Religione e web: simpatia per il diavolo?

Sono passati appena trent’anni da quando le prime religioni cominciano ad affacciarsi sul web. Era la seconda metà degli anni Ottanta quando, negli Stati Uniti, la Chiesa metodista crea il primo servizio di newsletter, intuendo così le potenzialità dell’evangelizzazione attraverso la rete. Da quegli anni in poi, la presenza della religione sul web è diventata sempre più consistente, fino a diventare quella sterminata galassia di link che si aprono su Google digitando la sola parola “religione” (circa 20 milioni di risultati).

Ma i primi studi dedicati al fenomeno avvengono con vent’anni di ritardo dalla sua apparizione. Il primo articolo dedicato all’argomento esce nel 1996, The Unknown God of the Internet, ma gli autori, Stephen O’Leary e Brenda Brasher, vedono nel web un semplice supporto all’attività reale e quotidiana delle religioni. Successivamente, nel 1998, la teologa Jennifer Codd, pubblicherà un libro, dal titolo Cybergrace, lanciando l’idea che internet possa restituire all’uomo un nuovo tipo di religiosità e di esperienza trascendentale. Bisognerà, quindi, attendere il 2000, con la pubblicazione dell’articolo di Cristopher Helland, Online religion/Religion-online and Virtual Comunitas, per leggere un primo lavoro scientifico sul tema, dal quale poter impostare lo studio del fenomeno, partendo da una prima suddivisione tra religion online e online religion.

Italia. Tra le voci cattoliche più innovative sul tema religioni e internet troviamo sicuramente quella di Padre Antonio Spadaro, gesuita, che da qualche anno, proprio attraverso la rete, analizza e interagisce con il fenomeno di quella che definisce cyberteologia: “l’intelligenza della fede al tempo della Rete”, occupandosi di come il web 2.0 stia ridefinendo sempre di più il concetto di identità religiosa delle persone. Anche la comunità scientifica si è interessata all’argomento solo negli ultimi anni, con il lavoro di Fabrizio Vecoli e di Enzo Pace. Entrambi gli studiosi sviluppano la loro riflessione partendo dalla suddivisione di Helland tra religion online ed online religion. Con la prima definizione si fa riferimento alle religioni che utilizzano internet come uno mero strumento di comunicazione, sfruttandone le potenzialità ai fini dell’evangelizzazione.

Fanno parte di questa categoria tutte le religioni storiche entrate nel web, come il Cristianesimo, l’Islam, l’Ebraismo, etc. Per quanto riguarda il mondo cristiano online, nonostante anche su internet mantenga un’impostazione incentrata su una precisa gerarchia e autorità, le chiese americane presbiteriane degli Stati Uniti, negli ultimi anni, hanno sviluppato una particolare propensione verso i nuovi linguaggi digitali, come del resto avevano già mostrato per quelli televisivi; un esempio su tutti quello del sito Sermonspice.com che elargisce consigli utili per dare quel pizzico di pepe in più al sermone quotidiano.

Anche l’Islam è entrato nella rete e attraverso di essa permette ai fedeli musulmani, sparsi per il pianeta, di sentirsi parte di una comunità che difficilmente riesce a ritrovare nella realtà offline, ad esempio offrendo l’opportunità di effettuare pellegrinaggi e riti virtuali. Le potenzialità del nuovo strumento restano comunque molto limitate all’intero del mondo arabo, a causa delle problematicità legate al territorio. Internet è ancora uno strumento utilizzato da pochi e privilegiati fedeli, i quali anche online rispondono a un’interazione di tipo verticistico, ma che, grazie alla possibilità di poter nascondere o dissimulare la propria identità, stanno dando nuova forma al dibattito religioso, sentendosi maggiormente liberi di poter sollevare dubbi e aprire discussioni su temi che difficilmente potrebbero affrontare pubblicamente.

Anche per l’Ebraismo la velocità e la facilità con cui il web accorcia le distanze sta contribuendo a consolidare il senso di unità delle differenti comunità di credenti nel mondo. Come avviene per l’Islam, anche nel mondo ebraico sono in maggioranza i siti che offrono al “religionauta” l’opportunità di confrontarsi con l’autorità (ask.rabbi), offrendo, oltre al conforto religioso, risposte e indicazioni su comportamenti rituali, religiosi e morali.

Per quanto riguarda le online religion, invece, la rete diviene determinante per l’esistenza stessa dell’esperienza religiosa, dove internet non è solo uno strumento di comunicazione, ma genera un ambiente all’interno del quale si struttura le stessa religiosità. Due in particolari sono i casi più interessanti di online religion; si tratta di due movimenti strettamente dipendenti dalla rete, attraverso la quale avviene la conoscenza e la diffusione della dottrina, nonché lo svolgimento di alcune attività e rituali da parte degli appartenenti al gruppo. Parliamo del Matrixism, movimento nato sulla rete nel 2004, ispirato al film dei fratelli Wachowski, che, come alcune religioni storiche, ritorna alla dottrina dell’eletto, destinato a salvare l’umanità; e dello Jediism, movimento nato sempre online nel 2001, ispirato dal film di George Lukas, Star Wars; il movimento è privo di una gerarchia, gli insieme degli elementi dottrinali del jedismo sono una mix tra taoisimo ed etica cavalleresca orientale. Nel 2009, il Canada ha riconosciuto ufficialmente la prima comunità Jedi.

Tra le online religion e le religion online, si colloca una categoria di siti che, o per rifiuto delle istituzioni religiose, o per reinventare il messaggio religioso, arricchiscono il panorama della religiosità online. Nella tipologia dei siti “irriverenti” l’esempio più stravagante è certamente quello del Pastafarianesimo, inventato nel 2005 dal fisico americano, Bobby Henderson, che, in segno di protesta contro la decisione dell’assessorato all’istruzione dell’Oregon di rendere obbligatorio lo studio delle teorie creazioniste nelle scuole pubbliche, chiese che venisse riconosciuta come autorità religiosa il Flying Spaghetti Monster. Appena il manifesto della sua nuova religione uscì sul web, raccolse subito il sostegno di migliaia di internauti che condividevano le sue stesse idee. La comunità del Volante Mostro Spaghetti, oltre a condividere una battaglia culturale, cominciò nel tempo a riconoscersi in linguaggi e comportamenti comuni. Tra il serio e il faceto, il prossimo 27 luglio a Venezia, si terrà il secondo raduno nazionale dei Pastafariani.

Tra la chiese “reiventate”, invece, che hanno deciso di utilizzare il web per riavvicinare i credenti alla religione, oltre alla prima chiesa digitale, First Church of Cyberspace, negli ultimi anni, i pastori metodisti inglesi hanno deciso di passare al 3D, creando la Church of Fools, “la prima chiesa 3D online”. La Chiesa dei folli resta il primo sito, nonché uno dei meglio riusciti in Europa, che come in un videogame, offre all’utente la possibilità di crearsi un proprio avatar per interagire in totale libertà con gli altri utenti, mentre compie il suo itinerario spirituale, aggirandosi negli ambienti virtuali di una chiesa.

Analizzare come nascono e si affermano le nuove religioni sul web, o come le religioni storiche si relazionino ad esso, serve a ridefinire le tradizionali categorie di religiosità, di comunità, di autorità, di spazio e tempo sacro, di rito e di comunicazione religiosa, riadattandole alla velleità, alla rapidità, alla multiformità, con le quali si presentano in rete.

La comunità sul web, mancando della fisicità e della linearità delle relazioni reali, permette da una parte un’accelerazione nella costruzione dei rapporti e l’abbattimento delle barriere sociali, mentre dall’altra rende questi rapporti decisamente più labili, riducendo il sentimento di solidarietà e attaccamento al gruppo sociale. In questo modo l’appartenenza stessa alla comunità diventa una scelta esclusivamente personale del “religionauta”, che non incide nella sua realtà offline.

L’autorità viene messa in discussione dalla struttura stessa dell’interazione sul web. L’interazione online si basa infatti su un piano di relazioni orizzontali piuttosto che verticali, caratterizzate dall’anonimato o dal mascheramento dell’identità. Tale carattere del web porta solitamente all’emergere, all’interno del dibattito religioso, di opinion leaders piuttosto che di veri centri d’autorità. La messa in discussione dell’autorità, tipica del concetto di autoreferenzialità della società contemporanea, potrebbe rientrare in quel processo che Enzo Pace chiama costruzione della “religione su misura”. È l’individuo, infatti, a scegliere la propria fonte di autorevolezza, minando così il concetto di pretesa di verità, sul qual le religione storiche fondano il concetto di autorità.

Intenso è anche il dibattito che coinvolge la definizione di sacro e rito online, considerando in particolare la natura riflessiva dello strumento in questione. Affinché un rito si compia su internet risulta, infatti, indispensabile l’istantaneità della connessione tra l’utente, che compie il rituale, e il resto dei celebranti. L’intermediarietà della rete sembra, infatti, diventare un ostacolo alla genuinità e all’immediatezza dell’esperienza religiosa, che dovrebbe tra l’altro essere caratterizzata da un diretto coinvolgimento fisico dell’attante. Difficile determinare anche quale sia lo spazio dedicato al rito e degli elementi che permettano di distinguere l’attività rituale online da tutte le altre. Non potendo, infatti, delimitare né uno spazio, né tantomeno un tempo di internet, risulterebbe ancora più complesso definire quando un tempo e uno spazio siano “sacri” online.

La comunicazione nell’ambiente virtuale sembra sempre più in grado di poter coinvolgere l’utente dal punto di vista emozionale, si parla a tal proposito di “virtual embodiment”, considerando il web come un’estensione delle capacità percettive dell’utente. L’ambiente virtuale permetterebbe, infatti, di esperire la comunicazione religiosa attraverso una “seconda oralità”, ossia in una comunicazione che si presenta come un ibrido tra la scrittura, per quanto riguarda l’atto pratico, e l’oralità, relativamente all’immediatezza del messaggio. In questo tipo di comunicazione mediata, le parole rischiano di essere sottoposte a quel processo di rielaborazione individuale e arbitraria del loro valore; come sottolinea anche il sociologo Giuseppe Giordan, quando afferma che il potere della parola data, attraverso la quale si trasmette una tradizione di simboli e gesti rituali, perde la sua incisività nel momento in cui viene mediata da un computer.

Difficile trovare una definizione di spazio e di tempo su internet, il quale si presenta piuttosto come un contesto “deterritorializzato”. Nonostante ciò, internet, avendo la capacità di poter diventare un prolungamento della realtà offline, mantiene dei riferimenti spazio-temporali che derivano da leggi fisiche reali, che permettono all’utente di orientarsi nella realtà virtuale, conservando regole e consuetudini già attivi nella realtà offline. Ripartendo proprio dalle parole di Jennifer Cobb, internet potrebbe dunque diventare un nuovo luogo dove l’uomo secolarizzato può rivivere la propria religiosità.

Il processo di spostamento della fede su internet sta portando da una parte ad una ulteriore perdita di influenza delle istituzioni religiose tradizionali, ma dall’altra sta creando nuove forme attraverso le quali gli individui possono praticare la loro fede, o spiritualità. Una nuova maniera di vivere la religione, che imprime una ulteriore accelerazione al processo di affermazione di una cultura del sé, propria delle società contemporanee, quanto meno occidentali. Il fiorire e l’effervescenza delle comunità religiose su internet (storiche o nuove che siano) potrebbe dunque essere un ulteriore elemento che contribuisce a mostrare l’erroneità delle teorie sociologiche che ipotizzavano la fine delle religioni in epoca di secolarizzazione. Al contrario, infatti, proprio il processo di secolarizzazione avviato in occidente, inteso come la separazione della religione dalla sfera pubblica, sembra aver favorito un’individualizzazione e privatizzazione della religiosità che, spostandosi sul terreno di internet, ha trovato un nuovo slancio, che contrasta l’andamento delle religioni nella loro dimensione offline.

  1. Articolo veramente ben fatto ed interessante, sono disponibile per rilasciare un’intervista all’autrice Alessandra Vitullo. Potremo così dare uno sguardo più approfondito agli interrogativi guardando da un punto di vista pastafariano: cioè dietro una benda da occhio, per ricordarci costantemente che gli altri potrebbero avere una diversa visione rispetto a noi. Ramen!
    Il Pappa (attualmente in carica) Rev. Al Zarkawi.

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