Margaret Thatcher, memories e obituaries

A metà strada tra la rovina della Gran Bretagna e un modello di donna – e femminista, suo malgrado – Margaret Thatcher ha occupato per diversi giorni le homepage dei siti di informazione di tutto il mondo da quando, lo scorso 8 aprile, è passata a miglior vita. Ma a ricordarla non sono state solo le biografie commemorative della prima – e unica, ad oggi – donna ad aver occupato la residenza di 10, Downing Street. Il Guardian l’ha ricordata chiamando a raccolta diversi artisti – da Hanik Kureishi a Ken Loach, ai Frankie goes to Hollywood – che hanno fatto dell’anti-thatcherismo una vera e propria cifra stilistica; oltre ad approfondire il segno lasciato dalla Iron Lady sull’arte e sulla cultura inglese, focalizzando soprattutto sui libri e i film. E mentre John Cassidy sul New Yorker vaglia pro e contro del thatcherismo economico, Salon coglie l’occasione della sua morte per ricordare la leggendaria insonnia della Thatcher, in un articolo che in realtà punta a tutt’altro argomento, la feticizzazione del sonno, e la risposta alla domanda: “Il sonno è il nuovo sesso?”.

 

Obama punta sulla neuroscienza

L’annuncio è arrivato a inizio aprile, ma il via definitivo potrà essere dato soltanto dal voto del Congresso. Stiamo parlando del mega stanziamento di un miliardo di dollari per il solo primo anno di BRAIN (Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies). A evidenziare le differenze tra questo progetto e uno precedente, datato 1990 è The Economist che sottolinea pure il cambio del nome – da BAM (Brain Activity Map) a BRAIN – e ammette: “Nessuno sa quale sarà il suo successo. Se i ricercatori fossero davvero fortunati, potrebbero incappare nei segreti della coscienza e rispondere a una delle domande più grandi di sempre. […] Ma niente di tutto ciò potrà essere raggiunto con gli strumenti a disposizione oggi… E’ per questo che la “I” e la “N” sono le lettere cruciali dell’acronimo”. Ma BRAIN è soprattutto il progetto con cui l’America di Obama dà il via alla battaglia internazionale per esplorare la mente umana. A metterla su questo piano è The Atlantic che spiega: “BRAIN propone di creare questo modello misurando l’attività di ogni singolo neurone”. Ed è invece proprio questo ciò che critica una ricercatrice dal suo blog nella piattaforma del Guardian – “è una grande idea […] ma è come mettere tante uova in un solo cestino” – che alla fine stronca le aspirazioni scientifiche americane: “Sembra un sogno. E in effetti è quello che è”.

 

L’Associated Press censura gli “illegal immigrants”

Non più “illegal immigrants”. Non è uno slogan politico, ma la nuova direttiva dell’agenzia americana di informazione Associated Press che ha aggiunto, all’interno del suo stylebook, la regola che vieta i giornalisti AP di usare l’ articolo “illegal” in riferimento a delle persone: va bene quindi “illegal immigration”, ma non “illegal immigrants”per il quale meglio utilizzare accezioni come “persone che vivono/sono entrate illegalmente/senza un permesso legale”. Il manuale di giornalismo dell’Associated Press è da sempre un punto di riferimento stilistico per la stampa americana e internazionale, specie in casi come questo, ovvero quando si carica della responsabilità di correggere la società attraverso il modo di scrivere. Per questo le modifiche al codice di scrittura per i giornalisti AP finiscono per fare loro stesse notizia, come è accaduto lo scorso febbraio quando, nel giro di una settimana, i siti di informazione si sono occupati dello stylebook AP, costretto dalle polemiche, a modificare la neonata regola che vietava l’utilizzo dei termini “moglie” e “marito” in riferimento a coppie omosessuali.

 

Cultura digitalizzata

Centomila correttori di bozze, per professione e per passione, hanno preso parte a Distributed Proofreaders e vagliato circa 25mila libri di dominio pubblico, digitalizzati dal Progetto Gutenberg, alla ricerca di ogni tipo di errore. Come spiega The Atlantic, l’iniziativa nasce dalle modalità stesse con cui il Progetto Gutenberg trasforma libri antichi e di dominio pubblico in ebook scaricabili gratuitamente dal sito. “Il progetto si basa su computer che ‘leggono’ i libri scannerizzati, convertendo il testo stampato in un ebook. Il problema è che, di fronte a un testo scannerizzato, gli ‘occhi’ del computer sono inferiori a quelli dell’uomo. Nel processo una grandi quantità di errori si infiltrano – e gli uomini sono le uniche macchine che abbiamo per scovarli.”

Ma il Progetto Gutenberg non è l’unico a realizzare il sogno di una biblioteca universale gratuita e a portata di click. La digitalizzazione delle opere d’arte di tutto il mondo è la ragione per cui è nato Google Art Project, recentemente protagonista della notizia riportata da Mashable, della digitalizzazione del primo museo di fotografia ad essersi aggiunto alla grande collezione di opere d’arte digitali, gratuite e ad alta risoluzione di Google.

 

Su Slate.com, il dibattito tra tecnofili e tecnofobi

Parte da una stroncatura dell’ultimo libro di Evgeny Morozov, To Save Everything, Click Here – presentato come una dura critica al soluzionismo tecnologico – un dibattito ospitato da Slate tra due esperti di tecnologia molto diversi tra loro, quali Farahd Manjoo e Evgeny Morozov, appunto. Il primo condanna le accuse che il secondo rivolge, all’interno del suo libro, alla Silicon Valley rea di inculcarci la ricerca di un Eden tecnologico “che alla fine ci costerà niente meno che la ‘libertà degli uomini’ stessi”. La difesa di Morozov e il resto del dibattito.

 

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