Israele, l’emergenza sanitaria spinge Gantz. Centrosinistra o unità nazionale?

Israele, formare un governo ai tempi del coronavirus. Gantz ci prova, mentre Netanyahu gioca la carta dell’emergenza sanitaria per provare a restare al potere e, intanto, allontanare i suoi conti con la giustizia. Il presidente israeliano Reuven Ruvlin ha affidato oggi ufficialmente l’incarico di formare il governo al leader di Kahol Lavan (Blu-Bianco) Benny Gantz. Lo ha fatto sapere la stessa presidenza della Repubblica spiegando che Gantz è stato indicato, nelle consultazioni, da 61 deputati, cioè dalla maggioranza dei 120 deputati della Knesset. L’attuale premier Benjamin Netanyahu poteva contare solo su 58.

I numeri di Gantz sono scesi da 62 a 61, visto che la deputata Orly Levi Abekassis del partito Gesher, che fa parte dell’alleanza, non ha dato indicazione né per lui né per Netanyahu. Per quanto riguarda la formazione del governo, la maggioranza di Gantz è formata dai 33 deputati di Blu e Bianco, i 6 di Labor-Meretz, i 7 di Avigdor Lieberman ma anche i 15 della Joint List, cartello che ha unito tutti i partiti arabi. Sui 15 parlamentari eletti, tre si erano dichiarati contrari a sostenere l’ex capo di stato maggiore. Ma dinanzi al presidente israeliano, la posizione dei 3 parlamentari arabi è cambiata, hanno detto che “se ci sono altri che lo sostengono e con noi si arriva alla maggioranza, ci siamo”. Il problema è che l’appoggio degli arabi (sono diventati il terzo partito della Knesset) è rifiutato da alcuni deputati sia di “Blu e Bianco” che di Lieberman. E soprattutto un governo con solo 61 voti di maggioranza (gli arabi darebbero appoggio esterno) sarebbe molto debole soprattutto di fronte alla crisi del coronavirus.

Gantz ha assicurato che farà tutto il necessario per formare velocemente “un governo ampio, nazionale”. “Servirò gli elettori di tutti i partiti e tutti i cittadini d’Israele. Guiderò la battaglia contro il coronavirus, così come quella contro la malattia della divisione e dell’odio” nella società, ha proseguito Gantz, attaccando i tentativi di Netanyahu, di evitare il processo per corruzione. Il leader di Blu-Bianco ha 28 giorni di tempo per cercare di mettere in piedi una coalizione. Poco prima di ricevere formalmente l’incarico, Gantz ha telefonato ad Avigdor Liberman, leader del partito ultra-nazionalista di destra russofono Israel Beitenu, e ad Amir Peretz, leader laburista alla guida della coalizione di sinistra Labor-Gesher-Meretz. A entrambi il capo di Blu-Bianco ha ribadito la sua intenzione di creare un governo il più ampio possibile.

“Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità – dice a Reset il leader laburista -. Al premier incaricato abbiamo ribadito il nostro impegno per un governo che trovi la sua forza da un programma di cambiamento condiviso, in discontinuità con il passato.  Una maggioranza è forte – rimarca Peretz – quanto più è unita. Non è questione di numeri ma di volontà di remare tutti nella stessa direzione. E con Netanyahu ciò è impossibile. Lo si vede anche di fronte al coronavirus. Pur di restare al potere Netanyahu usa l’emergenza sanitaria per tornaconto personale. Il suo cinismo non conosce limiti”.

 

Opzioni sul tappeto

Il presidente Rivlin aveva cominciato ieri di prima mattina le consultazioni con i partiti per formare il nuovo governo israeliano dopo il voto dello scorso 2 marzo. Primo ad essere ricevuto è stato il Likud di Netanyahu che, secondo i media, aveva proposto un governo di “unità nazionale della durata di 6 mesi” guidato dall’attuale premier, cioè da lui stesso.  Subito dopo Rivlin ha visto l’alleanza politica Blu-Bianco di Benny Gantz e poi via via tutti gli altri.

L’obiettivo del presidente – è stato spiegato – è di far nascere un esecutivo forte (oltre i 61 seggi dell’attuale coalizione di centro sinistra) composto dai due partiti maggiori che affronti l’emergenza coronavirus visti i 344 casi fin qui accertati nel Paese. Un disegno complesso che il capo dello Stato ha voluto in ogni caso delimitare nei suoi principi generali offrendo a Gantz la priorità nel formare l’esecutivo. Ora spetta a Netanyahu accettare o meno l’offerta di Rivlin, consapevole del fatto che Gantz intende far approvare una legge che impedisce ad un deputato incriminato di diventare premier e vuole a questo fine rimuovere il presidente della Knesset, Yuli Edelstein del Likud.  Se mai staffetta sarà – convergono gli analisti a Tel Aviv – non potrà che essere iniziata da Gantz e potrebbe vedere in seguito Netanyahu di nuovo al comando solo nel caso di un suo proscioglimento giudiziario.

 

Governare l’emergenza

Il quadro politico, in un verso o nell’altro, è stato in ogni caso segnato dall’infezione da Covid 19. Netanyahu ha fatto la sua prima mossa sabato sera, alle 21 ora locale. In un discorso alla nazione, il primo ministro ha annunciato nuove restrizioni a causa del coronavirus, dicendo: “Dobbiamo fare tutto il possibile, come governo e come cittadini, per non contrarre il virus e non infettare altre persone”.

Netanyahu ha annunciato la chiusura di ristoranti, bar e musei in tutto il Paese, fino a data da destinarsi; in precedenza era già stata annunciata la chiusura delle scuole fino almeno alla metà di aprile, e l’obbligo per tutti quelli che entrano in Israele – sia cittadini che stranieri – di fare un periodo di due settimane di quarantena. 

Durante il suo discorso, Netanyahu ha accennato però a un’altra misura, molto più controversa: ha detto che gli agenti dello Shin Bet – servizio segreto per l’interno di Israele, che solitamente si occupa delle operazioni antiterrorismo – saranno impiegati per individuare le persone contagiate dal coronavirus che non hanno dato sufficienti informazioni sui propri spostamenti. Questo tipo di sorveglianza, hanno detto funzionari israeliani, verrà svolto usando sistemi elettronici usati contro il terrorismo, tra cui il tracciamento dei cellulari delle persone da tenere d’occhio. Lo stesso Netanyahu ha ammesso che misure di questo tipo potrebbero violare le leggi sulla privacy in vigore in Israele.

“Posso tranquillizzare tutti – ha replicato il ministro dei Trasporti Bezalel Smotrich su twitter. – In Israele non c’è e non ci sarà un Grande Fratello. È una misura estrema giustificata da una situazione estrema e pericolosa, per salvare le vite di decine di migliaia di cittadini”.

Poco dopo l’annuncio alla nazione, nella notte tra sabato e domenica Netanyahu ha fatto la seconda mossa, provocando la furiosa reazione delle opposizioni.

Sessanta ore prima dell’inizio del processo a suo carico per truffa e corruzione, Netanyahu, in accordo con il ministro della Giustizia ad interim Amir Ohana, ha ordinato la chiusura del sistema giudiziario israeliano: come ha spiegato Ohana, tutte le attività dei tribunali sono state sospese ad eccezione dei casi urgenti, per prevenire la diffusione del coronavirus.

La misura è stata presa nonostante il parere contrario del ministro della Salute, che aveva detto: “Le istituzioni dello Stato, sia la Knesset sia il sistema giudiziario, sono organi che devono continuare le loro attività”. Il processo contro il primo ministro, che doveva iniziare martedì in un tribunale di Gerusalemme, è stato rinviato al 24 maggio.

Una mossa duramente attaccata dall’opposizione, insorta contro quella che Blu-Bianco ha definito “un uso cinico del coronavirus a fini politici personali”. E che ha visto l’immediato ricorso alla Corte Suprema da parte del “Movimento per la qualità del governo”. Il ministro Ohana – ha sostenuto l’ong nell’appello – non ha la facoltà di prendere un provvedimento del genere, essendo “un ministro ad interim, in un governo di transizione”.

Intanto, il governo ha già chiuso tutte le scuole e predisposto tre grandi centri dove concentrare i malati di Covid-19. Ha anche chiesto all’India di sbloccare l’export di mascherine e materiale sanitario. Le aziende israeliane sono infatti dipendenti dalla filiera indiana. Il premier Narendra Modi ha accettato, anche se il numero di mascherine che potranno essere importate è inferiore a quello richiesto. Sono state imposte restrizioni anche agli spostamenti. A tutti i militari di leva è stato ordinato di tornare in caserma, dove dovranno restare “fino a un mese”. Israele non ha ancora imposto il blocco di tutti i voli, come ha fatto per esempio l’Arabia Saudita, ma le norme imposte ai visitatori stranieri, 14 giorni di quarantena obbligatoria, hanno di fatto bloccato gli arrivi.

Le voci sull’imminente serrata hanno scatenato una corsa ai supermercati per fa provviste. È intervenuto il direttore generale del ministero della Salute, Moshe Bar Siman Tov, che ha spiegato come i negozi di beni di prima necessità rimarranno aperti: “Cittadini, i supermercati non chiuderanno – ha spiegato -. Non c’è urgenza di correre a fare la spesa. Chiedo a tutti di agire con responsabilità e rispettare le indicazioni delle autorità”. Il clima è sempre più quello che si vive in Italia e ora in Spagna. Con un’aggiunta non da poco: la formazione di un governo. “Chiunque faccia prevalere le manovre politiche su tutto il resto, in un momento come questo, chiaramente non ha a cuore il maggiore interesse di Israele. – scrive Nadav Shraai su Israel HaYom – I nostri politici ci hanno trascinato profondamente nelle loro rivalità personali e ideologiche. Queste rivalità hanno un tempo e un luogo. Ma ora non è né il tempo né il luogo. La posta in gioco è semplicemente troppo alta”.

 

Foto: Gali Tibbon / AFP

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