COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Bergoglio, i martiri e il voto francese

La decisione di papa Francesco di rendere visita alla Chiesa di San Bartolomeo, dove la comunità di Sant’Egidio custodisce le reliquie di tanti martiri cristiani di questi nostri tempi, poteva avere un sapore “tattico”: prima di andare al Cairo per partecipare con il grande imam di al-Azhar al summit per la pace, questa visita sarebbe infatti potuta servire a tenere calmo il fronte identitarista, cioè quella parte che ritiene che la cristianità abbia la “missione” di guidare una nuova crociata contro i popoli figli del Male. Questa “fazione” oggi ha nella signora Le Pen la sua migliore interprete. Infatti proprio lei ha puntato a chiudere la campagna elettorale attaccando il papa, contrapponendo Bergoglio, la carità e la misericordia a un cristianesimo feroce, aggressivo, pronto ad arrestare qualsiasi sospetto, a espellere, a chiudere le frontiere, lasciando intendere di ritenere l’arabo o il musulmano un miliziano dell’ISIS. Non è andata così.

Infatti, a San Bartolomeo Bergoglio ha portato una nuova reliquia. E’ la croce di una donna cristiana di cui gli ha parlato nel cosiddetto “hotspot” di Lesbo un musulmano, il marito della donna in questione. Quando i terroristi dell’ISIS arrivarono a casa loro, in Siria, lei si rifiutò di obbedire all’ordine di gettare quel crocifisso, e loro la sgozzarono davanti al marito.

Bergoglio aveva già parlato di questa tragedia, ma citarla a San Bartolomeo, facendo di un musulmano il testimone e il custode di un martirio cristiano non è la stessa cosa. E infatti poco dopo ha ricordato che i profughi che qualcuno non vorrebbe accogliere in Europa, oggi, in virtù di un accordo con Erdogan che pochi discutono, vengono tenuti in centri che ricordano i campi di concentramento, come quelli che lui deve ricordare nell’America Latina dei golpisti.

Ecco come il leader religioso diviene leader morale. Il suo discorso davanti alle reliquie dei martiri cristiani infatti ha parlato a tutti, alla sorella di padre Jacques Hamel, trucidato in Chiesa dai barbari dell’ISIS, come al marito musulmano di cui ha voluto ricordare il pianto disperato, nel “lager” di Lesbo. E’ così che la consapevolezza di cosa possano essere la fede e il martirio diventano patrimonio collettivo, globale.

E’ stato un gesto enorme quello di papa Francesco, il gesto cristallino di un cattolico che non cede alla paura dell’altro, quella paura che genera odio in “loro” come lo genera in “noi”.

No, il leader religioso è stato tale ed essendo tale è stato nuovamente leader morale, capace di parlare a tutti, o quantomeno a chiunque abbia almeno il bisogno di sentirsi un essere morale.

Così la sua misericordia si è spiegata a chi crede e a chi non crede, a chi crede nell’unico Dio, agli agnostici e agli atei, come l’unico antidoto alla catena odio-paura, paura-odio, che il terrorismo vuole creare e rafforzare, traendo molti di noi nella sua terribile rete.

Un’autorità morale su questo non può cedere, non può giocare “partite tattiche”. Nonostante la violenza inusitata dell’offensiva di certi settori “indentitaristi”, quelle che vogliono usare l’identità come una mazza di ferro.

In questo la giornata di papa Francesco con la Comunità di Sant’Egidio, a San Bartolomeo, ha riguardato tutti noi e nelle ore in cui in Francia c’è in ballo l’Europa ha ricordato ai francesi come a tutti gli europei cosa voglia dire “Europa”, al di là dei tecnicismi di qualche burocrate.

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