Chi ha perso in Sicilia?

Le aperture

 

Il Corriere della Sera: “’Partiti, siate responsabili’”. Sono le parole del Capo dello Stato che ieri è tornato a rivolgersi ai partiti politici. “Napolitano: voto a scadenza naturale, con nuove regole. L’appello del Quirinale”. E poi: “Monti: governo maledetto, ma più gradito delle forze politiche”. In evidenza anche l’annuncio dell’amministratore delegato Fiat Marchionne: “Fiat non chiude impianti in Italia. Investimenti su Alfa e Maserati. Marchionne: dalla crisi si esce lottando. Gli utili in rialzo”.

 

La Stampa: “Napolitano blinda Monti. Voti in aprile. Il Quirinale sprona le forze politiche a votare la nuova legge elettorale”. A centro pagina: “Fiat investe e rilancia sull’Italia. ‘Nessuna fabbrica chiuderà’”.

 

La Repubblica: “Il Pdl scarica Berlusconi. Scontro nel centrodestra”. E poi: “Renzi: male il Pd in Sicilia”. “Passa con la fiducia al provvedimento anti-corruzione”. “Napolitano: votare con una legge diversa a fine legislatura”. A centro pagina la Fiat che “non chiuderà in Italia ma rottama il marchio Lancia”:

 

Il Giornale: “I primi ghigliottinati: Fini, Di Pietro e Vendola. Fuori dalla Regione siciliana futuristi, Italia dei Valori e Sel. Non hanno più consenso e nessuno li vuole come alleati”.

 

L’Unità: “L’alternativa dal Centro a Sel. Effetto Sicilia. Bersani vede Casini e rilancia l’allenza progressisti-moderati”. Il quotidiano offre una intervista a Nichi Vendola: “Non c’è spazio fuori dal centrosinistra”.

 

Il Fatto quotidiano: “Arriva Grillo, panico nel Palazzo. Dopo il boom siciliano, il Movimento 5 Stelle si prepara alla conquista di Montecitorio. Si parla di 120 deputati grillini e i partiti studiano ‘contromisure’ contro i ‘barbari’. Si rafforza l’ipotesi di una grande alleanza per il Monti bis. Napolitano: voto in aprile e nuova legge elettorale”.

 

Pubblico, con foto di Bersani e Casini: “Il vecchio che avanza. Il primo effetto del voto siciliano: Bersani che cerca Casini, un film che sa di stantio”.

 

Europa: “La sfida è tra Pd e Grillo, la sfida a chi innova davvero. Dopo la Sicilia: più vicini Bersani e Casini, ma ora con M5S si parla”:

 

Libero: “La verità sulle pensioni. Con la riforma Fornero non solo si lascerà il lavoro più tardi, ma si prenderanno meno soldi. Abbiamo elaborato decine di simulazioni: scoprite cosa vi accadrà e quanto mettere da parte per evitare sorprese”.

 

Il Sole 24 Ore: “Grandi opere, via alla riforma. Lupo (Agi): promesse non mantenute, solo 3,1 miliardi aggiuntivi”. “Il Governo approva un Ddl delega per snellire l’iter e introdurre in Italia la ‘consultazione pubblica’”.

 

Il Foglio (ma la notizia dell’uragano è in prima pagina su tutti i quotidiani): “L’uragano Sandy riporta alla luce la guera tra big e small government. Il Nyt entra a gamba tesa.: una grande tempesta richiede un grande interventismo. La lezione di Romney”.

 

Napolitano

 

Il Corriere della Sera: “Napolitano: ‘Al voto con nuove regole’”. Il quorinalista del quotidiano milanese racconta le parole del Capo dello Stato, ieri alla cerimonia per i 150 anni della Corte dei conti. “C’è materia assai rilevante per l’impegno del governo e del Parlamento di qui alla scadenza naturale della legislatura”. “Una scadenza sufficientemente vicina per consentire alle forze politiche di prepararsi a riassumere pienamente il loro ruolo nella vita istituzionale, sottoponendo liberamente al corpo elettorale – sulla base di nuove regole – le loro diversificate analisi e piattaforme programatiche”. “Una scdenza, per la conclusione della legislatura e del settennato presidenziale, tale da suggerire una ampia e operosa assunzione di responsabilitàò in vista delle sfide che sono davanti all’Italia e all’Europa”.

 

Secondo Marzio Breda le parole del Presidente sono “un tentativo di spronare i partiti a rimettere nei binari giusti il dibattito politico, con l’aggiunta di un altro paio di paletti, l’uno connesso all’altro: lo spirito con cui l’Italia sta in Europa ‘non si è limitato a sottoscrivere intese come quelle sancite nel Six Pack e nel Fiscal compact ma mostra come si debba e possa lavorare per rendere concreta e operante una nuova disciplina di bilancio comune’”. Il quotidiano ricorda anche che a margine della cerimonia, Napolitano ha incontrato Monti, Letta e Casini. Non Berlusconi (un incontro tra i due era dato per certo ieri da fonti berlusconiane, che “evidentemente ci speravano”).

 

La Stampa in un retroscena racconta che una cosa il Quirinale non sembra intenzionato a prendere in considerazione: il messaggio alle Camere per una nuova legge elettorale. “I motivi sono anzitutto formali, dunque crocianamente sostanziali: sarebbe fuori tempo massimo, e cadrebbe mentre la discussione parlamentare dovrebbe volgere alla fine. Ma certo ci saranno altri moniti, e forti, se continueranno le schermagli e i veti incrociati”. Il quotidiano racconta che ieri, al Senato, in commissione, per un solo voto non è passato il doppio turno di collegio alla francese, “tassello di quel semipresidenzialismo sul quale Luciano Violante aveva tessuto l’accordo bipartisan poi fatto saltare a sorpresa da Berlusconi, scopertosi improvvisamente presidenzialista pieno”.

 

Secondo la Nota di Massimo Franco, sul Corriere, il richiamo di Napolitano al voto “alla scadenza naturale” significa “non rassegnarsi allo status quo”, e ricordare che “di qui a primavera c’è materia assai rilevante per l’impegno del governo e del Parlamento”. Dunque “smentisce le tesi di chi accarezza una crisi di governo a breve”.

 

Al convegno del World economic forum a Roma il presidente del Consiglio ha difeso l’operato dell’esecutivo: “Il governo ha dovuto fare cose molto sgradevoli, ma la percezione di quel che fa questo maledetto governo, anche se non è rosea, ha un livello di gradimento molto più elevato rispetto a quello dei vari partiti”. Il premier, ricorda Il Sole 24 Ore, “parla all’indomani del voto in Sicilia, che ha segnato l’avanzata di astensionisti e grillini. Una crisi conclamata di un sistema politico che però sta reagendo usando proprio la contrapposizione con Monti per recuperare credibilità scegliendo il terreno più delicato, quello della legge di stabilità. Un gioco che al premier e a Giorgio Napolitano – innanzitutto – non piace perché mette a rischio il percorso verso la scadenza naturale della legislatura”. Secondo il quotidiano Monti ha lanciato un doppio messaggio ai partiti: da una parte ricordando che non sono in buona salute, dall’altro spronandoli a frenare la propaganda: “In ciò che stiamo facendo c’è un messaggio importante per i politici che governeranno il Paese: non crediate che non potete fare le politiche giuste perché altrimenti perdereste consensi”. La Stampa si sofferma sui dati eurobarometro elaborati dalla Fondazione David Hume, dai quali emerge che se il gradimento dell’esecutivo è all’11 per cento, quello dei partiti è ridotto al 4 per cento.

 

Sicilia

 

Pubblico intervista il vincitore Crocetta e il candidato del Movimento 5 Stelle Cancelleri. Quest’ultimo: “Valuteremo le singole proposte in termini di progetti e quelli che riterremo validi li potremo anche votare. Non voteremo né con lui né all’opposizione, decideremo voto per voto”. Secondo Cancelleri Crocetta “con grande probabilità avrà bisogno dei ‘lombardiani’. Quand o i giornali parlavano di governo “Crocchè” (Crocetta-Micchichè) probabilmente ci vedevano giusto. Voterete la fiducia alla giunta? “A meno che non ci metta dentro ‘U curtu’ (soprannome di Totò Riina, ndr) penso di sì. Diamogli fiducia per la prima parte. Perché essere ostili a prescindere?”.

 

Sul Corriere della Sera una intervista al vicepresidente di Confindustria e big della Confindustria siciliana Ivan Lo Bello, che nel luglio scorso lanciò l’allarme default sui conti della Regione Sicilia. Ora si rivolge al neopresidente Crocetta e dice che “bisogna subito fare una operazione verità sul bilancio regionale”, facendo intervenire “una società di revisione internazionale”. Dice anche che per cambiare la Sicilia “occorrono tutte le realtà che non hanno avuto responsabilità nel disastro”. Stima molto Crocetta e, alla domanda: con quali alleati può avviare questo rinnovamento il nuovo presidente, risponde che “dovrebbe aprire a tutte le forze capaci di garantire una prospettiva di radicale cambiamento”. Sta invitando Crocetta a guardare ai grillini? “Su questi temi i grillini sono intervenuti in maniera rilevante durante la campagna elettorale, e per questo mi sembrano un interlocutore importante”. Perché per Lo Bello le “forze sane” sono “sempre trasversali”: anche Nello Musumeci, il candidato del centrodestra arrivato secondo, è “notoriamente persona perbene”. Quindi una coalizione trasversale? “Mi limito a dire che il Presidente dovrebbe parlare non solo alle forze politiche che sono rappresentate all’assemblea, ma al 53 per cento dei siciliani che ha deciso di non votare”. Gli industriali hanno fiducia in Crocetta? “Ci aspettiamo lo stesso slancio, la stessa capacità di innovazione che ha avuto a Gela da sindaco, non guardando in faccia a nessuno e marginalizzando la vecchia politica”.

 

Il Sole 24 Ore si sofferma sull’allarme della Corte dei conti per quel che riguarda il bilancio della Regione Sicilia: carenza di liquidità, calo delle entrate tributarie per la recessione, costo del personale (in crescita per l’assunzione dei lavoratori socialmente utili, che viene indicato come “uno degli elementi che maggiormente pesano sul bilancio”, visto che sono stati imbarcati nel 2011 4857 precari, che hanno fatto salire il numero dei dipendenti diretti a 17995 unità).

 

Su La Repubblica una analisi dell’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali nel voto siciliano: secondo il quotidiano questa lettura smentisce il Movimento 5 Stelle, che si è vantato di aver portato alle urne coloro che non avevano intenzione di votare. Perché, se si confronta seggio per seggio il flusso dei voti tra le comunali di primavera e le regionali di domenica scorsa, il “partito antipartiti”, ovvero quello di Grillo, ha costruito il suo successo portando via elettori agli altri partiti, non chiamando a votare gli astenuti storici e recidivi. Il Pdl perde i tre quarti dei suoi consensi (da 900 mila voti a 247 mila) cedendo ai grillini meno del 7 per cento dei suoi elettori alle comunali. I 5 Stelle rubano voti soprattutto a sinistra, scippando poco meno di un elettore dell’ultrasinistra su 3, un elettore Pd su 4, un centrista su 5, un dipietrista su 6, ma soprattutto fa il pieno tra chi, alle comunali, si era disperso tra liste civiche o aveva barrato solo il nome di un sindaco e non un simbolo di partito.

 

Su Europa una intera pagina si sofferma sul successo di Grillo, e vengono interpellati esperti di flussi elettorali come Piergiorgio Corbetta, Roberto Biorgio e Piero Ignazi. “Cinque domande sui Cinquestelle”.

 

Partiti

 

Secondo La Repubblica se il Capo dello stato ha sentito il bisogno ieri di richiamare i partiti al rispetto della “scadenza naturale della legislatura” è perché il vento sta tirando nella direzione opposta: nessuno ha il coraggio di sfidare apertamente l’uomo del Colle, ma il buon esito delle elezioni siciliane ha iniziato a far riflettere Pd e Udc sulla possibilità di un anticipo del voto a febbraio, abbinando politiche e regionali. Ieri i leader di Pd ed Udc si sono visti a lungo, a Montecitorio, per mettere a punto emendamenti comuni per la legge di stabilità e per stringere le maglie di una alleanza che appare ormai “scontata” per il quotidiano. Bersani ha anche commentato le dichiarazioni dello sfidante Matteo Renzi, che aveva sottolineato il calo di consensi al Pd in Sicilia, a tutto vantaggio di Beppe Grillo: per me Grillo resta la malattia e non la medicina – dice Bersani. Pur nelle difficoltà, in Sicilia si conferma la bontà della scelta di un patto dei progressisti e dei moderati. E’ questa la vera vittoria”. Ma Bersani ribadisce: “Non lascio Vendola”.

 

L’Unità intervista Nichi Vendola. (mancano poche ore, peraltro, alla sentenza di Bari, che lo vede indagato per abuso d’ufficio. Lo avrebbe commesso riaprendo termini scaduti di un concorso per primario e la Procura ha chiesto la condanna a un anno e otto mesi). Accusa l’Udc di essere un partito “nuclearista” ed “iperprivatizzatore”, e di essere “allergico o indifferente” su temi “dirimenti” come i diritti civili, l’idea del lavoro e dell’ambiente. A Bersani: “Lui non può parlare due lingue, una con Casini e una con me. Con quella Carta di intenti abbiamo disegnato una svolta, e non solo rispetto al berlusconismo”.

 

La Stampa intervista lo stesso Renzi. Risponde a Casini, che lo ha definito un “Grillo in doppiopetto”: “L’unica cosa che abbiamo in comune, forse, è l’aspirazione ad un radicale rinnovamento”, ma “per il resto credo non ci siano due persone più distanti”. Aggiunge: “Ci sono molti modi attraverso i quali tentare di rinnovare la politica. Uno è il metodo Monti, diciamo così: politici a casa grazie ai tecnici. Un altro è il sistema Grillo, tutto a base di demagogia, di insulti e parolacce; poi ci sono io, che non c’entro niente né con il primo né con il secondo”. Renzi dice che il suo tentativo è quello di “rinnovare la politica attraverso la politica. Politica buona fatta da gente nuova, e saldamente ancorata a valori, storie, tradizioni. Le pare il modo di fare di Grillo?”. Secondo Renzi Grillo è “in parte deluso, perché pare si fosse convinto di vincere davvero, non di arrivare terzo: è molto più di quanto si aspettassero tanti leader nazionali, ma è vero che si è impegnato per settimane. E tuttavia, per Renzi Grillo ha fallito il suo obiettivo principale: recuperare voti dall’astensione, che infatti è cresciuta fino a infrangere la barriera del 50 per cento”. Il Pd avrebbe potuto fermarlo, “presentando alle Camere un vero e severo piano anti casta”.

 

Su Renzi da segnalare una pagina de Il Fatto quotidiano: “I conflitto di interesse di Renzi, tra amici, aziende e famiglia”. Scrive il quotidiano che il cognato Andrea Conticini, agente di commercio, ma per clienti non istituzionali, della Dot Media, guida questa società che da un lato prende appalti dal comune e dalle sue municipalizzate e dall’altro cura la campagna per le primarie del sindaco. Conticini è agente anche della società della famiglia Renzi, la Eventi6 srl, che ha fatturato quasi 4 milioni di euro nel 2011 curando anche la distribuzione e lo strillonaggio dei quotidiani a Firenze. Si riferisce anche della replica di Renzi: “L’azienda della mia famiglia non ha più ricevuto un centesimo dal pubblico dal momento che ho iniziato a far politica. Se il fratello del marito di una delle mie sorelle acquista il 20 per cento di una società che lavora per il pubblico non vedo come possa essere un problema per me”.

 

Sul Pdl, da segnalare una intervista a Marcello Dell’Utri su Il Fatto quotidiano. “Alfano e Schifani, che bella cavolata”. “Il senatore: ‘Ancora sotto choc per la sconfitta’, se la prende con i vertici del suo partito”. Accusa Alfano e Schifani: “hanno voluto loro la divisione tra Miccichè e Musumeci”. Grillo? “L’avrei votato pure io”.

 

E poi

 

Sul Corriere della Sera sette pagine dedicate alle presidenziali americane, con articoli – tra gli altri – dell’economista Alberto Alesina, dello scrittore Usa Jay Mc Irnery, della femminista Camille Paglia e di Charles Kupchan.

 

Su Europa: “Il Labour scavalca Cameron e si riscopre un partito euroscettico”. Il premier conservatore aveva chiesto il congelamento del bilancio europeo, ma in un articolo sul Times, Ed Balls e Douglas Alexander (rispettivamente ministro ombra dell’economia e degli esteri) hanno avanzato l’ipotesi di una riduzione in termini reali delle spese per l’agricoltura e per i fondi sociali europei. Già nelle settimane scorse – scrive il quotidiano – gli europarlamentari laburisti avevano assunto una posizione di distinguo dai loro colleghi al gruppo sociaslista e democratico al parlamento europeo, chiedendo un taglio delle spese. Lunedì Cameron dovrà affrontare una discussione alla Camera sulla posizione inglese al prossimo vertice europeo, e rischia di trovarsi di fronte l’opposizione di tutti i gruppi parlamentari: da un lato i liberaldemocratici, anche loro al governo ma tradizionalmente su posizioni europeiste; dall’altro non solo il Labour ma anche buona parte del gruppo conservatore, che vorrebbe da parte del proprio leader una posizione più dura verso le istituzioni europee.

 

Il Foglio racconta la vicenda del professor Moty Cristal, uno dei maggiori esperti israeliani nella gestione dei conflitti e “colomba” sul processo di pace mediorientale: lo scorso maggio avrebbe dovuto partecipare a Manchester ad una conferenza organizzata dal servizio sanitario britannico. Ma il maggior sindacato del settore pubblico, Unison, ha fatto pressione sugli organizzatori perché ritirassero l’invito. La ragione sta nel boicottaggio di Israele nelle accademie inglesi. Sarà un processo a decidere se il boicottaggio di Israele rientra nella “libertà di espressione” o se rientra nella “intolleranza accademica”: il matematico Ronnie Fraser, da anni impegnato a combattere il boicottaggio, ha deciso di trascinare il sindacato in tribunale con l’accusa di violazione dell’Equality act del 2010 che bandisce la discriminazione su base etnico-religiosa. In aula, alla prima udienza, ha detto che il sindacato insegnanti è “istituzionalmente antisemita”.

 

IL Fatto riproduce un articolo del settimanale Der Spiegel, sul tramonto del Partito pirata. Secondo questa testata gli elettori tedeschi sarebbero sempre più delusi da questa formazione che avrebbe dovuto diffondere la “democrazia partecipata”. Manca un programma, le proposte che vengono dal web sono poche e deludenti, nessuno vuol candidarsi alle prossime elezioni politiche. Molti degli eletti (nei 4 Land in cui il partito pirata ha eletto i suoi rappresentanti) sembrano impreparati.

 

Su La Repubblica si parla di un film che uscirà negli Usa il 4 novembre: “Ecco il film su Bin Laden che spaventa i Repubblicani”. Si tratta di “Seal Team Six. The raid on Osama Bin Laden”. Girato da John Stockwell, il film sul raid di Abottabad, prodotto dallo stesso produttore di The Hurt Locker, è un film documentario con molte immagini in bianco e nero, in cui non appare Obama se non per pochi minuti, e non vi appare Romney, quando si dice contrario al blitz. Si parla però del ruolo della intelligence e del suo lavoro. Colpire quello che tutti gli americani considerano il responsabile dell’11 settembre, simbolo del male assoluto e causa scatenante nell’intervento in Afghanistan è stato un successo inaspettato per l’Amministrazione Democratica. Con il titolo “Code Name: Geronimo” il film uscirà in Italia il prossimo 8 novembre.

 

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