Sulla Concordia non fare passerella

Il Corriere della Sera: “L’ingorgo estivo delle tasse. Il governo ha già previsto la proroga per il modello 770. Renzi: serve un Fisco efficiente”. “Sono 20 milioni i contribuenti coinvolti, 410 gli adempimenti”.
A centro pagina: “L’approdo della Concordia, senza festa”. Di spalla: “Obama preme su Israele: ‘Tregua subito'”.

La Repubblica: “Riforme, si tratta su immunità e referendum”, “Nel negoziato anche l’elezione del Quirinale”, “Il premier pronto ad un altro incontro con Berlusconi”.
La foto a centro pagina è per l’arrivo della nave Concordia al porto di Genova: “Concordia, show finale senza applausi. Gabrielli si sfoga: volevano che fallissi”.
A centro pagina: “Arriva lo ‘Sblocca-Italia’, più facili i permessi edilizi”.
In apertura a destra: “Obama chiama Netanyahu: tregua subito e incondizionata”. E l’intervento dello scrittore israeliano David Grossman: “ricordare il futuro”.

La Stampa: “La svolta Renzi. Accelerazione sulle unioni civili”, “E subito dopo riforma del lavoro”, “In autunno il governo rilancerà il ‘modello tedesco’”.
E “l’inchiesta”: “Gli italiani e le questioni etiche. Più tolleranti e con meno tabù”.
Sotto la testata: “Schiaffo di Israele: ‘No al piano Usa’”, “Netanyahu: gli americani non parlano della nostra sicurezza”, “Obama: a Gaza tregua e disarmo”.
A centro pagina, con foto della nave Concordia: “Concordia a Genova, fine del viaggio, ‘Ma questo non è un giorno lieto’” (parole del presidente del Consiglio, ieri presente all’arrivo della nave, ndr.).

Il Messaggero: “Renzi-Berlusconi, nuovo vertice. In settimana l’incontro tra il premier e i leader di FI per confermare il patto sulle riforme. Il Pd pronto a trattare sulla legge elettorale. Via in aula alla maratona per il nuovo Senato”. In prima anche: “Il caso: Toti: l’intesa esiste, c’è un documento, niente patti segreti”.
A centro pagina la Concordia: “Approdo senza festa. Il capo del governo: grazie, ma non è a lieto fine”. “Concordia a Genova, fine del viaggio. Tra due anni non resterà più niente”.
E poi: “Crescita, la scossa che serve all’Italia. Ecco le sei ricette”. Sei proposte del quotidiano romano, dall’abbassamento delle tasse a nuove “opere pubbliche”.
A fondo pagina: “Obama a Israele: ‘Tregua immediata’”.
L’editoriale, firmato da Francesco Grillo, è dedicato al “Pil in retromarcia”.

Il Giornale: “Tutti i guai di Renzi. Ha promesso molto e combinato poco. E anche i poteri forti si sono stufati. Ora rischia di fare la fine di Monti. Berlusconi non cede ad Alfano: la nuova legge elettorale non si tocca”.
A centro pagina, con la Concordia e Nibali, un intervento di Renato Brunetta: “Disastro economia. Ora sì meritiamo la lettera della Bce”.

L’Unità: “Riforme, trattativa armata. Il Pd: via tutti gli emendamenti strumentali sul nuovo Senato, ma le opposizioni chiedono ‘garanzie’. Pontieri in azione anche sull’Italicum. Intervista a Speranza: ‘Inaccettabile chi grida al golpe'”.
A centro pagina, oltre a Nibali, Gaza: “La mini tregua è un’illusione. Pesante offensiva militare israeliana nel sud della Striscia. Anche Hamas non si ferma. Appello di Papa Francesco contro le guerre”.
A fondo pagina, l’economia: “Le sfide del governo”, con due contributi. Il senatore Pd Mucchetti scrive della necessità di “scelte chiare per il caso Ilva”, mentre Massimo D’Antoni firma un articolo dal titolo “La crescita non verrà da sola”.

Concordia

Sull’arrivo della nave Concordia a Genova, segnaliamo su La Repubblica il commento di Francesco Merlo, “La vergogna rottamata”: “Non si era mai vista una vergogna trasformata in fierezza nazionale. La carcassa del Comando Marinaro italiano è stata esibita come una bandiera. E il colore della ruggine e i residui d’olio esausto erano spacciati per polvere di stelle”. E più avanti si legge: “non sembrava, quella del presidente del Consiglio Matteo Renzi sul molo di Genova, la visita allo scheletro di una nazione, ma aveva invece il tono della passeggiata allegra, dell’autopromozione: l’industria, la scuola, l’ingegneria italiana…E sempre dicendo di non voler fare passerella, Renzi finiva col farla”.
Su Il Giornale Mario Cervi critica il “vizio tutto italiano di trasformare le disfatte in vittorie da celebrare”. “Fin dalla Seconda guerra mondiale siamo abituati a comportarci da trionfatori anche nei peggiori disastri. Un lutto merita solo silenzio”. “Applausi solamente ai bravi tecnici che hanno recuperato il relitto. Fuori luogo il clima da taglio del nastro, i toni epici, la folla di politici”.
Per tornare a La Repubblica, un’intervista al capo della Protezione civile Franco Gabrielli: “Troppe infamie sul mio conto, in tanti speravano che finisse male”, “Non sfugga la tragedia della Concordia: tutti siano sobri come abbiamo cercato di essere noi”, “La mia più grande amarezza è che qualcuno abbia adombrato che io fossi mosso da interessi particolari”.
Anche su La Stampa: “E il quieto Gabrielli sbotta: ‘Su di me infamità per mesi’”, “Il capo della Protezione civile a Genova si toglie i sassolini dalla scarpa, ‘Qualcuno sperava di dire ‘io l’avevo detto’. Mi spiace, non potrà farlo’”. E, dando conto degli attriti, si riferisce della polemica contro il governatore della Regione Toscana, che “spingeva su Piombino” come luogo della demolizione del relitto.
Sul Messaggero intervista al Ministro dell’Ambiente Galletti: “Quando ci muoviamo siamo bravi, ora l’avranno capito anche i francesi”. Galletti dice di essere rimasto “veramente colpito” dai richiami della Francia, che temeva per le proprie coste. “Non c’era nessun motivo, la Concordia ha solcato acque assolutamente internazionali. Non esiste trattato che ci imponga di fornire informazioni a Parigi eppure le abbiamo date, sebbene siano state chieste così in ritardo. E neanche è bastato. Il ministro francese Royal su quella nave e gli aerei militari a sorvolare il relitto: l’ho trovato veramente esagerato, sgradevole. Adesso avranno finalmente capito che quando facciamo le cose le facciamo bene, che per la sicurezza delle loro acque non c’era veramente nulla da temere”. Su Piombino: “Sarebbe stato sulla carta il porto ideale”, ma “non era pronta e non potevamo permetterci l’enorme rischio di mantenere la Concordia ancora lì, nei fondali del Giglio, magari per un altro inverno”.
Riforme

 

Roberto Speranza, intervistato da L’Unità, dice che sulle riforme costituzionali restano distanze ma “non sono così siderali da giustificare l’uso di termini come ‘attacco alla democrazia’ o ‘dittatura’. “Il dibattito è sacrosanto, come il diritto delle minoranze di esprimere critiche e proposte”, ma “è anche un diritto della maggioranza portare a termine il provvedimento”. “Siamo solo alla prima di quattro letture, e alla fine si farà comunque il referendum confermativo”, dice. Quanto alla riforma elettorale, “ci siamo seduti al tavolo due volte con il premier-segretario”, “non abbiamo fatto finta”, e “un dialogo tra noi e il M5S è una oppotunità per la stessa democrazia italiana”, “non ci sono muri invalicabili”, “sulle liste bloccate noi vogliamo un superamento, le preferenze sono una strada possibile ma ci sono anche i collegi e le primarie per legge”.
Sul Messaggero si cita Giovanni Toti, che ieri alla rassegna culturale “Ponza d’autore” avrebbe “svelato il mistero del patto siglato tra Renzi e Berlusconi”. Il patto “‘esiste, io l’ho visto. Io, come molti altri dirigenti di Forza Italia”. A ipotizzare che Renzi e Berlusconi avessero davvero messo nero su bianco i contenuti del loro accordo “erano stati in tanti”, e Il Fatto ne ha fatto oggetto di una campagna. “Il foglio – scrive Il Messaggero – contiene l’intesa raggiunta tra il leader di Forza Italia e il segretario democrat”. Riguardava la legge elettorale, che “in partenza si rifaceva al modello spagnolo”. Quanto alla riforma del Senato, prevedeva “3 clausole: la non elettività dei nuovi senatori, il non compenso, e la fine del bicameralismo perfetto”. Sul foglio però – dice Toti – “non c’p nessuna firma, e ha aggiunto che la calligrafia non è quella di Berlusconi. Forse era quella di Denis Verdini”. E in ogni caso “è un mero documento” di lavoro, un “foglio di appunti”, “non esistono altri documenti come non esistono altri patti, men che meno segreti”.
Anche sul Corriere: Toti e il giallo del patto del Nazareno. ‘E’ un foglio di carta e io l’ho visto'”. “Civati: allora pubblicatelo”.
In un “retroscena” il Corriere si sofferma sulle “prime aperture” da Sinistra e libertà n ei confronti della maggioranza. “Renzi aspetta il passo avanti di Vendola. In agenda incontri con Berlusconi e Alfano. Negoziato su Palazzo Madama e legge elettorale”. Su un punto però Renzi è irremovibile: l’elezione di secondo grado sei senatori. “‘Farli votare in un listino alle regionali, per esempio – è il succo delle sue riflessioni ad alta voce con i collaboratori – sarebbe come mantenere l’elezione di primo grado per i senatori'”. Su un altro aspetto invece il governo potrebbe “fare una apertura” ed è quello della immunità: “un tema molto sentito dall’elettorato”. Se Renzi farà una mossa in questo senso “Sel potrebbe trovarsi in difficoltà a continuare l’ostruzionismo”, scrive il quotidiano.
“Senato, parte la trattativa su immunità e referendum. Renzi vedrà Berlusconi”, titola La Repubblica spiegando che non ci sarà alcuna “retromarcia sui tempi”, ma i relatori delle riforme costituzionali Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli tenteranno la mediazione. Il quotidiano sintetizza così il punto di vista del premier per quel che riguarda le opposizioni al testo di riforma: “prima abbattete gli emendamenti ostruzionistici e poi si parla”. Ma la trattativa “è in piedi” secondo il quotidiano: in particolare, al centro dell’incontro che domani o mercoledì Renzi dovrebbe avere con Silvio Berlusconi, dovrebbe esserci non solo il Senato, ma quasi certamente anche l’Italicum. E parallelamente i due relatori potrebbero accettare modifiche: non sull’elettività del Senato “di cui Renz non vuol sentire parlare”, ma sul tema dell’immunità, sulla platea per l’elezione del Presidente della Repubblica, sulle firme necessarie alla convocazione di un referendum e sulle materie su cui potrebbero vertere (la Lega vorrebbe fossero estesi anche ai trattati internazionali).
Alla pagina seguente, un’intervista alla senatrice di Sel Loredana De Petris, che la settimana scorsa ha fatto parte del ‘mini-corteo’ di parlamentari che si è recato al Quirinale: “Il premier non faccia il coatto, levi la tagliola e noi discutiamo”, “Non chiediamo uno scambio, ma Senato e Italicum vanno tenuti insieme nel confronto”.
Quanto a Silvio Berlusconi, secondo La Repubblica “Il leader di Fi mette i paletti, ‘Ogni passo va concordato. Matteo si è messo nell’angolo’”, “Per Berlusconi sul Senato il dialogo è necessario, ma sull’Italicum è disponibile a poche modifiche”. Si tratterebbe di una disponibilità a rivedere la soglia di sbarramento, per convincere Sel a cedere (la soglia è al 4.5% per le forze coalizzate e all’8 % per quelle che corrono da sole nel testo già approvato alla Camera). Ma poco disponibile sarebbe a cedere sulle preferenze.
Su La Stampa: “Nuova intesa sull’Italicum per la riforma del Senato”, “Si lavora a un accordo complessivo sulla legge elettorale”
Secondo Vittorio Feltri, che firma l’editoriale de Il Giornale, Renzi “rischia di fare la fine di Monti”, per una serie di ostacoli, dai problemi sulla riforma del Senato alla riforma delle Province, “talmente cretina che le Province ci sono ancora e costano quanto in epoche più o meno lontane”, mentre “il Pil si è ulteriormente spelacchiato”, la “crescita si è rivelata una bufala” e “il debito pubblico si è impennato come la cresta di Renzi”.

Economia


Le prime due pagine del Corriere sono dedicate alla “ripresa lenta” dell’economia. “Le stime del Tesoro sui conti. I timori per la crescita zero”. Anche ieri Renzi – intervistato da Avvenire – ha escluso la necessità di una manovra aggiuntiva nel 2014, ma non ha negato che il Pil interno crescerà meno del previsto. Quanto alle misure sull’economia, il quotidiano ricorda che “l’esame parlamentare della lege sul lavoro è slittato a settembre”, che “tardano anche gli effetti sui consumi del bonus di 80 euro”, e “se si dovessero rispettare gli impegni della spending review per il 2015 e 2016, 17 e 32 miliardi di tagli rispettivamente, lo stesso Def stima un impatto negativo sulla crescita dello 0,2 il prossimo anno e dello 0,3 il successivo. Effetti che dovrebbero essere compensati, nei piani del governo, dal “decollo dei consumi dovuto alla stabilizzazione del bonus” e a una ripresa dell’occupazione. Ma “la prudenza è d’obbligo”, scrive il quotidiano. E a settembre “il governo rischia di dover non tanto ‘aggiornare’ il Def ma di riscriverlo”.
Su Il Giornale Renato Brunetta scrive che “fonti assolutamente attendibili parlano di una lettera in arrivo per il governo italiano. Come il 5 agosto 2011 una missiva fu inviata all’esecutivo Berlusconi senza che nessuno o quasi ne sapesse nulla e fuori da qualsiasi prassi istituzionale, nei prossimi giorni una lettera simile pare sarà indirizzata a Renzi e al suo governo. Il mittente sarà lo stesso di tre anni fa: la Bce. La morale è che tre anni sono passati invano. Anzi: da allora le cose sono peggiorate”. Seguono dati, che sarebero contentui nella “lettera che ci è stata anticipata”, che riguardano la disoccupazione, la pressione fiscale crescita, il numero dei poveri, i conti pubblici peggiorati. “La Bce si chiede perchè l’esecutivo, nonostante una delega fiscale approvata dal Parlamento in via definitiva già a febbraio, non procede alla redazione dei decreti attuativi”, scrive per esempio Brunetta. E poi: “La Bce consiglia di non perdere tempo con la riforma del Senato, concentrandosi invece sull’elezione diretta del presidente della Repubblica”, perché “la forma di governo non è neutra rispetto alle scelte di politica economica”. Brunetta conclude dicendo che le fonti che glielo hanno preannunciato sono “assolutamente attendibili”, ma che non sa se la lettera arriverà davvero. E “molto probabilmente il 5 agosto non arriverà nulla e tutto tornerà come prima”, “peggio di prima”.
Dario Di Vico sul Corriere della Sera si occupa del “sindacato italiano” divenuto “nell’anno di grazia 2014 ostaggio dei piloti d’aereo e dei primi violini”, in riferimento alle vicende di Alitalia o del teatro dell’Opera di Roma, dove “un sigla” (la Uil in Alitalia, la Cgil all’Opera) decide di “far sponda ai veti della minoranza”. L’impressione, scrive Di Vico, è che “il sindacalismo italiano – con l’eccezione della Cisl, almeno nei casi citati – stia perdendo la bussola” e che “alla disperata ricerca di consenso a breve termine abbia smarrito il senso della propria storia e del proprio impegno”.
Su Il Messaggero l’editoriale, firmato da Francesco Grillo, si sofferma sul “fantasma del lavoro senza sviluppo”, citando i dati dell’economia Usa, con una alta occupazione e un Pil “in retromarcia”. Segnali simili in Germania, e che “dicono i una mutazione del modello di sviluppo”. La crescita non arriva, i tassi di espansione delle economie occidentali sono “strutturalmente più bassi” che in passato, ma “aumentano i posti di lavoro”, e nello stesso tempo “il numero di occupazioni che non consentono di arrivare a fine mese”. In Europa ci si deve adattare a crescere ad un tasso del 2 per cento, inferiore rispetto al passato. In Italia il pericolo è di dover crescere a una velocità ancora dimezzata: lo 0,7 se va bene. In soli quindi anni – di questo passo – l’Italia si ritroverebbe a livelli di reddito pro-capite inferiore a quelli di tutti gli altri Paesi europei, compresi quelli dell’est.
Riferendosi a quanto detto dal premier qualche giorno fa, Grillo scrive: “Non è vero che i numeri sulla crescita non hanno un impatto slla vita delle persone”, e “il pericolo vero è che il non sviluppo diventi una condizione di equilibrio dalla quale non riusciamo più ad uscire”.

Gaza

Questa notte il Consiglio di sicurezza Onu ha adottato una dichiarazione unanime in cui chiede il cessate il fuoco umanitario senza condizioni a Gaza. Già ieri il presidente Usa Obama aveva parlato della tregua come un “imperativo”.
Le prime due pagine de La Stampa sono dedicate alla crisi in Medio Oriente: “La tregua umanitaria fa rifiatare Gaza. Hamas: ora vinciamo”. E’ il titolo della corrispondenza di Maurizio Molinari da Gaza. Si riferiscono le parole dei portavoce di Hamas: Sami Abu Zohri dice che il movimento “sta vincendo, sul piano militare e politico, dunque non abbiamo bisogno di cassate il fuoco, ci fermeremo quando avremo raggiunto l’obiettivo di abbattere il blocco”, “Israele ci colpisce da 20 giorni ma la nostra struttura è intatta perché i combattenti delle Brigate Qassam escono dalla terra, li sorprendono e poi tornano sotto terra. Dicono di aver distrutto i nostri razzi e tunnel ma ne abbiamo più di quanti immaginino. Vinciamo perché Israele non riesce a indebolirci, l’unico effetto delle sue bombe è uccidere civili e questo ci rafforza nel mondo”. La pagina di fianco parla di “schiaffo” del premier israeliano al segretario di Stato Usa Kerry: “Proposta inaccettabile” ha definito quella avanzata dal capo della diplomazia Usa. Il documento diffuso prevede lo stop alla ricerca dei tunnel, consente ad Hamas di conservare i razzi e non disarmare, mette Hamas e Israele sullo stesso piano e non cita esplicitamente l’Egitto tra i Paesi che sostengono il cessate il fuoco. Dopo il rifiuto di Nethanyahu, il presidente Usa è intervenuto direttamente cercando di lanciare “un amo” per il premier israeliano: ha parlato infatti di “tregua duratura per garantire il disarmo di gruppi terroristici e la smilitarizzazione di Gaza”. Anche l’Egitto ha reagito freddamente, perché il testo assegnava più risalto al Qatar e alla Turchia nell’opera di mediazione per la tregua.
Su La Repubblica: “A Gaza riprende la guerra. Obama chiama Netanyahu, ‘Ora una tregua immediata’”, “Israele contro Kerry : ‘Il suo piano aiuta Hamas’. Ancora 15 morti. Il Papa: ‘Vi prego, fermatevi’”. Il quotidiano intervista Danny Gold, l’ingegnere che ha messo a punto il sistema anti-missile Iron Dome per proteggere il Paese dai razzi di Hamas: “Così ho creato la Cupola di ferro contro i razzi”. Gold spiega il funzionamento del sistema e la sua composizione: è un “piccolo arsenale mobile fatto di un radar e di tre rampe che possono lanciare intercettatori e missili”.
Alle pagine seguenti, un commento dello scrittore israeliano David Grossman: “Siamo prigionieri in una ‘bolla d’odio’ ma questo conflitto ci spinge a cambiare”, “Finché la gente di Gaza non avrà fiato, neppure noi respireremo. Lo sappiamo ma ci rifiutiamo di capirlo”.
Il Corriere della Sera intervista Bernard Kouchner, cofondatore di Medici senza frontiere, ex ministro degli esteri con Sarkozy. “Un gesto forte dell’Europa. Ministri in Israele e Palestina”. Secondo Kouchner i 28 ministri degli esteri europei avrebbero dovuto andare “immediatamente” a Gaza, a Tel Aviv, a Gerusalemme, a Ramallah”, a fare “qualcosa di straordinario all’altezza del dramma”. Ma “l’Europa non esiste”, “lo abbiamo visto in Ucraina”.
“Io sono un difensore accanito dell’esistenza dello Stato di Israele e della creazione di uno Stato palestinese. Vivere con i palestinesi che riconoscono Israele è obbligatorio, collaborare con quelli che negano l’esistenza di Israele non è possibile. E Hamas nega il diritto di Israele a esistere”. L’Europa dovrebbe “sostenere il povero Mahmoud Abbas”, “ormai messo all’angolo”. “Spero nell’europeismo del vostro capo del governo Matteo Renzi” “prego che non venga fatto lo stesso errore fatale fatto con la Ashton nominata al posto di Blair: come rappresentante della politica estera Ue ci vuole una personalità carismatica”.
Kouchner era ieri ad un incontro organizzato dal consiglio nazionale della resistenza iraniana, gli oppositori al regime iraniano.
Su Il Messaggero un commento di Eric Salerno sottolinea che il premier israliano Netanhyahi ha “approfittato della sfida rappresentata da Hamas” per “dire che uno stato palestinese veramente indipendente sia totalmente improponibile”, nonostante “sulla carta” il conflitto israeliano-palestinese sarebbe quello “più facile da risolvere”. E “il comportamento delle cancellerie europee” rischia di essere il prodotto della “stessa miopia”, perché “i nostri interessi non sempre coincidono con un’America sempre più isolazionistra e che si considera autosuffienzte in materia energetica”. All’Europa tocca “lavorare per trascinare israeliani e palestinesi alla soluzione dei due stati e due popoli prima di vedere Gaza e la Cisgiordania occupata”.

E poi

Da segnalare sulla Libia, il commento di Rocco Cangelosi su L’Unità: “La Libia ormai è una polveriera”. Sul Messaggero Marco Ventura: “Libia in fiamme, se ne vanno anche gli italiani”. Sul Corriere, di Guido Olimpio: “L’occidente in fuga dalla Libia. Errori e illusioni del dopo Gheddafi”. Su La Stampa: “La Libia del dopo Gheddafi dissolta dalla guerra per bande” è il titolo dell’analisi di Mimmo Candito. Dalla caduta del Raiss un milione di miliziani sono in lotta per il potere.

L’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato al “silenzio sui cristiani perseguitati”, a partire dalla “ennesima uccisione” ieri a Kano, in Nigeria, per una bomba in una chiesa. “Sono ormai anni che la strage continua, quasi quotidianamente. A decine e decine i cristiani vengono bruciati vivi o ammazzati nelle chiese dell’India o del Pakistan, dell’Egitto o della Nigeria”, e “sempre nel silenzio o comunque nell’inazione generali”. Le ragioni di questa “vasta indifferenza” sono sostanzialmente due: intanto “stentiamo a sentirci, o ancor di più a dirci, cristiani”: e poi l’Europa ha “paura”, dell’Islam arabo, del suo potere di ricatto economico”, e del “terrorismo spietato”.

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