Migranti, il dramma dei rifugiati
va in scena con Garcia Marquez

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Miriam ha una cicatrice sul petto che non nasconde e che le ricorda da dove viene. Tre anni fa è scappata dalla Repubblica Democratica del Congo con il marito e i tre figli ed è arrivata in Italia. Sono circa 65mila i rifugiati attualmente in Italia secondo i dati del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), e Miriam si ritiene una delle più fortunate ora che ha lavorato insieme ad altri rifugiati e richiedenti asilo per mettere in scena “L’annegato più bello del mondo” di Gabriel Garcia Marquez.

In questo racconto un villaggio in riva al mare viene sconvolto dall’arrivo del corpo di uno straniero annegato, trascinato a riva dalle onde:  ma attraverso questo episodio traumatico, gli abitanti del villaggio riscoprono una nuova energia, felicità e forza. “Accogliere l’annegato rende gli abitanti del villaggio persone migliori” spiega Nube Sandoval che insieme a Bernando Rey ha curato la regia e la formazione dello spettacolo. “I rifugiati recitano la parte degli abitanti del villaggio mentre l’affogato è interpretato da un italiano, un siciliano. Questo permette loro di immedesimarsi nell’affogato solo fino a un certo punto, permette una distanza e di riprendere il controllo su un trauma che hanno vissuto” aggiunge Sandoval, evidenziando l’esorcismo celato nella preparazione di questo spettacolo. Molti di loro sono arrivati via mare e a quell’affogato potrebbero dare un nome, forse più nomi.

Il CIR gestisce diverse iniziative con un budget annuale di circa 4 milioni di euro, ma il numero di richieste di asilo in Italia e la percentuale di riconoscimento aumentano. Nel 2014 l’Italia ha ricevuto oltre 20mila richieste d’asilo e sono oltre 58mila le persone sbarcate nella penisola. Nel 2013 l’Italia ha accolto 27.800 richieste d’asilo con un aumento del 77% rispetto al 2012. Nonostante non vi siano guerre mondiali, il numero di rifugiati nel mondo è il più alto dalla seconda guerra mondiale avendo superato i 50 milioni di persone secondo i dati delle Nazioni Unite. Se questi rifugiati si unissero formando un Paese, sarebbe il 24esimo Stato più popoloso del mondo.

Questo fenomeno si spiega con il cambiamento della natura dei conflitti. “Dopo il crollo del muro di Berlino è cambiata la natura dei conflitti, è venuta meno la struttura bipolare e si sono moltiplicati conflitti interni e regionali. Attualmente vi sono 144 conflitti nel mondo che producono esodo quindi rifugiati e sfollati” spiega a Resetdoc Christopher Hein, direttore del CIR.  “I conflitti moderni sono più caotici rispetto alle guerre del ‘900, le persone scappano perché la violenza è più diffusa ed è più difficile identificare attori e motivazioni” aggiunge Hein. Anche il fattore temporale sembra aver cambiato natura: in alcuni casi è più difficile stabilire l’inizio e la fine di un conflitto, anche se vi sono eccezioni, come in Colombia e nell’Africa occidentale, in cui la cessazione degli scontri ha subito attivato movimenti di ritorno della popolazione precedentemente scappata.

Durante le prove dello spettacolo gli attori ridono, litigano in lingue diverse, cantano, si concentrano sui dettagli. Arrivano alla scena in cui viene ritrovata una lettera nella tasca della giacca dell’affogato. La legge uno dei rifugiati.

“Madre, quando ho deciso di partire non l’ho detto a nessuno” recita l’attore. Si interrompe subito, l’emozione può essere controllata solo facendo un respiro e ricominciando. “Madre, quando ho deciso di partire non l’ho detto a nessuno, ma soprattutto non potevo dirlo a te per paura delle rappresaglie che avresti potuto subire. Adesso qui sotto la luna piena nel bel mezzo di un mare nero e implacabile ti scrivo con gran fatica perché quello che ho visto e vissuto a malapena posso raccontarlo. Madre, se potessi tornare indietro non rifarei questo viaggio. A ogni mio passo ho maledetto il governo del mio Paese che ha costretto tanti giovani come me a partire. Questo viaggio è una punizione paragonabile alla prigione, alla persecuzione e ai tormenti subiti nel mio Paese, eppure sono partito non avendo altra possibilità. Solo adesso so che, se non muoio prima, questo tempo passerà, ma io non sarò più lo stesso”.

Vai a www.resetdoc.org

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