COSE DELL'ALTRO MONDO

Riccardo Cristiano

Giornalista e scrittore

Bergoglio, lo sviluppo umano integrale e lo scisma

Chi poteva dire che il rischio di uno scisma nella Chiesa cattolica non può escludersi? Risposta semplice: Francesco. E il fatto che questo rischio ci sia proprio oggi può forse prescindere da quel che accade oggi? Oggi, alla vigilia del sinodo sull’Amazzonia, emerge il rischio di questo scisma perché c’è in ballo qualche interesse economico primario? Per questo, solo per questo, o anche per altro? Francesco ne ha parlato perché gli è stato chiesto a bordo dell’aereo che lo ha ricondotto a Roma dal Madagascar. Ma che viaggio è stato il viaggio africano del papa? E’ stato un viaggio che ha spiegato a chiunque abbia voluto seguirlo la riconnessione della Chiesa post-conciliare con la grande visione del papa che fece il Concilio, Paolo VI, la visione dello sviluppo umano integrale. Questa visione passa per la soluzione dei conflitti armati e delle guerre- Mozambico- passa per la tutela dell’ambiente da interessi predatori capaci di distruggere il mondo cancellando ambienti e culture -Madagascar- e arriva a proporre la fratellanza non tra gli adepti, ma tra gli uomini- Mauritius.

Se questo è stato il viaggio, questo sarà in prospettiva globale il sinodo per l’Amazzonia, che ricongiungerà il cristianesimo con la condivisione, non la difesa, dei popoli indigeni, i popoli che vivono nella foresta, della foresta e con la foresta, condannando la smania negazionista di quelle culture e di quelle vite perché senza quei popoli o cancellati quei popoli non ci sarebbe foresta e se non ci fosse foresta non ci sarebbe mondo. Ecco allora che lo sviluppo umano integrale entrerà in occasione del sinodo in una prospettiva capace di unire i tre volti del viaggio africano: rifiuto delle guerre coloniali e pacificazione nel nome dei diritti dei popoli e non dei predatori, difesa dell’ambiente e delle diverse culture che lo vivono denunciando le colonizzazioni culturali, traslazione moderna del vecchio colonialismo, fratellanza umana nella diversità, non nell’omologazione.

Tutto questo ovviamente non piace a certo capitale, a certi servizi segreti, a certe centrali internazionali che commerciano legnami, petrolio, pietre preziose, terre, tecnologie, stili di vita. Ma tutto questo fa del cristianesimo conciliare il cristianesimo d’oggi e dello sviluppo umano integrale la visione profetica per salvare la pluralismo del mondo e nel mondo. In questo quadro è evidente che il passaggio cruciale del discorso del Papa non è stato quello sullo scisma, ma sul mondo che la sua Chiesa conciliare vede come punto d’arrivo della scelta dello sviluppo umano integrale; la fratellanza umana. La com’è questa fratellanza? Una dittatura che ci renderà tutti uguali? No. La dittatura che ci renderà tutti uguali, anche al rischio di renderci tutti morti, è quella che cancella i popoli amazzonici, i popoli che vivono la foresta e che quindi non vivono come noi, non pensano come noi, non vestono come noi. La dittatura che vuole renderci tutti uguali è quella dell’occidentalizzazione, anche del cristianesimo, che non conosce periferie, ma solo un centro che impone a tutti un interesse e una priorità, la sua. Il mondo della fratellanza invece come sarebbe? Francesco lo ha detto, parlando della Messa a Saint Louis: “ “A Mauritius mi ha colpito molto la capacità di unità e di dialogo interreligioso. Non si cancella la differenza delle religioni ma si sottolinea che tutti siamo fratelli e tutti dobbiamo parlare. Ma questo è un segnale di maturità del Paese. Parlando con il primo ministro sono rimasto stupito di come hanno elaborato questa realtà, la vivono come necessità di convivenza. E c’è una commissione inter-cultuale. La prima cosa che ho trovato ieri entrando in episcopio è un mazzo di fiori bellissimo. Chi lo ha inviato? Il grande imam. Essere fratelli. La fratellanza umana che è alla base. Il rispetto religioso è importante. Per questo ai missionari dico di non fare proselitismo. Il proselitismo vale per la politica, per lo sport: “Vieni nella mia squadra”, ma non per la fede. Ma che cosa significa per te, Papa, evangelizzare? C’è una frase di san Francesco di Assisi che mi ha illuminato tanto: “Portate il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole”. Cioè evangelizzare è quello che noi leggiamo nel libro degli Atti degli Apostoli. Cioè testimonianza. E quella testimonianza provoca la domanda. Ma tu perché vivi così? Perché fai questo? E lì spiego: per il Vangelo. L’annuncio viene dopo la testimonianza. Prima vivi come un cristiano e se ti domandano fallo. La testimonianza è il primo passo e il primo passo dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo che porta i cristiani e i missionari a dare testimonianza. Poi verranno le domande. 

Chi non può immaginare questo mondo se non come incubo pensa allo scisma. Ma cosa li unisce? La domanda posta a Bergoglio non lo chiede, ma il Papa lo dice. “C’è l’ideologia della primazia di una morale asettica sulla morale del popolo di Dio. I pastori devono condurre il gregge tra la grazia e il peccato, perché la morale evangelica è questa. Invece una morale di un’ideologia così pelagiana ti porta alla rigidità, e oggi abbiamo tante scuole di rigidità dentro al Chiesa, che non sono scismi ma vie cristiane pseudo scismatiche, che finiranno male. Quando voi vedete cristiani, vescovi, sacerdoti rigidi, dietro ci sono dei problemi, non c’è la santità del Vangelo. Per questo dobbiamo essere miti con le persone che sono tentate da questi attacchi, stanno passando un problema, dobbiamo accompagnarli con mitezza”. 

Se il neognosticismo esprime un’eresia per la quale Dio non si è incarnato il neopelagianesimo esprime l’eresia per la quale l’uomo non ha bisogno di Dio, può fare tutto da solo. Ha scritto tempo fa su Avvenire Roberto Righetto per dire chi siano i neopelagiani: “ chi osserva rigidamente le regole e così si sente superiore; chi invece di annunciare il Vangelo si mette a classificare gli altri, siano credenti o no; chi rimarca solo penitenza e sacrificio dimenticando la gioia della fede; chi diventa preda di un elitarismo narcisista e autocompiaciuto; chi ha fiducia solo nelle strutture e nelle pianificazioni astratte, ignorando la concretezza della vita.” 

Ecco allora che i neopelagiani li vediamo all’opera dai tempi del sinodo sulla famiglia, quando insorsero contro Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica post sinodale che non fa dei divorziati risposati dei mostri da condannare per l’eternità della loro vita. Un’eresia, ovviamente, visto che dopo averli definiti “pubblici infami” la Chiesa ha cambiato registro con Giovanni Paolo II, modificando il codice di diritto canonico e sancendo che fanno parte della Chiesa. Quel che dunque è importante  capire è lo sviluppo, il capire nuovamente quel che si pensava di aver capito. “I tempi cambiano…” disse una volta Francesco, aggiungendo che come i tempi anche i cristiani cambiano, nella fedeltà al Vangelo, ma leggendo i segni dei tempi. I neopelagiani no, loro evidentemente ritengono che nell’osservanza delle regole c’è una superiorità, e i superiori non si mischiano con gli inferiori. “La morale cristiana – disse Francesco anni fa incontrando CIELLE- non è non cadere mai, ma rialzarsi sempre”, grazie alla mano che ci tende Gesù per aiutarci. 

Il mondo dello sviluppo umano integrale è un mondo plurale, che stima l’altro, che sa di averne bisogno. 

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