rivoluzione”. Secondo Ibrahim il Paes non tornerà indietro, “nemmeno se Mubarak toranesse rais potrebbe dominarci come in passato” e i giovani di Tahrir “troppo idealisti, hanno fatto errori enormi. Non si sono organizzati e hanno demonizzato i leader, i partiti, la politica”. Non crede che Shafiq, cui l’Alta Corte ha spianato la strada, sia un ritorno al vecchio regime? No, “anzi, lo voterò. Al primo turno avevo scelto il candidato socialista arrivato terzo, ora voterò lui perché temo molto di più una vittoria dei Fratelli musulmani”, “e conosco Shafiq: pochi giorni fa ho passato tre ore con lui e gli ho chiesto di impegnarsi su sette punti per me cruciali, dai diritti umani e alle libertà, all’impegno di lasciare dopo un mandato. Ha accettato, ufficialmente”.

E poi

Su La Repubblica, un intervento del premio Nobel per l’economia Amartya Sen invita l’Europa a “tornare a scuola da Keynes”, poiché i fondamenatli dell’attuale politica di austerità non servono e l’efficienza dei mercati deve andare di pari passo con l’offerta dei servizi pubblici: “siamo davvero molto lontani dall’idea di una “Europa democratica e unita” cara ai pionieri dell’Unione europea”.
Secondo Il Fatto “l’ultima tentazione” dell’Ingegnere Carlo De Benedetti è quella di “prendersi un pezzo della Rai”: confiderebbe nella privatizzazione dei tecnici. “Rai2 fa gola: De Benedetti ci pensa, al Pd non dispiace”, perché il partito vorrebbe nominare un consigliere di amministrazione vicino a Repubblica (Massimo Valentini avrebbe declinato, correrebbero invece Sandra Bonsanti e Concita De Gregorio).

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