Soldati russi in Siria?

La Repubblica: “Profughi, il no danese”, “Copenaghen blocca treni e strade dalla Germania. Strasburgo: rispettate il piano. Juncker: ‘Non si può respingere chi scappa dalla guerra’. La Merkel: ce la faremo”.
Di spalla a destra, “la polemica”: “I Casamonica a Porta a porta. Sotto processo la Rai e Vespa”, “L’ira del Pd e del Campidoglio: ‘Un’altra vergogna per Roma’. I vertici della tv: cambierà tutto”.
A fondo pagina: “Scattone, perché va rispettato il suo diritto di riscattarsi”.

Il Corriere della sera: “La mossa di Putin nella crisi siriana. I timori degli Usa. “Inviati mezzi e armi. ‘Soldati in azione'”. “Il groviglio di Obama” è il titolo dell’editoriale, firmato da Sergio Romano.
In prima anche una grande foto di migranti in cammino: “L’appello di Juncker: accogliete chi fugge”. “Il paradiso danese chiude ai profughi”.
A centro pagina: “Sì alla leggina. Soldi ai partiti senza controlli”. Sergio Rizzo parla di una norma votata ieri in Parlamento che “concede finanziamenti pubblici ai partiti anche senza che abbiano il requisito dei ‘bilanci puliti'”.
In evidenza anche i dati sui consumi: “Il boom estivo dei consumi è un buon segno (purché continui)”, di Dario Di Vico.
A fondo pagina: “Il ciclone Casamonica scuote la Rai”. “Troppo kitsch per non bucare il video. Accuse a Porta a porta. Vespa: faccio il mio lavoro”.
Roger Abravanel si occupa della scuola: “La (buona) scuola giudicata dai genitori. Promossi i test Invalsi e le riforme più coraggiose”.

La Stampa: “Siria, truppe russe in campo”, “Fonti libanesi: stanno partecipando ai combattimenti a fianco di Assad. La preoccupazione degli Stati Uniti”, “Rifugiati: Juncker chiede solidarietà, ma la Danimarca blocca ogni accesso. Pronto il piano di accoglienza del Viminale: ‘Due profughi ogni mille abitanti”.
Di spalla a destra, la riforma del Senato: “Riforme, il no di Mattarella alle urne spinge verso l’accordo”.
In evidenza anche i dati diffusi da Confcommercio: “I consumi ripartono trainati dal turismo”, “in luglio il maggior aumento da cinque anni” (è un +2,1%).
In prima anche il caso dei familiari di Vittorio Casamonica a ‘Porta a porta’: “Clan Casamonica in Rai, esplode la polemica”, “Protestano Pd, M5S e Sel”.

Il Fatto: “Il giorno delle 4 vergogne”, “La solita Casta: soldi pubblici e niente interesse pubblico”, “1. I partiti vogliono incassare altri 45 milioni, senza averne diritto perché i bilanci non sono certificati: la Camera approva. 2. 5Stelle e Sel chiedono di mettere in calendario la discussione sul reddito di cittadinanza e sulle unioni civili: il Senato respinge. 3. Il governo incamera 500 milioni destinati al fondo per gli esodati, con la scusa che non erano stati ancora utilizzati. 4. Processo Penati per le tangenti rosse: i Ds Fassino e Sposetti non si costituiscono parte civile in aula per recuperare il bottino”.
A centro pagina: “Casamonica, nuovo show da Vespa. Il Dg fa il funerale a ‘Porta a porta’”, “Il Partito democratico con i nervi tesi per Mafia Capitale grida ‘vergogna’. Ma la puntata fa più spettatori di quella con il premier. Il giornalista: ‘Faccio il mio mestiere’. Da Scattone e Contrada: il suo salotto tv passerella abituale di inquisiti”.
In prima anche la crisi dei rifugiati: “Anche la Danimarca alza il suo muro. Contro la Germania”.

Il Giornale: “Vespa libero non piace al Pd. A Porta a Porta l’intervista ai Casamonica. La sinistra insorge ma i suoi ‘conduttori’ portavano i boss in studio”. E poi: “Nuova grana, i governo si riprende i soldi degli esodati”.
A centro pagina: “La Danimarca sbarra le porte ai migranti: bloccati treni e autostrade dalla Germania”.
Da segnalare in prima pagina un articolo firmato da Renato Mannheimer: “Attenti ai sondaggi, ecco quando sono inaffidabili”.
A fondo pagina: “La scuola piange miseria ma poi premia i dirigenti”.

Il Sole 24 ore: “Borse, l’Europa corre. Effetto Tokio sui listini”. “Balzo record del Nikkei (+ 7,7 per cento). Asia in recupero, la spinta dal piano anti crisi di Pechino”. “Piazza Affari in rialzo, Wall Street chiude in rosso”. In alto: “Profughi, quote Ue obbligatorie. La Danimarca blocca treni e strade”.
A centro pagina: “Telecom, Bolloré verso il 20 per cento”. “Vivendi supera il 15 per cento.”. E poi: “Descalzi: probabile un secondo giacimento in Egitto. Benefici anche per Saipem”.
In evidenza il quotidiano offre anche un “incontro” con il candidato alle primarie Repubblicane Usa Donald Trump: “Adoro Berlusconi e l’Italia”.

Siria

Il Corriere dedica le pagine 2 e 3 del quotidiano alla Siria e alle truppe russe impegnate sul territorio siriano. “Piccoli nuclei di soldati russi combattono in Siria”, scrive Guido Olimpio. Altri sono pronti a farlo e si concentrano su due basi russe, una a Latakia e un’altra più all’interno. Da giorni si susseguono indiscrezioni. Ieri – scrive il quotidiano – gli Usa hanno “‘svelato’ quel che tutti sapevano: due navi da sbarco russe hanno scaricato mezzi in un porto siriano. Con loro un reparto di fanti di marina”. Stati Uniti, Nato e Parigi hanno espresso preoccupazione perché “interventi esterni aumentano le violenze”, come avrebbe detto il segretario di Stato Usa Kerry in una telefonata al suo omologo russo Lavrov. Gli Usa hanno chiesto agli alleati della regione di vietare il transito sui loro cieli di aerei cargo russi. La Bulgaria ha già annunciato che vieterà il loro passaggio a meno che non sia consentito ispezionare gli aerei. Ma la Russia probabilmente userà un altro corridoio, quello iraniano.

La Stampa, pagina 2: “L’escalation di Putin in Siria. Ponte aereo e truppe russe al fronte”, “I servizi libanesi: per la prima volta soldati di Mosca in combattimento per aiutare Assad”. Scrive Maurizio Molinari: “Le forze russe sbarcano a Latakia e iniziano le prime operazioni militari in Siria, lasciando intendere che Vladimir Putin persegue due obiettivi: sorreggere il regime di Bashar Assad nel breve termine ed assicurarsi il controllo della costa alawita a prescindere dall’esito della guerra civile. Sono fonti libanesi a far sapere che ‘le operazioni militari russe in Siria sono iniziate’, spiegando che si tratta di ‘interventi limitati’. Sono azioni di combattimento con ‘elementi di fanteria navale russa a sostegno dell’esercito siriano’ e ‘tale impegno potrebbe aumentare’ a dimostrazione che ‘i russi non sono più osservatori ma partecipano alla guerra di Assad’. Tutto ciò -scrive Molinari – a meno di 24 ore dall’arrivo di almeno cento marines russi all’aeroporto internazionale ‘Assad’ di Latakia, dove è in pieno svolgimento il ponte aereo del Cremlino per sostenere il traballante regime di Assad”.
Più avanti La Stampa scrive che a Latakia sono arrivati anche due velivoli di Air Mahan, decollati da Teheran: è la compagnia aerea commerciale iraniana accusata dagli Usa di trasportare uomini e mezzi della ‘Forza Al quds’, i reparti dei Guardiani della rivoluzione che operano all’estero: “la coincidenza con il ponte aereo russo fa supporre – secondo Molinari – che Teheran sia coinvolta nell’accelerazione militare”. Ciò che accomuna Russia e Iran nell’immediato “è la necessità di sostenere Assad, che perde terreno davanti alla simultanea avanzata dei ribelli islamici dell”Esercito della Conquista’ verso Latakia – con la cattura della base aerea di Abu al Dunhur nella provincia di Idlib – e dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) verso Damasco. Ma per Robert Kaplan, esperto di strategia mediorientale, c’è dell’altro: ‘Putin vuole assicurarsi il controllo della costa alawita nel lungo termine’. Ovvero, l’interesse del Cremlino è conservare il porto di Tartous, base della sua flotta mediterranea, l’aeroporto di Latakia e la costa alawita – dai confini libanesi a quelli turchi – a prescindere dall’esito della guerra civile. Trasformandola in una sorta di enclave russa nel Mediterraneo orientale”. E mentre la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zaharova minimizza (parlando di “specialisti in arrivo per aiutare i siriani a gestire i sistemi d’arma forniti”), il consigliere del ministro della Difesa di Israele parla dei contatti tra Mosca e Gerusalemme: “Siamo stati informati che i russi avrebbero iniziato un intervento attivo in Siria”, “I russi non sono nostri nemici”.
In un lungo commento, ancora su La Stampa, Stefano Stefanini parla di “Gioco d’azzardo a Damasco” e scrive che “improvvisamente il barometro russo-americano sulla Siria è precipitato. In questi ultimi giorni, ricorda Stefanini, Washington ha pubblicamente ammonito la Russia sulla presenza militare in Siria”. E l’inviato a New York Paolo Mastrolilli dà conto della reazione di Washington: “Gli Usa premono sugli alleati: ‘Fermate gli aerei di Mosca’. La sorte del raiss è l’ostacolo per una vera alleanza contro l’Isis”. Scrive Mastrolilli che gli Usa hanno chiesto a Bulgaria e Grecia di negare il passaggio nel loro spazio aereo ai cargo militari russi, ricevendo una risposta positiva nel primo caso, e silenzio nel secondo, almeno in pubblico. Sulla stessa pagina, un’intervista a Jack Devine, esperto della Guerra fredda, che dice: “Adesso è altissimo il rischio di incidenti. La soluzione può essere solo diplomatica”, “Mosca e Washington devono convincersi a collaborare”. Devine sottolinea che “negli ultimi tempi” sembrava che Russia e Usa “stessero dialogando”, essendo convinte entrambe della necessità di fermare l’Isis.

Da La Repubblica segnaliamo due intere pagine firmate da Bernardo Valli sullo “scenario” siriano e mediorientale: “La svolta su Assad, raid e dialogo con il raìs per fermare i massacri”, “Il campo di battaglia è diventato sempre più affollato. I soldati inviati da Mosca, gli aerei francesi, i droni Usa e poi le milizie sciite inquadrate dagli iraniani. L’immagine del dittatore non è cambiata, ma ora è un interlocutore”.

Ancora sul Corriere, una “analisi” di Massimo Gaggi: “Ritardi e rinunce. Obama fa i conti con una strategia troppo incerta. La mossa di Putin spiazza la Casa Bianca che ora preme su Grecia e Turchia. Ma sullo scacchiere pesa anche l’Iran. La diplomazia americana ha dato l’impressione di comprendere in ritardo la strategia del Cremlino”. Gaggi ricorda quello che accadde due anni fa, quando gli Usa pensarono ad un intervento militare punitivo nei confronti di Assad per l’uso delle armi chimiche e Putin convinse Obama a rinunciare ai bombardamenti di rappresaglia. “La Casa Bianca uscì male da quella crisi”, ricorda Gaggi.
Sulla prima pagina del quotidiano milanese Sergio Romano sintetizza il dilemma degli Usa, che vorrebbero “sconfiggere il Califfato, ma vorrebbero anche contemporaneamente sbarazzarsi di Assad, del suo alleato russo e della base navale di cui dispone sulla costa siriana. Qualche giorno fa Putin è tornato sull’argomento con una dichiarazione in cui ha annunciato che Assad è pronto a fare nuove elezioni per il rinnovo del Parlamento ed è disposto a governare con la parte ‘sana’ dell’opposizione siriana. Al di là di ogni considerazione sulla credibilità di una tale prospettiva, il messaggio dimostra che Putin continua a rivendicare un ruolo nella crisi siriana e non è disposto a permettere che il presidente Assad venga travolto da una paradossale convergenza tra l’Isis e le democrazie occidentali”. Romano scrive che Obama dovrebbe forse impegnare soldati in Siria, ma non ha intenzione di farlo. “Se crede ancora che una guerra, come quella combattuta dall’Isis in Siria e in Iraq, possa essere vinta con i droni, commette probabilmente un errore”, come un errore sarebbe ripetere la “disastrosa esperienza libica”. Una “voce intelligente e pacata” pare a Romano quella dei tedeschi, che chiedono ai russi di non inviare in Siria uomini e mezzi perché questa via allontanerebbe una soluzione negoziata. “Tradotta in chiaro questa dichiarazione sembra invitare implicitamente la Russia a farne parte”, e gli altri europei “potrebbero condividerle”.

Immigrazione

La Stampa, pagina 4: “Juncker chiede solidarietà Ue. La Danimarca chiude i confini”, “Bloccati treni e chiusa un’autostrada per fermare i profughi dalla Germania. Il presidente della Commissione: serve accoglienza. No di Varsavia e Londra”. Il presidente della Commissione Ue, scrive l’inviato a Bruxelles Marco Zatterin, nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione, ha illustrato all’Europarlamento il suo secondo Pacchetto migrazioni, chiedendo agli Stati di approvarlo: “È una questione di giustizia – ha argomentato – abbiamo forse dimenticato chi scappava da Praga, dall’ex Jugoslavia?”. Ciò che accade in questi mesi “potrebbe succedere domani al confine ucraino”, ha detto ancora Juncker chiedendo agli Stati di darsi regole vincolanti. Lunedì – sottolinea Zatterin – arriva la verifica, visto che si tiene un consiglio straordinario dei ministri dell’Interno. Ma ieri il presidente polacco Duda ha fatto sapere che il suo Paese non accetterà quote imposte (cosa ribadita anche “dagli altri falchi del club di Visegrad”, ungheresi, solvacchi e cechi, che hanno promesso battaglia in Consiglio).

La Repubblica, pagina 9 dà ampiamente conto del discorso sullo Stato dell’Unione di Juncker in un articolo di Andrea Bonanni: “’Dobbiamo accettare chi fugge’”, “’Le regole ci sono e vanno rispettate, non è il momento della paura ma dell’azione’. Poi l’appello: approvare il piano di redistribuzione dei rifugiati e aiutare Italia, Grecia e Ungheria”, “’Questo è un continente dove tutti, in un momento o in un altro della nostra storia, siamo stati profughi’”, “’Fino a che ci sarà la guerra in Siria, questo problema non scomparirà da un giorno all’altro, e nessun muro fermerà l’afflusso dei profughi. Stiamo combattendo l’Isis, come possiamo non accogliere quelli che fuggono l’Isis?’”. Ma – scrive Bonanni – ha anche criticato quanti si dicono disposti ad accogliere solo rifugiati cristiani: “’In passato l’Europa ha già fatto l’errore di distinguere tra ebrei, musulmani e cristiani: non c’è religione, non c’è credo e non c’è filosofia quando si parla di profughi’”. L’Europa, ha detto ancora Juncker, “’è il panettiere di Kos che regala panini ai rifugiati che arrivano, sono gli studenti che offrono il loro aiuto belle stazioni tedesche, e coloro che alla stazione di Monaco hanno accolto i profughi siriani con applausi”. Juncker ha anche cercato di ridimensionare la portata del problema: “’la massa di chi cerca riparo da noi rappresenta lo 0,1 per cento della popolazione europea. In Libano, che ha un reddito pari ad un quinto del nostro, i rifugiati sono il 25 per cento della popolazione’”. Nella sostanza, sottolinea Bonanni, il piano di Juncker è quello anticipato nei giorni scorsi: oltre ai 40mila richiedenti asilo ripartiti a luglio per alleggerire Grecia e Italia, la Commissione propone di redistribuirne altri 120 mila: 16 mila attualmente in Italia, 54 mila in Ungheria e 50 mila in Grecia. Germania e Francia dovranno accoglierne la maggior parte. Ma ogni Paese si vedrà attribuire una quota obbligatoria, calcolata in base al reddito, alla popolazione, al tasso di occupazione e ai profughi già ospitati.
Ancora su La Repubblica, alla crisi migratoria e alla risposta dell’Ue sono dedicate le pagine 6 e 7: “La sfida di Copenaghen, chiuse strade e ferrovie, ‘Stop ai profughi’”, “Dopo l’Ungheria, un’altra nazione si ribella alla redistribuzione. E i migranti vanno a Stoccolma”. La Danimarca – scrive Daniele Mastrogiacomo – dove il partito xenofobo di Kristian Thulesen Dahl ha conquistato il 21 per cento dei voti alle ultime elezioni facendo della battaglia contro l’immigrazione la sua bandiera, aveva già lanciato una campagna sui giornali libanesi per dissuadere i rifugiati siriani a raggiungere Copenaghen. Sulla stessa pagina, Alberto D’Argenio racconta “la rabbia di Strasburgo” e allo stesso tempo la convinzione che “il governo danese non fermerà il piano”. Per essere approvato, il nuovo pacchetto Ue sull’immigrazione deve avere la maggioranza qualificata dei governi: ma la Danimarca, che ha irritato i partner bloccando i migranti diretti in Svezia, dove ottengono automaticamente lo status di rifugiati, verrà subito “sterilizzata”, poiché non voterà, essendo esterna all’area Schengen.

Sul Corriere: “Diffidenza e partiti xenofobi. Anche nel Nord ‘solidale’ vacilla lo spirito dell’assistenza”. Maria Serena Natale scrive che una foto “scuote la Danimarca che chiude i collegamenti con la Germania”. E’ la foto di “un uomo con la camicia a quadretti che sputa da un ponte, sotto il ponte passano gli immigrati”. Si ricorda che a Copenhagen l’immigrazione era stato il tema centrale delle elezioni di giugno, che aveva vinto l’attuale premier liberale Rasmussen e aveva perso l’ex premier socialista Thorning Schmidt. I socialisti avevano fatto campagna elettorale annunciando la riduzione dei sussidi, misura che hanno preso i liberali appena saliti al governo. “I populisti hanno costretto socialisti e conservatori a inseguirsi sui dossier più sensibili”. Si ricorda anche che in compenso la Svezia rimane il Paese europeo con il più alto tasso di immigrati pro capite (75 mila persone con dieci milioni di abitanti) ma è anche la seconda per tasso di disoccupazione degli stranieri rispetto agli svedesi. “Un sistema sociale egualitario dove però la discriminazione corre sul filo di sottili differenze come quella della padronanza della lingua”.
Sul Sole: “Danimarca, stop ai treni con la Germania. A causa del forte afflusso dei rifugiati”. Si spiega che i treni sono carichi di migranti che dalla Germania sono per lo più diretti verso la Svezia. Il quotidiano si sofferma anche sulle parole di ieri di Angela Merkel, che ha assicurato che con gli stranieri in arrivo nel Paese non saranno “ripetuti gli errori fatti con i Gastarbeiter”, gli immigrati (italiani, turchi, greci, jugoslavi, spagnoli) arrivati nel Paese negli anni 60: occorre evitare che gli immigrati costituiscano comunità parallele e che non ci sia integrazione con i tedeschi. Negli anni 60 si considerarono gli immigrati degli ospiti temporanei e non si investì abbastanza in integrazione, scrive il quotidiano.
Mentre scriviamo la tv danese ha dato notizia che sono ripresi oggi i collegamenti ferroviari tra Danimarca e Germania.

Sul Sole 24 ore: “Juncker: aiutiamo chi è in fuga. Il piano prevede distribuzione obbligatoria. Fondo di emergenza per l’Africa di 1,8 miliardi”. “Esenzioni solo in caso di situazioni eccezionali e dietro versameto di un contributo”. “Resta la contrarietà del fronte dell’Est”. “Si preannuncia un consiglio difficile il 14”. Il discorso di ieri del presidente della Commissione viene definito “accorato”, un tentativo di “scuotere i Paesi dell’Unione perché assumano le loro responsabilità nell’emergenza immigrazione così come nella crisi economica”. “La nostra Unione manca di Europa, la nostra Europa manca di unione”. Il quotidiano spiega che il piano prevede la redistribuzione in 24 mesi di 120 mila profughi giunti in questi mesi, un fondo per aiutare i PAesi africani da cui giungono molti migranti e una lista di Paesi “sicuri”, ovvero Paesi Ue e quelli del prossimo allargamento, i cui cittadini non possono chiedere asilo in Europa (c’è la Turchia, per esempio). La prossima riunione del Consiglio il 14 vedrà sicuramente l’opposizione già annunciata della Slovacchia e di altri Paesi dell’est.
Sul Sole si legge in un altro articolo che l’Italia “incassa un risultato”, quello sulla distribuzione dei migranti, ma anche “l’elogio del commissario gli affari interni Avramopoulos, che ha detto che il nostro Paese “ha iniziato a lavorare molto bene” sulla creazione degli hotspot per registrare i migranti.

Sull’Italia, da Il Giornale: “L’ultima di Alfano: ‘Due migranti ogni mille abitanti’. La trovata del ministro dell’interno per l’Italia”. Alfano è stato intervistato ieri da Maurizio Belpietro, su Canale 5.

Sul Corriere, Federico Fubini racconta come i rifugiati danno “una spinta al Pil”. Dove si racconta che a Vibo Valentia, con i fondi dell’Ue e quelli del Viminale, arriveranno otto milioni di euro. “Decine di posti di lavoro direttti nell’assistenza e molti altri nell’indotto, negozi e alberghi, che riaprono ed evitano il fallimento”. Ciascuno dei migranti rimasti nei centri di accoglienza della zona significa una spesa pubblica locale tra i 35 e i 45 euro al giorno.
Vespa

Su La Repubblica, pagina 2: “Rai, bufera su Vespa: ‘No ai Casamonica in tv’. Il mandato ai nuovi vertici: ‘Anche lui va cambiato’”, “L’ira del dg Campo dall’Orto e della Maggioni. Fico, presidente della Vigilanza: ‘Nessuno è intoccabile’”. Il quotidiano intervista poi Carlo Freccero e Guelfo Guelfi, membri del Consiglio di amministrazione Rai. Freccero, che ricorda di non essere affatto vespiano, dice: “Il signor Casamonica è diventato l’ottavo re di Roma. E ha voluto un corteo funebre che era un corteo regale. Queste cose, certo mostruose, sono successe nella realtà. La politica, ignara che un gruppo di zingari e bru-bru stava acquisendo tanto potere in città, adesso se la prende con la televisione solo perché ha rappresentato le cose per come esse sono”. Guelfo Guelfi dice “non voglio censure”, “non siamo venuti qui per fare la televisione bulgara”, “Dal contratto di Berlusconi a Cogne la morbosità fa sempre audience”. E Silvia Fumarola si occupa della reazione dello stesso Vespa: “L’ultima difesa del giornalista: ‘Sono come Biagi, era il mio dovere”, “Vespa non fa autocritica: ‘Abbiamo invitato due incensurati, il contraddittorio c’era. E io sono una persona educata, non compiacente’”.
A pagina 4 il quotidiano intervista il prefetto di Roma Franco Gabrielli: “Andare in tv non serve a nulla, quelli del clan pagheranno”, “No a vendette, ma quello che hanno fatto i Casamonica non può non avere conseguenze. Per rimettere Roma sui binari giusti però non basteranno tre mesi. Ci vorranno lustri”. E, parlando del sindaco Ignazio Marino: “Non gli farò da badante. Nel bene e nel male le scelte saranno sue”.

La Stampa intervista lo stesso sindaco Marino: “Guardare Vespa è peccato. Sarebbe da rottamare”, dice, sottolineando di non vedere più il programma da tempo (da quando, ai tempi in cui si occupava di una legge sul fine vita, Vespa, che lo aveva invitato al programma, proiettò immagini di malati non in stato vegetativo ma “presentandoli come tali, facendo passare il messaggio che dallo stato vegetativo permanente sia possibile riprendersi2). Cosa l’ha fatta arrabbiare della trasmissione sui Casamonica? “Mi sento offeso come sindaco della Capitale e come cittadino che paga il canone. Tutto dobbiamo fare meno che spettacolizzare la mafia, che in questa città esiste, come denunciai in un’intervista appena 32 giorni dopo l’elezione”.
E il quotidiano offre il punto di vista di Bruno Vespa: “I conduttore: sì, Roma aveva perso la dignità ma non per colpa mia”, “Lasciateci fare il nostro mestiere”.

Il Fatto, pagina 4: “Casamonica, Vespa nei guai fa il martire: ‘Io come Biagi’”. E poi il quotidiano rievoca “la lunga tradizione di delinquenti della trasmissione di Rai 1”: “Contrada, Scattone, Dell’Utri &C. Vespa collezionista di inquisiti”.

Riforme

Sul Giornale si legge che “gli uomini vicini a Pier Luigi Bersani respingono l’offerta di un sistema di elezione semidiretto dei senatori, da inserire però fuori dall’articolo 2, così non da non allungare troppo i tempi dei successivi passaggi parlamentari. Una acrobazia costituzionale difficile da digerire che esporrebbe la riforma al rischio-pantano”.
Renzi “potrebbe essere tentato dal ricorso alla fiducia ma in ambienti renziani questa opzione viene esclusa” perché “circola ancora la convinzione che circa quattordici dei ventotto ribelli potrebbero essere recuperati alla causa senza enormi fatiche. Inoltre ci sarebbero anche gli ex grillini da corteggiare, facendo balenare lo spettro del ritorno alle urne. Un altro articolo si sofferma sulla “ritirata” dei “ribelli” del Pd: “Da Manconi a Martini a Manassero, inizia la fuga dalla linea dura. E Rosato smentisce l’ipotesi della fiducia sull’articolo 2 della riforma”.
Renzi a questo punto si è preso qualche giorno di tempo per uscire dal vicolo cieco e tentare un’intesa con la sua minoranza”. Altri scenari alternativi: il voto anticipato “con il Consultellum” ovvero con la legge elettorale residua dopo l’intervento della Corte Costituzionale e “attualmente in vigore”. Se il risultato fosse di equilibrio e non di vittoria del Pd ci sarebbero le “larghe intese”, “una eventualità che metterebbe all’angolo la sinistra del Pd e metterebbe in fuorigioco il Movimento 5 Stelle”.
Prosegue il dibattito sulla legge sulle unioni civili. Il Corriere offre una ampia intervista a Maurizio Sacconi. Nega di non voler riconoscere diritti alle coppie omosessuali, conferma che la legge in discussione non gli piace perché è fermamente contrario al diritto di adozione. “Mi sembra evidente che dietro la stepchild adotion (ovvero la possibilità per una coppia omosessuale di adottare il figlio biologico avuto da uno dei due, ndr) si nasconda la legittimazione dell’utero in affitto”, secondo Sacconi. Inoltre non prevederebbe la pensione di reversibilità perché “è tipica di una formazione disegnata in funzione della procreazione” che renderebbe “le unioni civili uguali al matrimonio”.

Finanziamento pubblico

Sul Corriere si dà conto della “leggina” votata ieri in Aula alla Camera, tra le proteste dei parlamentari 5Stelle che hanno lanciato banconote da 500 euro, che concede i finanziamenti pubblici ai partiti anche senza il requisito dei “bilanci puliti”. Il commento è firmato da Sergio Rizzo che ricorda che “tre anni fa, sull’onda dell’indignazione popolare, il Parlamento approvò una legge che dimezzava i rimborsi elettorali, doppiata un anno dopo da un provvedimento che ci è stato venduto come ‘l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti'”. E definisce quella votata ieri una “leggina maleodorante che consentirà il versamento dei soldi pubblici spettanti per il 2013 e il 2014 pur in mancanza del visto di conformità della commissione incaricata di verificare i rendiconti. Prima i partiti approvano in Parlamento una legge che mette nelle mani dei magistrati il potere di controllare i loro bilanci per poter incassare i denari . Poi però si scopre che la commissione di quei magistrati non ha il personale sufficiente per esaminare le carte, le fatture e gli scontrini fiscali. E il bello è che non si scopre tre giorni o tre settimane più tardi, ma tre anni dopo! Sembra uno scherzo. Quando poi il presidente lo denuncia, spunta addirittura una proposta di legge: una legge del Parlamento per affiancare ai magistrati una decina di impiegati! In soli tre mesi, però, da giugno a oggi, non se ne viene fuori. Allora ecco l’inevitabile sanatoria. Un classico dell’orrore, che sembra studiato a tavolino: si approva una legge sapendo già in partenza che non sarà applicata”.

E poi

Mario Platero sul Sole dà conto di un incontro con Donald Trump allo stadio Artur Ashe di New York dove si stanno giocando gli “Us open”, torneo di tennis. L’unica dichiarazione di Trump riguarda Berlusconi, che gli piace, “è una persona perbene, mi piace anche l’Italia”, dice. Anche il Corriere dà conto delle sue parole ma scrive che si tratta di una intevista a Sky Tg 24.

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