Che cos’è la destra, cos’è la sinistra

La Repubblica: “L’attacco della Cei alle unioni civili, ‘Famiglia esclusa’”, “Monsignor Galantino: ‘No a politica strabica’. Boschi: ‘Sulle adozioni libertà di coscienza’. Bersani: ‘La manovra è contro la Costituzione’”.
Più in basso, il richiamo all’intervista del direttore Ezio Mauro al presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione alla manifestazione “Repubblica delle idee”: “Cantone: ‘Grave errore l’aumento del contante, troppi sali e scendi sull’evasione fiscale’”.
La foto in prima è per la barriera eretta a Gerusalemme: “Nuovo muro a Gerusalemme. Is, video shock: ‘Colpite gli ebrei’”.
In basso: “Terrorismo islamico, è allarme per il Giubileo”, “I timori di Gabrielli”.
Sul caso Volkswagen: “Volkswagen nei guai, class action da 40 miliardi”.
Sulla colonna a destra, il reportage di Adriano Sofri dalla Turchia: “Viaggio a Dyarbakir, la città dove tutto è cominciato”, “La ‘capitale’ del Kurdistan turco che ha fatto perdere la maggioranza a Erdogan”.

La Stampa: “Manovra, scontro nel Pd sulle tasse”, “La minoranza del partito: dal governo misure che non aiutano lavoratori e pensionati”, “Mentre i vescovi criticano l’esecutivo sulle unioni civili: ‘Dimentica la famiglia’. Ma la Boschi stempera la polemica”.
E sulla manovra l’intervista del quotidiano al sottosegretario Claudio De Vincenti: “’Ecco il piano per il Sud’”, “Il sottosegretario: porti e ferrovie per le merci da Europa e Africa”.
A centro pagina, foto della folla a Expo: “Expo, 5 ore di coda per vedere lo stand Italia”.
Sulla colonna a destra: “Cosa chiede la Turchia alla Merkel”, di Gian Enrico Rusconi.
E l’emergenza vaccinazioni: “Vaccinazioni. Informare non basta più”. Di Eugenia Tognotti.

Il Corriere della sera: “Renzi e la manovra: battaglia ideologica solo per logorarmi”. “I vescovi nelle unioni civili: famiglie nell’angolo”.
In alto un intervento di Papa Francesco dedicato al cardinal Martini: “‘La Chiesa missionaria non si chiuda in se stessa’”. “La lezione del cardinal Martini”.
La foto di prima pagina è per l’incontro Merkel-Erdogan: “Merkel avvicina la Turchia alla Ue per un aiuto sui migranti”.
L’editoriale è firmato da Dario di Vico: “Le nuove ragioni del nord. Il localismo in crisi”.
A fondo pagina una vicenda di cronaca: “Brescia, cosa sapeva l’operaio morto?”. Un operaio addetto ai forni di una azienda di Brescia è stato trovato morto in un bosco nei pressi di Ponte di Legno. Qualche giorno prima era sparito anche il titolare dell’azienda, l’imprenditore Mario Bozzoli. “Si complica il giallo dell’imprenditore scomparso: il corpo del dipendente nel bosco”.

Il Fatto: “Cei comanda, Boschi esegue”, “Unioni civili farsa. No dei vescovi, la ministra la butta in libertà di coscienza”.
Più in basso, sul libro di Alan Friedman: “Mr. Alan, l’amerikano che intervista B. senza fargli domande”. E su Denis Verdini: “Denis, il voltagabbana che trasforma Renzi nel mostro di Lochness”.
Sotto la testata, la kermesse di Imola del M5S: “5 Stelle: ‘Primo atto di governo: tangenti, niente prescrizione’”, “ E Di Maio studia da leader”.
Sul Medio Oriente: “Palestinesi, popolo di profughi dal 1948 (e senza soluzione)”, “Quando 700mila arabi lasciarono le case”. Ne scrivono Stefano Citati, Roberta Zunini e Elisabetta Reguitti.
La storia di copertina è dedicata a Pierpaolo Pasolini: “Pasolini 40 anni fa: il poeta che sapeva e fu ammazzato”. Di Antonio Padellaro, che racconta “La Storia Sbagliata dell’Idroscalo”.
Il quotidiano ricorda poi che oggi ci sarà la sentenza su Erri de Luca, “accusato di istigazione al sabotaggio del Tav: ‘Se mi condannano applicheranno un articolo del codice fascista mai usato’”.

Il Giornale: “Nozze gay, figuraccia Pd per salvare la maggioranza. Ma il Vaticano attacca”. “Valzer sui diritti civili”. “Papa e vescovi altro che alleati, per Renzi un doppio schiaffo” è il titolo dell’editoriale firmato da Renato Farina.
Il titolo più grande: “Volskwagen rischia il crac. Guai senza fine per il colosso tedesco: i grandi azionisti preparano una causa da 40 miliardi, per il gruppo può essere un colpo mortale”.
A centro pagina, con foto: “La retromarcia di Marchionne: ora chiede scusa per il maglioncino”.

Il Sole 24 ore: “Tasi, Imu e proroga bonus: ecco tutte le novità per la casa”. “Un taglio di 5 miliardi tra abolizioni, 50 per cento e 65 per cento, modifiche per i terreni”. Quella di oggi sul quotidiano di Confindustria è la prima di cinque puntate dedicate alla analisi delle “misure per la ripresa”.
A centro pagina ci si sofferma sulle misure sul lavoro: “Lavoro, la sfida degli incentivi”. “L’apprendistato è il più conveniente”. “Chance per donne e over 50”. “La riduzione dell’esonero contributivo per le assunzioni rilancia gli altri sconti”.

Pd, legge di Stabilità, tasse

La Stampa, pagina 2: “Manovra, Bersani a Renzi: ‘Così si viola la Costituzione’”, “Duello nel Pd sulle tasse e il premier convoca i gruppi di Camera e Senato”.
La Repubblica, pagina 4: “Bersani, tasse, tradita la Costituzione”, “L’ex segretario sulla legge di Stabilità accusa ancora Renzi: così i ricchi pagheranno di meno. Ecco gli emendamenti della minoranza: franchigia sulla prima casa, contante a 100 euro, soldi per la sanità”. Scrive Giovanna Casadio che la minoranza Pd presenterà una decina di emendamenti alla legge di stabilità. Poi si riferiscono le parole di Bersani: “Le scelte sul fisco sono contro la Costituzione. Dire che a parità di welfare abbassare le tasse è buono e giusto è come dire ‘viva la mamma’. Ma cosa vogliamo fare dell’articolo 53 della Costituzione, che parla di progressività?”. Ecco quindi che il primo emendamento della sinistra riprende una vecchia proposta bersaniana: franchigia per tutti nella tassa sulla casa fino a 400 euro, poi si paga l’eccedenza che sarà in base alla collocazione catastale e alla metratura. Federico Fornaro, che ha materialmente scritto con Maria Cecilia Guerra, calcola un risparmio di 1 miliardo e mezzo grazie a questa modulazione: “Si arriverebbe ad esentare dal pagamento -spiega Fornaro- il 64% dei proprietari”. L’altro cardine dell’altolà della sinistra Dem è quello sull’aumento del contante da mille a tremila euro: “una misura -scrive Casadio-su richiesta della destra, dell’Ncd, dei verdiniani e di Forza Italia -secondo la minoranza Pd- e a cui il partito non può sottostare. Non solo per ragioni di evasione fiscale”, ma anche per il rischio di corruzione e per le porte aperte alla piccola criminalità. Lo sottolinea anche Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia.
A pagina 2 de La Repubblica il tema viene ripreso nell’intervista del direttore Ezio Mauro al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone nel corso dell’edizione de La Repubblica delle Idee, dedicato quest’anno al tema della corruzione. Dice Cantone che è un “grave errore aumentare il contante, la corruzione si batte con una svolta politica”, “Io non credo che la corruzione sia un cancro che ha conquistato l’Italia, è innervato ma non invincibile”, “Una parte del Paese fa il suo dovere. Questi arresti mica li hanno fatti i poliziotti norvegesi”, “Purtroppo il post-Tangentopoli ha prodotto norme che hanno finito per facilitare gli abusi”.
Su La Stampa, intervista al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio de Vincenti (“Turismo, porti, industria e Internet. Quindici patti per rilanciare il Sud”), che risponde così alle accuse di Bersani, secondo cui la legge di stabilità viola la Costituzione: “Ricordo che questo governo, com eprimo atto, ha fatto con gli 80 euro una riduzione secca dell’Irpef sui lavoratori. E aggiungo che è la prima volta che un governo stanzia in finanziaria più di un miliardo per i poveri e i disabili2.
Su La Stampa Marcello Sorgi ricorda che “la sinistra ha sempre fatto manovre di destra” e cita i casi dei governi Ciampi, Amato e Prodi: “Fu Enrico Berlinguer, l’ultimo grande segretario Pci, e non certo un leader di destra, a lanciare la parola d’ordine dell”austerità’, in un convegno al Teatro Eliseo di Roma del 1977. Senza quella svolta, Andreotti, alla guida, dal ’76 al ’79, dei governi di unità nazionale con l’appoggio degli stessi comunisti, non avrebbe potuto bloccare la scala mobile e sostituirla, nelle buste paga, con buoni del Tesoro di cui si sviluppò subito, negli uffici pubblici e privati, un mercato nero fiorente. E se certo non poteva essere considerato di sinistra il taglio della scala mobile, allo stesso modo non lo erano le grandi privatizzazioni (in qualche caso tra l’altro fatte a prezzi forse eccessivamente convenienti), avviate da Amato e Ciampi, e poi proseguite da Prodi e D’Alema nella prima metà degli anni Novanta”.
Sul Corriere si legge un retroscena di Maria Teresa Meli che si sofferma su Renzi e il Pd. Il premier sarebbe “convinto che la Legge di Stabilità appena presentata sia il frutto di un ‘lavoro straordinario’, malgrado le critiche arrivate anche dall’interno del partito. ‘L’abbassamento delle tasse è quasi una rivoluzione'”. Si legge nel titolo dell’articolo che il segretario del Pd “convoca il partito”, in riferimento alla “polemica della minoranza sulla legge di Stabilità” che Renzi “dava per scontata. Questo “non significa” che “non sia disposto a modificarne alcuni punti, però il premier tiene le carte coperte e assicura ai collaboratori che, almeno al momento, non è prevista la modifica dell’abolizione dell’Imu per le prime case di lusso” anche perché Renzi “è anche convinto che se la Stabilità ‘verrà spiegata bene’ non vi saranno problemi con l’elettorato. E i sondaggi finora sembrano dargli ragione”. In ogni caso Renzi “in cuor suo”, non crede “che sia in atto una scissione e che persone come Bersani, Speranza e Cuperlo stiano puntando proprio a questo obiettivo” e che la motivazione dell’opposizione sia sempre la stessa: “la’ditta’ non sopporta il fatto di non avere più il controllo del partito, che considera come ‘cosa sua’”.
Sempre sul Corriere una intervista a Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio che non ha “mai risparmiato critiche a Renzi”. Dice che trova “inutile e dannosa questa continua rincorsa a chi ha la carta di identità giusta”, “trovo stucchevole il dibattito su sinistra, destra e taglio delle tasse”. Non è convinto del taglio delle tasse sulle casa né dell’innalzamento del limite dei contanti ma “se la maggioranza del partito decide altrimenti se ne assume la responsabilità” e “anziché la guerriglia quotidiana sarebbe utile lavorare al congresso del 2017”. Dice che condivide le misure sul welfare e i super ammortamenti per le imprese. Sul sud “non ci siamo proprio”.
Sul Sole Salvatore Padula (“Il cantiere senza progetto delle tasse sul mattone”) dedica un commento al dibattito sulla tassazione della casa dove si ricorda che “almeno per ora, la riforma del catasto – da molti indicata come il presupposto più idoneo per riportare un minimo di equilibrio e di equità nel sistema della tassazione immobiliare – è stata definitivamente archiviata (paradossalmente, proprio per i timori legati alla possibilità che il riordino avrebbe invece prodotto effetti diametralmente opposti ai suoi obiettivi). Scelta non da tutti condivisa, tanto che persino il direttore dell’agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, durante un’audizione davanti al Parlamento ha parlato di ‘occasione mancata’”.
Sul Messaggero Francesco Grillo scrive – a proposito della legge di Stabilità – che fa bene il Presidente del consiglio “ad alimentare la fiducia perché è solo la fiducia che, in questo momento, ci sta facendo crescere (poco), proprio mentre il resto del mondo sta frenando” ma che ci vorrebbe “più coraggio” soprattutto sui temi della “riduzione e riqualificazione della spesa pubblica” e di un taglio alle tasse.
“Va bene tagliare le tasse. Ma non si capisce, perché dare precedenza a quelle sulla casa che rende plasticamente immobile la società italiana. Legando la riduzione nel 2016 di quelle sulle imprese ad un assai improbabile accettazione da parte delle istituzioni europee di un ulteriore deficit del 0,2% del PIL che dovrebbero concederci come compensazione per l’emergenza migranti”. Grillo insiste sulla necessità di risparmiare di più, e che più che “accanirsi” sulle fette piccole della torta occorrerebbe intervenire su “personale” e pensioni, oltre che sugli acquisti e l’innovazione della Pa.

Il Corriere intervista la vicesegretaria Pd Debora Serracchiani. Alle obiezioni di Bersani secondo cui l’abolizione della tassa sulla casa per tutti viola la progressività delle tasse sancita dalla Costituzione risponde che stiamo parlando di una “tassa sul patrimonio, non sul reddito delle persone fisiche” e dunque “non dovrebbe applicarsi il principio della progressività” e se anche fosse così toglierla a tutti “è progressivo perché incide di più su chi ha redditi bassi”. La scelta di toglierla per tutti è “una decisione semplice che dà certezza e rilancia l’edilizia”. Sulle unioni civili dice “ormai condividiamo il 95 per cento del testo”, sulla “stepchild adoption spero ci sia consenso trasversale”, “sono da sempre favorevole a matrimonio gay e adozioni”.

Unioni civili

La Stampa: “Unioni civili, i vescovi attaccano, ‘Il governo dimentica la famiglia’”, “La Cei: non siate strabici. E Boschi va in piazza San Pietro ad ascoltare il Papa”
La Repubblica: “Cei contro il governo sulle unioni civili: ‘Famiglia dimenticata’”, “La Boschi apre: ‘Libertà di coscienza’. Ok di Alfano. Il M5S: ‘Noi ci stiamo’. Senato, l’ipotesi voto segreto”. Ci si riferisce all’intervista ieri di Monsignor Galantino alla trasmissione “In mezz’ora”. La risposta del ministro delle Riforme costituzionali Maria Elena Boschi: “Sulla stepchild adoption ci sono opinioni diverse e trasversali, il Pd lascerà libertà di coscienza. Non ci sarà nessuna rottura del governo e di maggioranza, ci confronteremo ed è possibile trovare un accordo”. E il “retroscena” di Carmelo Lopapa: “Renzi e il pressing vaticano: ‘Adozioni, niente barricate ma la legge va approvata’”, “Il premier mette in conto che il cuore della riforma possa essere affossato dal voto segreto”. Indietro non si torna, sarebbe l’orientamento del premier secondo Lopapa, “ma questo non vuole dire che la stepchild adoption, per essere chiari, l’adozione del figlio biologico da parte del compagno omosessuale, sia destinata a passare col sostegno e le copertura del governo. Anzi, il ministro Boschi ieri non ha fatto altro che confermare la linea della libertà di coscienza su questo come sugli altri nodi spinosi, già anticipata nei giorni scorsi dallo stesso premier”.
Il Fatto: “Sceneggiata unioni gay. La Cei mena, Boschi frena”, “La ministra rassicura Alfano: ‘Libertà di voto’. I vescovi: ‘No al ddl Cirinnà’”.
Su La Stampa, in un “retroscena” di Amedeo La Mattina si scrive di una telefonata del leader di Ncd e ministro dell’Interno Alfano a Matteo Renzi, nel corso della quale si sarebbe lamentato della “provocazione gratuita” del ministro Boschi (aveva detto che la legge sulle unioni civili sarebbe stata approvata anche senza i voti degli alleati centristi, “faremo alleanze con gli altri”). Tra l’altro, scrive Lopapa, Alfano sa che il premier non condivide le adozioni nelle coppie gay (gli stessi sondaggi vanno in questa direzione), e non la pensa come il ministro delle Riforme, molto sensibile alle richieste del movimento omosessuale: a settembre è stata accolta come una star al Pride Village di Padova. Ma Renzi non si è esposto, non ha fermato la relatrice Pd Cirinnà in commissione: non condivide le adozioni da parte delle coppie gay, ma usa le unioni civili come la carota per i dissidenti della minoranza Dem sul piede di guerra contro legge di stabilità e lo snaturamento del Pd nel Partito della Nazione.
Su Il Fatto Fabrizio D’Esposito scrive che i grillini sono convinti che il governo faccia solo chiacchiere. “Noi -aveva detto il grillino Di Battista- siamo pronti a votare sì domani mattina”. La libertà di coscienza, scrive D’Esposito, oltre a spaccare il Pd, può far danni anche in Forza Italia (e si citano gli esempi di Michela Brambilla e Francesca Pascale”).
La Repubblica intervista Stefania Prestigiacomo, deputata Fi, che dice che è “strumentale la polemica Ncd” e che “dentro Fi” sono in molti “pronti a dire sì”. E preannuncia: “tra due settimane andrò in Francia al matrimonio gay di due amici e mia sorella farà da testimone”. E’ pronta a votare il testo sulle unioni civili? “Sì, lo voterei”, “D’altro canto nel testo in esame non si parla di adozioni per le coppie omosessuali”, “Nel nostro partito riconosciamo da sempre la libertà di coscienza per quanto riguarda i temi etici”.
Su Il Giornale. “Nozze gay, figuraccia del Pd per non far cadere il governo”. “Dopo le minacce Ncd la Boschi fa retromarcia. ‘Sulle adozioni lasciamo libertà di coscienza’. I sondaggi bocciano la misura. Renzi più cauto”. Ieri la Boschi – dopo aver detto che sulle unioni civili si sarebbe votato con una maggioranza diversa da quella di governo – ha detto all’Arena, programma di Rai Uno, che non ci sarà nessuna rottura nel governo, “ci confronteremo ed è possibile trovare un accordo”, sulla stepchild adoption “probabilmente il Pd lascerà libertà di coscienza”. A far mutare opinone “non sono state le minacce degli alfaniani”, scrive il quotidiano. E’ stato – come scriveva ieri Il Corriere della sera – un sondaggio che avrebbe “informato il premier” che due italiani su tre sarebbero contrari alla stepchild adoption per le coppie omosessuali.
L’Unità sottolinea che le parole della Boschi non sono state diverse da quelle del giorno prima: “Unioni civili, Boschi ribadisce: libertà di coscienza. Ncd soddisfatto”. “‘Questi sono temi sui quali c’è una coscienza individuale che deve essere rispettata. Ho detto una cosa semplice, non ho detto nulla di nuovo, l’avevo già detto'”. Il quotidiano cita anche le parole di Monsignor Nunzio Galantino, ieri intervistato da Lucia Annunziata: “Spero si riesca con chiarezza ad avere una attenzione per la famiglia, fatta di padre, madre e figli”. Riferendosi al ddl sulle unioni civili ha detto che “se dovessi fare una legge sulla famiglia non farei questo”, “se qualcuno viene dall’estero e legge solo i giornali italiani ha l’impressione che in Italia c’è solo il problema delle coppie di fatto e non i problemi delle famiglie normali. A noi non va bene”.
Su Il Giornale un articolo si sofferma sulle “prime crepe nel renzismo”, dove si legge che “il Giglio magico del premier si è ristretto a tre fedelissimi. Crescono i malumori in squadra. Ministri e dirigenti in allarme per il ruolo di Verdini. Anche la Boschi gioca la sua partita”.

M5S

Il Fatto, pagina 2: “Imola, sul palco sale il governo 5 Stelle”, “Casaleggio lancia il primo punto del programma: ‘Via la prescrizione’. Sul resto, fa parlare i potenziali ministri”. E sulla stessa pagina: “Di Maio fa già il leader, vertice al bar con i sindaci”.
La Repubblica: “L’ultima sfida di Grillo: ‘Fateci governare, siamo l’arca di Noè’”, “Poi attacca gli Usa: ‘Sono dalla parte sbagliata della storia’. Casaleggio: ‘Con noi stop ai corrotti, aboliamo la prescrizione’”. E il “retroscena” dell’inviata a Imola Annalisa Cuzzocrea: “Di Maio frena i sindaci in rivolta e striglia Pizzarotti: ‘Basta attacchi’”. Un reportage di Emilio Marrese a pagina 11 tra il popolo 5 Stelle: “’Beppe se ne va? Ormai possiamo anche fare a meno di lui”.
Poi un’intervista a Roberto Fico, M5S presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, che dal palco ha lanciato una battaglia contro il disegno di legge di riforma Rai. Dice: “La Rai è occupata dai partiti, giusto mettere in discussione il canone”.
La Stampa: “Casaleggio stoppa Di Maio: ‘Non passiamo il testimone’”, “E Grillo lo avvisa: perché candidare gente per mezzo della tv?”.
Sul Corriere una intervista a Luigi di Maio: “Di Maio non esclude di correre. ‘La squadra a ridosso del voto’. Il ‘delfino’: tutti gli incensurati con meno di due mandati sono candidabili”. Dice che “è prematuro” parlare ora di candidature a premier. Dice che se la maggioranza modificherà la legge elettorale cosiddetta Italicum “confermeranno che hanno paura di noi”. Su Roma dice che mancano ancora sei mesi al voto, dice che i rapporti con Grillo e Casaleggio continuano ad essere ottimi, “non vedo cosa sia cambiato”. Conferma che il Movimento voterà il ddl Cirinnà sulle unioni civili, “lo abbiamo già fatto in commissione e lo voteremo sicuramente anche in Senato. Il punto è che non arriva”, “fanno melina”, “preferiscono utilizzare la scusa di Alfano per non approvarlo”.

Jobs act, lavoro

Il Sole 24 ore si sofferma in un articolo sugli effetti del Jobs Act sulle assunzioni partendo dalla ultima rilevazione dell’Osservatorio permanente sul mercato del lavoro della multinazionale Gi Group. “Iprimi effetti del Jobs Act si sono già visti nelle assunzioni tra gennaio e agosto 2015, ma lo slancio maggiore arriverà nei prossimi mesi, quando la riforma spingerà le aziende a inserire nuove risorse, pesando quanto il quadro economico nella decisione di ampliare la forza lavoro. E il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti sarà la modalità privilegiata di assunzione”, secondo la rilevazione. “Oltre la metà delle multinazionali estere (54,1%) e il 50% delle imprese di grandi dimensioni prevedono nel 2016 di aumentare il numero di persone in seguito al Jobs Act. Sul totale del campione(446 società di industria e servizi)il 39% pensa di inserire nuove risorse grazie alla riforma”. Gli sgravi contributivi previsti dalla stabilità lo scorso anno e prorogati in misura ridotta quest’anno “influiranno in misura medio-alta per il 73,5% delle aziende interpellate, poco più dell’andamento generale dell’economia che peserà per il 72,6% mentre il 69,1% dà alle modifiche normative introdotte dal Jobs Act un valore medio-alto nella scelta di assumere”. L’ad di Gi Group Colli Lanzi, citato dal quotidiano, dice: “”‘La decontribuzione ha un impatto immediato e forte, naturalmente, ma è transitoria mentre le modifiche strutturali introdotte dal Jobs Act influiranno anche in futuro, stabilmente. Questo fattore tenderà a crescere nel tempo perché la presa di coscienza è progressiva’”.

Turchia-Germania

La Stampa dà conto del viaggio della cancelliera tedesca in Turchia: “Per fermare i profughi la Merkel apre le porte della Ue alla Turchia”, “La cancelliera a Istanbul: riprendiamo i negoziati per l’adesione, Ankara sola nella crisi dei migranti”. Scrive Marta Ottaviani che l’unica parola d’ordine degli incontri in Turchia è stata “Siria”. Aleppo sta per diventare il teatro di una battaglia all’ultimo cantone tra Isis e truppe governative. In previsione dell’ennesima ondata migratoria dalla Siria, Ankara ha pensato di giocare al meglio le sue carte,chiedendo all’Unione europea di avere un ruolo più incisivo nell’emergenza umanitaria, ma non solo. Ed è significativo che sia il leader della Germania, da sempre uno dei Paesi contrari all’adesione, a portare un messaggio a nome dei Ventotto appena tre giorni dopo il vertice Ue nel quale i leader hanno approvato un piano di aiuti e sostegno alla Turchia in cambio di un rafforzamento dei controlli alla frontiera e alle politiche di accoglienza.
Da La Repubblica segnaliamo il reportage di Adriano Sofri da Dyarbakir, “dove tutto è cominciato”: “La ‘capitale del Kurdistan turco nelle ultime settimane di campagna elettorale è tornata a essere una città in guerra. Il coprifuoco è stato dichiarato tre volte dalle elezioni di giugno, quando l’Hdp filocurdo ha impedito a Erdogan di ottenere la maggioranza in Parlamento”.
Sul Corriere: “Merkel apre alla Turchia la porta di accesso alla Ue”. “Negoziati rapidi in cambio di aiuti sui profughi. Piano europeo per redistribuire 200 mila rifugiati”. Nell’articolo si legge che “dieci giorni dopo aver detto un rotondo no all’ingresso della Turchia nella Unione europea la cancelliera tedesca inverte la rotta e offre alla stessa Turchia tutto il suo aiuto per accelerare l’adesione dell’ex impero ottomano alla famiglia comunitaria dei 28 Stati”. “In cambio” chiede il sostegno di Ankara “per arginare l’ondata di profughi” da Medio Oriente, centro Africa, Asia e soprattutto “per riaccettare” quelli che vengono respinti dall’Europa. Il negoziato Ankara Berlino è stato definito “molto promettente” dalla stessa Merkel. Nella conferenza stampa con il suo omologo turco Davutoglu Merkel ha parlato della procedura accelerata per concedere visti ai cittadini turchi e poi di una “forte spinta” per riprendere i “semi-arenati” negoziati sulla Turchia nella Ue.

Svizzera

Sul Corriere: “Svizzera, avanza la destra populista. Ora controlla un terzo dei seggi. Il partito di Blocher ha incentrato la campagna elettorale sul no all’immigrazione”. Si legge che il Paese si “affida” a due destre, quella “nazionalista e conservatrice dell’Udc” e quella “liberale e filo-europea del Plr”. L’Udc prende il 28,6 per cento e 64 dei 200 seggi della Camera, il Plr passa aò 18,2 per cento passa da 28 a 32 deputati. Popolari, socialisti e verdi lasciano sul terreno 15 seggi. I socialisti restano maggioranza in grandi città come Basilea o Zurigo. La Svizzera è lo Stato europeo con il maggior numero di stranieri residenti, il 23 per cento. La disoccupazione supera di poco il 3 per cento.
Il Messaggero: “Svizzera, vince la destra anti immigrati. Il leader Brunner: si vive nella paura”. “Nessuna sorpresa nelle proiezioni per il nuovo Parlamento”. Si legge che è stata eletta anche Magdalena Martullo-Blocher, figlia di Christoph Blocher, già definita la Le Pen svizzera.
La Stampa: “La paura dell’immigrazione fa volare la destra in Svizzera”, “Gli anti-europeisti di Blocher al 28% vincono le elezioni legislative”, “Il blocco populista potrebbe conquistare un altro seggio nel consiglio federale”.

Medio Oriente

Su La Repubblica due intere pagine dedicate alla nuova crisi a Gerusalemme: “Muro a Gerusalemme per fermare gli attacchi. ‘Ma sarà temporaneo’”, “Isolata a esta la zona da dove partono i lupi solitari. Ucciso un altro israeliano. L’Is: ‘Colpite gli ebrei’”. E il reportage da Gerusalemme di Jodi Rudoren: “Nei quartieri arabi la culla della violenza: ‘Abbandonati da tutti, così vince l’odio’”.
Due pagine anche su Il Fatto, che concentra però l’attenzione sulla “Naqba” (“Palestinese, dal 1948 professione profugo”, di Stefano Citati). E Roberta Zunini firma un’analisi dal titolo: “Da Damasco ad Atene, braccati dalle guerre”. Poi il reportage da Beirut di Elisabetta Reguitti dal campo dell’eccidio di Shatila: “Motorini, monnezza e pallone, ‘scugnizzi’ senza futuro a Shatila”, “una città nella città libanese, senza diritti e con leggi proprie”.
Sul Corriere un articolo di Lorenzo Cremonesi sulle elezioni in Egitto. “L’Egitto elegge il Parlamento. Il vero vincitore sarà Al Sisi”. “Giornalisti imbavagliati, partiti dell’opposizione messi al bando, polizia ed esercito in assetto di guerra davanti ai seggi, posti di blocco nelle zone dominate dai Fratelli Musulmani”, messi fuori legge “come avveniva negli anni Ottanta e nell’epoca nasseriana”.
E poi

Su La Repubblica un’intervista a Margot Wallstrom, ministro degli Esteri svedese: “Diritti e dialogo, così in Svezia il femminismo etico è andato al potere”, “Dalla lotta per il disarmo ai no a Riad: ecco la mia sfida per una diplomazia in nome dei più deboli”.
Su La Stampa: “Xi Jinping vola a Londra tra imbarazzi e buoni affari”, “Il leader cinese incontrerà la regina Elisabetta a Buckingam Palace, ma il principe Carlo non ci sarà per le politiche di Pechino in Tibet”.
Oggi esce per Bompiani “Le cattedre dei non credenti”, primo volume dell’opera omnia del Cardinale Carlo Maria Martini, con prefazione di Papa Francesco. “La Chiesa missionaria non si chiuda in se stessa”, pubblicata oggi dal Corriere.

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