COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Bergoglio pronto a mediare per il Venezuela

Il Nunzio Apostolico in Venezuela, Monsignor Aldo Giordano, ha dichiarato che papa Francesco è pronto a partecipare  a un incontro tra negoziatori del governo e delle opposizioni venezuelani . Non si tratta di un invito, ha specificato, ma di una disponibilità, se le parti vorranno, per riattivare il dialogo e facilitare intese. Il Venezuela sprofonda in una crisi economica senza pari, manca tutto, a cominciare dai farmaci indispensabili per le terapie ospedaliere, i generi di prima necessità, e il Vaticano si è già speso lo scorso anno, inviando il diplomatico Claudio Maria Celli, a sostenere il tentativo di dialogo nazionale in uno sforzo congiunto con l’Unione degli stati Sudamericani UNASUR.

In una situazione drammatica e sempre più polarizzata, con la credibilità internazionale del presidente Maduro ridotta al lumicino per via del  blocco del referendum sulla sua destituzione, lo sforzo di pacificazione e dialogo di Bergoglio non poteva, e non può, che incontrare qualche apprezzamento ma anche critiche, più o meno esplicite. L’anima stessa del regime chavista si presta a espressioni politiche di muscolarità. Bergoglio invece insiste con il dialogo, dando ora, par di capire, la disponibilità anche a un coinvolgimento personale, un fatto senza precedenti. E che appare del tutto coerente con la “visione” di papa Bergoglio. Basta ricordarsi di altre crisi e di altre “condotte”: il Centrafrica, in Siria, in Ucraina. Una visione quella di Bergoglio, che sembra trovare sintesi perfetta nel titolo del libro più famoso del’ex segretario di stato vaticano, Sua Eminenza Agostino Casaroli: “Il martirio della pazienza”.

In Centrafrica infatti molti, pur fattualmente poco interessati a quanto accadeva e poteva accadere in Centrafrica, propendevano per una visione manichea della guerra civile. Bergoglio, recandosi di persona nella capitale centrafricana, ha contribuito enormemente a un processo di pacificazione che ha consentito di cogliere come sui due lati del conflitto ci fossero tanto responsabilità quanto disponibilità, incarnate dall’imam e dal vescovo di Bangui, oggi cardinale.

In Siria il papa, dopo aver condannato con parole durissime l’uso di armi chimiche nel 2013, parlando di responsabilità davanti a Dio e alla storia, ha favorito un compromesso che il 10 settembre del 2013 ha consentito un accordo tra stati Uniti e Russia che ha imposto al regime siriano la distruzione di gran parte del suo arsenale chimico, un arsenale che lo stesso regime di Damasco mai aveva ammesso di possedere. Anche lì l’intervento di Bergoglio non è stato rappresentato compiutamente, in presenza di una lettura manichea che vuole da una parte i buoni e dall’altra i cattivi. E il papa è stato visto come sostenitore di Assad. Ma l’accordo da lui facilitato dimostrava che una Comunità Internazionale unita avrebbe potuto ottenere molto altro. Questo stava soprattutto a russi e americani, e abbiamo visto quanto abbiano voluto proseguire su quella strada. Tanto che nel 2016 Francesco è tornato a cercare una via d’uscita, scrivendo al presidente siriano una lettera autografa di cui non si conosce il contenuto esatto ma che il Vaticano ha spiegato invocare il rispetto del diritto umanitario internazionale poche ore prima dell’ingresso delle truppe lealiste ad Aleppo, con assoluto disprezzo del diritto umanitario internazionale. Una lettera ignorata dalla “grande diplomazia”.

C’è poi l’Ucraina, dove la gestione della crisi ha nei fatti consentito alla Russia di Putin di annettersi la Crimea e aggravato la condizione di vita degli ucraini. Anche in Ucraina la diplomazia di papa Francesco non ha accettato un facile manicheismo, consapevole dei rischi enormi per il Paese e in particolare per i cattolici, ovviamente poco inclini a vedere i difetti della propria parte politica davanti a quelli evidentissimi e di vecchia data della parte pro-russa. Pena il rischio di aggravare entrambi, senza un “honest broker”.

In definitiva si può dire che il nuovo sforzo di Bergoglio di partecipare alla ricerca di una via d’uscita per il Venezuela senza spargimenti di sangue sembra avere un limite: gli interlocutori.

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