Fisco, Ue, clima. I nodi da sciogliere sulla via del governo Spd-Verdi-liberali

Olaf Scholz pronto al grande salto con l'alleanza "Semaforo". Non scontata.

Ora è ufficiale. A Berlino sono iniziati i colloqui esplorativi per una Ampelkoalition (coalizione semaforo) tra socialdemocratici (SPD), Verdi e liberali (FDP). Dopo un dialogo preliminare tra il partito ambientalista e i liberali, l’opportunità più grande per diventare il prossimo Cancelliere viene ora data a chi, seppur per soli 1,6 punti percentuali, è il vincitore di queste elezioni: Olaf Scholz.

Fin dalla sera del 26 settembre era diventato chiaro come i Grünen e la FDP, il terzo e il quarto partito in termini di voti, sarebbero stati i veri king-maker del primo esecutivo post-Merkel. I due partiti hanno l’opportunità di trasformarsi in una kleine Koalition (piccola coalizione) tattica e scegliere il proprio socio di maggioranza. Notoriamente i Verdi sono da sempre più orientati a una coalizione guidata dai socialdemocratici, mentre la FDP ha sempre ripetuto, fino a poche ore fa, di preferire una coalizione Jamaika a guida CDU. Tutto dipenderà da se e come i due partiti minori sapranno accordarsi, incontrandosi al centro, in una sintesi neo-produttivista tra accelerazione della svolta ecologica e protezione della realpolitik economica tedesca. Sintesi per cui la SPD sembra ora pronta e desiderosa di fare da collante primario e leader pragmatico (al netto delle proprie differenze tra correnti interne).

 

Più o meno spesa?

Verdi e FDP sono partiti al tempo stesso molto distanti e molto vicini. Durante la campagna elettorale i due candidati, la leader verde Baerbock e l’FDP Lindner, non si sono risparmiati attacchi ideologici. I punti di conflitto, e quindi gli ostacoli alla stessa formazione di una Ampelkoalition, sono per certi versi tipici della differenza tra un partito più orientato verso la socialdemocrazia (green) e uno più liberal-liberista e business oriented.

Se i Verdi prevedono un investimento di 50 miliardi per i prossimi 10 anni per accelerare la svolta ecologica, la FDP chiede un ritorno immediato alla Schuldenbremse, il freno al debito tedesco (che non deve mai superare il 60% del Pil). Il freno è stato sospeso per rispondere alla crisi Covid proprio da Olaf Scholz, nel suo ruolo di attuale ministro delle Finanze. Per modificare il dogma del pareggio di bilancio, previsto in Costituzione, è comunque necessario il voto di due terzi del Bundestag e un accordo nella Ampelkoalition potrà essere di trovare un modo per lasciare gli investimenti ecologici fuori dal calcolo del freno e spalmare su più anni il calcolo degli investimenti infrastrutturali a lungo periodo.

Al tempo stesso, se i Verdi e la SPD richiedono di finanziare una nuova stagione di investimenti pubblici anche con un aumento della tassazione per i redditi più alti (patrimoniale inclusa), la FDP è assolutamente e fortemente contraria. Se SPD e Verdi sono d’accordo su alzare a 12 euro l’ora il salario minimo, la FDP reputa classicamente che sia il mercato a dover definire il salario. La FDP, da una prospettiva di neo-workfare, è però aperta a una riforma del sistema di sussidi come richiesto dalla SPD, e qui si potrebbero ad esempio trovare punti di compromesso.

 

Si fa presto a dire Europa

Le differenze sul finanziamento delle politiche sociali si ripercuote anche nelle politiche Ue. Sia Verdi sia FDP si dichiarano partiti fortemente europeisti, con la differenza che i primi vogliono approfondire l’integrazione europea sviluppando la condivisione dei destini finanziari (e quindi anche del debito), mentre i secondi immaginano un’integrazione che vada fino agli Stati Uniti d’Europa ma che generalizzi le regole del rigore finanziario e, eventualmente e potenzialmente, porti alla creazione di un’Ue a due velocità. Se quindi si pensa al futuro di uno strumento come il Next Generation EU, i Verdi sono pronti a trasformarlo in un fondo comune per la svolta ecologica, mentre la FDP (così come la CDU-CSU) lo reputa uno strumento emergenziale una tantum da lasciarsi al più presto alle spalle.

Importante in questa dialettica verde-gialla è notare come la SPD sarebbe molto in linea con i Verdi per quanto riguarda le riforme interne alla Germania (del welfare, del mondo del lavoro e della tassazione), ma è invece molto più ambigua sul fronte europeo. Su cui Scholz, pur essendo uno degli artefici del Next Generation EU del 2020, ha sempre tatticamente evitato di prendere posizioni troppo chiare.

Un accordo nella Ampelkoalition, di conseguenza, potrebbe avere un profilo più di sinistra nelle politiche sociali interne, accontentando SPD e Verdi, e più cauto sul fronte finanziario europeo, accontentando non solo la FDP ma tutto il mondo economico tedesco più tradizionalmente titubante rispetto a forme di solidarietà finanziaria che non siano strettamente irrinunciabili per tenere in piedi l’Unione. Se emergesse questa linea, di fatto, il nuovo governo tedesco sarebbe poco diverso da quelli precedenti di Angela Merkel sul tema Ue. Più complessivamente, la Germania continuerebbe così ad agire geopoliticamente per reazione più che per scelta attiva (fermo restando che gli stimoli esterni verso Berlino continueranno ad aumentare progressivamente).

 

Clima e produttività

C’è poi il tema del cambiamento climatico tout court. I Verdi sognano una Germania che si faccia avanguardia del Green Deal europeo e modello globale di un nuovo produttivismo orientato ecologicamente. La seconda parte, quella dell’industria green, potrebbe ben integrarsi con l’impostazione business-oriented della FDP, ma la velocità richiesta dai Verdi nella svolta ecologica è (ancora) problematica per i liberali. La SPD, da parte sua, è orientata ad agganciarsi all’accelerazione della svolta ecologica, seppur imprimendo anche qui una maggiore cautela, ad esempio con le decelerazioni richieste dal mondo sindacale sul fronte del mondo del lavoro. La SPD chiede ad esempio di raggiungere la neutralità climatica in Germania nel 2045, come previsto dall’attuale governo Merkel, mentre la FDP pone invece il limite al 2050. I Verdi, tuttavia, vogliono fare decisamente più veloce, raggiungendo la climate neutrality entro i prossimi vent’anni.

I Verdi chiedono anche di abbandonare completamente l’energia a carbone già nel 2030, mentre per la FDP la data attualmente stabilita del 2038 è considerata già impegnativa per le aziende e la SPD, anche qui, mantiene una posizione tatticamente mediana. Verdi e FDP hanno posizioni diverse anche sulla tassa CO2, che secondo il partito ambientalista andrebbe definita su base nazionale, mentre secondo i liberali dovrà essere modellata su scala internazionale per non diventare elemento anti-competitivo nel mercato globale. Infine, se i Verdi chiedono che entro il 2030 vengano immatricolate solo auto elettriche, la resistenza della FDP potrà essere molto decisa su questo punto. Tuttavia, l’elettrificazione dell’industria dell’auto è ugualmente un processo che i liberali non vorranno certamente ostacolare sul medio-lungo periodo, visto che gli stessi grandi gruppi automobilistici tedeschi stanno investendo enormemente e con convinzione sulla grande svolta dell’e-mobility.

 

Sirene di governo

Come si vede, i dossier sul tavolo delle trattative per l’Ampelkoalition non sono certo facili, ma nemmeno impossibili da affrontare per le varie forze in campo. Per governare, i Verdi sembrano pronti a completare il loro riposizionamento – in atto da tempo – verso il centro liberal, anche a costo di perdere consenso a sinistra. Mentre la FDP sa di doversi prendere responsabilità di governo se vuole rendersi un interlocutore davvero credibile per i settori socio-economici di riferimento.

Bisogna d’altra parte considerare quanto FDP e Verdi siano molto vicini su alcuni altri temi. Sul fronte dei diritti civili i due partiti sono molto in linea, sia sull’uguaglianza di genere sia sui diritti LGBTQ. Anche sul tema della difesa della privacy, molto caro alla FDP, potrebbero essere trovate delle convergenze. Lo stesso vale per la digitalizzazione e la deburocratizzazione, altro cavallo di battaglia dei liberali, che potrebbe essere unito al dossier ecologico spinto dai Verdi.

Anche sulle grandi questioni di politica internazionale, Verdi e FDP sono decisamente allineati. Rispetto a Cina e Russia, entrambi i partiti sono molto più apertamente critici e ostili di SPD e CDU. I Verdi in questo senso sono ormai il partito più neo-atlantista della Germania, mentre la FDP è tradizionalmente vincolata all’asse transatlantico (seppur sempre all’interno della realpolitik economica tedesca).

I due partiti condividono infine anche una particolare responsabilità: sono le due forze più votate in assoluto dalle giovani generazioni tedesche. Se da un lato questo esprime un elettorato giovane con posizioni talvolta opposte, dall’altro dimostra anche una richiesta trasversale di cambiamento rispetto al bipolarismo tradizionale.

Niente è ancora deciso, insomma, ma la Ampelkoalition resta al momento l’opzione con più possibilità. Se essa dovesse fallire a causa di un mancato accordo tra FDP e Verdi, diventerebbe d’altra parte automaticamente molto difficile anche l’opzione di una coalizione Jamaika tra Verdi, FDP e CDU-CSU. A quel punto, consumate le potenzialità di una decisiva kleine Koalition tra i partiti più piccoli, potrebbe persino rispuntare la formula che nessuno oggi sembra volere: un’ennesima Große Koalition.

 

Foto: La leader dei Verdi tedeschi Annalena Baerbock insieme a quello dei liberali Christian Lindner dopo uno degli incontri bilaterali – Berlino, 1° ottobre 2021 (John Macdougall / AFP)

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