Le 3000 Notti palestinesi:
Argenteuil reagisce contro la censura

Da Reset-Dialogues on Civilizations

«Sono settecentomila i palestinesi finiti nelle carceri israeliane dal 1948 ad oggi. Sono seimila i palestinesi, uomini, donne e minori, attualmente detenuti. 3000 Notti è la storia di una di loro».

È così che si chiude 3000 Notti (3000 Layla), primo film di fiction della regista e documentarista palestinese Mai Masri, giù autrice di documentari sulla Palestina e sui rifugiati palestinesi in Libano.

Il film è ambientato in Cisgiordania negli anni Ottanta e racconta la storia di Layal, una giovane palestinese insegnante di scuola e appena sposata, che viene messa in un carcere israeliano con l’accusa, falsa, di favoreggiamento al terrorismo. La sentenza è senza scampo: Layal dovrà trascorrere i prossimi otto anni in prigione, i 3000 giorni del titolo.

Poco dopo il suo ingresso in carcere, Layal scopre di essere incinta e decide di tenere il bambino, nonostante le pressioni ricevute dalla terribile direttrice del carcere e dal marito, sfuggente ed egoista. Tra le detenute palestinesi e israeliane, Layal imparerà il valore dell’amicizia, della solidarietà, della lealtà e della maternità. Il piccolo Nour (Luce, in arabo) passa i suoi primi tre anni di vita circondato dalle compagne di cella di Layal, che diventano per lui una comunità di madri affettuose e premurose. La vita in carcere diventa più lieve, più sopportabile perchè è Nour ad instillare amore e speranza negli animi ingrigiti delle detenute.

Le tematiche che il film affronta sono tante e difficili: c’è quella, scivolosissima, del collaborazionismo. La regista ci racconta anche delle torture subite dalle detenute e del trattamento ineguale riservato a israeliane e palestinesi. Il clima all’esterno è quello della prima Intifada e del massacro dei campi palestinesi di Sabra e Chatila in Libano. È quasi per caso che le compagne di Layal apprendono di questo eccidio, compiuto nel settembre 1982 dai falangisti libanesi, con la collaborazione dell’esercito israeliano, che lascia sul terreno centinaia di migliaia di morti. È Sanaa, combattente palestinese in Libano e in carcere da quindici anni, che decide di avviare uno sciopero della fame a cui tutte parteciperanno. Lo sciopero è il punto sui cui si avvita la storia del film e anche la vita di Layal, che dovrà prendere una decisione disperata, ma che la renderà una donna, e una palestinese, più consapevole della propria forza e dei propri diritti.

Girato all’interno di una vera prigione in Giordania, ed ispirato ad una storia vera, il film racconta l’occupazione israeliana da un punto di vista tutto particolare, quello della prigione che diventa emblema e simbolo della Palestina sotto occupazione, e tutto al femminile, ma senza eccedere in sentimentalismi o in visioni affettate della maternità. Anche la società israeliana viene raccontata nelle sue molteplici sfaccettature : Masri accosta l’aspetto più disumano dell’occupazione, rappresentato dalla direttrice del carcere senza scrupoli, ad uno più empatico, impersonato dall’avvocato di Layal, una israeliana il cui figlio è morto in un attacco palestinese e da una delle detenute israeliane, una tossicodipendente che verrà salvata da Layal e per questo le sarà per sempre riconoscente.

Presentato nel settembre 2015 al Toronto International Film Festival, 3000 Notti è stato proiettato al Festival del cinema di Dubai, ha inaugurato l’ultimo Festival Cine-Palestine all’Istituto del Mondo Arabo di Parigi e ha vinto premi prestigiosi in diversi festival negli Stati Uniti e in Europa.

È anche per questo che risulta incomprensibile la decisione del sindaco della cittadina francese di Argenteuil, dove il festival avrebbe dovuto essere proiettato lo scorso 2 giugno, di bloccarne la visione al pubblico per non meglio precisate “questioni di sicurezza”. Lo stesso sindaco aveva deciso di censurare anche la visione di La sociologue e l’ourson, un film che affronta in modo leggero e delicato la tematica del “matrimonio per tutti”, il matrimonio omosessuale che è diventato legge in Francia nel 2013.

La società civile di Argenteuil ha reagito con forza alla censura del sindaco e ha deciso di proiettare il film nonostante il divieto: la nuova sala trovata per l’occasione poteva ospitare solo ottanta persone, e ben duecento sono rimaste fuori. Ma è stato un segnale che i francesi sono decisamente più coraggiosi e intelligenti dei loro amministratori politici.

Intanto si era mobilitato anche Ken Loach, fresco di Palma d’Oro a Cannes, che aveva visto il film a Parigi:  «Ho visto 3000 Notti lunedì scorso. Si tratta di un film forte e importante che racconta una di quelle storie che dovremmo tutti ascoltare. Censurarlo è quindi un atto assolutamente ripugnante, è una negazione del diritto di parola. Comportandosi in questo modo, il Sindaco di Argenteuil ha gettato un’ombra di vergogna sulla sua carica e sulla città che rappresenta. Sono appena stato al Festival di Cannes, che celebra film di tutto il mondo. Sentire di questa censura è un bel netto e triste contrasto. Mi auguro che tutti quelli che credono nella libertà di espressione domandino a gran voce che il film venga proiettato. Andate tutti a vederlo, e andateci ora!».

3000 Notti è al momento in corso di proiezione in Libano, Iraq, Tunisia, Francia e Australia.

Vai a www.resetdoc.org

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