COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Natale e la domanda tardiva

La grande letteratura ha sovente rappresentato la notte di Natale come una notta miracolosa. Per esempio Dickens, nel racconto “Canto di Natale”, ci racconta che l’imprenditore-vessatore Ebenezeer Scrooge sentì una voce mentre faceva i conti seduto al suo tavolo di lavoro, e chiese “chi sei?”: era il suo vecchio socio Jacob Marley che veniva a fargli vedere la catene che portava ai suoi polsi e alle sue caviglie: quella di Scrooge era lunga quanto la sua sette anni addietro, quando Jacob morì. E’ l’invito a pentirsi. Questa rappresentazione del castigo divino è un po’ datata, ma implica che gli uomini non rispettano alla lettera la volontà dell’eterno e ai bambini si raffigura più o meno così il peccatore nel regno dell’aldilà: in catene. 

Circa 2000 anni fa un uomo morì crocifisso, pur ritenendosi il figlio di Dio. E lì, sulla croce, disse: “Signore, Signore, perché mi hai abbandonato?” Dunque Dio ci abbandona come ha abbandonato suo figlio? No, ma ci recupera alla giustizia eterna dopo la morte, nel giorno del giudizio universale. Così almeno si dice ai bambini, visto che Dio tutto perdona.  Dunque l’inferno non esiste? O esiste dentro il peccatore finché non si pente? E’ un tema complesso, che non ha escluso però davanti a enormi tragedie che tornasse la domanda: “dove sei, Padre? Ci hai abbandonato?” E’ una domanda angosciosa, che fa i conti con la presenza del male nel mondo. Siamo liberi a tal punto? Evidentemente sì, e forse per questo Jean Paul Sartre ne dedusse che il più grande desiderio dell’uomo è di essere Dio. Ma quando l’ingiustizia è diventata eccessiva, ha tracimato i confini dell’immaginabile, ad esempio con la Shoa, la domanda è tornata. Arnold Franz Walther Schönberg si pose questa stessa domanda, “dov’era Dio”, e diede il via alla musica dodecafonica. 

Ora, molto tempo dopo, Antonio Padellaro su Il Fatto Quotidiano ha sollevato di nuovo l’interrogativo, non nuovo. Anche a lui la domanda è venuta, evidentemente improvvisa, nella notte di natale, apprendendo dell’ennesima strage di migranti, molti dei quali bambini, mentre era a cena, con bambini che scartavano regali. Il dramma dei profughi non è nuovo, come i loro incredibili naufragi. E’ da anni che si verificano, e un governo che come Padellaro tutti ricordiamo bene, varò i porti chiusi, sviluppo della precedente politica. La domanda sui bambini però a Padellaro  è venuta, improvvisa, ora. Io invece di dove fosse Dio davanti a quei morti mi sarei chiesto dove fosse la guardia costiera libica, o i soccorsi italiani o europei. Ci sono? Non ci sono? Per Padellaro invece la domanda è ancora quella: se c’è l’ingiustizia nel mondo può esistere Dio? Questo sarebbe il  motivo per non credere che esista. 

Questa per me è una novità: la cultura cattolica è arrivata da tempo a non immaginare più Dio intento a creare con le sue mani Adamo ed Eva. I creazionisti non me ne vorranno, ma non sono più tanti. I non credenti invece vedono ancora Dio seduto sul trono come Zeus Olimpio?  Benedetto Croce, che non era un fervente devoto, ha scritto già nel 1942 della rivoluzione cristiana che  “ha operato nel centro dell’anima, nella coscienza morale, e conferendo risalto all’intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fino allora era mancata all’umanità”, per cui non possiamo non dirci cristiani. Esagerava? Questione di punti di vista, ma per chi non crede Croce indicava che la forza universale del messaggio cristiano è quella dell’uomo Gesù, vittima innocente, come tanti altri prima e dopo di lui. Chiunque è alla ricerca a me sembra che si chieda: “ mentre accadeva quel che è accaduto dove ero io? E dopo che è accaduto cosa è giusto che faccia?”     

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