Libia: incursori italiani pronti a partire

Il Corriere della Sera compie oggi 140 anni e per celebrare l’avvenimento domani sarà in edicola con uno speciale gratuito di 96 pagine, con le firme di ieri e di oggi: “Il Corriere e 140 anni a raccontare il mondo”. E’ Claudio Magris a ripercorrere la sua lunga esperienza in questo quotidiano.

A centro pagina: “Libia, l’Italia pronta a muoversi”, “Gli 007 già a Tripoli. Sale l’allarme attentati, agli Europei rischio di partite a porte chiuse”, “Decreto. Decise le regole di ingaggio, coordinerà Palazzo Chigi. Il ministro Ali Ramadan: Roma guidi, ma ci consulti”.

Più in basso: “Sulle primarie pd il caso Napoli. Roma, sfida tra ex”, “Inchiesta sul voto di scambio” (ci si riferisce al caso del comune di Casavatore, ndr.).

A fondo pagina, Andrea Pasqualetto traccia un ritratto della fidanzata di Giulio Regeni, che ha contattato e incontrato, ma che ha rilasciato solo poche parole: “’Senza Giulio, la mia tragedia infinita’”, “La fidanzata di Regeni lavora alla sede dell’Onu di Kiev: è tutto troppo doloroso”.

Di fianco: “Un polo dell’editoria tra Repubblica e Stampa”. Ne scrive Sergio Bocconi.

In apertura a sinistra il commento di Massimo Gaggi sulle primarie americane: “L’America ignota di Donald Trump”.

La fotonotizia a centro pagina è per il ritorno degli astronauti della “missione dei gemelli”, che hanno testato la fattibilità di un viaggio con equipaggio umano su Marte, come scrive Tullio Avoledo.

La Repubblica, in apertura a sinistra: “Repubblica e Stampa, il polo del futuro”, “Sarà il primo gruppo editoriale. Nell’accordo anche il Secolo XIX. Fca esce dal Corriere della Sera”.

“Le radici comuni” è il titolo del commento dell’ex direttore del quotidiano, Ezio Mauro.

La grande foto che campeggia di fianco è per la periferia devastata di Damasco e correda il reportage dalla capitale siriana di Alberto Stabile: “Così resiste Damasco”, “Siria, viaggio nella fragile tregua: ‘Il Califfo tonerà a colpire, lo fermeremo’. I servizi segreti: rischio infiltrazioni dell’Is tra i profughi in arrivo dai Balcani”.

Sul caso Regeni: “Regeni, il Cairo collabora, ma Gentiloni: ‘Non basta’. Ecco i suoi studi sul regime”. Ne scrivono Giuliano Foschini e Carlo Bonini.

Più in basso: “Omicidio stradale, fino a 18 anni di cella per i pirati del volante”, “Sì al Senato con la fiducia”.

Sulle primarie Usa: “L’altra America di Trump adesso fa paura a Hillary”, scrive Alexander Stille.

Di fianco: “Milano, la sanità fai da te”, “’Le mie ricerche pagate con la raccolta dei tappi’”. In Lombardia -scrive Brunella Giovara- migliaia di persone raccolgono tappi. E con 170 tonnellate l’anno ci pagano il contratto di una ricercatrice, Alessandra Trojani.

La Stampa: “Hillary-Trump, via al duello per conquistare l’America”, “Il Supermartedì assegna sette Stati ognuno ai favoriti alle presidenziali di novembre”, “Sabders e Cruz ancora in corsa, ma l’impresa appare difficile”. Sul fronte dei democratici: “Ecco perché Clinton piace a tutti”, spiega Gabriel Guerra Mondragon. E nel campo repubblicano: “Ma Donald unifica i populisti”, scrive Kurt Volker.

Di spalla: “Editoria, nasce il polo Stampa-Repubblica. Sarà leader in Italia”, “Elkann: atto di fiducia nel Paese”, “Fca lascia il gruppo Rcs. Bene i titoli in Borsa”.

A commentare la notizia sono Francesco Manacorda (“Dai salotti del Novecento all’era digitale”) e Luca Ubaldeschi (“Tre famiglie che rilanciano sui media”).

A centro pagina: “Pugno di ferro contro i pirati al volante”, “Inasprite le pene e le aggravanti per chi fugge: il testo era in discussione dal 2012”.

In prima anche “il caso” a Roma: “I topi fanno chiudere il Coloesso”, “Rifiuti nelle biglietterie. Il centro di Roma invaso da sei milioni di roditori”.

Poi, da Sanremo: “Posto fisso, centinaia di curricula per sostituire i furbetti licenziati”.

Il “Buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato alla direttiva europea che potrebbe permettere alle banche, in caso di mancato pagamento di sette rate del mutuo, di portar via la casa al debitore: “L’Europa a rate”.

Il Fatto: “La Stampapubblica di Fiat-Cdb scatena la guerra al Corriere”, “Editori riuniti. Nozze all’Espresso, via Solferino cerca un azionista”, “La fusione è ufficiale: Fca lascia l’editoria, la holding Exor di John Elkann diventa azionista con il 5 per cento del Gruppo Espresso che sommerà, a Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX. Gli Agnelli annunciano la vendita anche della propria quota nella Rcs e adesso il comando del Corriere è tornato contendibile”.

A centro pagina: “Il Pd scopre che il suo governo sui mutui casa l’ha fatta grossa”, “Risvegli. Protesta M5S contro il decreto del 21 gennaio. Si svegliano anche i Dem”, “Il Parlamento si accorge ora del decreto -voluto dalle banche- con cui si permette di togliere la casa a chi non versa sette rate del mutuo, senza passare da u giudice. A un passo dal sì, la maggioranza assicura modifiche, Palazzo Chigi ci pensa”.

Poi, sulla “Nuvola” di Fuksas: “Tra i creditori l’Eur paga prima la coop di Buzzi”.

Di fianco, sul caso del Comune di Casavatore, in provincia di Napoli: “Casavatore, nel ventre campano dove il voto è un pacco di pasta”, “Le intercettazioni della compravendita”.

Poi, a destra, sulla “Propaganda” di Matteo Renzi, con foto della doccia gelata che si impose nel 2014: “Sla, Renzi si fece la doccia. Ma la ricerca non ha fondi”, “L’annuncite del premier continua: ‘2,5 miliardi per l’innovazione’”.

L’editoriale del direttore Marco Travaglio è dedicato ai tradimenti della Costituzione (dal ripudio della guerra alla nomina dei candidati da parte delle segreterie dei partiti, dal principio secondo cui le Camere approvano le leggi articolo per articolo che viene travolto con la fiducia, ecc.)

Il Giornale: “Caos su canone e mutui”, “L’esecutivo costretto a battere in ritirata: bloccato il decreto che consente alle banche di prendere le case dei morosi. E Assoelettrica non stacca la luce a chi non paga la Rai”.

Più in basso, foto di Donald Trump: “Ciclone elettorale”, “Tasse, sicurezza e migranti. Le parole d’ordine di Donald Trump. Il politologo: ‘Trump copia dalla politica italiana’”, “Il miliardario stravince e spaventa la sinistra”.

Più in basso: “Salvini rompe: no a Bertolaso”, “Ma il Carroccio è spaccato tra i moderati di Giorgetti e i pasdaran del leader”.

Sulla legge con cui si introduce il reato di omicidio stradale: “L’omicidio stradale è legge col carro attrezzi di Verdini”, scrive Pier Francesco Borgia.

L’editoriale del direttore Alessandro Sallusti: “Repubblica mangia La Stampa”, “Ma ora nessuno si lamenta dell’incubo del monopolio”.

Sul fisco e la direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi: “Il ‘lato oscuro’ di uno Stato che ci dissangua”, di Carlo Lottieri.

A fondo pagina, su un libro di Corrado Ocone: “I maestri liberali per ripensare il ‘900”, di Dino Cofrancesco.

E sul tema “Generazioni a confronto”: “Gli ultimi sono i primi: stiamo vivendo una rivoluzione”, scrive Giuseppe De Bellis.

Siria

Su La Repubblica, alle pagine 2 e 3 il reportage di Alberto Stabile da Damasco: “Nelle vie dove l’Is sfida la tregua, ecco l’ultimo fronte della guerra”, “Il centro della città sembra tornato a vivere, ma è in periferia che il Califfato fa strage con i kamikaze e minaccia la moschea di Sayyda Zainab cara agli sciiti. Qui, le strade hanno i segni dei bombardamenti e sono piene di check-point dei miliziani di Assad e Hezbollah, ma la gente ha paura: ‘Vogliono cancellare la Siria’”, “Le macchine di Nasrallah (il leader di Hezbollah, ndr.) si distinguono perché non hanno targhe e sono qui per difendere i luoghi sacri. Nel suk si temono altri massacri. ‘La sera impariamo a usare le armi. Dobbiamo difenderci’”.

Con un’intervista di Francesca Caferri al Peter Maurere, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa: “Paese distrutto, il cessate il fuoco non basta”.

La Stampa: “Un Kurdistan siriano con il sì di Mosca e il tacito assenso Usa”, “Nel progetto di una Siria federale, si delinea il piano per una regione indipendente. Resta l’ostilità turca”. Ne scrive Giordano Stabile.

Libano (Sauditi, Paesi del Golfo)

Su La Stampa: “La controffensiva dei sauditi: ‘Hezbollah gruppo terroristico’”, “La mossa di Riad contro l’Iran decisa con gli altri Paesi del Golfo. Cancellati tre miliardi di aiuti destinati all’esercito libanese”. Di Rolla Scolari.

Libia, Balcani (e allarme terrorismo)

Sul Corriere della Sera, alle pagine 2 e 3, attenzione per la crisi mediterranea e la Libia. “Libia, missioni dirette dai Servizi. E sarà il premier a dare il via”, “Cinquanta incursori pronti a partire. Atti comunque secretati”, scrive Marco Galluzzo a pagina 2.

In basso,sull’allarme lanciato dalla nostra intelligence all’interno della Relazione annuale del Dipartimento per l’informazione e la sicurezza, che coordina l’attività dei servizi segreti: “Resta alto il rischio di attacchi stile Parigi. Ipotesi porte chiude per gli Europei 2016”.

Su La Repubblica: “’Terroristi infiltrati sulle rotte dei migranti’. L’allarme dei Servizi”, “La relazione al Parlamento: rischio concreto dai Balcani. Europei di calcio nel mirino, possibili partite a porte chiuse”.

Su La Stampa: “Allarme dei servizi: ‘I Balcani vivaio e corsia di transito dei jihadisti’”, “La relazione al Parlamento: nella rotta seguita dai migranti un corridoio biunivoco- Aumenta il proselitismo e cresce il rischio attentati, soprattutto per il Vaticano”.

Il Corriere, con Lorenzo Cremonsei, inviato a Tripoli intervista il ministro degli Esteri della coalizione di milizie e forze politiche ispirate all’ideologia dei Fratelli musulmani, Ali Ramadan Abuzaakouk: “Il ministro di Tripoli: ok a guida italiana. Ma ogni azione va concordata con noi”, “Ogni tipo di operazione militare sia minuziosamente concordata con il nostro governo a Tripoli e le forze militari sul campo”, “Crediamo nella necessità di un governo di unità, ma non a costo di accettare finti leader che neppure vivono in Libia”. Dice ancora il ministro: “L’Isis è un cancro pericoloso per la Libia e la regione intera, che comprende l’Italia. Vorrei però aggiungere che le prime a batterlo sul campo sono state le milizie islamiche moderate. A Derna, dove le formazioni legate ai Fratelli Musulmani sono particolarmente attive, la popolazione si è ribellata e ha scacciato Al Qaeda e Isis. Il capo militare di Tobruk, invece, è quel generale Khalifa Haftar che fu uomo di Gheddafi oggi dimostra di collaborare con gli ex fedeli del dittatore, che guarda caso stanno cooperando con Isis a Sirte e le altre roccaforti del vecchio regime”.

Iraq

A pagina 3 de La Repubblica, sull’azienda Trevi del cesenate che ha firmato l’accordo per il consolidamento e la messa in sicurezza della diga di Mosul, in Iraq: “Trevi firma l’accordo, gli italiani verso Mosul. ‘Tempi stretti per salvare la diga’”, “Il contratto con il governo iracheno vale 273 milioni: a proteggere i tecnici del gruppo ci saranno 500 militari”.

Il caso Regeni

Su La Repubblica, pagina 6, l’articolo di Giuliano Foschini: “’Giulio ucciso dai terroristi’. Il Cairo cambia versione, consegnati i primi verbali”, “La presidenza egiziana: vogliono dividerci dall’Italia. Cento pagine in arabo alla Farnesina: ‘Troppo poco’”.

A pagina 7 l’articolo di Carlo Bonini: “’Regime di torturatori’, ecco il libro-denuncia su cui lavorava Regeni”. Ci si riferisce al testo pubblicato nel 2014 dalla supervisor di Regeni alla Cambridge University, Maha Abdelrahman. Il titolo era: “Egypt’s long revolution”. Ed era -secondo Bonini- il punto di partenza della ricerca di dottorato di Regeni. Si legge nell’incipit: “Questo libro analizza le nuove forme di mobilitazione politica nate in Egitto in risposta alle crescenti proteste contro le politiche autoritarie e le deteriorate condizioni di vita figlie di politiche neo-liberiste e di un capitalismo clientelare”. Quanto alla repressione messa in atto dal regime, si legge: “L’uso della tortura in Egitto non è una novità (…). La tortura è stata regolarmente utilizzata come metodo di interrogatorio”, “E’ una pratica che non si è mai interrotta”. La docente scriveva ancora: “Per sostenere il fabbisogno di un sistema del terrore in piena espansione, il Ministero dell’Interno egiziano ha cominciato a dare in outsourcing il lavoro sporco. In una cornice di crescente impunità, ha dato vita a una nuova ‘forza di polizia’: i baltagya, i teppisti. Sono criminali comuni, normalmente con precedenti penali e conosciuti alla polizia, pagati per mettere in riga e dare lezioni ai cittadini, in cambio di impunità nelle loro attività criminali, in genere il traffico di droga. Il lavoro dei baltagya si è andato allargando, finendo per includere l’intimidazione degli elettori, il pestaggio dei sospettati e degli attivisti politici, violenze sessuali, provocazioni in manifestazioni di piazza. Del resto, la loro capacità di infiltrazione in pressoché ogni gruppo li rende invisibili anche alle normali forze di polizia”. E tra le piste che mancano tra le ipotesi investigative del Ministero dell’Interno egiziano -dall’incidente stradale al delitto a sfondo omosessuale- quella dei baltagya, conclude Bonini,è proprio quella che manca.

Primarie Usa

Su La Stampa: “La battaglia fra i conservatori”, “I repubblicani litigano su come battere l’inafferrabile Trump”, “Il magnate vince in sette Stati. Cruz male al Sud. Flop Rubio: non lascio. E rispunta l’idea Romney”. Di Paolo Mastrolilli.

Su La Repubblica Federico Rampini: “Delusa e impoverita, l’America nascosta fa volare Trump”, Migliaia di persone che nono avevano mai votato portano al trionfo il più radicale dei repubblicani”.

Su La Stampa: C’è la rabbia dell’America impoverita dentro la coalizione che spinge il magnate”, “Disoccupati, operai e pensionati non vedono il boom della New Economy”, scrive Gianni Riotta.

Su La Repubblica, pagina 9, l’articolo di Vittorio Zucconi da Washington: “Hillary, l’avversaria perfetta, così ‘the Donald’ prepara la sua campagna del fango”, “La forza del miliardario è la sfrontatezza: attacchi che travolgerebbero qualsiasi altro candidato. E la ‘macchina perfetta’ della Clinton potrebbe accusare il colpo”.

Ancora da Repubblica segnaliamo l’analisi di Alexander Stille alla pagina dei commenti e delle idee: “L’altra America di Trump che fa paura a Hillary”.

Su La Stampa: “La strategia della Clinton”, “’Donald è inaffidabile’. Hillary verso il duello per la Casa Bianca.”, “Per il marito Bill sbagliato sottovalutare il tycoon. Non bisogna fare risse, ma sfidarlo sui contenuti”. Di Francesco Semprini.

Sul Corriere il reportage da Houston di Massimo Gaggi, nella “fortezza” Texas del candidato repubblicano Ted Cruz: “Ma Ted Cruz ci crede ancora, ‘Solo io salverò i repubblicani’”, “Il senatore cerca di sottrarre il più alto numero di delegati al magnate in modo da impedirgli di arrivare al ‘quorum’”

Sul Corriere, Giuseppe Sarcina da Miami: “Il test della Florida per Clinton e Trump”. Le primarie della Florida, previste per il 15 marzo, saranno il test più importante -sottolinea Sarcina- visto che questo Stato assegnerà un numero di seggi consistente: 246 per i democratici, 99 per i repubblicani. “A Miami si capirà se il bus di Sanders non sia prossimo al capolinea. Ancora più netto sarà il responso per i conservatori, perché cambieranno le regole: chi ottiene più voti si porta a casa tutto il pacchetto”.

Sulla stessa pagina, un articolo di Maria Laura Rodotà sui “sanderisti”, ovvero i sostenitori di Bernie Sanders: “Bernie ha rimesso i liberal in gioco. E Hillary ci punta”, “Sanders ha portato alle primarie molti nuovi elettori e ha spostato a sinistra Hillary”.

Repubblica-Stampa

Su La Repubblica, alle pagine 12 e 13. “Polo Repubblica-Stampa, nasce il gruppo leader dell’informazione italiana”, “Alla Cir il 43%, a Exor e Perrone il 5% a testa. Coinvolto il Secolo XIX. Fca via da Rcs: ‘Salvata già tre volte’”. Ne scrive Ettore Livini.

A pagina 13: “Addio al Corriere, e ora il Lingotto si concentra sull’auto”, “Si conclude dopo quasi un secolo il rapporto tra Fiat e giornali. Per Exor comincia una nuova avventura”, scrive Paolo Griseri.

L’ex direttore de La Repubblica Ezio Mauro, a pagina 15: “Le radici comuni di due mondi del giornalismo e della cultura”, “I destini di Espresso, Repubblica e Stampa si sono spesso incrociati negli anni senza perdere la loro identità”, “Scommettendo sul sistema dell’informazione, oggi si scommette sul bisogno del Paese di conoscere e sul suo diritto di sapere, dunque sulla sua crescita civile”.

Su La Stampa: “Fusione La Stampa-Repubblica. Nasce il superpolo dell’editoria”, “Accordo tra Itedi e L’Espresso, le testate resteranno indipendenti”. E l’analisi di Francesco Manacorda: “Dai salotti buoni alla Silicon Valley. La scommessa della nuova generazione”, “Ai De benedetti il 43% del gruppo. Exor avrà il 5%. E Fca esce da Rcs”. A pagina 7 Luca Ubaldeschi dà conto del discorso di John Elkann alla redazione: Elkann: l’impegno di tre famiglie per creare un gruppo leader in Europa”, “Vogliamo anticipare i cambiamenti dell’editoria”.

E poi

Su La Repubblica, a pagina 29, un intervento dell’ex premier laburista Tony Blair: “Una nuova strategia contro il terrorismo”. “Si tratta di religione o non è piuttosto il prodotto di fattori sociali ed economici? E’ di aiuto definirlo estremismo islamico o ci aliena proprio quelli che abbiamo bisogno di avere al nostro fianco per sconfiggerlo? Soprattutto, il problema è di una frangia di fanatici? O la causa principale è uno spettro di opinioni all’interno dell’Islam, unite da un’ideologia di estremismo islamico che ha un’influenza maggiore?”, si chiede Blair. E prosegue: “Credo che il problema non sia una frangia di fanatici, ma uno spettro con un’ideologia; che questa ideologia abbia le sue radici in una perversione della religione -la religione dell’Islam- e nella visione del mondo che ne deriva, ostile all’Occidente e alla pacifica convivenza tra persone di fedi diverse”; questa ideologia non appartiene alle tradizioni e alle credenze corrette e storiche dell’Islam, anzi, è in contrasto con esse. Definire la sfida è “il pre-requisito per sconfiggerla”, scrive Blair. E la sfida “cresce”, mentre 2c’è chi, a sinistra, vuole il nostro disimpegno, crede che le nostre politiche siano in gran parte causa dell’estremismo”; “altri, a destra, pensano che il problema sia l’Islam stesso”; “abbiamo bisogno di un nuovo approccio -che definirei di un centrismo più muscolare- che sia una sintesi delle lezioni del periodo dall’11 settembre ad oggi”.

Su La Repubblica, pagina 4: “’Invasione araba’. La destra francese contro il Papa”. Spiega Anais Ginori che una frase del Pontefice, davanti ad una delegazione di cattolici francesi (“Quante invasioni ha conosciuto l’Europa nel corso della sua storia! Ha sempre saputo superare se stessa, andare avanti per ritrovarsi più grande grazie allo scambio tra culture”), ha scatenato un caso politico in Francia. Diversi esponenti della destra le hanno rilanciate fuori contesto. Robert Ménard, sindaco di Béziers vicino al front National, ha twittato: “Il Papa parla di invasione araba in Europa. Qualcuno può informarlo che la maggioranza degli arabi è musulmana?”. E un altro esponente del Front National, Joffrey Bollée: “Il Papa ha inventato il concetto di invasione positiva”. Un’altra dichiarazione del Papa che ha colto di sorpresa la delegazione venuta da Parigi -scrive Ginori- è stata a proposito della laicità: “La Francia deve diventare uno Stato più laico”. Ma il pensiero del Papa era più complesso: “Una laicità sana comprende un’apertura a tutte le forme di trascendenza, secondo le diverse tradizioni religiose e filosofiche”.

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