Minori non accompagnati: quei ragazzini in viaggio fra orrore e speranza

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Giovanissimi, sempre più giovani. Vulnerabili, con un’infanzia presto dissolta alla spalle, diventati adulti troppo presto davanti alle fatiche, alla violenza e all’orrore che solo gli esseri umani sono capaci di fare a danno di altri umani. «Carne da macello» pronti a farsi sfruttare per ripagare un debito contratto in patria. Invisibili, quando finiscono nelle mani della criminalità. In fuga da guerre e disperazione. E soprattutto, irrimediabilmente soli, col loro bagaglio di sofferenze ma con la determinazione di poter cambiare vita, di voler cambiare, di dare una sferzata netta a destini altrimenti segnati. Sono i “minori stranieri non accompagnati”, quei ragazzi minorenni che approdano in Italia e in Europa da soli, senza genitori o familiari, in fuga da guerre o miseria, da conflitti o da paesi violenti e illiberali, e che da soli sono chiamati a inventarsi una nuova vita, fra le rimesse che devono mandare a casa per ripagare il debito del viaggio e la volontà di costruirsi un futuro diverso qui, in Europa. Stretti fra una definizione quanto mai ristretta di “migranti economici” o di rifugiati, sono bambini, adolescenti e giovanissimi che intraprendono il viaggio da soli e che arrivano sulle coste italiane, dopo viaggi che spesso durano anni e costano migliaia di dollari – anche diecimila. Chi sono i minori non accompagnati? Da dove vengono? E cosa sono costretti a vivere? A rispondere è un agile libro di Luca Attanasio, “Il bagaglio. Migranti minori non accompagnati: il fenomeno in Italia, i numeri, le storie” (Albeggi Edizioni 2016), che ha il pregio di mettere insieme in maniera chiara e lucida la spiegazione del fenomeno – i dati, le leggi, le carenze dell’accoglienza, le reali possibilità che i minori incontrano in Italia – con i racconti di quei giovanissimi che hanno vissuto sulla loro pelle viaggi dell’orrore e che a essi sono sopravvissuti, fra le violenze che hanno subìto e visto fare e quei barlumi di umanità, incontrati nei compagni di viaggio, che riescono spesso a fare la differenza fra la vita e la morte. Il libro si apre col racconto del viaggio di Keita, che parte a poco più di 13 anni dalla Costa D’Avorio dopo aver visto lailbagaglio5 sua famiglia sterminata: in viaggio da solo, praticamente analfabeta, senza soldi, senza conoscenze geografiche, un ragazzino che sapeva contare fino a cento e che dopo tre anni mezzo, 8 mila chilometri percorsi, l’infanzia persa, cinquemila dollari pagati, arriva in Sicilia. «A 14 anni ero già un uomo – racconta Keita – Avevo bruciato le tappe e attraversato tutte le linee di confine tra l’essere un bambino, un adolescente, un giovane e mi accorgevo di vedere la realtà con occhi diversi».

L’arrivo dei minori stranieri non accompagnati è aumentato negli anni. Dal 2013 c’è stato in Italia un aumento del 100% – racconta Attanasio – di giovanissimi arrivati soprattutto via mare, circa 15 mila presenze nel solo 2014. Sono soprattutto ragazzi dai 16 ai 17 anni ma stanno aumentando i giovanissimi, quelli fra i 7 e i 15 anni. Spiega l’autore: «Molti sono costretti a partire, o perlomeno fortemente esortati, dalle famiglie di origine, le quali, a causa dell’estrema povertà in cui versano, scelgono di investire tutto ciò che posseggono – spesso indebitandosi per pagare traghettatori senza scrupoli – su un solo membro familiare, sperando di poter vivere delle sue rimesse. Ciò ingenera nel minore un senso del debito e della dipendenza devastante tanto più nel caso in cui l’investimento non conduca al successo economico sperato». In questo caso, i giovanissimi hanno sulle spalle il fortissimo senso del dovere che li spinge a lavorare subito, il prima possibile, per spedire soldi a casa: diventano facilmente carne da lavoro disposti a sgobbare per tutto il giorno pur di racimolare il denaro da mandare in patria. Ci sono poi i ragazzini che scappano dalle guerre o da paesi in cui non avrebbero mai futuro. Continua Attanasio: «Ma sono sempre di più quelli che lasciano il proprio paese a causa di conflitti, persecuzioni, situazioni di instabilità tali da indurre giovani, talvolta poco più che bambini, a intraprendere da soli viaggi irti di pericoli, mettendo in conto la possibilità di morire». Sono giovani soli, vulnerabili, facili preda della criminalità pronta a reclutarli: spesso spariscono dai centri di accoglienza, diventano irreperibili – secondo le stime è accaduto a migliaia di minori nel 2015 – e finiscono dritti in una clandestinità che significa sfruttamento lavorativo, col rischio più che concreto di venire arruolati dalla criminalità per finire nelle reti dello spaccio o della prostituzione.

Il sistema di accoglienza italiano ha molte lacune e carenze, manca di un coordinamento nazionale, anche se non mancano esperienze che dimostrano come un’accoglienza positiva sia possibile. I minori che arrivano da soli in Italia si portano dietro traumi incomparabili: hanno visto morire compagni di viaggio caduti durante le traversate in jeep nel deserto e mai soccorsi, hanno rischiato la vita sui barconi, hanno vissuto violenze e isolamento. Sono soli e fragili. Ma non sono solo vittime: nel senso che hanno dentro di sé un potenziale enorme, perché hanno una gran voglia di farcela nella vita. E questo emerge dal libro e dai racconti dei giovani, è la loro più grande forza. Scrive Attanasio: «Se seguiti bene, se strappati dagli artigli feroci delle mafie, se accolti in un circuito di protezione e tutela che consenta loro di mettere a fuoco un progetto personale e, a volte, anche senza questi fattori positivi, questi giovani esprimono una voglia inarrestabile di migliorare la propria esistenza, rappresentano un patrimonio incommensurabile, non solo umano, per le società con cui vengono a contatto».

In un’epoca in cui l’Europa non sa far altro che riproporre la costruzione di muri e barriere di filo spinato, del tutto afona di fronte alla sfida posta da persone che fuggono per disperazione e per garantire una vita migliore alle proprie famiglie e ai propri figli, ognuno dovrebbe ascoltare le parole di questi giovanissimi e i loro racconti, che non sono romanzo ma vita vissuta, per capire che dietro i numeri ci sono facce, vite, occhi, mani che hanno solo voglia di mettersi in gioco e di vivere senza l’incubo di soccombere a una bomba, alla miseria, all’arruolamento obbligato, alla persecuzione, alla mancanza di qualunque prospettiva per il futuro. Il bagaglio che ognuno di questi giovani si porta dietro è invisibile agli occhi dei più, pesante, personalissimo, eppure pieno – nel dolore e nell’orrore di quello che hanno vissuto – della voglia di farcela e di avere un futuro migliore.

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Titolo: Il bagaglio. Migranti minori non accompagnati: il fenomeno in Italia, i numeri, le storie

Autore: Luca Attanasio

Editore: Albeggi Edizioni

Pagine: 168

Prezzo: 15 €

Anno di pubblicazione: 2016



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