Habermas: rotto il sogno dei “meccanismi”

 

Jürgen Habermas, uno dei maggiori filosofi tedeschi, esprime un giudizio molto duro nei confronti della gestione Merkel-Sarkozy della crisi europea, sottolineando, nel suo saggio  dedicato alla “costituzione europea”, edito da Suhrkamp, il fatto che la politica adottata finora dall’UE vada nella direzione della post-democrazia. “Per sviluppare un governo economico comune – scrive – l’unica (difficile) via da percorrere è un trasferimento ulteriore di sovranità dagli Stati membri all’Unione europea”. Mentre la politica franco tedesca, secondo Habermas, non ha puntato sulla legittimazione democratica delle politiche economiche europee, rischiando di trasformare “la prima comunità sovranazionale democraticamente legittimata” in “un’alleanza elitaria per esercitare un dominio postdemocratico”.

È chiaro che un governo economico comune – argomenta il filosofo e sociologo – si estenderebbe “ben al di là delle politiche finanziarie ed economiche e andrebbe così a toccare i bilanci nazionali e quindi a cozzare contro il diritto dei parlamenti nazionali in materia di bilancio”.

Come è stata affrontata finora la questione? E come affrontarla in futuro?

“Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno trovato un compromesso tra il liberalismo economico tedesco e lo statalismo francese. Sono convinto – afferma – che stiano cercando di forzare il federalismo esecutivo per creare un dominio intergovernativo del Consiglio europeo. Un regime di questo tipo permetterebbe di imporre i diktat dei mercati sui bilanci nazionali senza alcuna legittimazione democratica”.

Un’alternativa invece esiste e “risiede nella prosecuzione della legalizzazione democratica dell’Unione europea”. Tuttavia – scrive – “fino a quando continueranno a svilupparsi le disuguaglianze sociali ed economiche tra Stati membri poveri e Stati membri ricchi, non sarà possibile cementare la solidarietà europea”.

Habermas sottolinea la situazione di paralisi e spaesamento di fronte alla quale si trovano gli Stati nazionali: “Tutti i governi coinvolti nel progetto europeo si ritrovano di fronte a un dilemma: da una parte i diktat delle grandi banche e delle agenzie di rating, dall’altra la paura di una delegittimazione da parte della popolazione esasperata”. A questa “paralisi nazionale” va di pari passo l’immobilità e la miopia della misure adottate finora da Bruxelles, deficitarie soprattutto di una visione politica a lungo termine. I numerosi “patti per l’Europa” lo hanno dimostrato in modo eclatante. “Le soluzioni temporanee continuamente proposte – scrive – tradiscono la mancanza di una prospettiva di più ampio respiro”.

Il filosofo tedesco inoltre, nell’introduzione al saggio afferma a chiare note che “il sogno ordoliberale relativo a criteri di stabilità volontariamente concordati, che vincolano i bilanci degli Stati nazionali, è fallito. Il sogno dei “meccanismi” che renderebbero superflua la costruzione di una volontà politica comune si è schiantato contro culture differenti di politica economica e un cambiamento di costellazione veloce e imprevedibile”.

Il modello a cui Habermas si richiama punta il dito contro la deriva post-democratica di tale gestione dell’Ue e rilancia il progetto della costituzione europea.
“La crisi europea in corso – si legge nella quarta di copertina del testo – così come le tiepide e spesso populiste reazioni della politica fanno apparire il fallimento del progetto europeo una possibilità concreta”. Si tratta di difendere “il progetto politico europeo contro il dilagante scetticismo, contrapponendo una narrazione convincente”.

Habermas si richiama al cosmopolitismo di Kant e considera l’Europa “un passo decisivo nel cammino verso una società cosmopolitica costituita politicamente”.
“A fronte di un aumento della complessità sociale globale, politicamente non regolamentata, che limita in maniera crescente e sistematica l’autonomia dello Stato-nazione – afferma – la funzione normativa della democrazia stessa richiede che l’agire politico si espanda oltre i confini nazionali”.

Il saggio è stato recensito con toni molto diversi dalla stampa tedesca. Se Die Tageszeitung si chiede polemicamente, con questa nuova “convincente” narrazione Habermas chi voglia convincere, “i colleghi, i membri della classe politica, i lettori del feuilleton o anche un’opinione pubblica più vasta”; e, usando le parole di Marx, afferma: “non basta che un’idea spinga per la sua realizzazione, è necessario che la realtà spinga per quell’idea” (cosa che – secondo il quotidiano – tanto la crisi, in Italia e in Grecia, quanto il movimento Occupy Wall Street smentiscono); Frankfurter Allgemeine ritiene invece che il punto centrale della argomentazione di Habermas sia “la critica alle carenze nel disegno normativo europeo e ai vincoli agli Stati nazionali”.

Die Zeit, pur sottolineando che Habermas ha il grande merito di porre la questione di un ordine politico globale e cosmopolitico, fa notare che proprio “il pioniere delle trasformazioni dell’ opinione pubblica” non si rivolge a internet e alla modalità in cui il web ha trasformato la partecipazione alla sfera pubblica globale.

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