CROCE E DELIZIE

Corrado Ocone

Filosofo

Croce attuale, da un continente all’altro. Oggi a Napoli

La vulgata diffusasi nel secondo dopoguerra di un Croce filosofo provinciale e datato, espressione di una Italietta attardata rispetto ai processi della modernità, è stata ampiamente smentita da molti studi negli ultimi decenni. Non solo Croce aveva cultura e rapporti cosmopoliti, ma il suo idealismo, così come quello di Gentile, erano stati espressione di un movimento europeo e mondiale di critica del positivismo e più in generale di messa in crisi delle categorie epistemiche forti della metafisica tradizionale. Assodato ciò da un punto di vista filologico e storico, mai avremmo immaginato che il pensiero crociano potesse tornare alla ribalta anche nel suo aspetto teoretico, nella sua idea di verità e nella sua concezione del mondo e della vita. Ed è ciò che invece sta accadendo, come dimostrano non solo gli studi sulla sua opera che crescono in modo esponenziale in tutto il mondo, ma anche l’affermarsi di una tendenza di pensiero che Roberto Esposito ha chiamato Italian Theory e che ha in Croce un suo imprescindibile punto di riferimento. Ciò avviene, probabilmente, per una serie di motivi anche estrinseci: l’esaurirsi da almeno un decennio (l’aveva già segnalato Richard Rorty) della spinta propulsiva della filosofia analitica anglosassone; il superamento, più recente, della prospettiva del postmoderno, cioè di quella presa d’atto della “crisi della ragione” che disseminando il senso nei mille rivoli delle attività umane sfociava in una sorta di indifferentismo (e giustificazionismo) politico e morale. L’esigenza che oggi sorge, e che rende attuale il pensiero di Croce, è quello di una “filosofia impura”, cioè che vada oltre gli steccati della logica e traffichi con le discipline della vita, in primis la politica e la storia. E un grande esempio di realismo storico e politico è sicuramente quello crociano. Il quale vuole sì anch’esso ristabilire contro i postmoderni il “principio di realtà”, ma sa bene che essa è prima di tutto una realtà storica e dialettica. Non un insieme di oggetti inanimati e irrelati, come in certe prospettive che fanno oggi rumore in Italia.
Non basta però riscoprire Croce, bisogna anche metterlo in circolo, farlo dialogare con le più diverse espressioni di pensiero del nostro tempo, mostrarne la fecondità che la sua filosofia ha per capire anche il nostro mondo mettendolo alla prova con i problemi dell’oggi. Ed è quando fa Ana Jaramilo, autrice del libro Nuestra america. Pensamiento e acciòn, che oggi si presenta al Suor Orsola Benincasa di Napoli (Sala degli Angeli) alle ore 17. L’incontro, significativamente intitolato “Croce e il nuovo mondo. Un pensiero transnazionale nell’orizzonte della contemporaneità”, sarà introdotto dal Rettore del Suor Orsola Lucio d’Alessandro e coordinato da Antonello Petrillo, Prenderanno parte alla discussione, oltre al sottoscritto e all’autrice, Piero Craveri e Ernesto Paolozzi. La Jaramilo, che è rettore dell’Università pubblica argentina di Lanus, è infatti convinta che il pensiero sudamericano possa avere oggi un orizzonte suo proprio solo se si appropria di un liberalismo metapolitico e metaeconomico a Croce ispirato. Si tratta, in altre parole, di affermare una concezione pluralistica e antidogmatica della politica, un’idea di libertà concreta e situata che possa permettere ad ognuno di vivere la propria vita e anche di cambiare idee e posizione senza che se ne debba soffrire danno. Molte delle incomprensioni di cui è stato fatto oggetto il liberalismo crociano dipendono forse dal fatto che propriamente il liberalismo per il filosofo napoletano non esiste: non è (e quindi non è definibile), ma si fa. Detto altrimenti, ciò che esiste è solo l’eterna lotta degli uomini per conquistare nuovi e sempre più ampi spazi di libertà. In quest’opera, il giudizio storico, che è il centro della logica crociana, lungi dal riflettore sulla realtà data, si proietta verso l’azione per modificarla e migliorarla. Come ebbe a dire Croce, e come la Jaramilo sicuramente può ripetere, in una prospettiva immanentistica come quella crociana “la storia si pensa come necessità e si fa come libertà”
PS: Pubblico in questa sede, in via eccezionale, un mio articolo uscito oggi su “Il Mattino”: per il tema trattato e per la diffusione non nazionale del quotidiano

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