Perché in Egitto tra sinistra e islamisti non corre buon sangue. Parla Sonallah Ibrahim

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Il Cairo – Sonallah Ibrahim è il più eclettico e apprezzato tra gli scrittori egiziani. Marxista, autore di Warda (2000), Ibrahim nel 2003 conquistò l’onore delle cronache egiziane perché rifiutò a sorpresa un premio letterario, pari a 12mila euro, conferitogli dal Ministero della cultura, allora controllato dal Partito nazionale democratico (Pnd) dell’ex presidente Hosni Mubarak.

È stato a lungo detenuto durante la presidenza di Gamal Abdel Nasser. Come ha trascorso gli anni della prigione?

Venni arrestato nel 1959 e condotto nelle carceri della Cittadella insieme ad altri attivisti comunisti. Nasser era all’apice della sua gloria popolare, dal 1956 aveva iniziato la nazionalizzazione delle aziende in mano agli stranieri. Il suo scopo era quello di avere un partito unico con un leader forte, i comunisti siriani e iracheni lavoravano invece sull’idea di democrazia, come possibilità per partecipare alla costruzione politica. Su questo tema, il partito comunista egiziano, meno forte dei partiti dei Paesi vicini, si spaccò. Alcuni volevano porre l’idea di democrazia al di sopra del consolidamento del potere di Nasser. Altri ponevano la democrazia al secondo posto. E così Nasser avviò nel 1959 la sua campagna contro i comunisti e arrestò chi appoggiava sia il primo sia il secondo orientamento. Anch’io, nonostante fossi suo sostenitore, venni messo in cella: vi rimasi per cinque anni.

Qual è il suo giudizio sul nasserismo?

Nasser ha fatto grandi passi per realizzare la sua idea di socialismo. Amava il culto della personalità e non gli interessava creare competizione politica. Passati i cinque anni in cella, Nasser rilassò il suo controllo sulla scena politica e promosse un’amnistia. Fu allora che pubblicai il mio primo libro, che in parte avevo scritto in prigione. Ma fu con Nasser che iniziò il trattamento brutale a cui sono sottoposti ancora oggi i prigionieri politici.

È tra i fondatori del gruppo di opposizione al regime di Mubarak Kifaya (Basta!), nato nel 2005: è quindi il «visionario» ideatore, come è stato recentemente definito dalla stampa anglosassone, delle proteste di piazza Tahrir?

Nel 2005, c’erano pochi giovani che protestavano di fronte alla Corte del Cairo contro Mubarak e la successione della presidenza ai suoi figli. Quando i poliziotti presidiavano quei cortei, ridevano perché non credevano che rappresentassero qualcosa. Invece il movimento è andato avanti fino al 25 gennaio 2011. Scrittori, come Alaa al Aswany e scrittrici, come Donia Kamal, insomma questa generazione di intellettuali, che è stata a Tahrir, ha ottenuto molto.

Crede che l’ex generale Abdel Fattah Sisi possa essere un nuovo Nasser?

Era solo un esponente della leadership militare fino a pochi mesi fa. Sappiamo che ha guidato l’azione del 30 giugno 2013 e non ha ascoltato le richieste che venivano da Washington, ma si è recato a Mosca. Queste iniziative hanno cambiato molte cose nel mondo arabo e non solo. L’Egitto ora potrebbe unirsi al Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg): cosa impensabile fino a pochi anni fa. Eppure tutti possono fallire in questo momento, mentre la clique di Mubarak continua ad avere il controllo economico del Paese.

Ma l’esercito si è anche macchiato di gravi crimini.

Dopo il 25 gennaio 2011 massacri e atrocità sono stati compiuti dai militari, come la strage della Televisione di stato (Maspiro, ottobre 2011, ndr) e via Mohammed Mahmud (manifestazioni contro il Consiglio supremo delle Forze armate – Scaf – del novembre 2011, ndr). Questo dimostra che ci sono contraddizioni interne e che la polizia continua ad agire per attuare la vendetta della vecchia gerarchia: questo è avvenuto contro gli Ultras a Port Said (2012, ndr). Questa contraddizione si è riprodotta anche nello sgombero violento del sit-in islamista di Rabaa al Adaweya (agosto 2013, ndr).

Mentre i Fratelli musulmani hanno fallito nel loro anno di governo.

I Fratelli musulmani sono dei reazionari. Il loro controllo ideologico e organizzativo della maggioranza è molto pericoloso perché non ha nulla a che vedere con la modernità. Sono capitalisti arretrati e non hanno relazione con il loro tempo.

Tra Fratelli musulmani e militari, c’è spazio per una terza via, laica e secolare?

Il movimento popolare non è forte abbastanza per promuovere il cambiamento. Non è abbastanza organizzato, e poi la sinistra non lavora tra la gente.

Ci può essere un accordo tra islamisti e movimenti di sinistra?

La sinistra egiziana è frammentata, io sostengo l’Alleanza popolare socialista (Tahluf shaabi al-Ishtiraki, che ha scelto Hamdin Sabbahi come candidato alle presidenziali, ndr). Mentre considero completamente sbagliato l’accordo tra socialisti rivoluzionari e Fratelli musulmani. I comunisti che si alleano con gli islamisti sono dei bambini del marxismo.

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  1. Sono d’accordo con Sonollah Ibrahim sulla valutazione positiva del r.huolo del generale Al Si si come un successore della linea nasserista di ”sinistra nazionale”

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