L'ASINO DI BURIDANO

Massimo Parodi

Professore di Storia della filosofia medievale all'Università Statale di Milano.

Plausibile

Mi sono chiesto: potrebbero un musulmano o un ebreo definire la loro fede nell’esistenza di Dio ricorrendo all’aggettivo plausibile? Non credo proprio. Il Dio dell’Antico Testamento e quello del Corano ambiscono a ben altro che a sentirsi plausibili. E invece proprio questo è stato l’aggettivo usato dal cardinale Ruini, nel corso della intervista con Fazio, andata in onda lunedì 1 ottobre. L’esistenza di Dio è plausibile – secondo il cardinale – e questo ripropone la domanda: di quale Dio si sta parlando? Anche il Dio del Vangelo che manda suo figlio a morire per redimere il genere umano forse meriterebbe qualcosa di più che una plausibilità.
Eppure si capisce che cosa intenda dire il cardinale – e lo spiega -: a favore della esistenza di Dio si possono portare motivazioni ragionevoli, si devono portare motivazioni, perché senza motivazioni si può anche credere ma non si sa il perché e quindi la fede diventa un fatto assolutamente non comunicabile, esclusivamente privato e scompare dai fattori che garantiscono la coesione sociale.
Tuttavia non si può negare che la fede appaia tutt’altro che un fatto privato sia nell’islamismo sia nell’ebraismo, il cui Dio però – si è detto – sembra avere basi assai più solide che una semplice plausibilità. Allora forse occorre riconoscere che il Dio plausibile di cui si è parlato in tv non è affatto quello del Vangelo, quello di cui parla quell’ebreo di Palestina che così scarso successo ottenne nella sua terra. Il Dio di cui parliamo è quello di Tommaso, quello in cui è ragionevole credere, perché ricorda – o forse è – il primo motore immobile e l’atto puro di Aristotele, è il Dio dei filosofi, della filosofia tomista, che Leone XIII nel 1879, con l’enciclica Aeterni Patris indicò come riferimento essenziale per le scuole e per la cultura cattolica.
Dopo 130 anni siamo ancora là:

Inoltre egli distinse accuratamente, come si conviene, la ragione dalla fede; ma stringendo l’una e l’altra in amichevole consorzio, di ambedue conservò interi i diritti, e intatta la dignità, in modo che la ragione, portata al sommo della sua grandezza sulle ali di San Tommaso, quasi dispera di salire più alto; e la fede difficilmente può ripromettersi dalla ragione aiuti maggiori e più potenti di quelli che ormai ha ottenuto grazie a San Tommaso. (Aeterni Patris),

siamo ancora alla insuperabile confusione fra storia della filosofia medievale e storia della fede cristiana o, meglio, siamo ancora al tentativo di sovrapporre l’immagine di quell’ebreo di Palestina allo sviluppo del pensiero che dalla filosofia classica, attraverso Paolo, Cicerone, Seneca, forse Marco Aurelio, Plotino e il neoplatonismo, Agostino, si avvia a divenire la filosofia della età di mezzo.
Per riuscire a liberare la filosofia medievale dai pregiudizi ideologici – negativi o positivi che siano – sarebbe necessario ridiscutere a fondo che cosa il cristianesimo sia stato e che cosa non sia stato. Ma questo è un compito troppo gravoso per poveri studiosi di storia della filosofia.
Rimane comunque aperta la domanda: perché il cardinale non ha detto ragionevole oppure sostenibile, e ha preferito un elegante ma meno usato plausibile. Ancora Leone XIII scrisse, a proposito delle conseguenze dell’abbandono del pensiero scolastico:

Dalla molteplicità delle opinioni si passò assai spesso alle incertezze e ai dubbi: dal dubbio, poi, quanto sia facile all’uomo precipitare nell’errore, non v’è chi non lo veda.

Si tratta probabilmente di una scelta antropologica: non si può e non si vuole vivere nel dubbio, anche se forse proprio il dubbio è l’unica dimensione ragionevole per il pensiero umano. Allora plausibile è un ragionevole che merita un (ap)plauso, perché ci libera dal male, cioè dal dubbio, e mi si scuserà la battutaccia conclusiva che nasce dal contesto mediatico in cui Ruini parlava: un bell’applauso per il cardinale.

  1. No plausibile non lo trovo “elegante” come pare a te: nel linguaggio comune é sinonimo di ragionevole e ammissibile ma questi due termini fanno riferimento a qualcosa “vicino alla ragione” (Giovanni XXIII) mentre plausibile deriva in fondo dai battimano … Forse é naturale che Ruini l’abbia usato: Dio è un desiderio comune, in tanti vorrebbero che ci fosse ma in questo modo usando questa parola così avvocatesca tutta la faccenda si immiserisce. E indica uno stile basso che molti prelati prediligono sentendosi più “moderni”. Chissà cosa hanno in mente.

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