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Massimo Rosati

Docente sociologia generale Università di Roma Tor Vergata

Quotidiane oscenità: oblio, antisemitismo e illibertà religiosa

Fatti.

Durante l’ultima campagna elettorale, più di qualcuno aveva fatto notare come, dopo diverse ‘tornate’, si stesse finalmente svolgendo un confronto in cui gli attacchi alle minoranze culturali e religiose non rappresentavano un terreno privilegiato di scontro. Forse per il tono dimesso della Lega e per le difficoltà da quest’ultima attraversate, il tema dell’immigrazione non catalizzava l’attenzione come in passato. Con un eccesso di ottimismo, qualcuno ne aveva anche ricavato uno svelenimento degli umori del paese a riguardo. Purtroppo, però, decenni di propaganda razzista hanno avvelenato le falde, e la bonifica non si dà nel volgere di pochi giorni, né tanto meno con facilità in periodi di crisi economica come quello che viviamo.

La scorsa settimana ha visto almeno due episodi di cronaca che dicono come e quanto in Italia si agisca irresponsabilmente nei confronti dei rischi di recrudescenza di antisemitismo, nuove forme di razzismo, costruzione dell’“altro”, negazione della libertà religiosa, e di come l’allarme sia alto e la guardia andrebbe tenuta altissima. Del primo sono stati protagonisti ancora una volta i grillini, guidati da un uomo che già in passato ha flirtato con i neo-fascisti di Casa Pound e si è detto disinteressato all’antifascismo, nonché in Parlamento da una donna che ha avuto parole di elogio per il senso dello Stato e per la tutela della famiglia propri di Mussolini. Se a questo si aggiunge il fatto che sulla rete i grillini sono tutt’altro che esenti dal lasciarsi andare a pesanti espressioni di antisemitismo, l’episodio del volantinaggio Cinque Stelle in Val d’Elsa – che invita a tagliare 64.500 euro destinati ai viaggi della memoria ad Auschwitz degli studenti della zona Empolese-Val d’Elsa – non può più stupire e sorprendere. Ci sono abbastanza indizi per pensare a una prova. Secondo i militanti Cinque Stelle, quei viaggi fanno parte di attività ricreative opinabili e superflue in tempi di bilanci sofferenti, in cui quelle risorse potrebbero essere più utilmente destinate ad altro. Nella migliore delle ipotesi, a voler cioè pensare a ‘semplice’ qualunquismo, mediocre conformismo intellettuale mascherato da  pragmatismo, anziché a consapevole strategia dell’oblio motivata da umori antisemiti, quello di cui non si tiene conto è che i viaggi ad Auschwitz – non propriamente assimilabili a gite di piacere – si sono dimostrati, anche al vaglio della ricerca sociologica, tra le forme di pedagogia della memoria più efficaci e ‘trasformative’. Veri e propri investimenti sulla formazione di un DNA democratico e antifascista dei cittadini di domani. Una voce di spesa, evidentemente, che per i grillini rappresenta uno spreco.

Il secondo episodio ha visto involontaria protagonista e vittima Sara Mahmoud, la ragazza di 21 anni che si è vista rifiutare, da ultimo, una domanda di lavoro – volantinaggio – perché indossa l’hijab. La mail di risposta con cui le viene comunicata la scelta da parte della società cui aveva mandato il curriculum è doppiamente sconcertante: in sostanza le si dice che sì, le avrebbero dato il lavoro molto volentieri in quanto ‘molto carina’, ma che purtroppo data la sua indisponibilità a togliere il velo e la poca ‘flessibilità’ degli italiani a riguardo, non c’era nulla da fare. L’imprudenza di mettere tutto nero su bianco, tramite una mail, costerà alla società in questione un ricorso, in cui gli avvocati di Sara chiederanno di ‘accertare e dichiarare il carattere discriminatorio dei comportamenti’ della società in questione, dato che non ricorrono motivi né di sicurezza né di incolumità personale a limitare la libertà religiosa della ragazza, cittadina italiana, figlia di una coppia di Egiziani, quasi laureata a Milano in Beni Culturali alla statale. Giacché kemalista l’Italia non è mai stata, in questo caso è più facile pensare che a spaventare sia stata ancora una volta una paura gretta della diversità, piuttosto che una ideologia laicista consapevolmente assunta. Una paura tuttavia non meno pericolosa proprio in virtù della sua grettezza.

Ci sono mille ragioni per augurarsi che questo Parlamento possa iniziare a lavorare, auspicabilmente in un rapporto costruttivo con un governo di cambiamento; in questo contesto, tuttavia, una su tutte va citata, ossia la proposta di legge in tema di cittadinanza presentata da Khalid Chaouki e Cécile Kyenge: un antidoto contro quotidiane oscenità.

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