Shibli, premio meritato a Francoforte
ma finito sotto le bombe di Gaza

 

“Sei stato debitamente avvertito. Le Forze di Difesa Israeliane…”. Poche parole, disturbate e dette al telefono, precedono l’inizio dei bombardamenti a Ramallah, in Cisgiordania. Bombardamenti che restano solo annunciati – la narrazione si limita alla mezz’ora che li precede – da una comunicazione unilaterale e interrotta. Mentre è intorno all’impotente attesa dei civili che ruota il racconto della scrittrice palestinese Adania Shibli, pubblicato nel 2014 e diventato virale il 18 ottobre scorso. “L’esercito israeliano può chiamarmi al cellulare per informarmi che ha intenzione di bombardare la mia casa, ma la mia lingua è muta”, denuncia la protagonista del racconto, condiviso soprattutto dal mondo arabo nella data della strage all’ospedale battista nella striscia di Gaza.

Per qualcuno l’intento è doppio: esprimere indignazione e solidarietà per quanto accaduto, ma anche sostenere Shibli stessa, vincitrice del LiBeraturpreis 2023 con il romanzo Un dettaglio minore, mai premiata alla Buchmesse di Francoforte. La prestigiosa cerimonia era stata rinviata solo qualche giorno prima a data da destinarsi “a causa della guerra iniziata da Hamas, che sta affliggendo milioni di persone in Israele e Palestina”, come aveva spiegato l’ente organizzatore, specificando “renderemo particolarmente visibili le voci ebraiche e israeliane”.

Questa scelta è stata criticata da circa 1.300 tra editori, scrittori, traduttori, attori e accademici di tutto il mondo, che in una lettera aperta hanno sottolineato come la responsabilità della Fiera del Libro di Francoforte sia piuttosto quella “di creare spazi per gli scrittori palestinesi, per condividere […] le loro riflessioni sulla letteratura in questi tempi terribili e crudeli” e non “di chiuderli”. Anche per il tema: Un dettaglio minore si ispira a un fatto di cronaca, lo stupro di gruppo seguito dall’omicidio di una palestinese da parte di alcuni soldati israeliani in piena Nakba, raccontato dal quotidiano Haaretz nel 2003.

Tra i firmatari della lettera aperta c’è Monica Ruocco, traduttrice italiana del romanzo e docente di Letteratura araba all’Orientale di Napoli. “Si è persa un’occasione enorme: avevo visto Adania qualche settimana prima e stava preparando un discorso [per la Buchmesse ndr] proprio sul rapporto tra letteratura e guerra. Si riferiva ad altre guerre, di cui si stava parlando in quelle settimane, come quella in Ucraina”, dice a Reset. Secondo la traduttrice, il valore letterario del testo è duplice: “Un dettaglio minore è un romanzo politico e parte da una realtà in cui la memoria, la parola e anche l’esistenza dei cittadini palestinesi è stata, ed è ancora adesso, innominabile. Però è un testo anche universale che parla di tutti gli invisibili e degli scomparsi di questo mondo”.

Ruocco insiste sul suo valore politico: “Come ricercatrice e docente universitaria, Adania ha lavorato moltissimo su un intellettuale importante di inizio ‘900 come Khalil Sakakini, che ha partecipato alla rinascita della lingua e della cultura araba dopo il colonialismo turco-ottomano e la cui biblioteca è stata dispersa. I suoi libri sono poi confluiti in varie biblioteche dello Stato israeliano. Insomma c’è stata una memoria palestinese che è stata cancellata e la lingua è forse il punto centrale per ricominciare a mettere un po’ in luce quella che è stata poi la storia palestinese”. Mentre, sempre secondo la docente, la descrizione di episodi come le violenze presenti nel libro “non sono soltanto appannaggio della letteratura palestinese”: “In un recente articolo, Tommaso Di Francesco giustamente ricorda un bel romanzo, anche quello tradotto in italiano, dell’israeliano S. Yzhar, La rabbia del vento, che parla proprio della disperazione per la cacciata degli arabi dai territori palestinesi”.

Tra coloro che non hanno firmato l’appello invece c’è Marco Vigevani, agente letterario italiano e presidente del Comitato eventi del Memoriale della Shoah di Milano. Non tanto perché d’accordo con la Buchmesse, ma per lo stesso esordio della lettera aperta: “Dice the shocking and tragic events that began on October 7th and are ongoing today… mettendo esattamente sullo stesso piano il podrom genocida fatto da Hamas e la controffensiva israeliana. Già per me questa cosa non è accettabile”. La decisione di posporre la premiazione “può essere criticata, forse è stata presa per ragioni di sicurezza o forse perché in Germania c’è una particolare sensibilità”, prosegue Vigevani, che aggiunge “presentare alla Fiera un libro – che peraltro sarà premiato – in cui si racconta di uno stupro collettivo del ‘48 quando abbiamo ancora negli occhi le immagini delle donne israeliane stuprate e portate in giro come trofei, poteva avere qualche problema”.

“Io non difendo la decisione della Fiera e di LibProm”, scandisce Vigevani, che però dice di essere piuttosto stupito per la risonanza avuta dalla lettera aperta a sostegno di Shibli: “Trovo veramente strano che questa cosa si sia gonfiata oltremisura, mentre lo stesso appello non parla di Hamas. Mi dà da pensare, soprattutto di fronte al silenzio di gran parte degli intellettuali europei verso l’orrore che è stato compiuto”. Prosegue: “Non ho visto nessun appello degli intellettuali della sinistra europea dopo i fatti di Hamas. Quello che ho visto è l’appello di 50 intellettuali israeliani capeggiati da David Grossman e da altre persone che si sono operate per la pace, contro l’occupazione dei territori, dove si diceva agli intellettuali europei, ‘Voi non avete capito cos’è Hamas’”.

 

Immagine di copertina: Un dettaglio minore, il libro della scrittrice palestinese Adania Shibli, esposto nella traduzione tedesca alla Fiera del Libro di Francoforte il 19 ottobre 2023. Foto di Kirill Kudryavtsev/Afp.

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