L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Terrorismo e memoria

E’ quasi impossibile capire per quali motivi certi ricordi rimangano fissi nella mente in una precisa relazione con altre immagini, a volte del tutto secondarie e poco significative. Infatti nei vasti quartieri della memoria – come dice Agostino – troviamo i tesori delle innumerevoli immagini di ogni sorta di cose, introdotte dalle percezioni, ma anche tutti i prodotti del nostro pensiero, ottenuti amplificando o riducendo o comunque alterando le percezioni dei sensi (Confessioni 10.8.12)
Per questo, ieri, mentre ascoltavo con emozione gli interventi tenuti alla Camera in occasione della cerimonia di commemorazione del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo, cercavo di comprendere quali potessero essere le ragioni per cui alcuni dei fatti o dei nomi ricordati si sono legati nel ricordo a luoghi, a sensazioni, a contesti molto precisi, mentre altri si sono persi nella nebbia dell’oblio. Ricordo perfettamente che cosa stavo facendo quando arrivò la notizia della strage di Piazza della Loggia; ero in campagna e stavo sentendo la radio seduto sull’aia quando arrivarono le notizie della strage alla stazione di Bologna e mi è rimasto fisso nella memoria il fatto di essermi voltato verso la finestra cui era affacciata mia madre, per condividere con lei lo sbigottimento per quello che stavamo sentendo; ricordo persino che cosa stessi mangiando quando ebbi la notizia dell’omicidio del giudice Alessandrini.
Altri ricordi sono più vaghi, sfumati e si mescolano con le considerazioni e le riflessioni che sui fatti vennero successivamente. In altri casi ancora le immagini si precipitano a ondate e, mentre ne cerco e desidero altre, balzano in mezzo con l’aria di dire: Non siamo noi per caso?, e io le scaccio con la mano dello spirito dal volto del ricordo, finché quella che cerco si snebbia e avanza dalle segrete al mio sguardo (ibidem). Si presentano voci confuse, volti indefiniti, sensazioni indeterminate che non aiutano a ricordare con precisione tempi e luoghi.
Di altri nomi e di altri fatti mi pare di non avere affatto memoria; di alcuni ho la triste impressione di non avere mai avuto notizia. Non ricordo nulla di preciso di Silver Sirotti, la cui morte, nella strage dell’Italicus, è stata drammaticamente ripercorsa dal fratello Franco Sirotti, mentre sopravvengono docili, in gruppi ordinati, via via che le cerco le immagini dell’omicidio e dei funerali di Guido Rossa, ucciso dalle Brigate Rosse nel gennaio 1979, ricordato dalla figlia Sabina.
Con molta fatica, nel corso degli anni, insieme a molti della mia generazione abbiamo cercato di dare un senso ai drammatici anni che ci capitò di vivere, di farci un’idea dei terribili meccanismi politici e anche psicologici che condussero nostri coetanei a compiere gesti tanto inutili quanto crudeli e irreparabili; però questo sforzo sembra del tutto vano se si scorrono gli elenchi delle vittime presenti sul sito dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo. Non ne siamo usciti del tutto innocenti e ci si può augurare che quelle liste di nomi incredibilmente lunghe possano almeno farci perdere l’abitudine di rimpiangere tempi passati nei quali sembra proprio non esserci nulla da rimpiangere.

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