Primo sì all’anticorruzione

La Repubblica: “Corruzione, scatta la linea dura”, “Sì al ddl in Senato, inasprimento delle pene. Ma il ritorno del falso in bilancio passa per soli tre voti. Tangenti Pd, l’ira di D’Alema: ‘La legge tuteli i non indagati’. Scontro con i giudici: pensiamo ai reati”.
In prima, ancora sull’inchiesta sul caso Ischia e della cooperativa Cpl Concordia: “’Anche la Lega nella rete Concordia e la coop offriva favori ai politici per avere appalti’”.
A centro pagina una grande foto della kamikaze uccisa ieri a Istanbul dopo l’assalto ad una sede della polizia: “Attacco a Erdogan e donna kamikaze, terrore a Istanbul”, “In Turchia 48 ore di fuoco, assaltata la sede del partito del premier, allarme per i voli”. Se ne occupano Marco Ansaldo e Renzo Guolo, che firma un’analisi dal titolo “La tentazione del sultano”.
In basso: “Papa Francesco apre i conti al fisco. Operazione pulizia in Vaticano”.
Nella colonna a destra: “Quei demoni in viaggio nella cabina di Lubitz”, “C’è un codice che unisce il suicidio spettacolare al massacro degli innocenti”, scrive Gabriele Romagnoli.

La Stampa ha in prima la foto del funerale del procuratore turco morto durante il blitz della polizia: “La Turchia ancora nel terrore. A Istanbul assalto alla polizia”, “Uccisa una kamikaze. Iran, pressing degli Usa”. Con gli articoli di Marta Ottaviani, Maurizio Molinari. E un commento di Roberto Toscano (“Una democrazia illiberale”).
Di spalla a destra: “L’Isis nel campo dei profughi alle porte di Damasco”, di Domenico Quirico.
In apertura a sinistra: “Il falso in bilancio è di nuovo un reato. Pene fino a 8 anni”, “Intercettazioni, Gratteri chiede di fermare quelle non rilevanti”.
E sul caso Ischia: “L’ira di D’Alema: ‘La legge tuteli i non indagati’”, “Lite con un reporter sul vino venduto alle coop. L’Anm replica: noi pensiamo solo ai fatti”.
E, ancora sulla giustizia: “Reati lievi, oggi parte l’archiviazione”, “Entra in vigore la norma: così i giudici potranno non fare i processi. Dubbi su quelli in corso”.

Il Fatto, con foto dell’uccisione della kamikaze ieri in Turchia: “Istanbul di piombo: kamikaze e assalti a partiti e poliziotti”, “24 ore dopo il rapimento finito nel sangue di un giudice, i terroristi attaccano ancora Erdogan: ‘Vietata ogni manifestazione di piazza’”.
Ma il grande titolo a centro pagina è per la politica italiana: “Governo, la macchina del falso”, “79.000. I posti di lavoro annunciati dal ministro Poletti. Poi si scopre che erano quasi la metà e che la disoccupazione cresce. 80 euro. Dovevano portare miliardi di consumi. Non è andata così, ma intanto il premier si è preso mesi di prime pagine. 150.000. I precari della scuola assunti saranno, se va bene, 50mila in meno di quanti aveva promesso il Presidente del consiglio”.
“Jobs Balls” è il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio.
E una foto del presidente del Consiglio a colloquio con Luca Lotti correda il titolo “Scandalo Ischia, i 140 milioni alle coop li ha sbloccati Lotti”.
Sulle intercettazioni: “Gratteri media ma D’Alema invoca il ‘bavaglio’”.
E sull’anticorruzione: “Intanto il Senato vota il ‘brodino’. L’Anm: ‘Si può fare più e meglio’”.
A fondo pagina: “Ferrovie Nord: quadri, profumi e spese pazze”, “Indagine della Procura di Milano sulla società della Regione Lombardia, feudo di Forza Italia e Cl: contestate anche fatture per acquisti in un negozio di animali domestici”.
Roberta Zunini, in basso, si occupa di Siria: “A Yarmouk profughi palestinesi in trappola tra Assad e Isis”.

Il Corriere della Sera: “Attacchi nel cuore di Istanbul. Assaltata anche la sede della polizia. Il premier: vogliono creare il caos”. “Uccisa una donna kamikaze. Decine di arresti tra gli estremisti di sinistra”.
In alto: “Falso in bilancio: torna il reato, fino a 8 anni”. “Tensione D’Alema-Anm sulle intercettazioni”.
A centro pagina: “‘Pochi impegni dall’Iran’. Le ultime ore per trattare”.
A fondo pagina un contributo di Joseph Ratzinger: “Gli spettatori del male che non vedono Dio. Uno scritto di Ratzinger sul Venerdì Santo, Cristo, Auschwitz, i demoni della Storia”. Si tratta del saggio che apre il volume “Gesù di Nazareth, scritti di cristologia”. Sempre a fondo pagina da segnalare un articolo di Maria Antonietta Calabrò sull’accordo Italia-Vaticano: “Lo Ior apre i conti al fisco italiano”.

Il Sole 24 Ore: “Corruzione, sì alla riforma. Stretta sul falso in bilancio”. “Per le società quotate la sanzione può arrivare a 8 anni di carcere”. “Il Senato approva il ddl sulla criminalità economica”. “Il testo passa ora alla Camera”.
In alto: “Intercettazioni, D’Alema attacca. Replica Anm: si pensi ai reati”.
Accanto: “Istanbul, attacchi degli estremisti al partito di Erdogan e alla polizia”.
A centro pagina: “Poste, sei mesi per il via alla Borsa”. “Vertice tra Padoan, Caio e gli advisor: per l’Ipo si punta sulla ‘finestra’ di ottobre”.

Il Giornale: “D’Alema non regge il vino”. “Le bottiglie vendute alla coop danno alla testa: l’ex premier invoca il Csm e minaccia querele”. “Il giallo del telefono di Renzi e dei verbali sbianchettati”.
Il titolo di apertura: “Passa l’anticorruzione ma fa scricchiolare il Pd. Minoranza in rivolta”.
A centro pagina: “I pm allungano le mani sul Senato. Grillini indagati per la rissa in Aula”. “Toghe invadenti”.
E poi: “Il Gruppo Misto è il secondo partito di Matteo”. “Il premier punta sui senatori ‘di scorta’”. E poi: “Regionali: ufficiale l’accordo tra Forza Italia e Lega”.

Corruzione

La Repubblica si occupa alle pagine 2 e 3 dell’approvazione del disegno di legge anticorruzione (“primo sì, le pene saranno più severe e torna il falso in bilancio”, “La legge passa al Senato, i 5 Stelle votano contro. Ripristinata la norma cancellata da Berlusconi”.
Liana Milella scrive un articolo per illustrare il provvedimento: “Sconti per i pentiti se restituiscono le mazzette. I nuovi poteri a Cantone”, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (i pm che indagano sulla corruzione, quando arrivano alla richiesta di rinvio a giudizio, devono inviargli le carte).
In una intervista, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Rodolfo Maria Sabelli dice: “E’ un passo avanti ma non basta, va combattuta come la mafia”. Tra i “limiti” che Sabelli vede nel provvedimento, c’è il fatto che “non si potranno fare intercettazioni per i falsi delle società non quotate”.

Il Giornale, in una scheda, spiega le novità del testo – che, lo ripetiamo deve essere approvata dal Senato: oltre all’inasprimento delle pene, si prevede uno “sconto di pena da un terzo a due terzi per chi collabora, fornendo prove, aiutando a individuare altri responsabili o a sequestrare delle somme”, c’è di nuovo il balso in bilancio per sia per le società non quotate che per quelle presenti in Borsa, e si tratterà di un reato “di pericolo: dunque, non si dovrà provare di aver alterato il mercato o di aver prodotto un danno alla società, se sono stati truccati i rendiconti”, perseguibile d’uffico. “Per le piccole società che secondo il codice civile non possono fallire è prevista la procedibilità a querela di parte”. Previsti anche aumenti di pena per l’associazione mafiosa. Infine, il Pm “quando esercita l’azione penale per i delitti contro la pubblica amministrazione, dovrà informare l’autorità, che avrà più poteri di una volta. La commissione anticorruzione eserciterà vigilanza e controllo su contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture sui contratti secretati o che esigono particolari misure di sicurezza. Chi ha un appalto avrà l’obbligo di trasmettere la somma liquidata”.

La Stampa, pagina 2: “Primo sì alla legge anticorruzione. Torna il reato di falso in bilancio”, “pene più severe, fino a otto anni. Per patteggiare bisognerà restituire il maltolto. Il premier e il Guardasigilli: ‘Non era scontato’. I grillini: è solo un’Aspirina”.
A pagina 3: “Un’arma in più per i magistrati. E le imprese ora protestano”, “Punti contestati: la ‘valutazione’ del falso e le intercettazioni in società non quotate”.
E il quotidiano intervista il segretario dell’Associazione nazionale magistrati Maurizio Carbone: “Un passo molto importante, quel reato è la spia di una corruzione” e “le false comunicazioni sono
indicative della creazione di fondi neri utilizzate per pagare tangenti. Finora è stato perso tempo prezioso”. Carbone, parlando poi dell’importanza del ruolo delle intercettazioni per le indagini, dice che “occorre equiparare le intercettazioni dei casi di corruzione a quelle dei reati di mafia”.
Il penalista Francesco Arata dice invece che “ci sono luci e ombre” e che “bisognerebbe impedire anche le false valutazioni”. Dice Arata che “indubbiamente”, reintroducendo il reato di falso in bilancio, “sopprimendo la perseguibilità a querela di parte e aumentando le pene soprattutto per le società quotate, l’investitore può sentirsi più garantito rispetto alla veridicità delle comunicazioni sociali”. Per le società non quotate, invece, “in termini garantistici, va considerato che appare rafforzato il tema dell’elemento soggettivo, il dolo, attraverso addirittura l’inserimento del termine ‘consapevolmente’”. Per quel che riguarda “le ombre” del provvedimento, Arata sottolinea che “sembrerebbe eliminato il tema delle valutazioni, togliendo un potere discrezionale al giudice per decidere, ad esempio, se la merce di un magazzino o dei derivati di una banca valgono davvero 100 come iscritto nei bilanci oppure 10”.
A pagina 3, intervista a Marco Boglione, presidente del gruppo Basicnet, quotato a Milano (possiede i marchi Robe di Kappa, Superga, Jesus): dice che per il suo gruppo cambia poco, perché i bilanci sono già sottoposti a controlli molto severi. Ma, in relazione ai dubbi sollevati dagli industriali sulla opportunità di distinguere tra errore e dolo, dice che la norma andrebbe modificata: in un’azienda, per esempio, con un bilancio di cinque miliardi, in presenza di un errore di cinquantamila euro, bisogna pensare, per l’appunto, ad un errore, non a bilanci falsi.

Il Fatto: “Anticorruzione, via libera ma Grasso non festeggia”, “A più di due anni dalla data in cui depositò la proposta, passa al Senato il testo firmato dal presidente. Che ora dà la sua timida benedizione”. E anche qui un’intervista a Rodolfo Sabelli (“Ok, ma si può fare di più”).

Sul Sole Salvatore Padula (“Se prevale l’incertezza del diritto”) si sofferma sul reato di falso in bilancio, che – per come è stato disegnato – sicuramente segna “un cambiamento profondo rispetto alla situazione che si era determinata con la norma del 2002” ma contiene delle “criticità”. “La domanda che tutti si devono fare è in quale misura la nuova formulazione del falso in bilancio garantisca quelle certezze indispensabili per le imprese, per i professionisti e per tutti gli operatori, in modo che non ci siano dubbi su che cosa può essere configurato come falso in bilancio e che cosa invece non lo è”. Il rischio è che si finisca “per chiamare in causa i giudici, la loro discrezionalità, l’interpretazione giurisprudenziale. Aumentando inevitabilmente i margini di incertezza per le imprese. Esattamente il contrario di quel che una buona legge deve fare”.

Ischia

La Repubblica, a pagina 4, torna ad occuparsi dell’inchiesta sulla metanizzazione dell’isola di Ischia che ha portato all’arresto del sindaco, leggendo la documentazione fornita dal Noe ai pm della Procura di Napoli: “’La coop ha allacciato anche quelli della Lega’. I pm: così scambiavano i voti con gli appalti”, “dalle carte della Procura emerge la rete della Cpl Concordia. ‘Le gare falsate grazie a un articolato sistema corruttivo’. E spunta la trattativa con la Prefettura di Modena per ottenere la certificazione antimafia. Ma avevano legami con il clan dei Casalesi”. Nel febbraio 2014, scrive il quotidiano, nel mirino c’era un appalto per interventi energetici presso l’ospedale di Melegnano, in Lombardia. Il dirigente della Cpl Andrea Ambrogi discute al telefono con un amico e allude a un non identificato “Robin Hood, Robertino” e dice: “poi adesso gli devo dare 30 zucche…Casari (il presidente della Coop Roberto Casari, arrestato, ndr.)…perché lui ha allacciato i leghisti…Ma di brutto li ha allacciati”).

Anche su La Stampa, pagina 5: “La rete si allarga a Milano, ‘Rapporti con i leghisti’”, “Nell’informativa anche un appalto per l’ospedale di Melegnano e un capitolo sulla prefettura di Modena. Oggi gli interrogatori”.

Lega-Forza Italia

Il Giornale racconta l’esito della “estenuante” trattativa tra Forza Italia e Lega sulle Regionali. In Liguria “il candidato comune sarà il consigliere politico del Cavaliere, Giovanni Toti: ‘Ci sacrifichiamo, ma non ci sono scambi e con Berlusconi non c’è bisogno di accordi scritti, basta una telefonata – dice Salvini commentando l’accordo – la Lega punta a vincere e ad essere il primo partito. Vogliamo raddoppiare i voti che abbiamo preso l’anno scorso'”. “In Veneto, invece, a rappresentare i due partiti sarà il leghista Luca Zaia, governatore uscente, quanto mai bisognoso dell’appoggio azzurro vista la diaspora leghista guidata dal sindaco di Verona Flavio Tosi. In Toscana il nodo non s’è sciolto”, e dunque i due partiti correranno probabilmente separati. Si legge anche che sulle vicende interne al partito azzurro Verdini si sarebbe speso per Fitto: “La tesi di Denis in sintesi: se lo tratti così del partito non rimarrà niente; se ne andranno tutti fetta dopo fetta. Ma per Berlusconi lo strappo – che il Cavaliere addebita tutto all’ex governatore – è difficilmente ricucibile”.

Ieri, i quotidiani davano conto delle richieste della Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi sulla mafia a Verona.

Oggi, il Corriere intervista il sindaco Tosi: “Davvero, è una cosa incredibile. Ridicola. Anzi, una cosa da cialtroni”. “A Verona non esiste un appalto, un dipendente, un dirigente o un amministratore che abbia in corso procedimenti per quel tipo di reati. No, guardi: Rosy Bindi non è degna di presiedere quella Commissione”. Perché Bindi porrebbe il problema? “”Per fare un dispetto a Renzi. Ho cercato di capire il perché di un’uscita così inspiegabile, e mi hanno spiegato che Bindi è ferocemente anti renziana. Forse le sue dichiarazioni servono per abbassare il consenso a me e aiutare Luca Zaia a vincere. Non tanto contro di me, quanto contro la renziana Alessandra Moretti”.

Da segnalare su Il Giornale una intervista all’ex parlamentare del Pdl e poi Ncd Barbara Saltamartini: “Entro nella Lega per restare a destra”. “Alfano si è appiattito sul Matteo arrogante. Ora mi sento più libera”.

Su Ncd, da segnalare sul Corriere una conversazione con la capogruppo alla Camera NUnzia de Girolamo. che dice: “È Renzi che chiede la mia testa. Forse perché non sono disposta a farmi mettere il guinzaglio. Comunque sto andando a parlare con Angelino. Risentiamoci tra un paio d’ore”. Poi, dopo la conversazione, dice: “m’auguro che Angelino non esegua gli ordini di Renzi. Perché no, dico: noi di Ncd non siamo mica una corrente del Pd…”. E ancora: “Mi sono dimessa da ministro, figuriamoci se m’aggrappo alla poltrona di capogruppo…”.

Lavoro

Sul Sole 24 Ore Luca Ricolfi si sofferma sui dati sul lavoro, spiegando – alla luce dei dati sulle cessazioni e di quelli diffusi dall’Istat sul mese di febbraio – “diventa chiaro a tutti che ogni trionfalismo era ed è fuori luogo”. Ricolfi auspica che “finisca l’embargo sui dati delle comunicazioni obbligatorie”, che servirebbero i “microdati”, ovviamente scremati dai dati personali, ottenendo i numeri ogni mese, con serie provvisorie e definitive, con i dati al netto dei settori in cui non è prevista la decontribuzione – lavoro pubblico e lavoro domestico.

Turchia

La Repubblica dedica due intere pagine a quanto accaduto ieri in Turchia: “Istanbul sotto attacco, kamikaze e arresti nel cuore della Turchia”, “tentato un attacco suicida alla sede della polizia. In mattinata irruzione armata nel partito di Erdogan”. Lo “scenario” tracciato da Marco Ansaldo: “La città nel sangue e l’ombra delle elezioni”, e “dagli ultimi sondaggi emerge un calo di consensi per il presidente Recep Tayyip Erdogan”. A pagina 28, la lunga analisi di Renzo Guolo: “La tentazione del Sultano”, “L’azione ‘esemplare’ di piccoli gruppi dell’estrema sinistra mira a sollevare la popolazione in una logica tipica da anni Settanta”, “Nel Paese il malessere è diffuso ma la campagna terroristica a pochi mesi dalle elezioni offre al governo una chance su un piatto d’argento”.

Anche La Stampa ha due pagine sugli avvenimenti in Turchia. Ne scrive Marta Ottaviani: “Turchia, altro giorno di terrore, assalto alla questura di Istanbul”, “Uccisa una kamikaze con una bomba, forse è del gruppo che ha attaccato martedì. Azione dimostrativa anche in una sede del partito di Erdogan: città nel caos”.
E due interviste alla pagina di fianco. L’intellettuale Mustafa Koz, segretario del Tys, il sindacato degli scrittori turchi, dice: “Censure e disuguaglianze alimentano le violenze. Avremo un nuovo Gezy Park”, “Non c’è democrazia, giornali nel mirino”. Ed Esmahan Akyol, scrittrice e autrice di “Divorzio alla turca”: “I giovani stanno fuggendo – dice. Rischiamo di ritrovarci in una teocrazia all’iraniana”, “Erdoganismo in crisi, anche in economia”.
A pagina 22 una lunga analisi di Roberto Toscano (“Una democrazia illiberale”), dove si sottolinea “la trasformazione di un leader”, Erdogan, che, “in una progressione costante”, si sta spostando su posizioni “sempre più autoritarie e personaliste”. Più avanti Toscano scrive che “i più radicali e coerenti fra gli oppositori laici di Erdogan sono estremamente polemici nei confronti di chi, in Turchia e all’estero, si era lasciato illudere dalla prospettiva di un Islam turco moderato”. E tuttavia anche per i laici turchi sarebbe opportuna un’autocritica: come si spiega il successo elettorale di Erdogan? E come mai “l’opposizione non ha saputo presentare un’alternativa non solo laica, ma progressista e credibile in campo sociale, terreno occupato invece dall’Akp con una serie di misure popolari?”. In altri termini, “Erdogan non è tanto la causa di una crescente debolezza dei laici quanto una sua conseguenza”.

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