L’Egitto visto da #Sisiwarcrimes
al Cairo tra i writers attivisti anti-regime

Da Reset-Dialogues on Civilizations

Il Cairo – Nell’armadio la divisa mimetica con le mostrine, addosso abiti civili. Via le cornici che mostrano le foto con i militari e in bella vista quelle con i capi di stato che ha incontrato prematuramente prima ancora di essere incoronato raìs. Con un plebiscito, l’ennesimo uomo forte dell’Egitto – l’ex general Abdel Fattah el Sisi- è diventato il successore del presidente che ha rovesciato lo scorso luglio. Un plebiscito elettorale – il 97% delle preferenze del 47% degli elettori – che non si rispecchia però sulle pareti che circondano le strade della capitale. Almeno se le si osserva 24 ore su 24, prima che le autorità prendano vernice e pennello per correggere i messaggi che rischiano di disturbare la festa patriottica in arrivo. Per chi arriva tardi però, lo spettacolo è più noioso e monocromatico del solito.

“Ora siamo in pochi a disegnare. Le intimidazioni hanno spaventato molti artisti. Siamo costretti a lavorare con il fiato sul collo di chi ci controlla” dice Ahmed XX, nome in codice di un graffitista che preferisce mantenere l’anonimato. “Fingiamo di disegnare murales che celebrano le gesta di quel Sisi ritenuto salvatore della patria e le imprese dell’esercito dalle mani benedette. Ma alla fine sporchiamo entrambi di sangue” aggiunge il giovane, mentre si toglie il passamontagna e ci permette di fotografare il risultato del suo lavoro lungo i binari della ferrovia di Heliopolis, città satellite del Cairo. “Ieri sera qui c’erano quattro stencil di Sisi macellaio, ma sono spariti in un batter d’occhio. Le pennellate delle autorità sono velocissime e di ogni dimensione. Cancellano tanto i dettagli fastidiosi dei murales che occupano intere pareti quanto gli stencil nascosti nei più sporchi vicoli della città” aggiunge un collaboratore di Ahmed XX.
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Eppure basta che qualche graffito resti intatto per qualche ora che quanti si sentono esclusi da questa festa patriottica – ovvero gli islamisti e gli attivisti contrari al ritorno a un regime militare – lo immortalano per farlo circolare nei vicoli virtuali del paese. I pochissimi che non sostengono Sisi salvano il file per postarlo sulle poco frequentate pagine web delle campagne che si oppongono all’ennesimo generale presidente.

“Siamo una goccia critica in un mare di giubilo” spiega Ganzeer, un writer che ha già pagato con il carcere la distribuzione di adesivi sovversivi. Un artista che pur essendo sceso in strada anche durante l’epoca islamista è stato recentemente additato come un terrorista. Il motivo? Un suo disegno nel quale ritrae un uomo che assomiglia a Sisi mentre entra in uno schermo televisivo, prendendo le sembianze di un coniglio. Osama Kamal, il conduttore di Al-Rais wa al-Nas (Il presidente e la gente) ha accusato Ganzeer di lavorare per conto dei Fratelli Musulmani. In un momento in cui essere descritti come affiliati a questa Confraternita conduce a sentenze capitali, le parole di Kamal hanno sortito un certo effetto.

Ganzeer mentre compone l'opera "The Army Above All" al Cairo

Ganzeer mentre compone l’opera “The Army Above All” al Cairo

“Spero che i miei lavori servano a fornire una narrativa alternativa a quella prevalente nel paese – spiega Ganzeer. Il mondo intero pensa che tutti noi egiziani sosteniamo Sisi, ma la comunità internazionale non  può più credere a questa mezza verità.” È anche per questo che il graffitista egiziano ha contattato colleghi stranieri per iniziare una campagna internazionale di murales. Dalla Tunisia a New York, passando per il Belgio e la Francia. Artisti come Sampsa (che ha girato questo e questo video), Captain Borderline e Molly Crabapple hanno creato una mostra di arte di strada internazionale con un solo titolo #Sisiwarcrimes. Ecco che quel Sisi salvatore della patria viene rappresentato come il responsabile della morte di migliaia di civili o della detenzione di Abdallah Al-Shamy, un giornalista di Al-Jazeera incarcerato da agosto per aver cercato di parlare con gli islamisti descritti come terroristi. “Artisti come Ganzeer sono i veri pionieri della moderna arte di strada. Chi sta fuori dall’Egitto non fa assolutamente nulla per cambiare la situazione – dice Sampsa. Chi lotta per far sopravvivere qualche ora il suo graffito al Cairo è al contempo artista e attivista.” Per Granzeer però, anche se la comunità internazionale sta con le mani in mano, i graffiti sotto il ponte di Brooklyn hanno la loro importanza. “Nessun regime egiziano può sopravvivere senza il sostegno delle grandi potenze. I leader di questi paesi sono eletti da chi, facendo una passeggiata, si ferma a guardare i graffiti in memoria di tutti gli studenti egiziani uccisi negli ultimi mesi nel mio paese.”
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Immagine di copertina: Crabapple, New York, Ritratto del giornalsita ElShamy

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