Il cervello non nasce razzista,
lo diventa

“Non esistono le razze, esistono i razzisti” diceva Rita Levi Montalcini. Ma nonostante la scienza ci dica che esiste un’unica razza, quella umana, la discriminazione razziale continua a trovare nuova linfa: perché? Perché siamo razzisti? Come il linguaggio condiziona e determina i nostri comportamenti discriminatori? Quali sono i meccanismi che alimentano la discriminazione sui social? Un’Intelligenza artificiale (Ia) può essere razzista? Lo studio del cervello, per quello che riguarda l’evoluzione, il linguaggio, l’empatia, il ruolo dell’Ia e dei social può rivelare come e perché il razzismo si radichi all’interno di gruppi e società umane, aiutandoci così a combatterlo. Solo la conoscenza dei meccanismi profondi che stanno alla base del funzionamento del cervello e della mente può portare a elaborare strategie di contrasto o quantomeno a prendere coscienza, come singoli, di problemi che, purtroppo, disgregano ancora oggi la nostra società.

È questo l’obiettivo del convegno “Noi vs loro: il cervello razzista” organizzato da BrainCircleLugano in collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana e che avrà luogo il 20 marzo prossimo, nell’ambito della Settimana contro il razzismo, con il sostegno del Programma di integrazione cantonale (Pic) e della Città di Lugano. È un progetto ambizioso dalla formula innovativa che vedrà la partecipazione di tre scienziati di fama internazionale, il genetista Guido Barbujani, il neurolinguista Andrea Moro, delfino di Noam Chomsky, e Giacomo Rizzolatti, lo scopritore dei neuroni specchio che stanno alla base dell’empatia e della capacità di prevedere le intenzioni degli altri.

Alle tre lectio magistralis si alterneranno sul palco dell’Aula Magna dell’Università della Svizzera Italiana (Usi) le testimonianze di nove studiosi e studiose di grande valore provenienti da discipline che vanno dalla Storia all’Antropologia, dalla Computer Science alla Comunicazione. Sono Gadi Luzzato Voghera, direttore della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea (Milano), Federico Faloppa, linguista dell’Università di Reading (Regno Unito), che da anni si occupa di rappresentazione dell’alterità nella lingua, di razzismo linguistico e hate speech, Antonella Santuccione Chadra, neuroscienziata, esperta della discriminazione di genere, l’antropologo Luca Jourdan dell’Università di Bologna che  aiuterà a capire, attraverso il racconto della sua esperienza nella regione africana dei grandi laghi e partendo da alcune parole chiave, come sia distorta la nostra immagine del continente africano e come sia fondamentale un lessico storicamente e culturalmente informato. E ancora  Laura Bertini Soldà, responsabile del Centro documentazione e ricerche sulle migrazioni della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, Federica Frediani, responsabile del “Middle East Mediterranean Summer Summit” dell’Usi, e per la Tavola Rotonda su Razzismo e nuove tecnologie Stefano Pasta, pedagogista dell’Università Cattolica, Debora Nozza, computer scientist dell’Università Bicocca di Milano ed Eleonora Benecchi, giornalista, esperta di cultura digitale e del rapporto tra giovani e media dell’Università della Svizzera italiana.

I loro interventi saranno inframezzati da letture, video e da momenti di dibattito con sondaggi e interazioni con il pubblico, grazie a strumenti di condivisione che permettono di interagire in tempo reale, anonimo, mostrando le risposte e le opinioni del pubblico in diretta, interagendo attraverso il proprio smartphone, senza la necessità di scaricare applicazioni o di lasciare alcun tipo di dato personale.

“La comunicazione gioca un ruolo sostanziale nel costruire l’Altro, il diverso, il deviante, il mostruoso” sostiene il professor Luca Visconti, decano della facoltà di Comunicazione, Cultura e Società dell’Usi, che ha promosso l’iniziativa e modererà la tavola rotonda conclusiva con tutti gli scienziati. “La fabbrica del nemico, potremmo chiamarla, ha per ‘macchinari’ le rappresentazioni, le immagini, i significati iscritti nella materialità e nelle pratiche quotidiane, i prodotti che consumiamo. Per la facoltà di Comunicazione, Cultura e Società dell’Usi è un dovere supportare riflessioni qualificate su come dal razzismo si possa anche ‘guarire’, ripensando – tra le altre cose – forme, contenuti, canali e momenti della comunicazione.”

Il convegno, che nasce in collaborazione con la Fondazione Sir John Eccles, l’Associazione Svizzera Israele, la Fondazione Goren Monti Ferrari e la Fondazione Gariwo, avrà luogo il 20 marzo dalle ore 13 nell’Aula Magna dell’Usi.
Il programma e le iscrizioni sono disponibili sul sito: www.braincirclelugano.ch

 

Quest’articolo è stato pubblicato in origine su La Domenica del Corriere del Ticino del 12 marzo 2023. 

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