Egitto: gli ultimi regolamenti dei conti
della Fratellanza musulmana

Da Reset-Dialogues on Civilizations

I Fratelli Musulmani recentemente hanno subìto una profonda frattura interna, che sta spaccando verticalmente il movimento, cambiandone la fisionomia. L’organizzazione internazionale e la vecchia guardia, guidati da Mahmud ‘Ezzat, ancora latitante dopo gli arresti del 2013, hanno ordinato la rimozione dall’incarico di Mohammad Montasser, il portavoce del blocco rivoluzionario egiziano, nominando al suo posto Talaat Fahmi, un membro residente in Turchia. Al tempo stesso hanno creato un nuovo sito ufficiale dei Fratelli Musulmani, Ikhwhansite ed hanno oscurato il sito storico Ikhwanonline, dove pochi giorni prima, il 18 Dicembre, era stata pubblicata una lettera aperta/comunicato della Suprema Commissione Direttiva dei Fratelli Musulmani, che confermava la fiducia a Montasser da parte del gruppo egiziano e che segnava una vera e propria rottura con l’apparato internazionale della Fratellanza. Infatti come scrivevamo pochi mesi fa, le contraddizioni presenti tra parte della gioventù, perlopiù in Egitto, e la leadership storica del movimento, interamente in esilio o in condizioni di prigionia, stanno emergendo con sempre maggior chiarezza: la leadership viene contestata non solo nel merito ma anche sul metodo.

Le tensioni tra le nuove generazioni dei Fratelli, cresciute all’ombra della violenza repressiva, che guidano le manifestazioni e le attività anti-regime a partire dalla caduta di Morsi e i vertici tradizionali dell’organizzazione, si sono acuite con il corso del tempo. In particolare la durissima repressione a cui è sottoposta la Fratellanza egiziana, con arresti di massa, durissime condizioni di detenzione e torture, hanno spinto una parte della gioventù a dichiarare il jihad contro il regime di Al Sissi, bollato come anti-islamico e apostata, ricorrendo quindi ad azioni di violenza mirata contro i simboli del regime, poliziotti, magistrati. Il conflitto si è palesato una prima volta quando due membri della vecchia-guardia, Mohammed Ghozlan e Mahmud Hussein hanno contestato l’approccio violento del gruppo egiziano.

Nel Maggio 2015 infatti un articolo di Ghozlan, membro dell’Ufficio Direttivo della Fratellanza, contestava l’uso del takfir, l’anatema di scomunica con cui la nuova dirigenza aveva cominciato a giustificare l’uso della violenza da parte dei Fratelli Musulmani nell’era di Al Sissi. Poco dopo un comunicato di Mahmud Hussein, ex-Segretario Generale dei Fratelli Musulmani e altro membro di peso della vecchia guardia riaffermava la centralità della scelta non violenta. Il gruppo egiziano si risentì allora per quella che ritenne una grave ingerenza, replicando ufficialmente che, secondo gli organi eletti durante il Febbraio 2014, Hussein non era più Segretario e che Montasser era l’unico portavoce legittimo per la Fratellanza in Egitto. Nel Dicembre 2015 si è consumata la rottura tra le due parti anche mediaticamente, infatti il focus della controversia si è allargato dall’uso della violenza alle strategie che devono guidare la Fratellanza. I giovani rivoluzionari chiedono un approccio organizzativo democratico, in cui la base guidi, invertendo il tradizionale modello piramidale dell’organizzazione. La decisione di rimuovere il portavoce Montasser dall’incarico dunque non è stata accettata ed anzi, le sezioni di Cairo, Giza, Alessandria, Qalubiya, Fayum hanno immediatamente denunciato l’ingerenza estera. L’ala egiziana fedele a Montasser ha disconosciuto quindi gli ordini e rilanciato la propria iniziativa, annunciando la creazione di una commissione che indaghi sui fatti e sulle persone coinvolte, dentro e fuori Egitto: uno schiaffo a Mahmud ‘Ezzat, vice-Guida Suprema, e a tutta la vecchia leadership.

Intervistato successivamente da Al Jazeera il portavoce egiziano Mohammad Montasser ha ribadito – ricordando il sostegno interno di cui gode – la scelta strategica del percorso rivoluzionario, smentendo la strategia pacifica incarnata dalla Direzione internazionale dei Fratelli Musulmani, che continuano a definire il percorso pacifico come “più forte dei proiettili”. La spaccatura è tra le più gravi della storia della Fratellanza, ed è la prima volta che viene palesata al grande pubblico e mediaticamente. I giovani imputano alla leadership storica la pessima situazione attuale, eredità dei fallimenti di Morsi, e rivendicano cambiamenti radicali. Hanno inoltre allargato fortemente il loro raggio di azione alleandosi con circoli salafiti-movimentisti che non si sentono vincolati dai legami di obbedienza ai leader dell’organizzazione. Inoltre la questione della violenza è dirimente, i giovani che subiscono la repressione in Egitto non credono che il pacifismo sia la tattica adeguata, e reclamano libertà di azione.

Il momento è delicato perché proprio negli stessi giorni il governo inglese ha reso pubblico il risultato dell’inchiesta sui Fratelli Musulmani, bollati come organizzazione “opaca” e chi la frequenta “sospetto di radicalizzazione”. La leadership internazionale, dispersa tra Inghilterra, Turchia e altri paesi d’esilio, dopo aver tollerato inizialmente la situazione per mantenere l’unità e sperando di usarla come forza di pressione sui militari per ottenere concessioni, ora non sopportano più tali posizioni che, oltre a confliggere con l’immagine dei Fratelli Musulmani, mettono in discussione la natura stessa dell’organizzazione: formazione riformista o rivoluzionaria? L’esito di questo conflitto fornirà una temporanea risposta ad una questione che, di fondo, tormenta la Confraternita sin dai tempi della sua nascita.

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