Egitto, se la democrazia di base ha bisogno dei militari per affermarsi

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Massimo Campanini, docente all’Università di Trento ritiene che la fine del regime dei Fratelli musulmani non decreterà il fallimento dell’islam politico, ma potrebbe allontanare l’evoluzione democratica delle nazioni arabe. È stato intervistato nel corso della trasmissione “il mattino” di Radio Popolare il 4 luglio.

È un golpe o una transizione democratica?

L’intervento dei militari è un golpe, non è una transizione democratica. Morsi è stato democraticamente eletto, le rivendicazioni popolari non devono prendere la forma di un intervento dall’alto dei militari, che danno una garanzia di democrazia molto dubbia.

La crisi egiziana decreta il fallimento del progetto dei Fratelli musulmani o mette in discussione le cosiddette “primavere arabe”?

Non credo che la caduta del regime di Morsi – con tutti gli errori compiuti – sia la fine dell’islam politico. Innanzitutto perché c’è un forte radicamento dell’islam nella coscienza popolare, nei popoli arabi, soprattutto in quello egiziano. In secondo luogo, proprio in seguito alle cosiddette “primavere arabe”, si stanno sviluppano nuove forme di pensiero politico. Per esempio lo sheikh Yusuf Al Qaradawi, uno degli intellettuali della Fratellanza musulmana, ha elaborato il concetto moderno di “stato civile”, per cui lo stato islamico non sarebbe un sistema teocratico, ma – appunto – uno stato civile basato sul diritto. Questo pensiero non viene messo in discussione dal fallimento dell’esperienza del regime di Morsi. Questa vivacità nell’islam politico promette un futuro non completamente oscuro.

La crisi egiziana accredita l’idea che sia impossibile nei Paesi arabi una democrazia liberale o – al contrario – che sta crescendo il desiderio di ottenerla?

Una democrazia liberale all’occidentale mi sembra molto difficilmente praticabile nei Paesi arabi, non solo per l’incidenza dell’islam, ma anche per la loro tradizione storica, perché i regimi militari hanno sempre dominato nei Paesi arabi. Però questo non vuol dire che non ci siano potenziali soluzioni. Occorre che i partiti di orientamento islamico assumano quella che Gramsci chiamerebbe “una funzione egemonica”, cioè una funzione di direzione morale, intellettuale, economica, sociale e politica delle masse. Questo garantirebbe una democrazia che non possiamo definire liberale, ma che potrebbe comunque essere una nuova forma di democrazia.

L’opposizione rappresentata da El Baradei che idea di governo, di democrazia ha in mente?

Credo che El Baradei abbia una visione occidentale della democrazia. Ma dobbiamo tenere conto che il fronte dell’opposizione in Egitto è molto frammentato, manca di un coordinamento.

Ritiene che il golpe stabilizzerà l’Egitto?

Il golpe potrebbe stabilizzare l’Egitto, però è una stabilizzazione garantita dai carri armati. Come con Mubarak, come con Sadat. Positiva la democrazia di base, pessima cosa se questa democrazia di massa ha bisogno dei fucili per affermarsi.


Ascolta l’audio dell’intervista di Danilo De Biasio, andata in onda il 4 luglio 2013 nell’ambito della trasmissione “Il mattino di Radio Popolare network”, su Radio Popolare.

 

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