A Milano sfila il white bloc

Il Corriere della sera: “Renzi: ‘non saranno dei fischi a fermarci’. Piano del governo per il patto anti povertà”. Il titolo più grande: “In ventimila per pulire Milano”. “Cittadini in piazza con guanti e spugne, via gli sfregi dai muri. Mattarella: ammirato”. “Pisapia: ribellione contro i soprusi. Cinque francesi arrestati. Maroni: cause ai centri sociali”. E poi: “Il test del Dna sulle felpe lasciate dai black bloc”.
A centro pagina: “Decine di barconi in Sicilia e Calabria. Record di arrivi. Migranti vittime al largo della Libia”.
L’editoriale, firmato da Aldo Cazzullo, è dedicato alle elezioni regionali: “Le periferie dei partiti in polvere”.

La Repubblica ha in prima una grande foto della manifestazione ieri a Milano con il sindaco Pisapia in prima fila: “La marcia dell’orgoglio: ripuliamo Milano. L’agente picchiato: ‘È stata una trappola’”, “Manifestazione dei cittadini. Fermati 5 francesi, test Dna agli indagati”.
“La maggioranza non più silenziosa”, è il titolo dell’editoriale di Stefano Folli.
In apertura a sinistra, le parole pronunciate ieri dal presidente del Consiglio alla Festa dell’Unità di Bologna, dove è stato contestato da Cobas della scuola: “’Senza ddl scuola 100mila a rischio’. Renzi contestato”, “Camusso: riforma pro ricchi. Domani sciopero”, “Tensione a Bologna: ‘Non mi spaventano’”, “Ultimo voto sull’Italicum, Letta guida i ribelli”.
E il richiamo all’intervista del quotidiano alla segretaria Cgil Camusso: “’Cambiare la Fornero con una patrimoniale’”.
A fondo pagina, gli organizzatori del premio Pen Andrew Solomon e Suzanne Nossel: “Premieremo Charlie Hebdo per difendere Eddie Murphy”.

Anche La Stampa ha in prima una grande foto della manifestazione di ieri a Milano: “Il corteo dell’orgoglio di Milano”, “Sfilano in ventimila dopo aver ripulito e riordinato la città devastata dai black bloc”, “Mentre l’Expo continua il suo successo di pubblico: in tre giorni 500 mila ingressi e 800 mila pasti consumati”.
“La rivincita del Paese che dice ‘sì’” è il titolo dell’editoriale del direttore Mario Calabresi.
A centro pagina: “Renzi contestato, ‘Ma non ho paura’”, “Tensione alla Festa dell’Unità di Bologna”.
In prima, sulla legge elettorale: “Italicum, oggi il voto finale alla Camera”.
E un intervento di Bill Emmott sul Regno Unito che va al voto: “Bipartitismo addio, Londra come l’Italia”.

Il Fatto ha un fotomontaggio che ritrae il presidente del Consiglio nelle vesti di Pinocchio, con la scritta “Bocciato”. Il titolo: “Renzi e Giannini fa rima con Gelmini”, “Domani in sette città la grande protesta contro la ‘buona scuola’ del governo. Parlano alunni, genitori, docenti e amministrativi. Tutti uniti contro la riforma. Gli insegnanti italiani sono i peggio pagati d’Europa: 23 mila euro lordi l’anno per un maestro contro i 40 mila dei tedeschi. E lavorano di più: 18 ore la settimana contro la media di 16,3”.
A sinistra: “Manganellate e tanti fischi, Renzi scopre il dissenso”. A Bologna, alla Festa dell’Unità.
E “gli ex in tv”, “Letta non sta sereno e attacca: ‘Matteo si comporta come Berlusconi’”.
Su Expo e la manifestazione ieri a Milano: “Milano va in piazza e cancella le ferite”. “Città mobilitata ma cadono i soffitti”.

Il Giornale: “Toghe complici dei black bloc. Le carte lo provano”. “Tra i devastatori anche i (tanti) antagonisti fermati e poi liberati prima del corteo”. “E Milano si ribella a Pisapia: ‘Ci hai abbandonati'”.
L’editoriale, firmato da Piero Ostellino: “Quegli idioti in piazza e quelli (peggiori) che non condannano”.
A centro pagina: “Così si estinguono le coop”. “Dai supermercati all’edilizia l’economia rossa rischia di fallire tra gli scandali”.
Da segnalare anche un articolo su Carlotta Sani, la portavoce dell’Unhcr: “Carlotta, la nuova Boldrini salva i profughi con le banalità”.

Il Sole 24 ore del lunedì si occupa di fisco: “Il fisco oscuro costa 17 miliardi. La stima del Sole 24 ore sui tempi e le risorse necessari per far fronte ai principali adempimenti tributari”. “Un impegno da 19 milioni di giornate”. “Unico Sc primo in complessità”.
A centro pagina un approfondimento sui fondi Ue e la “volata del 2015. A rischio una dote di quasi 8 miliardi che devono essere impegnati entro l’anno. Il sud in ritardo per difficoltà di coordinamento tra le Regioni”.

Expo

La Stampa, pagina 2: “L’Esposizione si gode una domenica normale. Già 500 mila ingressi”, “Visitatori sereni, gli operai lavorano ma senza ansia. In tre giorni le gente fra gli stand ha consumato 800 mila pasti”.
Alla pagina seguente, il reportage di Paolo Colonnello da Milano: “’Nessuno tocchi Milano’. La rivincita dei ventimila”, “Una massa di persone in strada pulisce e riordina la città devastata dai black bloc. Da chi canta ‘Bella ciao’ ai leghisti, sfila la classe media a fianco di africani e cinesi”.

Su La Repubblica le cronache da questa manifestazione sono alle pagine 10 e 11: “Milano, 20mila contro i violenti, ‘Ripuliamo questo schifo, la nostra Expo non se lo merita’”, “Tute colorate in piazza con spugne e pennelli: ‘I teppisti non passeranno’. Pisapia: no a delinquenti e utili idioti. L’appello a ricandidarsi: ‘Ripensaci’”.
La Repubblica intervista Roberto Vecchioni, che dice: “Credono di fare la rivoluzione ma devastare tutto è solo demenziale”. E alle pagine seguenti riferisce anche delle dichiarazioni del leader non global Luca Casarini: “I protagonisti la chiamano rivolta, ma la vera rivolta è quella di Baltimora, degli Indignados spagnoli, dei migranti di Risarno. A Milano invece è andato in scena un capolavoro al contrario: una guerriglia urbana idiota, inutile, autoreferenziale, controproducente e senza consenso sociale. Che è riuscita a dare torto a quelli che avevano ragione nel contestare l’Expo”.
La Repubblica raccoglie le dichiarazioni dell’agente immortalato da una foto a terra, sotto i colpi dei black bloc: “L’agente preso a bastonate: ‘Inseguivo un black bloc e sono caduto in un’imboscata, senza casco ora non sarei qui’”, “Uno mi colpiva al corpo, un altro cercava di spaccarmi la visiera. Poteva finire molto peggio”.
E poi le indagini: “I pm ordinano il test del dna per inchiodare i devastatori, arrestati cinque francesi”.

Le “domande” de La Stampa, pagina 5: “Ecco perché sembra impossibile fermare la violenza nelle piazze”, “Leggi antiquate rispetto alla tecnologia, giudici troppo garantisti che non hanno espulso i black bloc. Ora si pensa all’arresto in flagranza posticipato: negli stadi ha dati risultati, nella strade funzionerà?”.

Il Giornale intervista il sindacalista del Sap, Sindacato autonomo di polizia, Gianni Tonelli, che “denuncia la trattativa Stato-black bloc che ha condizionato il mantenimento dell’ordine pubblico durante la manifestazione milanese del primo maggio scorso”. Dice che “noi volevamo arrestarli, ma secondo la Realpolitik del governo tutto ciò avrebbe significato esporsi al rischio di sclerotizzare le tensioni per sei mesi. Questo è un modo di affrontare la situazione da pagliacci: non si tratta di repressione ma di applicazione della legge”. I colleghi hanno obbedito “ma sono amareggiati”. “Se le condizioni sono queste, allora ci lascino in caserma, perché rischiare la nostra vita per le ragioni di bottega di qualcun altro non è appropriato”. “Del compiacimento del ministro non me ne faccio proprio nulla. Servono strumenti concreti come l’arresto obbligatorio per travisamento e danneggiamento. Servono che non vengano votati provvedimenti come il reato di tortura perché se un collega avesse preso un black bloc intimandogli di rivelare il nascondiglio delle molotov, con la nuova normativa, avrebbe rischiato una pena detentiva”.

La Repubblica dà conto della reazione del governatore della Lombardia Roberto Maroni, secondo cui sarebbe stato necessario sospendere l’accordi di Schengen 15 giorni prima dell’inaugurazione di Expo. E la risposta del ministro dell’Interno Alfano: “Chiudere mentre aspettiamo i visitatori? Geniale! Eppure quando lui era al posto mio, il 15 ottobre 2011, fece devastare il centro di Roma senza toccare Schengen”.

Su Il Giornale, Luca Fazzo si sofferma sui fermi effettuati prima della manifestazione del primo maggio a Milano, e sul fatto che i fermi non sono stati trasformati in arresti. “‘Siamo qui per vedere una partita di calcio. Quale? Non ricordo’. Sono bastate scuse assurde di questo tipo ai giudici che prima del corteo non hanno convalidato l’espulsione richiesta dalla polizia per i black bloc fermati. I passamontagna? ‘Per proteggersi dallo spray dei graffiti, non sono soggetti pericolosi’. Così la magistratura si è resa complice della devastazione”.

Il Corriere scrive che uno dei giovani fermati e poi rilasciati, Joseph L., “che non vive in Italia e dunque ha scarse conoscenze a Milano, non compare davanti al giudice con un difensore d’ufficio, come sarebbe prevedibile. Si fa invece assistere da un avvocato di fiducia, e guarda caso è proprio uno dei legali nominato da molti degli anarchici milanesi, francesi e tedeschi trovati dalla Digos nelle case occupate del Giambellino”. Ovviamente non c’è “niente di illecito”, scrive il quotidiano, ma la coincidenza “non è però casuale”. I numeri: “In due giorni, tra 28 e 30 aprile, la questura ha chiesto l’allontanamento dall’Italia per dieci presunti anarchici. Solo tre provvedimenti sono stati convalidati dal Tribunale; altri 3 sono stati accettati solo al secondo ‘tentativo’, dopo che la Digos ha trovato per la seconda notte consecutiva, nelle medesime case occupate del Giambellino, gli stessi tedeschi con fumogeni e maschere antigas. Quattro richieste sono state rifiutate. Per tredici francesi trovati con bastoni e martelli, infine, non è stato neppure possibile firmare il provvedimento: erano senza documenti” e “il consolato è stato poco solerte nella collaborazione, facendo scadere i termini”.

Renzi, scuola

Sul Sole ci si occupa del programma di interventi del governo denominato “La Buona Scuola”, che fa discutere. “Tra gli obiettivi dell’Esecutivo, spicca il tentativo di avviare a soluzione il problema dei precari in cattedra o in cerca di cattedra”. Il quotidiano spiega qual è la situazione di questi insegnanti, ovvero come è composto “il limbo del precariato scolastico”.

Sul Corriere, il sondaggio di Nando Pagnoncelli è dedicato al tema: solo il 2% degli italiani “dichiara di conoscere la riforma in dettaglio (probabilmente i diretti interessati) e il 26% ne conosce i principali punti. La maggioranza assoluta (57%) sa solo che se ne sta discutendo e il 15% ignora del tutto l’argomento”. L’assunzione dei precari “suscita un largo consenso” (81 per cento). Quanto ai poteri maggiori per i dirigenti, “si tratta di un provvedimento che incontra il favore della maggioranza degli intervistati (56%) ma suscita critiche da parte di una importante minoranza (40%). Il dissenso prevale tra gli elettori grillini, i residenti nelle regioni centro-meridionali e gli studenti. Tra i dipendenti pubblici si registra una netta divisione: 51% i favorevoli e 49% i contrari”. Infine, sulla possibilità per i genitori degli alunni iscritti a scuole private paritarie di usufruire di detrazioni fiscali “prevale la contrarietà: il 56% esprime un giudizio negativo mentre il 42% si dichiara a favore”.

La Repubblica, pagina 2: “Renzi contestato a Bologna, ‘I fischi non mi fermano, avanti su Italicum e scuola’”, “Tre feriti negli scontri tra polizia e militanti dei centri sociali. Il premier ai prof: ‘Senza il ddl saltano 100 mila assunzioni’”. Alla pagina seguente: “Matteo tratta coi docenti: ‘Meno poteri ai presidi’. ‘Sì, ma non ci convinci’”. Si tratta del “faccia a faccia di un’ora” che si è tenuto ieri a Bologna tra Renzi e una delegazione di quattro rappresentanti della protesta della scuola, guidati da Giovanni Cocchi (60 anni, insegnante delle medie e già leader storico del movimento della scuola bolognese) dopo il comizio. “C’è già un emendamento presentato ieri sera in commissione -dice Renzi- in cui viene restituito potere agli organi collegiali, cioè al consiglio di istituto”. “Non è vero, non c’è stata nessuna riunione”, risponde Cocchi. Ancora Renzi: “Venite sempre a contestarmi dicendo che non rispetto la Costituzione. Ma io assumerò gli insegnanti per concorso, proprio come prevede la Costituzione”. Cocchi: “Ma nella Costituzione c’è anche la libertà di insegnamento, che tu togli”.

Contro la legge sulla scuola si esprime in un’intervista su La Repubblica la segretaria Cgil Susanna Camusso: “La riforma non va, privilegia i ricchi e divide i precari rinviando le assunzioni”, “Le risorse vanno a chi primeggia. A Scampia o allo Zen di Palermo cosa succederà?”. E sul Jobs Act: “Non sta dando effetti perché mancano gli investimenti, soprattutto pubblici”. Poi sulle pensioni: “Le risorse per rimborsare i pensionati si possono trovare subito varando una patrimoniale”. Sui partiti e la politica: “Impegnarmi per una nuova sinistra? È un errore confondere i ruoli ma c’è bisogno di sinistra”.

Il Fatto, pagina 4: “Suona la prima campanella al governo Renzi”, “Domani lo sciopero. Il messaggio vincente del premier trova il primo ostacolo nello scollamento con il mondo della scuola. Dove docenti, studenti, famiglie, non gradiscono la riforma”. Al centro dello scontro: “Il governo punta sui presidi e su una scuola che decide. Questo progetto però vuole rimettere in roga i docenti ridotti a pedoni di una partita a scacchi”, di Salvatore Cannavò.

Sul Corriere il racconto dell’incontro tra il presidente del consiglio Renzi e i contestatori alla festa de L’Unità di Bologna: “‘Chiamateli, voglio parlare con loro’. Quella convocazione al volo dei Cobas”. E poi: “Il leader a Cuperlo: benvenuto a casa tua. E potrebbe dargli la direzione de L’Unità”. Si racconta della perplessità degli “uomini dello staff” di Renzi e della sua insistenza: “Forse non mi sono spiegato: voglio parlare con quei precari. Voglio spiegargli la riforma della scuola che abbiamo in mente”.”
Su Cuperlo il quotidiano scrive che “alcuni sospettano che Cuperlo potrebbe essere il nuovo direttore” del quotidiano del Pd.

Sul Giornale: “Il premier sente aria di Italicum ma alla festa Pd prende solo fischi”. “Renzi si gode l’ormai certo via libera di Mattarella alla legge elettorale ma perde il sostegno dei precari della scuola che lo contestano. Pace fatta con Prodi, Letta invece affonda ancora”. Su Cuperlo si cita una frase di Renzi (“Con lui abbiamo alcune idee bislacche per rilanciare L’Unità”) e si scrive che “circola l’ipotesi che il premier abbia chiesto all’ex antagonista di dirigere lui lo storico foglio di partito, quando riaprirà”.

Italicum, Pd, partiti, regionali

Su La Repubblica, a pagina 2, scrive Goffredo De Marchis: “E ora il leader prepara la sterzata a sinistra: c’è bisogno anche dei dissidenti”, “Nella strategia di pace l’offerta della direzione dell”Unità’ a Cuperlo, che però rifiuta. Palazzo Chigi studia un bonus per i bambini poveri”.
Su Il Fatto, pagina 2, con attenzione per le parole del predecessore di Renzi: “Letta continua: ‘Matteo come Berlusconi’”, “Anche Prodi attacca: ‘Guai a decisioni prima delle analisi. Abituato a una politica diversa’”.

Su La Stampa, in relazione all’ultimo voto sull’Italicum previsto per oggi alla Camera: “Voto segreto e Aventino, ma l’Italicum è al traguardo. Letta guida i ribelli del Pd”, “L’ex premier: legge simile al Porcellum, imitiamo Berlusconi. Dissidenti dem tra no e astensione. Fi, M5S e Sel orientati a uscire”. Scrive Carmelo Lopapa che Renzi “ha dormito sonni tranquilli” perché la strada per l’approvazione dell’Italicum è spianata: “Le uniche incognite sono legate a quanti deputati della minoranza pd si spingeranno fino al voto contrario (sulla carta sarebbero tra 80 e 90, ma solo 38 hanno negato la fiducia nei giorni scorsi) e quale atteggiamento terranno le opposizioni. Chiederanno o meno il voto segreto? Usciranno o no dall’aula? I gruppi di Fi, Lega, M5S e Sel si riuniranno questa mattina per decidere” la strategia da seguire, “ma sono poco più di duecento deputati”. L’ipotesi più probabile è che Fi chieda il voto segreto, abbandonando poi l’aula per consentire che la minoranza Pd prenda le distanze nel segreto dell’urna, “nella speranza di veder lievitare i 38 dissidenti dem fino a 50 o addirittura 60”.

La Stampa, pagina 7: “Capilista bloccati e premio. Così funziona l’Italicum”, “Il sistema elettorale in vigore solo dal luglio 2016. Vale solo alla Camera, in attesa di riformare il Senato”.
E il quotidiano intervista Roberto D’Alimonte, il politologo ispiratore della legge: “Questo sistema ha più equilibrio di quelli di Francia e Inghilterra”. La prima domanda riguarda l’obiezione sul premio che trasforma “una minoranza in maggioranza”. “I sistemi maggioritari – dice D’Alimonte – sono tutti basati sulla disproporzionalità, in cui la minoranza più grande può diventare maggioranza”, “Blair con il 35% dei voti ha ottenuto il 55% dei seggi. In Francia i socialisti col 29% del primo turno delle legislative hanno avuto il 53%. L’Italicum fissa un equilibrio migliore”. In che senso? “Chi vince ottiene 340 seggi”, in Inghilterra e Francia “teoricamente chi vince potrebbe prendersi il 100% dei seggi”.

“Tre questioni sull’Italicum” è il titolo di un commento firmato da Piero Ignazi a pagina 25 de La Repubblica. Secondo Ignazi l’Italicum “non interviene sui nodi del nostro sistema politico. Non restringe il fossato tra elettori ed eletti: anzi, rischia di allargarlo. Non assicura la governabilità: anzi rischia di incentivare la frammentazione dei partiti vincenti”.

Sul Corriere una intervista alla sondaggista Alessandra Ghisleri: “Il premier partirà favorito. Ma per vincere ai ballottaggi meglio il centrodestra del M5S”. Si parla delle elezioni politiche, e si aggiunge che comunque in due anni può cambiare tutto e “il risultato potrebbe non essere scritto come appare oggi”.
Ancora sul Corriere, Aldo Cazzullo firma l’editoriale e scrive delle divisioni tra partiti e coalizioni in vista delle prossime elezioni amministrative. Si cita il caso Campania, dove a sostegno del Pd De Luca “ci sono gli amici di De Mita e quelli di Cosentino, i movimentisti di sinistra e il consigliere regionale di Storace, già pellegrino sulla tomba del Duce; se si considera che il candidato governatore rischia di essere sospeso appena eletto, si ha una vaga idea del disordine che regna nelle periferie del Pd”. Si cita la Liguria, dove si scontrano due Pd come Paita e Pastorino, la Puglia “dove Fitto fa le sue prove di scissione”, il Veneto, con Tosi “guastatore centrista”. Insomma, il tema è la “polverizzazione dei partiti” e “la crisi del bipolarismo, finora definito da Berlusconi: prima si stava con o contro di lui; adesso si gioca tutti contro tutti, o tutti con il giocatore che ha la palla, come nelle partite da bambini”.

La Stampa, pagina 8: “Il ‘ribaltino’ in Campania. De Mita torna a sinistra”, “Area popolare esplode: Ncd e Udc prendono due strade diverse. L’eterno Dc di Nusco si smarca e appoggia il Pd De Luca”.
E sulla stessa pagina: “’La coerenza è solo percezione soggettiva’. Il nipote di Ciriaco spiega la mossa: siluro ad Alfano. Non ha votato l’Italicum e volta le spalle a Caldoro”.

Sul Mattino una intervista al candidato Pd in Campania De Luca, da poche ore alleato con Ciriaco de Mita. Alle spalle “abbiamo anni di polemiche politiche nette e ironie graffianti” mentre “quelli che oggi si stupiscono facevano tranquillamente accordi”, dice. De Luca ricorda che l’Udc è alleato del centrosinistra anche in altre regioni, e con Alleanza Popolare sostiene il governo. Dice di non vedere alcun trasformismo e che anzi “aver conquistato ad una causa di radicale cambiamento anche forze del centrodestra dà ancora maggiore forza alla nostra azione ed avvicina alla vittoria”.

La Repubblica intervista Ciriaco De Mita, che spiega la sua decisione di sostenere Vincenzo De Luca nella campagna per diventare presidente della Regione Campania: “Il mio compito -dice- è recuperare la grande storia democristiana, il grande ruolo che ha avuto la Dc nel Paese”, “Il Pd in realtà mi cercava da mesi, ma ci siamo visti (con De Luca, ndr.) perché l’assessore Udc Pasquale Sommese è passato con il Nuovo Centrodestra, Credendo di liquidarci, si è proclamato portabandiera dell’area popolare in Campania”.

Internazionale

Su La Stampa, due intere pagine sulla Gran Bretagna al voto giovedì firmate da Bill Emmott: “Gran Bretagna al voto tra crisi di identità e lo spettro della paralisi”, “Testa a testa fra laburisti e conservatori, la sfida la deciderà la Scozia. E Londra potrebbe attendere settimane prima di avere un governo”.

La Repubblica ospita l’intervento di Suzanne Nosselmay e Andrew Solomon, organizzatori del “Pen club”, con cui spiegano le ragioni che li hanno portati a premiare e a preferire il settimanale francese Charlie Hebdo, colpito a gennaio dalla furia degli integralisti: “Può anche dar fastidio ma la satira è un diritto”.
Ancora da La Repubblica segnaliamo un intervento di Raif Badawi, che si trova da tre anni nelle prigioni saudite per aver chiesto la separazione tra Stato e religione: “L’appello dal carcere del blogger perseguitato: ‘Le frustate non fermeranno la mia lotta per i diritti’”.

Su La Stampa: “’Riad usa le bombe a grappolo contro i ribelli in Yemen’”, “Human Right Watch: i sauditi hanno armi illegali americane”. Truppe di terra arabe entrano a Aden. E la reazione di Teheran: non accetteremo una soluzione militare.
Su La Stampa, la “storia” raccontata da Gianni Riotta: “’L’America in guerra civile’”, “Il Web inventa il complotto”, “Una manovra militare diventa un colpo di Stato organizzato da Obama. E il governatore del Texas (conservatore) mobilita la Guardia nazionale.

Sul Corriere, il racconto della “ira anti polizia degli etiopi d’Israele”. “‘Tel Aviv non è Baltimora’”. Gli slogan dei manifestanti denunciano “il razzismo dei poliziotti” israeliani. La comunità etiope si sente “esclusa”. Le manifestazioni sono iniziate dal fermo di un etiope, un militare, Damas Pakedeh. Il fermo è stato filmato, il poliziotto autore dell’abuso è stato sospeso “ma i leader della comunità sono sicuri che senza il filmato in carcere sarebbe finito il ragazzo”
Sul Corriere si racconta della battaglia di Christianne Boudreau, 45 anni, canadese, di Calgary, il cui figlio Damian è morto in Siria a 22 anni. “All’inizio del 2013 due agenti del Csis (i servizi canadesi) bussano alla porta della donna a Calgary. ‘Mi dissero che stavano tenendo d’occhio Damian da due anni. E che lui aveva passato il confine tra la Siria e la Turchia, dopo aver trascorso un periodo in un campo di addestramento'”. Lei ha tentato di convincerlo a tornare a casa. Il ragazzo è morto nel gennaio del 2014. “Oggi Christianne ha deciso di reagire e di lottare contro Isis” ed ha fondato “un network di madri di foreign fighters e di ragazzi a rischio”. “La sfida delle matri anti Isis: ‘il Califfo non avrà i nostri figli fragili'”.

Il Sole dà conto della missione di due giorni a Pechino di Miss Pesc Mogherini, domani e dopodomani: si celebrano i 40 anni della istituzione ufficiale delle relazioni diplomatiche Ue-Cina.

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