Germania, il clima è cambiato. Così l’alluvione ridisegna il dopo-Merkel

Nelle ultime settimane la campagna elettorale tedesca si stava sviluppando principalmente intorno a una rimodulazione della “K-Frage”, l’interrogativo tra i tedeschi su chi sia personalmente il più adatto a succedere all’epocale cancellierato di Angela Merkel. Al di là dei programmi dei singoli partiti, infatti, aveva assunto particolare peso l’immagine stessa di ognuno dei candidati: Armin Laschet per la CDU-CSU, Annalena Baerbock per i Grünen (Verdi) e Olaf Scholz per la SPD. Per ciascuno di essi si erano aperti dibattiti sulla capacità personale di guidare la Germania. Così, dopo una iniziale candidatura debole di Laschet e un exploit mediatico di Baerbock, si è vista una progressiva caduta del consenso della leader verde, causata da gaffes personali e dall’impreparazione di fronte a un’ondata di critiche da parte degli avversari. La campagna elettorale sembrava di conseguenza destinata a stabilizzarsi su un largo vantaggio della CDU, seguita da Verdi e SPD.

Poi, però, dal 14 luglio in poi, la Germania occidentale è stata sconvolta dalla violentissima alluvione europea che ha colpito anche Belgio, Paesi Bassi e altri Paesi limitrofi. Sul territorio tedesco la catastrofe ha interessato la Renania-Palatinato (con conseguenze devastanti nel circondario di Ahrweiler) e il Nordreno-Vestfalia. L’evento è stata una delle peggiori catastrofi naturali (o, forse, “non naturali”) della storia tedesca. La tragedia potrà avere delle conseguenze politiche, ma non è ancora semplice definire quali.

 

Uno shock nazionale

Con oltre 170 persone uccise dalla furia dell’acqua, più di 150 persone ancora disperse e centinaia di milioni di danni pubblici e privati, l’alluvione ha letteralmente scioccato il paese. Già estenuati da un anno e mezzo di crisi Covid, i tedeschi hanno d’un tratto vissuto e visto una devastazione totale in regioni formalmente tra le più ricche al mondo. Al lutto e all’incredulità si è mischiata presto la rabbia.

Il ruolo dei cambiamenti climatici nello scaturire violenza e intensità dell’alluvione è stato sottolineato fin dalle prime ore della tragedia. Una quantità di pioggia solitamente registrata in un mese si è scaricata in poco più di 24 ore. La crescita della temperatura rende più estremi eventi meteorologici di per sé già aggressivi. Il fenomeno meteorologico che ha causato l’alluvione appartiene a quegli eventi un tempo ritenuti eccezionali ma oggi destinati a essere sempre meno rari.

Il ruolo del cambiamento climatico nella catastrofe non ha tuttavia evitato l’emergere di un’oggettiva catena di errori delle varie autorità tedesche nel reagire all’alluvione. Sia lo European Flood Awareness System (EFAS) sia il servizio meteorologico tedesco Deutscher Wetterdienst (DWD) avevano previsto con giorni di anticipo un maltempo fuori dalla norma. I sistemi di allerta non hanno però scaturito una risposta pronta e le evacuazioni preventive degli abitanti sono state poche e tardive. Anche app e servizi telefonici di allerta per le catastrofi naturali non hanno attivato la popolazione in maniera efficace e/o convincente. Gli stessi media locali delle zone colpite hanno ora avviato indagini interne per capire se e come le loro informazioni siano state insufficienti nel comunicare alla popolazione l’estrema gravità del pericolo. Un veloce rimbalzare di responsabilità tra organi burocratici tedeschi in merito alle disfunzioni durante la catastrofe ha inevitabilmente causato numerose polemiche. Più complessivamente, la tragedia ha posto sul tavolo l’obsolescenza di fronte al cambiamento climatico dei sistemi di contrasto e prevenzione delle catastrofi, così come specifiche arretratezze dell’organizzazione urbanistica e infrastrutturale delle aree tedesche a rischio idrogeologico.

 

Le conseguenze politiche della catastrofe

Il drammatico ritorno nel dibattito pubblico dei cambiamenti climatici e dei rapporti tra comunità umane e territori potrà spingere ora naturalmente in favore delle tematiche elettorali dei Grünen. Per certi versi ci sarebbero le potenzialità per un “momento Fukushima”, cioè per qualcosa di simile all’impatto politico che ebbe in Germania la catastrofe nucleare vissuta in Giappone nel 2011, da cui si sviluppò velocemente la rinuncia tedesca all’energia atomica. ll cambiamento climatico e la sua gestione potrebbero così per la prima volta diventare uno dei temi-driver delle elezioni di un grande Paese europeo.

Gli sviluppi non saranno però così lineari: se molti tedeschi sembrano pronti ad affidarsi ai Grünen per riformare a 360° il rapporto con il loro territorio, altri segmenti dell’elettorato restano scettici non tanto sulla gravità del cambiamento climatico ma su come e con quale ritmo la Germania possa farsi avanguardia globale di un nuovo corso ecologico e produttivo che richiederà comunque la collaborazione di tutti i più grandi player mondiali. I sondaggi dei prossimi giorni e delle prossime settimane potranno suggerire quanto l’innegabile centralità della questione ecologica influenzerà la corsa elettorale verso il 26 settembre.

Nel frattempo, sul piano della già citata competizione tra personalità per la Cancelleria, la tragedia dell’alluvione ha avuto i suoi effetti. Baerbock e Scholz hanno saputo mostrare la propria attenzione per le comunità colpite dall’alluvione, cercando un equilibrio tra presenza visibile e il rifiuto di eccessive passerelle. Anche Armin Laschet, che è proprio Ministro-Presidente del Nordreno-Vestfalia, si è recato nelle città più colpite. Il Presidente CDU è però incappato in un brutto incidente comunicativo. In un video girato nei luoghi del disastro si è visto il candidato Cancelliere che ride con i suoi collaboratori proprio mentre il Presidente della Repubblica Steinmeier rilascia una sentita intervista sulla catastrofe. Laschet si è immediatamente scusato, ma al di là di eventuali strumentalizzazioni, colpisce molto un errore di comunicazione così grossolano. Laschet avrà però ora la possibilità di recuperare la propria gaffe se saprà dedicarsi con efficacia e decisione al management della ricostruzione delle aree devastate nel proprio Land.

A stemperare diverse polemiche è intanto giunta la visita nei luoghi dell’alluvione di Angela Merkel. Visita in cui Merkel ha dimostrato per l’ennesima volta la sua capacità di farsi carico simbolicamente e politicamente dei momenti più difficili del suo paese. La Kanzlerin ha dichiarato che “dobbiamo sbrigarci nell’affrontare il cambiamento climatico” e ha aggiunto che “la lingua tedesca non conosce quasi nessuna parola per questa devastazione”. L’intervento e l’impegno di Merkel potrebbero favorire la sua CDU, ma vanno soprattutto letti come espressione del ruolo innanzitutto istituzionale e politicamente ecumenico ormai assunto dalla Cancelliera uscente.

 

Fattore C

Mentre la drammatica conta delle vittime non è ancora finita, la Germania e i tedeschi aspettano ora un solido piano di aiuti per le aree disastrate. Se la prevenzione dell’alluvione non ha funzionato sufficientemente, le istituzioni regionali e nazionali tedesche non si possono assolutamente permettere che non funzioni al meglio la fase di riparazione e ricostruzione. Il 21 luglio il governo ha annunciato un pacchetto di aiuti di 400 milioni di euro (espandibile) per le aree colpite, con fondi nazionali e dei rispettivi Land.

La sola cosa certa, per il momento, è che il disastro più o meno “naturale” in Renania-Palatinato e Nordreno-Vestfalia sia stato una nuova dimostrazione di come anche quella che un tempo era la monotonale politica tedesca debba oggi occuparsi di eventi globali sempre più imprevedibili ed estremi. Eventi che richiedono una continua e complessa gestione di crisi di frequenza e intensità inedite.

 

Foto: Oliver Berg / POOL / AFP.

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