Italia-Ue, una scossa di cittadinanza
per rigenerare la democrazia

Al via due campagne per chiedere di istituire "Assemblee dei Cittadini" permanenti

Ma davvero l’unica alternativa praticabile alla democrazia “incagliata” nel mix letale di disillusione generalizzata e bizantinismi di Palazzo è l’autocrazia russa o cinese? L’uomo forte e il pugno di ferro per sciogliere nodi troppo complessi e prendere decisioni che richiedono massima rapidità ed efficienza? La tentazione, inutile negarlo, specie in tempi di guerra (al virus) è potente. Con qualche ragione, forse, sinché si tratterà di sconfiggere il nemico a colpi di fiale e decreti. Ma dopo? Siamo certi che ci ricorderemo ancora del tutto cosa significa essere cittadini – soggetti, non oggetti – di una democrazia?

Per evitare di scordarcelo, e anzi per dare una diversa risposta “dal basso” a un certo avvitamento della politica, vale la pena gettare uno sguardo alla proposta provocatoria, ma serissima, avanzata da una campagna appena lanciata da una variegata galassia di associazioni. Si chiama Politici per caso, e mira a portare nell’affaticato ordinamento italiano uno strumento di partecipazione democratica figlio di un’ormai ampia letteratura scientifica e che all’estero ha conosciuto negli ultimi anni fortuna: le Assemblee dei Cittadini.

Di che si tratta? Non certo di sostituiti del Parlamento depositario della rappresentanza, né di forum improvvisati. Piuttosto, di organi di deliberazione “dal basso” formati appositamente per affrontare un tema specifico, esaminarlo, approfondirlo in tutti i suoi aspetti, confrontarsi e infine deliberare – proponendo idee e raccomandazioni al legislatore. Squarciato il velo del brand della campagna, l’idea non è certo quella di estrarre persone a caso e buttarle nella mischia dicendo loro «Vai e vota sì o no», chiarisce Marco Cappato. «Al contrario, la democrazia è faticosa, è formazione e informazione prima della decisione: conoscere per deliberare», sottolinea il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni che sarà tra i “trascinatori” della campagna insieme al redivivo leader delle Sardine Mattia Santori.

Estrazione a sorte, sì, dunque, ma secondo un metodo scientifico di campionamento pensato per rispecchiare fedelmente la diversità della società di riferimento – per genere, età, provenienza etc. – e solo come primo step di un percorso di formazione e confronto, infine di deliberazione, sul tema prescelto. A porne le basi, d’altra parte, come i lettori di lungo corso di Reset sanno bene, sono decenni di riflessioni sulla “lunga crisi” della democrazia di studiosi come Rawls o Habermas, Dahl o Rosanvallon, quindi proposte operative di pratiche di democrazia deliberativa come quelle di James Fishkin. E infine negli ultimi anni, anche se lontano dai radar italiani, esperimenti concreti di Assemblee di Cittadini in molti casi rivelatisi efficaci in mezzo Occidente (una lista esaustiva è pubblicata sul sito di Politici per caso) – ultima e più vicina quella Convention Citoyenne pour le Climat indetta da Emmanuel Macron in Francia per uscire dall’angolo in cui lo avevano costretto i gilets jaunes sulle politiche ambientali.

In concreto, quindi? Santori, Cappato & co. puntano proprio sul tema della lotta al cambiamento climatico (pardon, della transizione ecologica), il più trasversale e di lungo periodo per eccellenza, per “incardinare” la loro battaglia. Chiedono al Parlamento di accogliere la proposta di una prima Assemblea dei Cittadini su questo tema, ma in prospettiva di farne uno strumento permanente di contributo ai processi decisionali, e si dicono pronti a procedere con un’iniziativa di legge popolare se l’appello dovesse cadere nel vuoto. E poiché il problema affligge, in modi diversi e forse perfino più critici anche il sistema politico europeo, anche a livello Ue sta per essere lanciato – in coincidenza con il varo della Conferenza “ufficiale” sul Futuro dell’Ue – un ambizioso Manifesto per un’Assemblea dei Cittadini Europei.

Progetto visionario o utopia irrealistica, specie in tempi di pandemia ed apatia? Di certo sarebbe un abbaglio pensare che uno strumento simile possa risolvere, come un colpo di bacchetta magica, i problemi enormi della democrazia del 2021 – di legittimità ma anche di performance. A guidare scelte e decisioni, anche di lungo periodo, deve esserci una leadership, possibilmente in grado di unire piena legittimazione politica e competenza, così da non essere periodicamente costretti a scegliere tra i due ingredienti. Ma se si possono risvegliare quelle “voglie dormienti” di partecipazione e cittadinanza – e perché no, anche di apprendimento, come sottolinea l’Economist – che nel nostro Paese esistono eccome e che non troppi decenni fa produssero una straordinaria stagione di protagonismo referendario, ben venga – conclusa la grottesca stagione di Rousseau – il tempo delle Assemblee dei Cittadini.

 

Foto: NHS Citizen via Flickr

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