LIVING TOGETHER, DIFFERENTLY

Massimo Rosati

Docente sociologia generale Università di Roma Tor Vergata

Mordecai M. Kaplan

Profili.

Nato in Lituania nel 1881 e morto a New York nel 1983, Mordecai Kaplan è stato il fondatore dell’ebraismo ricostruzionista, una corrente che va ad arricchire il variegato panorama dell’ebraismo soprattutto statunitense (benché sinagoghe ricostruzioniste esistano anche in Israele). Ordinato rabbino al Jewish Theological Seminary di New York, Kaplan ha fondato nel 1922 la Society for the Advancement of Judaism (SAJ), sinagoga di New York che sarebbe poi diventata il cuore del Ricostruzionismo. La sua opera più importante è Judaism as a Civilization: Towards a Reconstruction of American Jewish Life, del 1934. Cosa c’è di importante nel pensiero di Mordecai Kaplan dalla prospettiva di un sociologo? Diverse cose, a partire dal ruolo cruciale che le scienze sociali e in particolare la sociologia durkheimiana giocarono nella sua formazione e in quella della posizione ricostruzionista.

Impegnato a ripensare il ruolo dell’ebraismo e il modo di essere ebrei nella modernità americana, Kaplan attinse alle scienze sociali e in particolare alla sociologia durkheimiana in primo luogo nella sua definizione di religione, pensata come un fenomeno di gruppo prima ancora che individuale, un insieme di riti, credenze, narrazioni e simboli con cui un gruppo esprime se stesso e risponde a domande di senso. A sua volta, la religione è concepita come un aspetto di una cultura, un distinto modo di un certo gruppo di trovare posto nel mondo, cui Kaplan si riferiva anche con il concetto di civilizzazione. Una civilizzazione, dunque, chiama in causa una totalità di elementi della vita di un gruppo: arte, filosofia, linguaggio, etica, riti, norme alimentari, modelli di abbigliamento, memorie, luoghi. Su questo sfondo, Kaplan pensava l’ebraismo come una civilizzazione di cui la religione rappresenta l’aspetto principale ma non unico, una civilizzazione in continua evoluzione formata da una totalità di elementi, di cui i singoli individui si posso appropriare liberamente. Ciò spiega, secondo la prospettiva ricostruzionista, come si possa ‘appartenere senza credere’ (il belonging without believing che per alcuni sociologi delle religioni oggi è altrettanto importante del più noto believing without belonging), essere cioè ebrei senza credere in Dio, che significativamente – e in piena coerenza con  Durkheim – non rientrava nella definizione di religione offerta da Kaplan. Coerentemente con Maimonide, Kaplan riteneva che gli attributi antropomorfici di Dio andassero intesi al più come metafore, e che Dio andasse pensato come una forza emancipatrice che agisce ‘attraverso’ e non ‘su’ gli individui. Le mitzvot, precetti rituali, vanno tuttavia concepite e vissute come una fondamentale modalità di connessione alla civilizzazione ebraica che un individuo può scegliere di seguire in tutto o in parte, una forma di espressione di appartenenza (oltre che di spiritualizzazione dell’esistenza), e non necessariamente di credenza. L’ebraismo di Kaplan, e oggi il Ricostruzionismo a lui ispirato, è una forma di ebraismo post-halakhico, in cui il senso di appartenenza deve trovare un bilanciamento anche fortemente individualizzato con il diritto di scelta e con l’autonomia individuale. La tradizione e il passato, nella formula di Kaplan, ‘have a vote, not a veto’.

C’è questo di tipicamente durkheimiano in Kaplan: il senso di vivere in due mondi, in due civilizzazioni, come i personaggi dei libri di Chaim Potok; la consapevolezza che quello che la modernità ha dato ai singoli individui in termini di diritti, ha tolto loro in termini di appartenenza e solidarietà. Le comunità ricostruzioniste oggi hanno posizioni iper-progressiste su questioni come rispetto della kasherut,  matrimoni misti, omosessualità, eguaglianza di genere e ruolo delle donne nella comunità religiosa, specifiche pratiche rituali. Ma si tratta appunto di comunità, gruppi in cui al pluralismo delle forme del credere si accompagna il senso vissuto di una comune appartenenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *