Hippie, complottisti, neonazi. Lo strano fronte no mask che inquieta Berlino

Chi sono e cosa unisce gli irriducibili anti-lockdown che sfilano in Germania

Le immagini degli idranti indirizzate sui manifestanti davanti al Parlamento di Berlino lo scorso 18 novembre hanno fatto il giro dei media occidentali. Mentre dentro al Bundestag veniva discussa una modifica dell’Infektionsschutzgesetz, la legge per la protezione contro le infezioni diventata d’un tratto cruciale con la pandemia, fuori dal Reichstag quasi 10mila persone mosse da posizioni no-mask e negazioniste protestavano contro il provvedimento e arrivavano a paragonare la nuova modifica legislativa all’Ermächtigungsgesetz, il decreto che portò il nazismo ai pieni poteri nel 1933.

Si tratta di un paragone che è tecnicamente inapplicabile da qualsiasi prospettiva analitica si voglia partire. La modifica di un paragrafo della legge mira a compattare burocraticamente il suo uso e rendere più agevole la sua applicazione da parte dell’esecutivo. Il provvedimento è stato approvato dai partiti di governo (CDU-CSU, SPD) e dai Verdi. La modifica presenta certamente molte criticità, come dimostra l’opposizione della Linke (sinistra) e della FDP (partito liberale molto attivo nella protezione delle aziende). Entrambe le formazioni, però, si sono distanziate categoricamente dai manifestanti presenti fuori dal Reichstag. Il solo partito che abbia sostenuto (e in parte organizzato, indirizzato e favorito) la protesta no-mask è stata invece la destra identitaria di AfD, che ha così confermato di considerare la crisi pandemica come un’occasione per erodere gli equilibri politico-istituzionali della Berliner Republik e perseguire un modello americano-trumpiano di aperta politicizzazione dell’emergenza sanitaria.

La manifestazione di Berlino era solo l’ultima di una serie che ha interessato diverse città tedesche e che è nata già nelle prime settimane della pandemia (marzo 2020) nel contesto delle cosiddette Hygienedemos (letteramente “manifestazioni sull’igiene”). Contesto che si è poi sviluppato in una galassia in cui ha assunto un ruolo progressivamente centrale un movimento anti-restrizioni Covid chiamato Querdenken (originariamente nato a Stoccarda).

Querdenken significa “pensiero trasversale” (o critico, laterale) ed è una realtà extraparlamentare che si auto-definisce “né di destra né di sinistra” e si proclama a difesa della Legge Fondamentale tedesca. Oggi, però, il movimento è soprattutto basato su istanze radicalmente negazioniste in merito al Covid-19 e ha una sempre maggiore vicinanza e compenetrazione con movimenti e gruppi di estrema destra. Il Querdenken e altri gruppi hanno già portato 20 mila persone a Berlino il 1° agosto e addirittura 38mila il 29 agosto. Proprio il 29 agosto un gruppo di manifestanti è quasi riuscito a entrare dentro all’edificio del Parlamento tedesco ed è stato bloccato dall’opposizione di soli 3 poliziotti. Per mesi le proteste sono sempre state trattate con una particolare tolleranza e con una tattica di de-escalation da parte della polizia.

La manifestazione di Berlino del 18 novembre è stata quindi la prima in cui la Polizei ha invece agito con più forza. Secondo le autorità il risultato della giornata sono stati ben 365 fermi e 77 poliziotti feriti. La tensione della protesta è stata anche favorita dal circolare tra le chat dei manifestanti di dichiarazioni appositamente fake, tra cui quella secondo cui la polizia avrebbe affermato di essere pronta a “sparare sulla folla”. Pochi giorni dopo la manifestazione, la Presidente della polizia di Berlino ha dichiarato che «il potenziale e la brutalità della violenza (della protesta) di mercoledì era immensa. Singole persone mi hanno detto: “Sono decenni che non vediamo niente del genere a Berlino”».

 

La mancata saldatura tra no-mask e protesta socio-economica

Un’ampia maggioranza dei tedeschi è favorevole ai provvedimenti del lockdown light attualmente in corso (chiusura di ristorazione e locali sportivi, negozi aperti con limitazioni, scuole aperte, obbligo di mascherina su mezzi pubblici e in luoghi affollati). I tedeschi “molto o abbastanza contrari” alle misure anti-Covid si attestano comunque tra il 24 e il 30% (a seconda dei vari quesiti). Al momento una buona parte di questa percentuale critica non sembra però ugualmente sostenere manifestazioni come quelle dei Querdenker e di altri gruppi. In diversi paesi europei si sono potute osservare forme confuse di sovrapposizione tra le proteste contro il lockdown nate dal disagio e dalle forti preoccupazioni economico-sociali e le proteste di fatto negazioniste che accusano invece i governi e tutte le istituzioni medico-scientifiche di esagerare o mentire sulla natura stessa del Covid-19.

Fino a oggi in Germania questa specifica sovrapposizione non è avvenuta in forma significativa. Grazie a un robusto profilo economico-finanziario, infatti, il governo tedesco è potuto intervenire con sussidi a protezione delle fasce e dei commerci più a rischio durante le fasi di chiusura (sia lo scorso aprile che poche settimane fa). Angela Merkel ha però sottolineato che la Germania non avrebbe la forza economica di ammortizzare un nuovo lockdown completo e prolungato in caso di perdita del controllo sanitario del Covid-19. Proprio per questo la Kanzlerin ha insistito così tanto per implementare comunque con severità l’attuale lockdown light e frenare il più presto possibile l’aumento di contagi e ricoveri. Non mancano comunque proteste e critiche serie e molto circostanziate sulla gestione governativa dell’emergenza pandemica, come hanno dimostrato diversi dibattiti nazionali e anche le recenti manifestazioni dei settori della gastronomia, dello spettacolo, del turismo. Queste ultime proteste sono però avvenute in giorni diversi e con modalità molto differenti da quelle no-mask.

 

Cultura hippie, esoterismo-pop, negazionismo

Chi sono però i manifestanti delle proteste in cui si urla contro la “Corona-Diktatur” (corona-dittatura), arrivando a raggruppare più di 30 mila persone? Chi girava con cartelli che accusano Merkel e i suoi ministri di “alto tradimento” e chiedeva l’incarcerazione dell’esecutivo e l’immediato stop di ogni misura anti-Covid?

Camminando all’interno di uno dei cortei no-mask si nota subito una particolare eterogeneità di simboli e, anche, un significativo proliferare di cartelloni e striscioni fai-da-te. L’età media è spesso oltre i 40-50, anche se non mancano i più giovani. Nella galassia Querdenken (e affini) l’idea che il Covid-19 non sia più pericoloso di una “semplice influenza” è centrale, la certezza fideistica che il “sistema” voglia usare la pandemia per applicare una propria agenda di dominio è una narrativa strutturante e quindi irrinunciabile, la costante auto-identificazione narcisistica come attivisti critici perseguitati è un collante decisivo. C’è poi una specie di tacito e cruciale accordo di accettazione reciproca delle teorie più o meno complottistiche di cui ognuno dei manifestanti si fa portavoce, anche quando entrano direttamente in contraddizione tra loro. Più che mosso da motivazioni immediatamente socio-economiche, il movimento sembra quindi spesso espressione della politicizzazione e della ideologizzazione di rivendicazioni, rivalse e risentimenti socio-psicologici.

Fare un’analisi delle correnti politico-culturali della composizione delle manifestazioni no-mask e affini è invece più difficile. Nelle ultime manifestazioni di Berlino c’erano molte persone che potrebbero essere ascritte a una declinazione della cultura hippie, in cui si mescolano un certo ecologismo idealista e anti-moderno (spesso con declinazioni no-vax) e un pacifismo anti-autoritario tipicamente tedesco. Un mix politicamente moralista, d’ispirazione talvolta cristiano-evangelica, storicamente anti-occidentale, attivamente anti-liberale. La stessa cosa vale per il ruolo nelle proteste di soggettività emerse dalla sinistra anticapitalista e antiglobalista (spesso nella declinazione oggi definita rossobruna).

Nell’arcipelago no-mask è anche spesso presente un ormai classico ribaltamento dello spirito delle proteste popolari della ex DDR, rivolto ora contro l’attuale Repubblica Federale (seppur con una partecipazione chiaramente più minoritaria). Ribaltamento che è stato già a lungo allenato negli scorsi anni durante i rally contro le discusse e divisive politiche dell’immigrazione del governo Merkel (si vedano movimenti come Pegida). Raduni anti-immigrazione nel cui solco si muove parzialmente oggi anche la protesta negazionista, come dimostra anche la conferma dell’ostilità convinta, viscerale e irriducibile dei manifestanti verso la cosiddetta Lügenpresse (la “stampa bugiarda” dei media mainstream). Questi due ultimi elementi suggeriscono come le proteste tedesche contro le restrizioni Covid su base negazionista e/o no-mask si siano innestate e poi esacerbate su una geometria di linguaggi e profonde convinzioni anti-establishment che già erano pronte da tempo. Una geometria che resta aperta e in continuo aggiornamento e che si svilupperà ulteriormente nel 2021 per contenere un movimento soprattutto contrario all’eventuale vaccinazione contro il Covid-19. Fondamentale è infine però notare come tutto l’eterogeneo scenario fin qui descritto coinvolga anche persone nuove, che mai hanno partecipato a manifestazioni anti-establishment passate, creando una composizione comunque inedita. Composizione che si compatta e si auto-riproduce in continuazione nei network digitali (chat, gruppi, social) che si auto-percepiscono come politico-alternativi. Network in cui la cifra politica più rappresentativa è spesso un esoterismo-pop fatto della diffusione assolutamente orizzontale e consumer-oriented di verità presentate però come esclusive, elettive e verticali.

 

Dall’entrismo dell’estrema destra alla trivializzazione del nazismo

L’estremismo di destra si muove fin dall’inizio nel ventre molle del caotico magma quasi spontaneista della galassia negazionista e no-mask. Si va da gruppi hooligans e neonazi che compaiono nei punti caldi delle proteste in strada, si passa per realtà consolidate come la NPD (storico partito neonazista) o Dritte Weg, si prosegue con i gruppi eversivi nostalgici del Reich imperiale come i Reichsbürger, si arriva infine a molteplici soggetti della Neue Rechte (nuova destra) che si sono già ampiamente posizionati nel movimento Querdenken e/o negazionista come influencer, youtuber, trend-setter. Emblematico e già sincretico dell’incrocio più radicale tra complottismo ed estremismo di destra è poi certamente la diffusione in Germania e nei movimenti negazionisti no-mask del trend digitale-complottista di origine americana QAnon, le cui bandiere sono state viste sventolare in diverse manifestazioni anti-lockdown.

La presenza e l’attivismo dell’estrema destra nel mondo negazionista ostile alle misure anti-Covid ha almeno due motivazioni. La prima è di mera affinità ideologica e si basa sia sul rifiuto totale dell’establishment liberal-democratico tedesco sia su un certo darwinismo radicale secondo cui, al di là della reale natura del Covid-19, la protezione dei soggetti più deboli della società viene comunque ideologicamente rifiutata. La seconda motivazione dell’attivismo dell’estrema destra è invece prettamente tattica: lo scenario del negazionismo tedesco, così psicologicamente assetato di riconoscimento ma così privo di consapevolezza politica, è chiaramente un ecosistema perfetto e da manuale per forme di entrismo e progressiva costruzione di un’egemonia estremista. Secondo le attuali prospettive più “accelerazioniste” dell’estremismo di destra, proprio la protesta contro le misure anti-Covid è oggi occasione esemplare e imperdibile per perseguire interruzioni eversive dell’equilibrio delle società occidentali e delle contraddizioni che le liberal-democrazie stanno vivendo nell’attuale momento di crisi generalizzata.

Il lavoro per attirare verso l’estrema destra tutta la galassia negazionista e no-mask non è in verità troppo difficile: le potenziali corrispondenze linguistiche e narrative sono più che adatte. Il negazionismo complottista è già fisiologicamente programmato per avvitarsi su una crescente escalation dei propri contenuti, fino a giungere al confronto diretto e totale con un sistema concepito come nemico nella sua completa interezza. Uno dei canali maggiori di questo veloce scivolamento da posizioni semplicemente negazioniste o scettiche sul Covid-19 verso l’estremismo di destra è sicuramente rappresentato dall’antisemitismo. In tutte le tendenze sopra citate (ecologismo idealista hippie, pacifismo anti-antiautoritario anti-liberale, conservatorismo reazionario, anticapitalismo trasversale e anti-globalista, complottismo digitale), ci sono da sempre continue possibilità di passaggio all’antisemitismo come elemento non più sotterraneo o laterale ma infine centrale e distintivo.

Altro elemento di avvicinamento, seppur paradossale, all’estremismo di destra da parte della galassia negazionista e no-mask è oggi l’ossessivo uso di esempi legati proprio al nazionalsocialismo per criticare le misure anti-Covid del governo. Il paragone citato in apertura tra Infektionsschutzgesetz e Ermächtigungsgesetz è stato solo uno fra tanti. Nel corso degli ultimi mesi i no-mask e i negazionisti hanno anche paragonato i bambini che devono indossare la mascherina ad Anna Frank, la potenziale vaccinazione a un Olocausto programmato, mentre una delle speaker del movimento ha deciso di paragonarsi a Sophie Scholl, giovane e iconica combattente anti-nazista uccisa dal regime htileriano nel 1943. Questi paragoni assurdi e profondamente istrionici hanno una dinamica talvolta non comprensibile a chi la riproduce per ignoranza storica o narcisismo politicizzato, ma che è invece molto chiara a chi la utilizza tatticamente. La dinamica è quella di una sempre più spregiudicata trivializzazione del nazismo, che è una prospettiva tipica dell’estremismo di destra. Prospettiva in cui si sminuisce di fatto la gravità del regime nazista per poi sancire tacitamente un’equivalenza morale con le contraddizioni delle democrazie liberali e, infine, sdoganare al momento giusto proprio la riedizione di prospettive neonaziste.

L’evoluzione dei movimenti negazionisti contro le misure Covid-19 continua a essere monitorata dall’intelligence interna tedesca e il ruolo della penetrazione dell’estremismo di destra è e resterà nei prossimi mesi il nodo più complesso.

 

Foto: Odd Andersen / AFP

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *