AVANTI POPOLI!

Alessandro Lanni

Giornalista e autore di "Avanti popoli! Piazze, tv, web: dove va l'Italia senza partiti" (Marsilio 2011) e "Enigma Grillo" (40K - Unofficial 2013) http://40k.it/enigma-grillo

L’odio sul web. Tra pubblico e privato manca il terzo

Tra pubblico e privato, il web ancora non ha trovato il terzo. Nella contrapposizione tra “quelli che è colpa del web” e “quelli che è colpa di chi lo abita” (“la società è così” o “la natura umana è quella” o “gli stronzi ci sono anche al bar”) mi sembra di vedere in controluce una contrapposizione che i social media hanno messo in crisi ma che ancora non è stata risolta: quella tra privato e pubblico.

Le due sfere che sono state alla base della modernità sono costantemente scosse dalla comunicazione di rete, lo vediamo tutti i giorni. Eppure, il terzo (non solo pubblico, non solo privato) che reinterpreta la nuova sfera ancora non si vede. La sfera social non è né pubblica né privata, in qualche modo ha entrambe le proprietà e in un altro modo non ne ha nessuna. Per capirci usiamo giri di parole “è un po’ privato e un po’ pubblico quello che dico su Facebook o su Twitter”. Ed è anche vero in parte, ma non basta ancora a capire la dimensione propria del web.

In questa ambiguità ancora latente che c’è, mi pare, la spiegazione della contrapposizione tra quelli che è colpa del web e quelli che è che la Gente è stupida. Chi porrà l’accento sulle singole persone e sulla loro responsabilità mette l’accento sulla dimensione pubblica (che c’è, ripetiamolo) della comunicazione sulla rete. Parlate in pubblico, se insultate lo fate in pubblico, “sappiatelo”, “facciamoglielo capire” dicono coloro che giustamente sottolineano la pubblicità del post e del commento su Facebook.

Al contrario, chi nota che è colpa del web, dell’anonimato, di una struttura che va in qualche modo limitata, indirettamente sta assumendo che il nocciolo sta nelle comunicazioni in quanto private. Nessuno insulta sconosciuti che incontra per strada o sull’autobus. Perché in rete sì? In fondo perché non posso dire ai miei amici che “X deve morire!”? Saranno fatti miei?

Ecco, finché non si scioglie la questione del terzo (social), ovvero ciò che non può essere considerato una via di mezzo tra pubblico e privato, sarà difficile spiegare – in termini non psicanalitici, di malattia mentale dei singoli – perché migliaia di persone s’affrettano a insultare, ad augurare la morte, di una persona che sta male.

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