Così la teoria della Grande Sostituzione
arma stragisti e demagoghi

Tutto ha origine in Francia. La teoria della Grande Sostituzione è una di quelle valanghe che cominciano sulle pagine prodotte da qualche intellettuale di destra per poi vivere di vita propria fino a quando non sbarcano in internet. Capita poi che dal successo nelle chat di siti e social network marginali, le teorie più improbabili e pericolose assumano la forma di un giovane armato fino ai denti che entra in un supermercato di Buffalo dove fa strage di afroamericani. Un’altra forma concreta prese da costruzioni come la Grande Sostituzione è il consenso a politici o partiti che con flirtano con certe narrazioni. Queste teorie non hanno granché di originale e molto spesso condividono un sottotesto antisemita.

Torniamo in Francia. Ne L’appel du soldat, romanzo dell’intellettuale nazionalista (patriota) di Maurice Barrès, pubblicato nel ‘900 non si usa la locuzione “Grande sostituzione” ma si accenna al pericolo della corruzione del carattere del popolo francese a causa dell’immigrazione. Nel 1971 Jean Raspail (molto meno importante dell’omonimo Jean Francois) era in vacanza in Costa Azzurra e immaginava cosa sarebbe successo se i diseredati della terra fossero sbarcati in massa tra Nizza e Cannes. Due anni dopo pubblicava un romanzo che comincia con navi cariche di bambini indiani diretti in Europa per finire con una invasione generalizzata di immigrati che vogliono il tenore di vita occidentale ma rifiutano al cultura, fanno sposare il figlio della Regina d’Inghilterra con una pakistana e danno vita un governo francese denominato “Comune multiculturale” Nel 2001 il libro veniva ripubblicato con una nuova prefazione dell’autore che rendeva il testo ancora più indigesto dal punto di vista del contenuto razzista, tanto che l’editore provò a non pubblicarla. Come negli anni precedenti, il romanzo ebbe un notevole successo e Raspail si guadagnò il soprannome di “il profeta” negli ambienti nazionalisti di destra francesi.

Nel 2011 la teoria prende forma in senso compiuto con la pubblicazione del saggio dal titolo “La grande sostituzione” di Renaud Camus (un altro omonimo). Ex socialista e attivista del movimento omosessuale negli anni ’60, nato di una famiglia conservatrice, Camus pubblica libri di successo sulle sue esperienze omosessuali, ma dopo essersi ritirato a vivere in campagna, comincia a lasciarsi andare a insinuazioni antisemite che poi si strutturano in teoria con il saggio del 2011. La teoria è presto detta: un’élite di sinistra lavora alla sostituzione degli europei bianchi con gli immigrati in maggioranza musulmani, un “genocidio per sostituzione” fatto per avere lavoratori e cittadini più docili e a buon mercato. Inutile ricordare come dai primi anni 2000 circoli anche il cosiddetto “Piano Kalergi”, ovvero la rielaborazione in chiave complottista e di sostituzione etnica delle idee del barone Kalergi sul pan-europeismo. In tempi di crisi, le teorie del complotto si moltiplicano.

Il tenue legame con la realtà della teoria della Grande Sostituzione è che parte dall’osservazione di fenomeni reali: la globalizzazione, le migrazioni internazionali, l’invecchiamento della popolazione bianca negli Stati Uniti e in Europa sono fenomeni reali. L’idea che ci siano élite oscure che manovrano il mondo e che l’immigrazione sia un disegno ordito da qualcuno è dunque perfetta per cavalcare i timori di segmenti della popolazione spaventati dal cambiamento e restituire cittadinanza a idee scadute e divenute tossiche dopo la Seconda Guerra Mondiale.

La teoria di Camus ha un certo successo, ma la sua capacità di penetrare le pieghe della politica cresce in anni in cui la cultura e i media francesi sfornano figure con idee simili alle sue – il più noto è Eric Zemmour, prima autore e polemista di successo (“Il suicidio francese”), poi personaggio tv e infine candidato di estrema destra alle presidenziali. Nel frattempo la teoria viene tradotta in inglese e diffusa da siti e gruppi di destra americani perfettamente a loro agio con l’idea della sostituzione operata da “miliardari liberal di New York” all’opera per corrompere il carattere originario degli Stati Uniti. La destra Usa immagina infatti che gli “americani” siano esclusivamente i discendenti dei protestanti bianchi e nord europei.

Così, in anni di crescita della polarizzazione sociale e politica negli Usa, la teoria diviene di uso corrente nei volantini, nei meme e negli slogan di quelle organizzazioni e gruppi cresciuti all’ombra della presidenza Trump. “Non ci sostituirete”, gridano gruppi di studenti di destra a manifestazioni in diverse università e la teoria fa breccia nei media mainstream e nel discorso pubblico. Parallelamente però, la paura di venire sostituiti dai musulmani per colpa degli ebrei si fa strada anche nelle chat e nei siti alla 4Chan. E così dal 2018 in poi quella teoria sbuca anche nei post e nei “manifesti” lasciati da lupi solitari che fanno strage di ebrei, ispanici e afroamericani.

A Pittsburgh Rob Browser uccide 11 persone nella sinagoga Tree of life dopo aver scritto un post su Gab (altro social network marginale) nel quale accusa l’organizzazione ebraico-americana HIAS di portare “invasori per ucciderci”. Tre stragi nel 2019, di musulmani a Christchurch in Nuova Zelanda, dove nella moschea Al Nur muoiono 51 persone, di ispanici a El Paso, di ebrei in California sono collegate nei deliri di chi le compie alla teoria della Grande Sostituzione. Il 14 maggio è la volta di Payton Gendron e della sua diretta Twitch mentre uccide 13 afroamericani in un supermercato di Buffalo. Sia Payton che Brenton Harrison Tennant (Christchurch) dichiarano nei loro manifesti la volontà di combattere la sostituzione e traggono ispirazione gli uni dagli altri o da Anders Behring Breivik, l’estremista di destra che nel 2011 ha ucciso più di 70 persone tra Oslo e l’isola di Utoya. Il manifesto di circa 70 pagine pubblicato da Tennant porta proprio il nome di “The Great Replacement” e la diretta streaming della sua strage ha direttamente ispirato Peyton. In questo senso le dinamiche somigliano molto a quelle dei lupi solitari islamisti che hanno organizzato o provato ad organizzare attacchi in Europa negli anni scorsi. L’altro elemento in comune tra gli stragisti è il carattere rivoluzionario: tutti pensano di essere parte di un’avanguardia pronta a combattere contro il male supremo. Questa modalità ricorda quella di diverse milizie statunitensi che, a seconda del periodo, hanno come nemici i neri, Washington e lo stato federale, le banche, gli immigrati, i musulmani.

Le stragi non hanno impedito a politici e personalità americane e non di rilanciare la teoria. Il più famoso tra tutti è forse Tucker Carlson, personaggio più seguito di Fox News. Carlson è il giornalista trumpiano per eccellenza, senso del ridicolo e abuso dei fatti compreso – si è difeso così anche durante un processo: non sono credibile, lo sanno tutti che il mio non è giornalismo. La versione di Carlson riguarda i democratici che starebbero allargando le maglie delle leggi sull’immigrazione (falso) per far sostituire gli elettori americani con gli ispanici. L’ultima figura politica ad aver flirtato con la teoria è invece JD Vance, famoso nel mondo per aver scritto un bel libro (Hillbilly Elegy) in cui racconta e spiega la rabbia dei bianchi americani. Dopo il successo, Vance è divenuto una figura politica che solletica la rabbia di coloro che descrive nel suo libro e di recente ha vinto le primarie per il Senato in Ohio. C’è il rischio che alle elezioni di metà mandato lo Stato in cui si decidono spesso le elezioni presidenziali elegga un adepto della teoria della Grande sostituzione. Altro campione della sostituzione è il rappresentante della Florida Matt Gaetz, altro trumpiano DOC.

L’elenco potrebbe continuare, ma quel che interessa segnalare è la pervasività della teoria e la capacità di idee estreme di penetrare ai piani alti delle istituzioni americane. Attenzione però: se è vero che negli Usa e in Nuova Zelanda queste idee hanno portato a stragi, neppure l’Europa fuori dalla Francia è immune. A volte le cose lontane da noi ci lasciano di stucco, ci fanno sorridere o dire “che mondo!” pensando che da noi non succedano. Eppure l’Ungheria ha eletto per tre mandati consecutivi una figura – Viktor Orban – che usa concetti molto simili a quelli della Grande sostituzione e, se vi capitasse di fare una ricerca su internet trovereste diverse dichiarazioni o comizi in cui i leader della destra italiana Giorgia Meloni e Matteo Salvini parlano proprio di sostituzione. Qualche esempio? Nel 2017, condividendo un servizio della trasmissione “La gabbia”, Matteo Salvini scrive sulla sua pagina Facebook “Sostituzione di popolo! Ecco cosa si nasconde dietro la retorica dei buonisti”. Un anno dopo, da ministro, il leader leghista twittava: “Posso combattere un miliardario speculatore che vuole riempire l’Europa di finti profughi? O sono un NAZISTA?”. Qui non c’è la menzione della teoria, ma ci sono il grande vecchio miliardario (ebreo) e l’invasione. In un post Facebook del 2016, Giorgia Meloni parlava di “prove di sostituzione etnica” mentre in un comizio del 2017 spiegava in un minuto la teoria in maniera a dir vero impeccabile (poteri forti, grande capitale, invasione pianificata, manodopera a basso costo, gli elementi ci sono tutti). Si tratta del leader di un’influente forza di maggioranza e della leader del partito oggi in testa a tutti i sondaggi.

 

Foto: Lo scrittore Renaud Camus guida una manifestazione del movimento di estrema destra “La ligue du Midi” – Montpellier, 8 ottobre 2016 (P. Guyot / AFP).

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