Noo Saro-Wiwa: “La mia Nigeria
Vent’anni dopo la morte di mio padre”

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Vent’anni fa, il 10 novembre 1995, lo scrittore e attivista Ken Saro-Wiwa veniva giustiziato in una prigione di Port Harcourt, in Nigeria, per essersi schierato contro le multinazionali del petrolio lasciate libere dal governo di ricavare enormi profitti dallo sfruttamento indiscriminato dei giacimenti petroliferi di cui il paese è assai ricco, senza altra contropartita se non inquinamento e violenza.

A ricordarlo oggi è sua figlia Noo con il libro In cerca di Transwonderland (pubblicato in italiano per 66thand2nd editore) – un libro che è stato “volume dell’anno” nel 2012 per il Sunday Times e che il Guardian ha messo in classifica tra i dieci migliori libri sull’Africa. In queste pagine Noo Saro-Wiwa si confronta con la riscoperta della propria terra e con gli insegnamenti di suo padre.

Noo è nata in Nigeria ma ha vissuto in Inghilterra sin da piccola, dove il padre Ken l’aveva mandata insieme al resto della famiglia per garantirle una vita sicura e un’istruzione migliore. E’ cresciuta nel Surrey, ha frequentato il liceo a Brighton, poi il King’s College di Londra. Tornava in Nigeria solo per le vacanze (anche se viveva quei giorni come una “punizione”) e, dopo la morte del padre, ci è tornata solo nel 2000 per la cerimonia funebre ufficiale e nel 2005 per recuperare i suoi resti e dargli sepoltura.

Non voleva più metterci piede in Nigeria fino a quando ha percepito la necessità di riavvicinarsi al suo gruppo di appartenenza, gli Ogoni, un elemento che ha spinto la donna a relazionarsi di nuovo con il proprio paese d’origine. Questa popolazione che ha sempre vissuto di pesca e agricoltura, ha subito più di altre i danni derivanti dalle fuoriuscite di greggio e dall’inquinamento provocato dalle combustioni usate per eliminare i gas in eccesso – un sottoprodotto dell’attività estrattiva -, da quando nel 1956 è stato scoperto il petrolio ed è cominciata l’estradizione principalmente a opera della Shell Oil.transwonderland

Dunque Noo non solo ha deciso di tornare in Nigeria nel 2008, ma ha altresì deciso di raccontare la Nigeria a modo suo, con il linguaggio che più le è caro, ovverosia la narrazione del viaggio che tanto la attrae nella sua professione di viaggiatrice e scrittrice di reportage e guide turistiche.

Ma questo non era un viaggio come gli altri. Se n’è accorta subito. Appena è atterrata sulla terra che il padre le ha insegnato a rispettare, se pur corrotta e impregnata di ambigue forme di religiosità. Si è sentita spaesata come le era già capitato, però questa volta ha impiegato quattro mesi e mezzo prima di decidere di rincasare, in Inghilterra.

“Quando avevo dodici anni mio padre cercò istillare in noi figli l’amore per la patria”, scrive Noo nel suo libro ricordando le parole del padre che devono esserle risuonate spesso nella mente mentre attraversava il paese in lungo e in largo.

Pur avendo ricevuto un’educazione nigeriana da tipica figlia della diaspora, Noo ha sempre vissuto all’occidentale. Certe cose ancora non riesce a comprenderle, come la convinzione che “se la gente fa sogni legati al sesso significa che di notte ha rapporti sessuali con gli spiriti”. Così come non le va giù l’abbandono in cui ha trovato il parco giochi Transwonderland in cui i vagoni delle giostre sono tutti arrugginiti e traballanti e se scegli di salirci sei terrorizzato da uno scricchiolio sinistro.

Eppure Noo nel suo libro parla dei nigeriani usando la prima persona plurale e non smette per un attimo di sognare che la Nigeria abbia “successo”, portando il lettore ad affezionarsi al caos di Lagos, dell’asettica Abuja, dell’arido nord musulmano, dei bronzi dell’antico Impero del Benin, delle terrecotte di Nok, fino ai monoliti di Ikom e alla città universitaria Ibadan.

Noo, cosa direbbe suo padre di fronte ai continui attentati, ai rapimenti, alle violenze commesse da Boko Haram in Nigeria?

Credo che mio padre avrebbe detto che Boko Haram rappresenta il risultato inevitabile di decenni di malgoverno e governi corrotti. Avrebbe anche potuto dire che, in qualche modo, questi sono governi simili ai regimi militari degli anni ‘70 e degli anni ‘90, perché sono repressivi, violenti e non si preoccupano della vita e della dignità dei nigeriani.

Il suo viaggio risale al 2008. La Nigeria era allora meno pericolosa di oggi. Non erano ancora cominciati stupri, assalti mortali, esplosioni. Lei che pensa di Boko Haram? Avrebbe fatto il suo viaggio nella Nigeria di oggi?

Quando ho visitato il nord della Nigeria, nel 2008, ho avvertito una grande infelicità in città come Maiduguri. Si trova in una regione povera del paese, dove la disoccupazione è alta, l’ambiente è a rischio a causa dell’espansione del deserto del Sahara. Sono rimasta scioccata dal modo in cui il governo federale ha permesso a Boko Haram di operare con impunità.
Fin dai tempi del colonialismo britannico, il Nord della Nigeria è stato governato da un emirato che non ha mai pienamente abbracciato l’educazione occidentale. Di conseguenza, il Nord non è così dinamico economicamente come il Sud. Boko Haram è in grado di reclutare jihadisti perché la disoccupazione è così alta e molte persone hanno vite precarie. Boko Haram si sente minacciata quando i nigeriani – soprattutto le ragazze – vogliono ricevere un’istruzione. Forse viaggerei ancora nel Nord del paese (in città come Zaria e Kano), ma probabilmente eviterei la regione Nord-orientale.

Di cosa avrebbe bisogno la Nigeria, secondo Lei?

La Nigeria ha bisogno di un governo in grado di controllare la corruzione e creare infrastrutture che consentano agli imprenditori di prosperare. Il paese ha bisogno di una fornitura d’elettricità affidabile e di buone strade. Se riuscissero a raffinare direttamente il nostro petrolio in modo da non dover importare combustibile costoso, allora la vita sarebbe più facile per i nigeriani. Questo potrebbe essere un buon inizio.

Che difficoltà ha incontrato durante il viaggio e, più tardi, in fase di scrittura?

Sono stata delusa dalle cattive condizioni dei nostri musei, degli alberghi e dell’ambiente naturale. La Nigeria ha un grande patrimonio culturale, ma non è abbastanza valorizzato e, di conseguenza, apprezzato. La Nigeria ha un grande potenziale, ma le autorità hanno trascurato la maggior parte degli aspetti dell’economia, perché si basano accanitamente solo sui soldi derivanti dal petrolio.

Cosa rappresenta per lei Transwonderland?

Transwonderland è il nome di un vecchio parco di divertimenti in Nigeria. Per me rappresenta la parte turistica della Nigeria, che ho voluto esplorare per vivere il paese anche in un modo più piacevole e cancellare i ricordi della morte di mio padre.

Il viaggio le è servito per mettere a fuoco la sua identità che lei stessa definisce “complessa”. Dice di non essere un’attivista come suo padre. Chi è Noo Saro-Wiwa?

Noo Saro Wiwa è una scrittrice. Mi piace viaggiare e scrivere di persone e luoghi che visito. Spero che la mia scrittura scuota e ispiri i lettori in vari modi. Ho in programma di andare in Cina nel 2016 per il mio prossimo libro.

Vai a www.resetdoc.org

Titolo: In cerca di Transwonderland

Autore: Noo Saro-Wiwa

Editore: 66thand2nd

Pagine: 336

Prezzo: 18 €

Anno di pubblicazione: 2015



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