I movimenti indipendentisti catalani
in declino secondo i sondaggi

I partiti politici separatisti catalani possono contare sul sostegno di una parte sostanziale della popolazione nella regione, ma il livello complessivo di sostegno è in calo rispetto ai risultati ottenuti nelle elezioni locali del 2021. A dimostrarlo è un’indagine, realizzata tra ottobre e novembre 2023 dal Centre d’Estudis d’Opinió (Ceo), che evidenzia uno scenario complesso. Il partito Esquerra Republicana de Catalunya (Erc), allineato su posizioni socialdemocratiche e nazionaliste, otterrebbe tra il 18 e il 22 per cento dei voti alle prossime elezioni regionali contro il 21,3 per cento di quelli ottenuti nelle consultazioni del 2021. I separatisti di centrodestra di Junts, in passato guidati dall’ex presidente catalano Carles Puigdemont, si attestano tra il 12 e il 15 per cento contro il 20 per cento dei voti del 2021 mentre la candidatura di Unità Popolare, della sinistra radicale, potrebbe ricevere tra il 4 e il 6 per cento delle preferenze contro l’8 per cento di tre anni fa.

Un altro aspetto interessante dell’indagine condotta dal Ceo riguarda le opinioni sul futuro della regione. Solo il 30,9 per cento dei catalani ritiene che l’indipendenza sia il miglior tipo di rapporto tra Catalogna e Spagna, il numero più basso dal febbraio 2012. Il 31,4 per cento degli intervistati è favorevole a mantenere lo status quo – con la Catalogna come Comunità Autonoma della Spagna – mentre il 23 per cento vuole una Spagna federale e il 7 per cento pensa che la Catalogna non dovrebbe essere del tutto autonoma.

La crisi costituzionale e la repressione attuata dalle autorità spagnole dopo il referendum sull’indipendenza del 2017 hanno lasciato il segno in Catalogna e i partiti separatisti si sono ridimensionati in una regione che secondo alcuni era pronta a trasformarsi in uno Stato indipendente. Il sostegno ai movimenti indipendentisti si è ridotto a causa dell’incapacità dei politici di realizzare le aspirazioni dei partiti separatisti, come ricorda Foreign Policy, ma anche a causa della percezione di un mondo ostile nei confronti delle piccole nazioni.

Nel corso degli anni i politici indipendentisti hanno fatto riferimento a un’identità catalana presente fin dal Medioevo, quando il Regno d’Aragona rivaleggiava con i monarchi di Madrid. La perdita dell’indipendenza nel 1714 non impedì alla Catalogna di mantenere un’identità, una lingua e una cultura separate dal resto della Spagna ma questa autonomia fu contrastata dal governo centrale in alcuni periodi storici. Una nuova fase di tensione con Madrid è scoppiata nel 2010 in seguito alla bocciatura da parte della Corte costituzionale di uno statuto regionale inteso a garantire una maggiore autonomia alla Catalogna. Questo evento ha portato a una marcata crescita del sostegno popolare all’indipendenza della Catalogna e alla formazione di una coalizione senza precedenti tra i partiti separatisti di centrodestra e quelli di centrosinistra per raggiungere l’obiettivo finale.

Il fallimento del referendum sull’indipendenza del 2017, approvato dal 43 per cento degli elettori con un’affluenza alle urne del 92 per cento, ha fatto crollare questa alleanza. L’Unione Europea non ha riconosciuto l’esito del voto, che è stato delegittimato anche dalla Corte costituzionale e dal governo spagnoli, mentre molti politici separatisti sono stati arrestati o sono fuggiti all’estero. Alcuni partiti del fronte separatista iniziarono un dialogo con i partiti unionisti spagnoli mentre altri rifiutarono qualsiasi trattativa e queste divergenze causarono una frattura interna.

I partiti separatisti della Catalogna hanno riacquistato importanza nello scenario politico dopo le elezioni nazionali spagnole del 2023. Nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento e il Partito Popolare conservatore e il Partito Socialista progressista hanno cercato per settimane di trovare abbastanza alleati per governare. Alla fine il primo ministro Pedro Sanchez, membro del Partito Socialista, è riuscito ad aggiudicarsi un altro mandato grazie a un accordo firmato con il movimento indipendentista catalano. Nell’accordo era inclusa una legge che concedeva l’amnistia alle persone perseguite per il tentativo di secessione della Catalogna, come chiarito da France24 che ha visionato il testo. Santos Cerdan, un alto funzionario socialista che ha parlato sempre con France24, ha affermato che l’accordo prevedrebbe che Junts sostenga la legislazione in Parlamento per un mandato di quattro anni ma Junts, che chiede un altro referendum sull’indipendenza, ha affermato che il sostegno di ciascuna legge dipenderà dai progressi nei colloqui relativi al conflitto politico della Catalogna.

Secondo la BBC alcuni esponenti del Partito Popolare hanno accusato Sanchez di scrivere “un assegno in bianco per il movimento indipendentista”. La leader regionale di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, ha affermato che i socialisti stanno “vendendo una nazione con secoli di storia” attaccando lo Stato di diritto spagnolo, e anche le associazioni di giudici e pubblici ministeri hanno espresso “profonda preoccupazione” per l’accordo. Il progetto di amnistia coprirebbe le accuse dall’inizio della spinta catalana verso l’indipendenza nel 2012 fino al 2023, ma non farebbe riferimento a nessun individuo nello specifico.

La peculiare situazione dei partiti separatisti catalani, fondamentali per la stabilità del governo di Madrid ma per lungo tempo ostracizzati dalle autorità centrali, pone comunque un dilemma sul futuro del movimento indipendentista. Il presidente della Catalogna e membro dell’Erc Pere Aragonés ha scritto, in un editoriale pubblicato dal Financial Times, che la priorità del suo governo è raggiungere un accordo con la Spagna, ma le autorità spagnole hanno respinto i tentativi fatti in questo senso. Aragonés ha chiarito che l’80 per cento dei cittadini catalani ritiene che il conflitto di sovranità debba essere risolto con un referendum e che i catalani vogliono poter decidere solo del proprio futuro. Queste parole mettono in evidenza come, prima o poi, un referendum metterà finalmente la parola fine alla ricerca dell’indipendenza, ma l’esito del voto potrebbe non essere quello che i politici separatisti si aspettano.

 

Immagine di copertina: un poliziotto cammina davanti a un autobus di manifestanti contro l’amnistia per i separatisti catalani. Sopra al bus, un collage che unisce il leader catalano Carles Puigdemont, a sinistra, e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, a destra. Foto di Oscar Del Pozo/Afp.

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